BioShock 2 – Recensione Bioshock 2

Era la fine di Agosto 2007 quando il mondo dei videogiochi diede il benvenuto a BioShock, destinato ad essere bollato dalla critica come uno dei migliori giochi dell’anno, da ben prima dell’uscita osannato come “seguito spirituale” della serie System Shock. Eppur non fu l’esser figlio di tali capolavori passati a donargli il successo; di certo ne ereditava la struttura, in maniera più semplificata e accessibile al pubblico, ma il fattore determinante alla sua riuscita fu la cura maniacale usata per la trama e il background, abbastanza originali.

Difficile dimenticare i carismatici e folli personaggi e le lugubri quanto geniali situazioni che si presentano di continuo nel corso del gioco, un colpo di scena dopo l’altro, il tutto immerso nell’atmosfera vintage e decadente di Rapture, utopica città sottomarina caduta in rovina a causa dell’Adam – la sostanza in grado di ricombinare geneticamente le persone donandovi poteri (i plasmidi) ma rendendole folli e degradandone l’aspetto. Ora, a quasi due anni e mezzo dall’uscita del primo capitolo, possiamo finalmente giocarne il seguito.


Rise, Rapture, rise…

Come ampiamente noto grazie alle anteprime, in BioShock 2 vestiamo i corazzati panni di un Big Daddy, i “golem” in scafandro protettori delle Little Sister, le bambine soggiogate allo scopo di raccogliere l’Adam, entrambi soggetti già presenti nel primo episodio e rappresentati uno dei punti cardine del gioco. L’introduzione prende luogo nel periodo contemporaneo agli eventi del primo episodio. Durante una “passeggiata” di routine insieme ad Eleanor, la bambina a cui siamo legati, ci viene sottratta dalla madre naturale, tale Sofia Lamb, la quale tenta anche di ucciderci – invano. Quando ci risvegliamo qualcosa è cambiato: sono passati dieci anni, Rapture è totalmente senza controllo e noi siamo liberi di agire. Il legame genetico con la bambina però è forte, e siamo costretti a tornare in cerca di lei con la consapevolezza che un pericolo incombe, a causa di una madre con in mente scopi tutt’altro che materni.

Senza rivelare ulteriori dettagli sulla trama, possiamo dire di ritrovarci di fronte a un nuovo viaggio volto a riscoprire le caratteristiche della città in decadenza e dei suoi mutati abitanti, un viaggio che amplia ed approfondisce ulteriormente il già corposo background e che non manca di presentare nuovi interessanti personaggi nel totale rispetto dello stile del predecessore – forse anche troppo. Difatti se da un lato possiamo gioire di come il fascino di BioShock non sia stato intaccato, dall’altro si ha l’impressione di come non ci sia nulla di veramente nuovo; non c’è niente di cui ci si possa davvero lamentare e sicuramente la trama di questo titolo rimane comunque sopra la media, ma si ha la sensazione che il ritmo incalzante e l’originalità del capostipite siano scemati – tanti déjà vu e una perpetua sensazione di sapere già cosa aspettarsi.
 



Rapture in tutto il suo decadente splendore

 

Gameplay, mon amour

BioShock aveva una discreta giocabilità che lasciava all’utente una buona varietà d’approccio alle varie situazioni, sia in modo diretto tramite l’interattività con gli oggetti disseminati negli ambienti, sia in modo indiretto attraverso la scelta dei plasmidi e tonici passivi da portarsi appresso, soprattutto i secondi, i quali permettevano di orientare lo stile di gioco verso, ad esempio, tattiche furtive o forza bruta. Era possibile, fra le tante opzioni, folgorare i nemici mentre erano in pozze d’acqua, o farli a pezzi a colpi di chiave inglese dopo averli congelati, ricordando inoltre metodi più raffinati quali violare torrette automatiche, distributori e macchine varie con conseguenti effetti, quali rendere alleati i dispositivi di sicurezza, ottenere sconti per l’acquisto di oggetti, e così via.

Sebbene tutti questi elementi siano ripresi nel seguito, impersonando un Big Daddy le prospettive cambiano: siamo grossi, corazzati, arrabbiati e le nostre mazzate fanno molto, molto male. La nostra arma di partenza sarà la mitica trivella, e se già pare tanto, col passare del gioco diventa ancora più letale: uno dei tonici difatti permette di sferrare una violenta carica in grado di uccidere sul colpo gli avversari meno coriacei. Si può usare un attacco corpo a corpo con ogni arma sebbene, come è logico che sia, quello della trivella sia il più devastante.

Il resto dell’arsenale è costituito da armi con funzioni analoghe a quelle del passato: avremo uno sparachiodi invece della pistola, per poi passare alla doppietta che sostituisce il fucile a canna singola, una gaitling gun al posto del mitra thompson, e così via. Tra le novità è da segnalare la possibilità di impugnare un’arma e al contempo tenere un plasmide pronto all’uso, cosa che contribuisce a rendere l’azione di gioco più frenetica e al contempo tattica. Parlando dei plasmidi: sono rimasti i medesimi, ma con effetti più vari: potenziandoli nel corso del gioco difatti diventa possibile caricare il colpo per renderli più efficaci.

Per quanto riguarda l’“hacking”, il minigioco dei tubi da collegare è stato sostituito da una barra in cui il tempismo nel premere al momento giusto è essenziale. Peraltro, queste sessioni non interrompono più il gioco come accadeva in passato, diventa quindi necessario sfruttare il momento giusto e le coperture adeguate per poter effettuare tali operazioni senza essere uccisi nel frattempo. Da segnalare anche l’introduzione di un apparecchio per la manipolazione a distanza, utilissimo per aggirare telecamere e torrette.

Per compensare la maggiore resistenza del nuovo protagonista il numero trasportabile di medkit e dosi di eve (il “mana” che ci permette di usare i plasmidi) è stato dimezzato: da 10 a 5 per ognuno. Sul piano nemici, torneremo ad incontrare tutte le vecchie forme di ricombinati, più alcune nuove aggiunte, come il “bruto”, che come è facile intuire attacca causando ingenti danni fisici.

Anche in questo episodio la ricerca dell’Adam tramite le sorelline sarà essenziale per svilupparci, ma invece di limitarci ad eliminare il Big Daddy protettore (ricordiamo che sono state aggiunte nuove varietà di questi ultimi) ne si prende anche il posto nell’accompagnamento della bambina alla raccolta della sostanza dai cadaveri. In questa fase si deve proteggerla dai molteplici attacchi dei ricombinati attratti dall’Adam. La new entry di maggior rilievo, carisma e impatto è sicuramente la Big Sister: è come un Big Daddy, ma in grado di usare i plasmidi e molto più agile e veloce. Una nuova interessante sfida.

Non ci sono alternative: o noi o loro

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