Husk – Recensione

Nel presentare al pubblico un’opera facendo paragoni, ma anche solo citando fonti d’ispirazione, è sempre un rischio. Non siamo certi quindi che i ragazzi di UndeadScout, piccolo gruppo polacco alla loro seconda prova, fossero consapevoli dell’azzardo fatto nel presentare Husk come un titolo che si pone come tributo a capolavori quali Silent Hill e, al di fuori dell’ambito videoludico, Twin Peaks.

Husk

Non è la prima volta che il titolo Konami viene tirato in ballo e lo stesso si può dire della serie televisiva realizzata da Lynch, di cui vedremo prestissimo una terza stagione reboot. Fatte queste dovute premesse era impossibile porsi su Husk, distribuito da IMGN.PRO tramite Steam al prezzo di 17,99 €, senza avere aspettative ottimistiche.

Come spesso accade però, un marketing spinto all’esagerazione fa sì che il giocatore ingenuamente incorra in cocenti delusioni. Attenzione però, Husk non è un titolo propriamente mediocre ma non rispecchia se non lontanamente un livello qualitativo, almeno a livello narrativo, tale da giustificare un paventato tributo a due titoli di grandissima importanza culturale.

Husk

Siamo nel 1995 e Matthew Palmer è in viaggio su un treno insieme alla famiglia verso la sua città natale, da lungo tempo abbandonata. Il motivo del suo rientro è tragico: il padre, malato terminale, desidera dargli un ultimo saluto nonostante un rapporto padre-figlio parecchio complicato, per non dire assente, da diversi anni.

Un incidente ferroviario preannuncia il nostro arrivo a Shivercliff, novella Silent Hill, cittadina desolata in cui andremo a girovagare alla ricerca dei nostri cari scomparsi dopo il tragico deragliamento. Questo può essere considerato uno dei pochissimi punti di contatto con il già citato titolo Konami, mentre il mistero dietro all’infanzia e alla gioventù, tutt’altro che semplice, di Matthew sembra volerci indirizzare verso I segreti di Twin Peaks.

Husk

I punti di contatto finiscono praticamente qui, perché l’esplorazione da avventura grafica canonica inizia fin da subito a rappresentare il fulcro del titolo UndeadScout. In Husk avremo solo una difficoltà in più rappresentata da alcuni nemici che, dopo una fase iniziale fatta di fughe, potranno però essere abbattuti senza problemi.

Infatti, definire Husk un survival horror risulta piuttosto improprio perché, al di là degli sporadici combattimenti avremo di fronte la più classica delle avventura FPP, ovvero in prima persona. Per cui all’esplorazione vanno ad aggiungersi enigmi, anche se piuttosto semplificati e di dubbio ingegno, e testi da leggere per comprendere meglio un background narrativo che nasconde alcuni punti interessanti ma che non raggiunge punte di brillantezza tali da farci appassionare del tutto.

Husk

I comandi di gioco saranno quindi altrettanto classici e fatti di interazione, corsa, utilizzo della torcia e dell’unica arma, rappresentata da una pistola utilizzabile anche per rompere lucchetti oltre che, naturalmente, a sparare i mostri che popolano la traversata da incubo di Matthew alla ricerca dei suoi cari.

Shivercliff nasconde un doppio aspetto: oltre alla normale cittadina di provincia, avremo davanti zone inaccessibili “a la Silent Hill” e altre in cui vapori e fluidi neri rappresenteranno un pericoloso ostacolo per il nostro protagonista. Per il resto sarà tutta una ricerca di chiavi e tesserini per accedere alla porta successiva, oltre a fare scorta di proiettili, prima di raggiungere l’obiettivo finale rappresentato dall’ospedale.

Husk

Husk termina con una sorta di boss finale di cui non sveleremo nulla e che farà da apertura a un colpo di scena intuibile, purtroppo, diverso tempo prima.

La longevità del titolo risulta quindi esigua, in quanto potremo terminare Husk in appena poche ore. La difficoltà limitata degli enigmi e dei pochi combattimenti a cui andiamo ad aggiungere un’esigua presenza di achievement non allungheranno più di tanto l’esperienza di gioco.

Husk

Resta da analizzare un comparto grafico basato su un Unreal Engine 4 di cui avremmo potuto fare tranquillamente a meno vista la presenza di un livello di dettaglio delle texture non eccelso unitamente a una scarsa varietà di ambienti e oggettistica.

Spesso presentato come elemento che risolleva le sorti di certi titoli, anche il comparto audio di Husk, seppur qualitativamente discreto, non riesce mai a spiccare soprattutto per un livello di effettistica scarno. Mentre musicalmente e a livello di doppiaggio, solo in inglese, siamo senza dubbio un gradino sopra.


Husk non va bocciato su tutti i fronti ma ancora una volta aver fatto determinati paragoni non può che influenzare negativamente un giudizio che, indifferentemente da questo, arrancherebbe nel raggiungere la sufficienza. Combattimenti per niente avvincenti, una trama con buoni spunti ma che non risulta ben strutturata, e un livello tecnico deludente, vista la scarsa varietà di ambientazioni, dettagli e texture in generale, completano il quadro del lavoro di UndeadScout. Potete dare un’opportunità a Husk solo se siete interessati ad alcune interessanti atmosfere e se amate l’esplorazione. La conoscenza dell’inglese è richiesta vista la mancata localizzazione in italiano, ma in ogni caso non aspettatevi un vero survival horror.

5.8

Pro

  • Buone atmosfere
  • Spunti narrativi interessanti

Contro

  • Non è un survival horror
  • Motore grafico decisamente sottotono
  • Enigmi decisamente semplici
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