Damnation – Recensione Damnation

“Non tutte le ciambelle escono col buco”. Dopo questa celeberrima frase già si potrebbe cessare la lettura e distogliere completamente lo sguardo dal recente sviluppo della Blue Omega: Damnation, “sparatutto” in terza persona. Il titolo, seppur sia stato pubblicato dalla rinomata Codemaster, si presenta come uno di quei classici sviluppi lasciati, per così dire, incompleti, dove il videogiocatore riesce a percepire quell’incolmabile insoddisfazione e senso di vuoto alla sola visione dei primi minuti di gioco.

Dopo questa breve premessa, qualsiasi lettore potrebbe immediatamente pensare al disastro, decidendo così di chiudere la pagina web e rivolgersi a tutt’altre faccende, ma così non dev’essere. Damnation, infatti, ha le idee giuste per puntare ad un qualcosa di piacevole e divertente, ma i problemi che sovrastano i lati positivi del titolo fanno precipitare in un tetro baratro l’intero prodotto. Senza dilungarci ulteriormente approfondiamo dunque ogni aspetto del videogioco.
 

A sinistra il nostro paladino; a destra la nostra compagna con classico vestitino succinto.

 

Se il tempo si fosse fermato nel selvaggio West..

Prima di analizzare gli aspetti tecnici, prendiamo in analisi la trama di Damnation. E’ passato ormai più di un decennio dalla nascita dei primi “sparatutto”; siamo pieni zeppi di storie riguardanti le più famose guerre della storia mondiale, il tetro e misterioso spazio intergalattico, mondi paralleli, conflitti posti a qualche anno più avanti del secolo in cui viviamo, etc. Siamo dunque circondati da una moltitudine di titoli, il più dei quali simili fra loro, dove la nascita di un prodotto originale e davvero diverso dalla moltitudine è ormai per lo più impossibile. Cosa possono aver dunque immaginato gli sviluppatori della Blue Omega? Sfortunatamente non sono riusciti nel loro intento, ed il risultato non è nulla di eccelso.

Ci troveremo in un XXI secolo, bloccati nel bel mezzo della Guerra Civile del Nord America divisa fra due fazioni: Unionisti e Confederati. Le atmosfere associabili quindi al selvaggio West vengono amalgamate a quelle della nostra era, dove la tecnologia si mescola perciò all’arretratezza di quegli anni, un’epoca dove la macchina a vapore è ancora il massimo esponente dell’evoluzione sociale ed economica. Per quanto concerne il protagonista, impersoneremo uno di quei classici paladini misteriosi, dotati della solita espressione da temerario, armati fino ai denti e sempre pronti a spopolare intere regioni dai poveri malcapitati nemici. Il nome del nostro “eroe” sarà Hamilton Rourke, membro di un’associazione denominata Pacemaker. Come è solito porre nella trama dei moltissimi titoli in continuo sviluppo, troveremo il malvagio di passaggio, con l’ambizione di dominare l’intero Nord America (questa volta ha preferito distogliere il suo interesse verso la conquista del mondo…), con il preziosissimo aiuto dei suoi uomini, ovvero soldati muniti di tute particolari, quasi futuristiche, e classici umani mutati geneticamente, permettendo così loro una potenza maggiore.

Il tutto avrebbe potuto incidere sull’intero prodotto, ma purtroppo così non è avvenuto. Infatti, la superficialità posta verso alcuni aspetti della trama, sia di ambito narrativo che di regia vera e propria, non convincono fino in fondo, lasciando quell’odiato amaro in bocca al videogiocatore più attento ed esigente. Il mescolare dunque queste due epoche così lontane non riesce a regalare quei momenti di interesse e voglia costante di proseguire durante l’intero svolgimento della storia.
 

Discesa su un cavo di ferro a mani nude, per poi fiondarsi in pieno campo nemico!


Arrampicate, salti acrobatici, sparatorie…

Damnation, come già detto, è uno sparatutto in terza persona. La volontà da parte della casa produttrice di implementare idee divertenti nel gameplay ci sono e si riescono a percepire, ma sfortunatamente non sono abbastanza elaborate per porre il titolo ad un livello appropriato. In Damnation, infatti, la cosa più eclatante e caratteristica, se così si può definire, è la possibilità di arrampicarsi sulle pareti di edifici, muovendosi fra i vari muri presenti nelle location di gioco, eseguendo salti innaturali ma comunque coreografici all’interno dell’azione frenetica del gameplay. Durante le prime azioni di gioco, le spettacolari esecuzioni compiute dai personaggi risulteranno alquanto singolari, ma appena l’occhio cadrà maggiormente sui movimenti stessi di quest’ultimi, si noterà come essi appaiano macchinosi e privi di una vera fluidità. Anche lo spostamento del personaggio in una normale corsa sembrerà molto legnoso nel suo complesso.

