Bionic Commando – Recensione Bionic Commando

Ritorno al passato

Anno 1987, la nascita di un’avventura dalle visioni futuristiche che ha raccolto un numero importante di giocatori.
Nel 1988 grazie alla NES, Bionic Commando ha avuto la sua massima visibilità, trascinando una quantità sempre maggiore di appassionati.
Visto il successo ottenuto, nel 1992 viene deciso di adattare il gioco su Game Boy, l’idea era stata ben accolta dai fan del già famoso titolo.
Dato che, dopo pochi anni dal lancio, le richieste per un nuovo sequel si facevano insistenti, nel 1999 esce  per Game BoyColor  un palliativo chiamato Elite Forces. Il gioco non riscosse troppo successo, forse per la piattaforma su cui nacque che non era accessibile a tutti, forse per il tentato approccio ad una innovazione se pur minima dell’antenato.
Ci sono voluti ben 10 anni per rilasciare il remake su XboxLive, Playstation Network e Windows, tutto questo per scaldare l’arrivo su console di nuova generazione, del vero seguito di Bionic Commando.
Ora, scordatevi gli imperiali perché sono tutti morti, scordatevi gli 8 bit, scordatevi le 2D perché ora ce ne una in più, voi potete scordarvi tutto, visto che c’è qualcuno che non ha dimenticato nulla, il suo nome è Nathan Spencer ed ha 5 anni di ricordi da spiegarvi, nel modo che sicuramente tutti conoscete.

Start the action!

Levare la ruggine

5 anni sono trascorsi dalla morte degli imperiali, Nathan non sta festeggiando e di certo non ha trovato la pace, il governo che aveva servito con fedeltà e abnegazione, gli ha voltato le spalle condannandolo a morte!
Ma il destino ha un disegno differente per il nostro eroe, nel giorno in cui avrebbe dovuto aver luogo la sua esecuzione, un gruppo di terroristi fa esplodere un ordigno ad alto potere distruttivo su Ascension City: l’esplosione è devastante, tanto da cambiare lo scenario circostante, trasformando la città in un groviglio scomposto di macerie e voragini.
I cieli ora sono invasi dai nemici che minano alla sicurezza del governo e dell’intero stato, vista la situazione critica, Spencer viene obbligato ad aiutare ancora una volta i suoi aguzzini, i quali intimano di uccidere sua moglie se non porterà a compimento la missione assegnatagli.
Il nostro eroe, ancora senza il suo fedele “compagno”, si fa scortare dai militari fino al luogo dove ritroverà il proprio braccio bionico, levando la ruggine che copriva il metallo ed allo stesso tempo i ricordi, si accinge ad affrontare l’inferno urbano che si pone tra lui e l’obiettivo finale.


Sicuri di volere un incontro ravvicinato con Mr.Spencer?

 

Bio-apocalypse now

Una mattina vi svegliate, aprite la finestra e vi trovate una città che cade a pezzi, come vi potreste sentire?
Dipende da chi siete, se avete un braccio bionico, un arsenale di guerra a disposizione e muscoli invidiabili, allora un ghigno si stamperà sopra la vostra faccia, perché avete un parco giochi enorme dove poter esibire tutte le vostre qualità.
In questo gioco, la città copre gran parte degli scenari da affrontare, muovendomi tra le rovine di  paesaggi apocalittici, devo riconoscere che la Capcom ha tenuto molto in considerazione l’impatto panoramico.
Girovagando tra una colonna frantumata ed un palazzo fatiscente si può assaporare il senso di desolazione e decadenza, oltre ad una grafica di tutto rispetto; si nota una particolare attenzione sulle luci, per esempio il tramonto, oppure le nuvole che filtrano i raggi solari, atte a creare quell’effetto di finta nebbia che completa il contorno delle locazioni.
I paesaggi sono certamente un punto forte: troviamo luoghi verdi, come foreste amazzoniche, oppure luoghi sotterranei, resi decisamente claustrofobici in particolare la zona della metropolitana, luogo interessante e ben allocato nel contesto.
Contro questo ottimo lavoro, c’è una carenza nei dettagli all’interno degli edifici, veramente poco curati, con texture a volte scadenti: ad esempio la fotocopiatrice di un ufficio sembrava un cubo di colore bianco, non certo un oggetto 3D di ultima generazione. Quindi se possiamo avvalerci di una console dalle elevate prestazioni grafiche come la PS3, sarebbe bene utilizzare a pieno questo potenziale in tutte le sezioni del gioco.
Ottima la riproduzione grafica del braccio bionico e del personaggio stesso: il braccio è definito e dettagliato, i meccanismi si muovono con coerenza e fluidità grafica ottimale.
Blanda la costruzione dei nemici umani, non dettagliati come gli avversari più ostici; avrebbero dovuto sicuramente spendere tempo su questo difetto, lavorando anche di fantasia, e rendere i movimenti degli stessi più anatomici, dato che sembrano delle brutte copie di Halo.
Buona è stata la creazione dei Mech e dei vari Boss, i riflessi sulle componenti robotiche donano una visione fisica coerente, quando vi trovate davanti uno di questi titani tecnologici sapete già che la sfida sarà sicuramente più avvincente.


