Hironobu Sakaguchi

Sakaguchi-san ha trasformato un prodotto di nicchia come i giochi di ruolo in un genere amato da vaste fasce di pubblico a livello mondiale

(Peter Moore)

Il mondo intero ha sentito parlare, ha conosciuto, ha giocato, ha “casualmente” visto sugli scaffali dei migliori negozi di videogiochi  la saga Final Fantasy: ma quanti, anche tra coloro che si ritengono veri appassionati, conoscono i retroscena di questa meraviglia videoludica? Quanti conoscono i creatori o i nomi degli artisti che hanno saputo concepire la saga meglio riuscita nell’arco dell’era dei videogiochi? Solo quei pochi che , quando ringraziano qualcuno per questo capolavoro , sanno dare un nome e un cognome al loro eroe , disdegnando chi, a loro contrario, non conosce nemmeno i lineamenti somatici dell’uomo che ha perfezionato il genere dei giochi di ruolo. I primi citati ricordano, ogni qualvolta si ritrovano dinanzi al nome della loro saga preferita, che l’uomo da ringraziare è un giapponese, ovviamente, di nome Hironobu Sakaguchi.

La nascita dell’ultima fantasia

Hironobu Sakaguchi nasce il 25 Novembre 1962 nella balneare e alberata città di Hitachi, sulla costa Pacifica del Giappone, e prima dell’università frequenta la scuola superiore di Hito nella regione di Kanto, poco più all’interno rispetto alla sua Hitachi. Nel 1981 entra all’università nazionale di Yokohama iniziando a frequentare la facoltà di ingegneria elettronica dove conoscerà Hirochimi Tanaka, che ben presto diventerà suo collaboratore alla Square: è proprio con questi che, ad anno inoltrato, nel 1983, lascia l’università per cercare nuovi orizzonti e per prefissarsi nuovi obiettivi di successo. 
Nel Settembre dello stesso anno, 1983, insieme con Masafumi Miyamoto, Hironobu Sakaguchi fonda la Square Company Limited, che si appoggerà alla Denyu Company Limited fino a raggiungere la totale indipendenza nel 1987, quattro anni dopo la sua fondazione: è l’inizio di quella casa videoludica che segnerà un importante passo verso l’affermazione del videogioco di provenienza nipponica. Impazzava la moda del Nintendo Entertainment System, meglio conosciuto come NES , e Sakaguchi riuscì a farsi strada, in breve tempo, nel mercato della console più amata del momento. Nel 1985 esce il primo gioco targato Square intitolato Trezugar, uno sparatutto, e seguiranno, l’anno successivo, King’s Knight, un altro sparatutto, Suishou No Ryuu, la prima avventura di Sakaguchi, e, per finire, Deep Dungeon, il primo GDR della Square: tutti e quattro i giochi saranno per NES, ovviamente, ed esclusivamente dedicati al mercato nipponico.
Due anni dopo il decollo nel campo Nintendo, la Square diventa una casa a sé. La mossa che portò la Sakaguchi a rendersi indipendente dalla sua casa madre, dopo solo quattro anni dalla nascita, fu un vero e proprio azzardo: il rischio era nella mancanza di fondi necessari al mantenimento della struttura Square Co. Limited e nella produzione di un qualsiasi altro videogioco che potesse risollevare le sorti della casa nipponica anche nel mercato del NES. Sembrava la fine, ma, come in ogni storia a lieto fine, quello era solo l’inizio del miracolo firmato Sakaguchi: era pronta la sua ultima fantasia. Nel 1986, come leggenda vuole, il mancato ingegnere elettronico si presentò alla corte di Shigeru Miyamoto, famoso designer che si era affermato da tempo con la creazione di Donkey Kong e Mario, con una misera idea , nelle quali mani era riposta la salvezza della Square: sarebbe stata l’ultima fantasia di Sakaguchi, appunto Final Fantasy. L’idea fu un successo colossale: il 18 Dicembre 1987 Final Fantasy giungeva sulla Famicon, da noi conosciuto come NES,  e dopo un inizio fantastico, nel 12 Luglio 1990 approdò anche negli Stati Uniti. Ai primi tre capitoli, nelle vesti di game design, collaborò anche Tanaka, il primo ad appoggiare Sakaguchi nella sua pazza idea di sviluppo, l’ormai famoso Yoshitaka Amano, appena approdato alla corte di Hironobu, e un giovane musicista autodidatta, Nobuo Uematsu, pronto a porre una pesante firma sulla casa Square. Da quell’ormai lontano anno 1987, Sakaguchi divenne un vero e proprio pozzo senza fondo di idee e nell’arco di 5 anni (17 Dicembre 1988;  27 Aprile 1990;  19 Giugno 1991;  6 Dicembre 1992)  la saga di Final Fantasy arrivò fino al capitolo V, nel quale iniziò a farsi notare una giovanissima scoperta: Tetsuya Nomura, che, come narra una leggenda, fu scoperto per caso e portato immediatamente a lavorare nella casa nipponica.

L’apogeo della saga: Final Fantasy VII
Oramai non avere successo con i vari capitoli era impossibile e la Square continuava, col ritmo di un capitolo ogni anno, la sua scalata verso la vetta del mercato videoludico: e questo era solo l’inizio. Mentre Final Fantasy iniziava anche ad uscire dal confine nipponico e c’era stato lo sbarco negli States, con un più che buon successo successo, in casa Square Sakaguchi-San iniziava ad avere fiducia in quel giovane Tetsuya Nomura che nel 1994, con Final Fantasy VI,  divenne a tutti gli effetti co-character designer di Yoshitaka Amano: molti criticarono e tuttora criticano l’operato dell’ormai più che affermato designer, ma qualunque sia l’opinione pubblica, con Nomura, Sakaguchi iniziò una nuova era, un’era di rinnovato successo indiscusso e incontrastabile.   
Il 31 Gennaio 1997, dopo tre anni di preparazione, Hironobu Sakaguchi, Tetsuya Nomura e Yoshinori Kitase, confezionano il capolavoro: la consacrazione per Sakaguchi era arrivata, nessuno avrebbe più dimenticato la storia che erano riusciti a creare. I personaggi del nuovo capitolo, Final Fantasy VII, riscossero un successo immediato e il gioco spopolò presto anche negli States e in Europa, là dove fu accolto come un capolavoro senza precedenti: Cloud, Sephiroth, Tifa, Barret, Aerith, Vincent, segnarono un passo importante nell’era di Final Fantasy rimanendo più impressi nei cuori dei videogiocatori più di quanto abbiano saputo fare Cecil, Bartz e Terra, rispettivamente protagonisti dei capitoli IV, V e VI.
Uematsu compose forse la più famosa sua opera, “One Winged Angel”, dedicata al capolavoro di Nomura, Sephiroth. Final Fantasy VII totalizzò milioni di copie vendute in tutto il mondo e ora il compito di Sakaguchi di ripetersi e migliorarsi era davvero difficile. L’11 Febbraio 1999 la Square si ripeté: stesso staff, stessi esecutori, ma il risultato, a detta dell’informe massa di videogiocatori, non fu lo stesso. La storia di Squall, Irvine, Rinoa, Zell e Seifer, che andava a comporre Final Fantasy VIII, venne criticata da coloro i quali avevano amato l’innovazione apportata nel capitolo che segnò il lancio per Nomura, giovane sul quale Sakaguchi aveva deciso di puntare, ma al quale darà una tregua nel tentativo di riprendere il passo di Final Fantasy VII. Nel 2000, in casa Square, infatti, si rivede Yoshitaka Amano, richiamato in patria da Sakaguchi-san per l’esecuzione del nono capitolo della serie che avrebbe dovuto riscattare quello che la critica aveva definito un flop totale: Final Fantasy VIII. Neanche stavolta Hironobu riuscì a riscattarsi: il nono capitolo andò anche peggio, a detta della critica, del precedente riscuotendo molte più critiche: molte dovute anche alla mancanza di nostalgia delle figure inumane e fin troppo bambinesche di Amano, e, nonostante tutto, il mercato ora era affezionato al disegnatore dei fantastici Cloud e Squall, ovvero Tetsuya Nomura. Nonostante il crollo, però, nello stesso anno, il 2000, con l’inizio del nuovo millennio, Hironobu Sakaguchi, dopo Shigeru Miyamoto e Sid Meier, il padre di Civilitation, diventa il terzo ad entrare e ad essere premiato alla “Academy’s Hall of Fame”, il coronamento di una carriera che certamente non era alla fine.

