Castlevania: The Dracula X Chronicles – Recensione Castlevania: The Dracula X Chronicles

Di quando in quando le software house storiche riportano alla luce gloriosi titoli del passato, proponendo remake e porting, oppure inserendoli in delle gradite raccolte. Il prodotto che ci offre Konami con Castlevania: The Dracula X Chronicles è ben più di una raccolta, ma è paragonabile ad un antico e prezioso scrigno, sontuosamente confezionato e contenente delle perle di inestimabile valore, rivolte ad un pubblico di veri intenditori. Al di là di facili iperboli, questa collection edita per PSP si fregia dell’esclusiva di aver portato in Europa uno dei capitoli migliori della gotica saga, uscito nel lontano 1994 per Pc Engine, e mai giunto nel Vecchio Continente.
Il gioco in questione, Rondo of Blood (conosciuto in patria come Akumajou Dracula: Chi no Rondo), è presente in The Dracula X Chronicles in ben due versioni: il remake (che poi è il titolo che stiamo per recensire) con grafica migliorata portata agli standard di nuova generazione, e il gioco originale del 94.
La terza perla dello scrigno è ugualmente (se non più) brillante, trattandosi nella fattispecie di Castlevania:Simphony of the Night, un vero capolavoro , pubblicato su PSX nel 1997, e considerato uno dei più bei giochi dell’intera storia videoludica.

Rondò di sangue

Le vicende narrate in Rondo of Blood si svolgono nel 1792, quando il malevolo sacerdote Shaft, spinto da malvagie intenzioni, attraverso oscuri rituali e sacrifici di virgineo sangue, risveglia dal suo secolare sonno il Principe delle Tenebre, il Conte Dracula in persona. Con il suo vampirico Signore, sorge dalle tenebre Castlevania, il Castello demoniaco del Conte, nido di creature mostruose e crogiolo di nefandezze e atrocità. Come tradizione, il compito di sgominare i folli piani delle forze del Male toccherà ad un esponente dei Belmont, gli unici cacciatori di vampiri in grado di utilizzare la celebre frusta Vampire Killer, artefatto imbevuto di potere alchemico.
Sarà quindi il giovanissimo Richter ad addentrarsi nei meandri del castello demoniaco per salvare la vita delle fanciulle rapite da Shaft, tra le quali ci sono la sua amata fidanzata Annette Renard e la sorellina di lei, Maria, dotata di poteri sovrannaturali, e infine sconfiggere il nobile non-morto e porre fine al suo dominio di dolore e distruzione.
Trama apparentemente semplice, ma senza dubbio affascinante, quella di Rondo of Blood, che, al di là dei soliti cliché della saga
propone, seppur velatamente, temi non banali come il libero arbitrio dell’uomo; l’eterno ritorno di Dracula e di Castlevania è infatti determinato dalla volontà degli uomini di compiere il Male,e finchè ci sarà la Vita, tornerà anche lui.
Il rondò del titolo, oltre ad essere una forma musicale in cui le strofe si ripetono, richiama esattamente questo concetto di ciclicità, con un’eleganza tipicamente barocca.

I’m a Belmont, it’s my job!

Dopo un breve filmato di indubbia, gotica bellezza, che introduce l’antefatto del gioco, ci si ritroverà immediatamente a vestire i panni di Richter Belmont e a brandire la Vampire Killer, e ben presto ci si accorgerà che il gameplay è rimasto tale e quale a quello del gioco per Pc Engine, con i suoi innegabili punti di forza, ma anche con gli inevitabili difetti;
diciamolo subito: il gioco non è affatto facile, proprio perchè ricalca esattamente le meccaniche di gioco di un titolo hack’n slash alla vecchia maniera, e chi fosse abituato al gameplay degli utlimi Castlevania usciti a partire da SotN (chiamati Metroidvania per le somiglianze di base con Metroid) potrebbe ritrovarsi spiazzato.
Non ci sono menu, equipaggiamenti vari, inventari o tutti quegli elementi "tipicamente ruolistici" inseriti nel celeberrimo capolavoro PSX: Richter può usare solo la sua frusta ed eventualmente usufruire delle subweapon (le classiche della serie: acqua santa,bibbia, croce, pugnali, asce e orologio) a discapito del numero di cuoricini – che rappresentano il potere magico- ,saltare, saltare all’indietro (il cosidetto backflip), e se i cuoricini sono sufficienti, sferrare un colpo speciale diverso, a seconda della subweapon in uso. Inoltre è piuttosto lento, poichè può solo camminare e non può in nessun modo accelerare il suo passo.
Colpendo con la frusta le fonti di luce del castello (che siano candele, candelabri, lamapadari…) si potranno raccogliere cuoricini-mana oppure dei sacchetti di denaro; cosa serva quest’ultimo in un gioco in cui non sono presenti negozi di equipaggiamenti o articoli vari è presto detto: In alto a sinistra dell’interfaccia di gioco, vicino alla barra che rappresenta la vita di Richter, è segnato un punteggio e dei crediti, che incrementeranno man mano che si sconfiggono i nemici oppure ottenendo i sacchetti di denaro. Ad esempio, ogni qualvolta si raggiungeranno 20.000 punti a Richter verrà accreditata una "vita", che si aggiungerà alle quattro della partenza. Perdere tutte le vite significa certo GAME OVER, e inizialmente sarà frequente vedere questa poco piacevole scritta comparire sugli schermi della nostra PSP.
Tenendo conto che non ci sono punti di salvataggio, ma solo degli sporadici check point in corrispondenza dei passaggi di stanza, e che ogni volta che viene colpito dal nemico Richter  perde un sesto della sua "salute", parlare di gioco difficile è più che lecito.
Eppure è un giocabilità senza sbavature, solida come quella dei titoli platform action di allora, in cui il giocatore doveva calcolare bene i salti, conoscere i movimenti dei nemici e i livelli a menadito per arrivare senza problemi al boss finale, e dove ogni singolo errore veniva pagato caro. A conti fatti però, nonostante l’inubbio valore, questo gameplay potrebbe risultare ai giocatori di oggi, "viziati" da salvataggi frequenti, potenziamenti vari e protagonisti quasi infallibili, irrimediabilmente datato.
L’elevata difficoltà del titolo non ne mina però le altre indubbie qualità; il gioco si svolge a livelli, ognuno dei quali terminanti con un boss, ma ciò che più lo caratterizza è una discreta libertà nella scelta del percorso da intraprendere: infatti alcuni livelli presenteranno dei bivi e sarà il giocatore a decidere quale strada seguire, tenendo conto che questa scelta comporterà anche sfide con boss nascosti e il ritrovamento di item rari, come i brani musicali che hanno fatto la storia della saga  da riascoltare nella modalità Sound Test, nonchè lo sbloccaggio dI Simphony of the Night e del Rondo of Blood originale.
Ad un certo punto del gioco inoltre, se verrà  salvata dalla sua prigionia, si potrà persino optare di giocare l’intero titolo con la piccola Maria Renard. Maria, date le ridotte dimensioni , è più agile e veloce, e può eseguire la scivolata e il doppio salto per raggiungere luoghi inaccessibili allo stesso Richter. Non potendo usare la Vampire Killer, si serve dell’aiuto degli spiriti della Natura e dei suoi innati poteri magici, e vista la più ampia gamma di mosse a sua disposizione, giocare con lei risulta più facile.