E' successo un pasticcio totale

 

Old School

Durante la nostra avventura ci verranno sottoposte un numero abbastanza vario di tracce musicali, chi non ha mai affrontato il gioco non farà troppa attenzione e si limiterà all’ascolto passivo; le musiche sono orecchiabili, ben posizionate durante le situazioni.
Se vi troverete in una zona senza nemici, vi sarà una ritmica rallentata, tendente al relax, come nella foresta, dove vi sono frangenti in cui ci si dimentica di essere in guerra per la musica assai accomodante.
Altre sonorità quando siamo contro un Boss, si animano dando man forte alla frenesia del combattimento, ma soprattutto cercano di tenere il giocatore in tensione nelle zone non conosciute, dove ancora prima di vedere chi giunge ad attaccare, parte la musica da battaglia per incrementare il patos.
Invece, i veterani del gioco, non si limiteranno ad ascoltare in maniera passiva il sonoro ma riconosceranno il lavoro fatto dagli sviluppatori nell’integrare suoni e melodie dell’originale Bionic Commando:  mossa molto astuta.
Parlando degli effetti sonori, nel complesso sono buoni, i suoni generati dalle armi potevano essere elaborati più scrupolosamente per renderli meno compressi, ovvero risultano forzati per avvicinarsi ad un suono di sparo reale.
Ottimamente riprodotto il rumore meccanico del braccio, il “clank” di aggancio rappresenta fedelmente l’atto per cui è stato pensato; buoni tutti i rumori di fondo riferiti a movimentazioni robotiche e similari.
Per quanto riguarda il doppiaggio risulta discreto, le voci sono adeguate e nei dialoghi non si nota troppo il distacco tra voce ed espressione facciale, per chi è in Italia dovrà ascoltarselo in inglese con sottotitoli in italiano, sarebbe stato bello averlo in madrelingua.

 

 Qui le donne hanno davvero un pessimo carattere

Spider Commando

Dopo poco che abbiamo iniziato la nostra avventura, ci verrà proposto un mini tutorial obbligatorio, questo per prendere un minimo di dimestichezza con la modalità di gioco.
Questo tutorial serve innanzitutto a controllare il braccio bionico, parte essenziale del gioco, sia come arma sia come mezzo di trasporto.
Non spaventatevi se all’inizio non riuscirete ad usarlo come si deve, serve un’oretta abbondante di pratica per prendere il controllo dei comandi e capire le tempistiche di rilascio nelle ondulazioni.
Una volta che avete preso confidenza con il joypad e con Nathan, potete cimentarvi nel vero gameplay, quindi combo tra braccio e armi, acrobazie spettacolari, scene aeree da mozzare il fiato.
Navigando sul web ho sentito gente dire che Bionic Commando è una copia di Spiderman, permettetemi di dissentire da tale paragone e di spiegare le motivazioni principali.
La dinamica del braccio è veramente ottima, tutti gli Spiderman creati finora dovrebbero prendere esempio da questo gioco per poter almeno iniziare ad emulare l’oscillazione riprodotta. Oltre a questo, non troverete appiglio ovunque: ci  sono limitazioni ben definite, sia per le pareti particolari, sia per la distanza, sia per il modo in cui, dopo aver agganciato una parete, la reazione varia sempre, a seconda della posizione e della forza di moto con cui vi siete lanciati, diciamo che sono due mondi totalmente differenti.
Se ci si annoia nei combattimenti contro i nemici “normali” ,  si può aumentare il divertimento usando lo zoom, in modo da colpire testa o cuore in manuale senza l’auto-puntamento; il braccio, contro questi avversari, verrà poco utilizzato in quanto si possono uccidere molto facilmente con la semplice pistola in dotazione, fanno eccezione quelli con la mitragliatrice pesante i quali hanno una resistenza maggiore, in questo caso conviene utilizzare mosse speciali che, per non togliervi il piacere, eviterò di anticipare.
Risultano invece eccitanti e davvero coinvolgenti i combattimenti contro i Boss ma anche i mini boss, ovvero i Mech, non scherzano.