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Dal videgioco al cinema: Final Fantasy: The Spirit Whitin
Ci voleva una svolta decisiva, un qualcosa che avrebbe fatto tornare la Square quella di una volta, quella dove Sakaguchi lavorava a capolavori senza precedenti, com’era stato per i primi sette capitoli: la svolta fu lo sbarco sullo schermo cinematografico. In contemporanea allo sviluppo del X capitolo della saga di Final Fantasy, riaffidata a Tetsuya Nomura e Yoshinore Kitase, Sakaguchi effettua quello che viene chiamato “box office bomb”, ovvero una spesa spropositata per una produzione. Oltre 120 milioni di dollari furono spesi dalla Square per la creazione di Final Fantasy: The Spirits Whitin, il debutto cinematografico di Hironobu.
Il film non aveva niente a che fare con la saga in sviluppo negli studi giapponesi, tranne che per qualche forzato riferimento alla Teoria di Gaia, e qualche suggestiva visuale chiaramente riprendente scene famose di qualche capitolo della saga. Non fu solo il primo vero tentativo di realizzare un film totalmente creato in CGI , ma fu anche il primo colossale fallimento per la Square, oramai sempre più in caduta libera: anche se i fan erano riusciti a chiudere un occhio grazie alla spettacolare grafica della pellicola, non era possibile non notare quanto la storia del film si distaccasse dai canoni della saga più imponente nel genere GDR. La regia fu guidata insieme a Moto Sakakibara e la particolarità che venne a sapersi più tardi sul film è che tutti gli scenari furono disegnati a mano, a differenza di quanto possa far carpire l’intera computer grafica del film: il Sakaguchi, poi, per la prima volta nella produzione di un qualcosa che porti il nome di Final Fantasy, non si affidò a Nobuo Uematsu, impegnato col X capitolo della saga,  nell’esecuzione della colonna sonora, che fu quindi assegnata a Elliot Goldenthal.
L’idea di Sakaguchi si basava, molto probabilmente, come sostengono alcuni critichi, sulla teoria esposta nel 1979 da James Lovelock chiamata “Gaia, pianeta vivente” riguardante la possibilità che il pianeta sul quale viviamo sia di per sé vivo: infatti Sakaguchi pose, come nemico della Dottoressa Aki, protagonista del film ed omonima della defunta madre del regista, una sorta di fantasmi nati dal terreno capaci di uccidere col solo tocco. Un’ennesima grande tesi intellettuale e culturale da parte di Sakaguchi-san che però vedeva la situazione diventare sempre peggiore; e non fu, purtroppo, Final Fantasy X, nonostante il grande successo riscosso nei fan, a risollevare le sorti della saga che iniziava a dare segni di commercializzazione forzata e iniziava ad essere privata dei vari sentimenti spirituali che l’avevano guidata in precedenza. Sakaguchi si apprestava a porre fine al suo successo incontrastato che ora però era diventato un qualcosa di troppo normale.

Il lancio nel MMORPG: PlayOnline e Final Fantasy XI
Inizia così il progetto “Play Online” che sarà sviluppato ed infine pubblicato da Hirochimi Tanaka sotto il nome di Final Fantasy XI. Intanto, Nomura prova a far decollare la Square prendendo sulle spalle il progetto Kingdom Hearts, insieme a Shinji Hashimoto, unendo gli sforzi creativi della casa nipponica addirittura a Disney Interactive: la svolta, che si nota in tutto e per tutto, dal gameplay ai personaggi fino alla storia, è fondamentale. Stavolta però Sakaguchi non c’è. L’idea riesce comunque a colpire i fan e Kingdom Hearts diventa, in associazione alla Disney, il nuovo capolavoro Square. Tuttavia, Final Fantasy X e Kingdom Hearts sono gli ultimi estratti targati Square, con un Sakaguchi che inizia sempre più a distaccarsi da questi ultimi progetti: le difficoltà economiche venutesi a creare coi vari flop dei precedenti capitoli, nonché col fallimentare debutto cinematografico costringono la casa forgiata dalle mani di Sakaguchi all’unione con la rivale di sempre del mercato nipponico, la Enix, produttrice della famosa saga Dragon Quest. Sarà anche Masafumi Miyamoto, che si rivede dopo essersi allontanato dalla sezione esecutiva del progetto, a favorire l’unione che darà così vita alla Square-Enix: è la fine dell’aurea era Sakaguchi che si nota con l’uscita di Final Fantasy X-2, primo estratto Square-Enix, privo quasi completamente dell’intervento dell’uomo dell’ultima fantasia, che rappresenta il collasso totale della saga. Dal progetto Final Fantasy XII si allontanano sia il fondatore della Square che i suoi fedeli compagni di lavoro Tetsuya Nomura e Nobuo Uematsu, che si limiterà a comporre il Main Theme e a consigliare agli esecutori un’italo-giapponese dalle grandi prospettive per cantare la canzone portante del gioco al canto: Angela Aki. Mentre Sakaguchi, quindi, avvia il distacco da quello che era stato il suo passato e la sua fortuna, Nomura, Uematsu e Kitase, avviano la pubblicazione della Compilation of Final Fantasy VII, col tentativo di riprendere la storia che aveva fatto scoppiare la Final Fantasy mania in tutto il mondo.