Meraviglia per gli occhi, delizia per le orecchie

Sontuosa la veste grafica di questo remake: modelli 3d per i personaggi e mostri con animazioni verosimili e fluide e fondali minuziosamente particolareggiati, che presentano degli elementi tridimensionali sebbene il gioco si sviluppi sul piano delle due dimensioni, si può infatti parlare di grafica 2.5D. La palette cromatica è varia e appropriata, ed un plauso va fatto anche per le cutscenes che introducono boss e i momenti più salienti della vicenda. Un accenno obbligatorio va fatto al character designer della talentuosa Ayami Kojima, raffinato come non mai, che dona al prodotto un tono più elegante e adulto rispetto ai disegni in stile anime della versione per PC Engine. Ineccepibile, come in ogni Castlevania che si rispetti, la colonna sonora, composta da brani
storici arrangiati e rimasterizzati per l’occasione e da pezzi nuovi, coinvolgente ed esaltante sottofondo per la nostra lotta contro il Male. Effetti sonori e parti recitate promosse a pieni voti, e sebbene ci sia la possibilità di giocare con i dialoghi in lingua originale, convincono pienamente anche gli attori in lingua inglese. Con la modalità assign sound infine, si può persino decidere quale BGM attribuire ad ogni livello, e la lista di brani a disposizione può incrementare solo sbloccandoli nel corso del gioco.

Nulla di particolare da aggiungere sul glorioso Rondo of Blood originale, l’emulazione è ottima, e l’unico difetto che gli si può imputare è che alcuni sfondi sono più scuri rispetto al gioco del ’94.
Questa recensione non può terminare senza un breve accenno a Simphony of the Night; ben lungi dal riassumere in poche righe un gioco che rasenta la perfezione videoludica, si può invece dire che la versione contenuta in Castlevania: The Dracula X Chronicles presenta delle caratteristiche viste solo nel gioco giapponese, come due nuovi famigli, eliminati nella controparte europea, e le zone nascoste del castello come nel Simphony of the Night per Saturn. E proprio come nell’edizione per la console SEGA, ci sarà la possibilità di giocare SotN nei panni di Maria, ormai giovane donna, essendo questo gioco ambientato cinque anni dopo Rondo of Blood, diretto seguito nell’intricata timeline della saga.
Ultimo titolo sbloccabile, ma più che un vero gioco , simpatico "Easter Egg", Akumajou Dracula Peke (dove peke sta per x in giapponese), una sorta di mini gioco parodia di Rondo of Blood con grafica infantile e vivacissimi colori.

In definitiva, Castlevania Dracula X Chronicles è un titolo di innegabile qualità e conferma e avvalora la tesi che il 2D (e in questo caso il 2.5D) sia il formato più adatto per la saga, che nelle sue incarnazioni in 3D non ha ancora convinto. Essendo il remake di un gioco del ’94 però, paga i segni del tempo, che potrebbero distogliere l’interesse dei casual gamers e dei più giovani.  Un must invece per i giocatori più esperti e i fan della saga del Castello Demoniaco, con la speranza dell’uscita di un Castlevania nuovo di zecca per PSP, da molti atteso e da lungo tempo.

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