Call of Juarez – Recensione Call of Juarez

Una palla di fieno percorre lentamente le desolate cittadine, accompagnata da un lieve spiraglio di vento. Un uomo giunge al centro della via principale, con passi lenti e decisi. Il silenzio regna sovrano attorno a lui. Si ferma, attendendo con aria impassibile. Un secondo personaggio gli si avvicina improvvisamente. Qualche metro li separa. Ad un tratto il suono di una campana interrompe il silenzio, e un proiettile trafigge l’aria penetrando nel capo dell’avversario, che cade morente sul terreno ruvido. Il sangue tinge di rosso il tranquillo scenario circostante. Vi sarà subito parsa in mente l’immagine di uno dei tanti film di Sergio Leone. Qui invece siamo dinnanzi a uno dei migliori giochi Western mai realizzati: Call of Juarez.
 

 


La vita familiare nel selvaggio West

Billy the Candle è un giovane cowboy che decide di tornare alla sua città natale Hope dopo un lungo periodo di assenza. All’inizio del gioco impersoneremo questo ragazzo, cominciando l’avventura presso la baracca di un anziano poco amichevole, dove avrà inizio il tutorial, prendendo così progressivamente confidenza con le meccaniche di gioco. Arrivati in città cominceranno ben presto i disguidi per il cowboy che inizialmente si troverà dinnanzi allo sceriffo del paese, un personaggio che Billy avrebbe preferito non rivedere. A breve però verremo a conoscenza della morte di nostra madre e del patrigno. Naturalmente Billy verrà accusato dell’omicidio e ci troveremo ben presto e fuggire, inseguiti dal Reverendo Rey, prete del villaggio e zio acquisito del giovane. Scopriremo che il parroco si rivelerà una persona talmente spregevole da freddare qualsiasi ostacolo gli si spalanchi di fronte. Nel corso di tutta l’avventura la storia si alternerà fra l’uso di Billy e del Reverendo Rey. Con il primo si riscontra un approccio stealth durante le missioni, con l’uso di un arco e di una corda come strumenti fondamentali al proseguimento della storia, mentre con il secondo faremo piazza pulita di ogni ostacolo con armi da fuoco. E’ quindi interessante l’utilizzo di due personaggi rivali tra loro e con punti di vista differenti della trama che si sta vivendo.
 

 


Quando la pistola si inceppa

Se l’uso alternato del prete e del cowboy risulta una buona scelta per variare il gameplay di gioco, possiamo però riscontrare che alcune situazioni stealth e action risultano alquanto macchinose. Con Billy basterà poco per non farsi notare dai nemici appollaiati in attesa di un nostro passo falso, e il sistema di rumori da noi emesso non sarà minimamente considerato da chi ci sta attorno. Inoltre alcune parti che dovremo superare con l’uso della frusta del ragazzo (lo strumento più importante per questo personaggio), risulteranno frustranti, e spesso falliremo nei vari tentativi di svolazzare fra un ramo e l’altro degli alberi cercando di aggrapparci a qualsiasi cosa, e senza sempre riuscire ad atterrare correttamente, a causa di un sistema di collisioni non sviluppato a dovere. Saremo così costretti a ripetere spesso alcune situazioni di gioco. Passando al Reverendo Rey, notiamo l’interessante uso del click destro e sinistro del mouse per il rispettivo uso delle revolver, e l’utile funzione della slow motion, che nel videogioco in questione viene chiamata “concentrazione”, la quale ci permetterà di superare le parti più impervie e ridondanti di nemici. In questa fase due mirini scorreranno lungo lo schermo fino a riunirsi al centro dell’immagine, e in questo momento dovremo sparare al nemico con il giusto tempismo. E’ comunque da sottolineare che la slow motion sfruttata non è delle migliori e spesso vedremo come i nostri colpi andranno a vuoto. Probabilmente è una difficoltà aggiunta sapientemente al gameplay di gioco. CoJ presenta anche una modalità multiplayer, scarsamente realizzata, che prevede le classiche modalità già viste in tanti altri prodotti. Nulla che possa davvero incitarci a non eliminare definitivamente il videogioco dai nostri Hard Disk una volta che ci si sarà stancati della modalità di gioco in singolo.
 

 


Città prive di vita, montagne abitate da temibili lupi, miniere abbandonate, deserti aridi ed inquietanti

Giungendo al comparto tecnico CoJ risulta un titolo all’altezza del suo compito. Ci troveremo infatti a viaggiare in location che lasceranno senza fiato, che riescono a riprodurre e ad immergere il giocatore nel più temerario e sanguinoso Far West. La distanza dell’orizzonte è notevole, l’uso particellare è ben sfruttato e l’HDR bloom lo è altrettanto, lasciandoci godere fino in fondo il notevole comparto grafico-visivo di questo prodotto. Sfortunatamente per far girare al meglio CoJ nei nostri pc, si dovrà essere muniti di un buon comparto Hardware. Un particolare, ma non da poco, è la realizzazione dell’intero busto del giocatore, che risulta però legnoso nei movimenti risultando a volte non del tutto gradevole. Molto buona la mimica facciale che dà un tocco di realismo al tutto. La resa del fuoco è ottimale, notando che esso potrà propagarsi ostacolando alcune zone, che dovremo sapientemente spegnere dalle fiamme con degli appositi secchi d’acqua. Il sonoro sarà invece un punto a sfavore per il videogioco, risultando poco adeguato, semplice, e a tratti monotono.
 

 


Conclusione

Call of Juarez risulta quindi un buon prodotto, certamente uno fra i migliori FPS dedicati alla storia del selvaggio West. Il comparto tecnico è all’altezza del suo compito, e l’uso alternato dei protagonisti, anche se a tratti macchinoso, risulta divertente e piacevole. Si consiglia quindi l’acquisto del titolo soprattutto a coloro che desiderano provare sulla propria pelle cosa significhi davvero vivere nelle lontane zone del famigerato Far West.

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