Con qesta tipologia di avversario bisogna elaborare una più attenta strategia, mediando attacco e difesa, così facendo si sprona il giocatore a trovare metodologie di  combattimento differenti.
Molti ambienti sono fatti appositamente per garantire war actions furibonde, vi stupirete nel vedere che sarete voi stessi a generare funamboliche sequenze, dove l’unica priorità sarà far saltare in aria il vostro avversario.
Il braccio può sollevare oggetti grazie ad abilità che sbloccherete con l’avanzare della storia, quindi ogni cosa che non superi le dimensioni di un’auto potrà essere usata per divertenti sessioni di “lancio del peso”, questo sazierà la vostra voglia distruttrice, ancora di più quando centrerete il vostro bersaglio.
Non c’è una barra di energia, quindi quando verrete colpiti lo schermo si tingerà di rosso a poco a poco se i danni sono generati da armi leggere, più velocemente invece con armi pesanti, fate attenzione perché l’armatura bionica non è poi così resistente.

Per guarire basta non essere colpiti e si attiverà una specie di auto rigenerazione che ripristinerà la vostra energia al massimo.
Parliamo ora di alcuni piccoli “bug” : se sparate ad un cadavere su una parte del corpo, nella maggior parte dei casi non viene colpita e se viene colpita non c’è reazione, questo è una particolare che si nota in parecchi giochi, strano che in un titolo dove hanno curato svariati aspetti più complessi il teamwork  abbia trascurato questo punto. Stesso problema con mobili interni ad edifici, alcuni non subiscono alcun danno, questa è una mancanza di interazione importante per la completezza del gioco.


Le ragnatele non sono più di moda

 

Breve ma intenso

Premetto che la durata della vostra esperienza, varierà sensibilmente a seconda del livello di difficoltà che affronterete.
Gli eventi che delineano la continuità della storia sono scarni, sarebbe stata congeniale una gamma di flashback più ampia, in modo da arricchire la trama e dare possibilità anche a chi non ha mai giocato al precedente Bionic Commando di avere un’infarinatura completa della storia.
E’ facile trovare il gioco ripetitivo, perché sarà molto frequente imbattersi in passaggi dove ci si troverà obbligati ad usare il braccio e sbagliare cadendo nel vuoto.
Per questo motivo dovremo rifare lo stesso percorso svariate volte, questo allunga si il tempo speso, ma anche la noia prodotta dal gioco.
Cercando di sbloccare la maggior percentuale possibile di gioco, la durata complessiva non supera la ventina di ore.
Per fortuna c’è una modalità multiplayer, le mappe sono variegate e alcune un poco ristrette, teoricamente con le varie espansioni e mappe addizionali questa sezione verrà ampliata.
Abbiamo la modalità Deathmatch, quella a squadre e “ruba la bandiera”, diciamo lo standard richiesto, vedremo in futuro se vi saranno significative variazioni in merito.

Odi et Amo

Il gioco appare ben strutturato, la grafica è pienamente godibile ed ha punte di qualità apprezzabili ma anche falle che, se colmate, avrebbero sicuramente reso questo titolo degno del suo predecessore.

Quando tutti attendono un grande gioco si crea un’aspettativa molto alta, ma ancora di più quando si tratta del continuo di un famoso predecessore.
In questo caso c’è stata un’enorme evoluzione, forse è per questo che i conservatori i quali si aspettavano una linea più vicina al vecchio episodio non ne sono rimasti entusiasti.
L’attesa così sperata di questo titolo ha offuscato il vero valore del lavoro svolto da Capcom, che si può definire nel complesso buono: non è il gioco dell’anno ma sicuramente si difende bene, non bisogna sminuirlo solo per il ricordo di un gioco passato che è diventato un mito nel tempo.
Portare in tre dimensioni questa avventura credo sia stata una bella impresa da parte della squadra operativa di sviluppo, si vede che c’è stato un impegno di un certo livello, si poteva curare di più certo, ci sono parti del gioco che andrebbero rivisitate, sia graficamente che nei particolari di ambientazione interna, ma si sa, la perfezione non è così facile da ottenere.
E voi, lo amate o lo odiate? Forse ambedue.

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