Il ritorno al passato: la Final Fantasy VII Compilation
Final Fantasy VII Advent Children risulta essere il primo film Square-Enix e il primo vero progetto con un Sakaguchi completamente assente: il progetto è affidato a Nomura e alle musiche rimodernate di Nobuo Uematsu, guidato da uno spirito rock rinascente in seguito alla fondazione del gruppo musicale The Black Mages: il film riscuote successo, le vendite sono alte, la grafica e l’esecuzione sono stupende, ma dov’è la storia avvincente che aveva appassionato tutti i fan del VII capitolo? La storia andrà sempre più commercializzandosi e forse sminuendosi con l’uscita dei capitoli Dirge of Cerberus (PlayStation2), Before Crisis (Mobile) e Crisis Core (PlayStationPortable). La Play Station, inizia quindi a perdere l’esclusiva del titolo, e la saga inizia a raggiungere console come la PSP, il Nintendo DS, e addirittura i cellulari Panasonic. Prima della drastica decisione, Sakaguchi-san osserva, indifferente, l’esecuzione del secondo capitolo di Kingdom Hearts per poi dare l’annuncio finale: nel 2004 Sakaguchi, Uematsu e Akira Toriyama, designer Enix, migrano in nuovi lidi per fondare la Mist Walker.

La MistWalker e il futuro
Mentre la Square prosegue la sua strada senza il suo eroe e fondatore, Sakaguchi, col suo nuovo staff, prosegue la scalata nel campo dei giochi di ruolo: la sua licenza viene venduta alla Microsoft e la sua produzione vivrà solo per Xbox 360. Per la prima volta nella sua storia, l’Xbox raggiunge cifre vertiginose di vendita in Giappone grazie a Blue Dragon, il primo estratto firmato Mist Walker e Sakaguchi, con musiche di Uematsu e disegni di Toriyama, che ricorderanno a tutti un parco character identico a Dragon Ball. Il 7 Dicembre 2004, quindi, diventa una data fondamentale per il fondatore di Square e Mist Walker: è l’ora della sua ribalta, è l’ora della sua risalita del monte dei videogiochi, è il ritorno di un mito, un mito del quale difficilmente smetteremo di sentir parlare.  
Anche se la pubblicazione di Blue Dragon, acclamata e nemmeno troppo disdegnata dalla critica, non raggiunga altissimi livelli, Sakaguchi non si arrende e, come annunciato al momento del suo primo lavoro, spinge tutti a credere in Lost Odyssey, una nuova

Fantasia, e non un’ultima. La storia di Kaim, Seth, il Principe Tolten e i restanti Immortali, colpisce i fan, la critica, la Microsoft che sponsorizza l’opera, il mercato. Dopo questo grande successo, che equivale ad un grande ritorno del padre di Final Fantasy, Sakaguchi torna sul suo brand iniziale,

Blue Dragon, costruendo, ripartendo dalle sue origini, nel Giappone, seguiti su seguiti per la Nintendo con la quale aveva lanciato i suoi miei primi progetti, stavolta su DS.

Tutto iniziò in una cittadina ricoperta da alberi da ciliegio, un ragazzo che voleva diventare un ingegnere elettronico si ritrovò a fondare una casa di videogiochi: la sua ultima fantasia fu la più bella di tutte. Grazie a lui molte persone hanno fantasticato e meglio utilizzato molte ore di vita seguendo le vicende delle quali siamo stati resi partecipi dal genio di Hironobu Sakaguchi. La sua storia narra di incontri con tante persone geniali che lo hanno accompagnato in tante avventure, da Miyamoto a Uematsu, da Nomura a Amano: insieme a questi ha realizzato una saga che mai si dimenticherà, e, anche se oramai Final Fantasy non porterà più il nome del suo creatore nei titoli di coda, questa continuerà il suo cammino, che forse non sarà lo stesso dei precedenti, ma almeno proverà a far ricordare che il nome che porta è di grande prestigio.
Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza, soleva dire Goethe, e Sakaguchi, dopo la caduta intorno all’anno 2000, ha saputo riprendersi, voltando pagina, riuscendo a capire quando era giunto il momento di cambiare tutto.
Ora, il camminatore nella nebbia continua a scrivere la storia in una nuova avvincente fantasia: perchè persa una fantasia si ritrova un’odissea.

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