Malgrado i seguenti lati negativi, questo aspetto rimane pur sempre quello migliore di tutto il gameplay. Il titolo sarà infatti caratterizzato da una costante linearità, dove non dovremo fare altro che uccidere centinaia di nemici in combattimenti talvolta frustranti. Seppur ci sia la possibilità di sfruttare le capacità del protagonista di arrampicarsi sugli edifici nel tentativo di sfruttare punti strategici, l’intera esperienza sarà rovinata dalla mancata possibilità di sfruttare un riparo vero proprio, rendendo talvolta inutile il cercare posizioni vantaggiose. Inoltre, l’IA dei nemici apparirà totalmente incapace di reagire correttamente ad azioni cooperative con i compagni e inadeguata nel cercare ripari o vie di fuga; anzi, i nemici rimarranno quasi sempre immobili nella loro posizione e si fionderanno in semplici azioni suicide. La difficoltà sta dunque nell’effettiva quantità di nemici da eliminare. Gli stessi compagni che ci seguono durante lo svolgimento della trama non saranno dotati di una grande facoltà di interattività con l’ambiente circostante, e saremo spesso chiamati noi in causa a rianimarli quando questi cadranno in campo aperto sotto il costante fuoco nemico.

L’arsenale del gioco risulterà discretamente vario, senza eccellere in originalità o innovazione. Le armi saranno abbastanza varie fra di loro, sebbene alcune risultino spesso inutili. A concludere il tutto, è presente la possibilità di pilotare veicoli veicoli su binari, percorrendo scenari ad elevate velocità. Data la scelta guidata sull’uso di quest’ultimi, essa non appare come una fase di gioco veramente divertente.

E’ presente infine una modalità multiplayer, complessivamente abbastanza semplificata, la quale concerne il classico deathmatch, e il ricercato cattura la bandiera. Nulla da segnalare al riguardo, in quanto si attesta su un livello sufficiente ma pur sempre poco elaborato.

E’ dunque il sistema di controllo del personaggio e l’assoluta linearità che affligge l’intero titolo a minare le fondamenta del gioco nel profondo, rendendo quella libertà apparente fra i vari scenari, tutt’altro che ridotti in termini di grandezza, quasi nulla o principalmente inutile.
 

La moto, con la quale sarà possibile sfrecciare ad alte velocità, è il veicolo caratteristico del prodotto.

 

Quando la tecnologia è sovrastata dall’arretratezza…

Oltre ad un gameplay inframezzato da svariati bug e a meccaniche come già detto macchinose, va ad aggiungersi una realizzazione tecnica totalmente inadeguata ad un titolo uscito nel 2009. Infatti, la resa di molte texture è di bassa qualità, tra cui le stesse che compongono i volti dei personaggi principali, che, seppur siano “principali”, hanno una risoluzione quasi inferiore a quella dei nemici presenti in gioco. Riguardo ai volti, altro punto dolente è la mimica facciale, totalmente sotto la sufficienza.

Spostandoci alla realizzazione delle varie location, si passerà fra alcune che potranno lasciare il videogiocatore a bocca aperta dopo un’attenta osservazione, ad altre assolutamente anonime, addirittura prive di dettagli, come ad esempio i veloci passaggi nei percorsi con veicoli, nei quali si potrà sì scendere dal mezzo, ma la perlustrazione di questi è caldamente sconsigliata, data la mancanza quasi assoluta di elementi paesaggistici caratterizzanti. Effetti visivi come le esplosioni saranno anch’essi al limite della sufficienza. Orribili invece i filmati d’intermezzo, caratterizzati da una risoluzione disastrosa. Lato forse positivo del motore grafico è che quest’ultimo permette l’uso del prodotto anche su macchine meno potenti.

Il comparto sonoro si presenta da subito molto instabile, a partire dagli spari emessi dall’arma del nostro protagonista all’inizio del videogioco. Altamente ridicoli i gemiti dei nemici uccisi, che addirittura vengono spesso pronunciati solamente dopo che il malcapitato è stato fatto in mille pezzettini sparsi vivacemente nel terreno di gioco. Il doppiaggio invece risulterà leggermente inferiore agli standard, non consentendo ai personaggi di possedere un vero e proprio carisma.
 

A volte potremo vedere qualche nemico improvvisare delle mosse acrobatiche, seppur non concludendo nulla di utile alla propria sopravvivenza.

 

Un vero disastro?

Il quesito sostanziale che ci si pone dinnanzi ad un titolo simile è proprio questo; le idee c’erano, forse troppe mischiate fra loro in un insieme poco omogeneo e mal riuscito. Se si fosse puntato su un prodotto più semplice, magari con meno esigenze dal punto di vista tecnico, la casa sviluppatrice Blue Omega avrebbe potuto creare un qualcosa di davvero interessante, ma sfortunatamente così non è stato. I bug che affliggono il gioco sono davvero una moltitudine, distruggendo così la fragile impalcatura su cui reggeva l’intera esperienza ludica.

 

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento