Icewind Dale II – Recensione Icewind Dale II

Giocare di ruolo

Ci sono idee che nascono senza preavviso, come lampi di genio in una giornata di sole. Dev’essere successo proprio così ai due prolifici ideatori di Dungeons & Dragons (D&D per gli amici). La loro idea ha letteralmente dato vita ad un nuovo modo di intendere il gioco di gruppo, sancendo l’inizio dell’era dei giochi di ruolo cartacei. Da allora D&D è diventata una vera e propria istituzione nel panorama dei GDR, bucando le barriere ed approdando su molteplici supporti: dai libri (portati avanti, tra i tanti, da Ed Greenwood e R.A. Salvatore) ai film, passando per le serie animate ed arrivando ovviamente sino ai videogiochi.

Parlando proprio delle versioni videoludiche di D&D non si può dimenticare che molte di esse si sono sempre basate su una delle ambientazioni più amate e diffuse del gioco: i Forgotten Realms (in italiano Reami Perduti o Dimenticati). Nati dalla penna di Ed Greenwood, i Forgotten sono presto diventati la meta preferita di dungeon master e giocatori, nonché scenario ideale per mille avventure. Il titolo che oggi andremo a visionare è ambientato proprio nei Reami, ed è diretto successore di quell’Icewind Dale che divertì i giocatori nel 2000. Vediamo dunque nel profondo le potenzialità di un seguito che, prodotto da Interplay e sviluppato da Black Isle, ha già alle spalle qualche annetto di troppo.
 

Eccoci arrivati alle porte dell’avventura

La valle del vento ghiacciato

Come suggerisce il titolo stesso, saremo catapultati nelle fredde e desolate lande conosciute come "la Valle del vento ghiacciato". Se qualcuno di voi ha letto i racconti di R.A. Salvatore, sarà già capitato, seguendo le avventure del drow Drizzt Do’Urden, in quel miscuglio di genti e culture che sono le Ten Towns: dieci città a picco sul lago ghiacciato del Maer Dualdon. La trama di questo Icewind Dale II prende il via proprio in una di queste, anni dopo che un gruppo di eroi coraggiosi aveva liberato la popolazione di Kuldahar da una terribile minaccia. Ora il pericolo arriva dal nord, e precisamente dall’imponente catena montuosa conosciuta col nome di "Dorso del mondo". Da qui giunge un esercito di Goblin che attacca la città portuale di Targos. Toccherà a noi e al nostro gruppo di eroi di Neverwinter porre fine alle mire espansionistiche delle truci creature.

Questa in definitiva la trama che si cela dietro Icewind Dale II, non proprio originalissima, ma impreziosita qua e là da un insieme di racconti, informazioni e dialoghi davvero ben fatti e ricchi di notizie. Ogni personaggio disporrà di un background vasto ed originale; ogni oggetto conterrà nella sua descrizione una storia fatta di intrighi e magie; non sarà inoltre raro imbattersi in qualche libro narrante le vicende personali di alcuni grandi eroi dei Reami o di qualche parte della millenaria storia di antichissimi paesi.

In definitiva, dunque, un ottimo campionario di notizie e spunti interessanti per ogni appassionato dell’ambientazione dei Forgotten Realms, nonché un’avventura capace di appassionare e di rivangare ai veterani dell’ambientazione epici scontri contro orchi, maghi malvagi e creature dell’Underdark.

Sei eroi per difendere la civiltà

Appena iniziato il gioco, ecco che ci troveremo subito in una delle parti più belle ed intriganti di qualsiasi GDR: la creazione del personaggio. In Icewind Dale II, infatti, avremo la possibilità di creare da zero ben sei personaggi, che andranno a formare il nostro gruppo di avventurieri (saranno comunque presenti gruppi già creati e pronti all’uso). La creazione sarà guidata passo passo, personaggio per personaggio, e ci permetterà di scegliere il sesso, la razza, la classe, le caratteristiche e tutte le abilità dei nostri sei avventurieri.

Le razze sono quelle classiche di D&D (Umani, Elfi, Nani, Mezzelfi, Mezzorchi, Halfling e Gnomi), con aggiunte alcune specie dei reami (Nani degli scudi, Gnomi delle profondità, Drow e così via…), e le classi dell’edizione 3.0 (Dal Barbaro allo Stregone, passando per Guerrieri, Ladri, Maghi e Chierici). La cosa più bella della fase iniziale di creazione è che avremo piena libertà di personalizzazione: potremo creare il guerriero abile con l’arco o nell’uso di due armi in contemporanea; il mago illusionista sfuggente e ammaliatore; il chierico di Selune, e così via. Tutto concorre a rendere la creazione del gruppo il punto focale del gioco. I sei personaggi che andremo a creare rispecchieranno il nostro modo di giocare, nonché l’approccio alle meccaniche di gioco, oltre anche ia nostri gusti estetici. Sì, perché potremo scegliere l’aspetto, i colori, l’avatar e addirittura il timbro vocale dei nostri sei avventurieri. Certo, niente di complesso e troppo plasmabile, ma comunque un elemento in più che concorre alla personalizzazione del gioco.

Unica nota negativa, però, si riscontra nella vita di gruppo del party: i sei personaggi, infatti, saranno solo mere figure da comandare a bacchetta; se in Baldur’s Gate II la Bioware aveva implementato un ottimo sistema simile a quello di un gioco di ruolo, dove i personaggi litigavano, si amavano e facevano amicizia, in questo Icewind Dale II avremo sotto il nostro comando delle semplici e fredde pedine.
 

Ecco l’inventario del nostro nano guerriero!

Assaggerai la mia ascia!

Ci ritroviamo in una landa di ghiaccio e neve. Case, disposte sia a destra che a sinistra, precludono una visione d’insieme. La città è deserta. Poi, da dietro un angolo, ecco spuntare un goblin, e poi un altro, ed un altro ancora… Il terreno oggi berrà sangue. Inizia così Icewind Dale II: dopo una breve introduzione a suon di dialoghi, verremo catapultati subito nella frenetica azione di gioco. Capiremo sin dall’inizio che il vero motore del videogame saranno i combattimenti e l’azione fine a sé stessa. Anche se ricco di dialoghi, infatti, non avremo mai in mano le redini della trama, ma tutto filerà liscio e pre-costruito sino alla fine, lanciandoci in una bella esperienza ma con l’amaro in bocca per la poca libertà affidataci. Dal punto di vista ruolistico, dunque, il gioco si presenta davvero scarno.

Quello di cui Icewind Dale II brilla è la tatticità degli scontri. Nei panni del giocatore dovremo studiare in maniera perfetta quando e come utilizzare i sei personaggi ai nostri comandi. Mai spostare tutti e sei contemporaneamente, a meno che non siano tutti dei guerrieri o dei barbari. Spesso e volentieri bisognerà mandare un Ranger o un Ladro in avanscoperta, far fuori qualche pesce piccolo con dei picchiatori (Guerriero e Barbaro in primis), curare con il Chierico o il Druido e tenere le magie di Maghi e Stregoni solo per gli scontri più impegnativi. I combattimenti, infatti, non si dimostreranno poi così semplici, e non sarà raro ricaricare la partita per provare qualche nuova tattica che ci permetta di superare indenni lo scontro. I nemici, inoltre, saranno vari e tutti diversi, così che attaccare un orco san ben diverso che cercare di abbattere uno sciamano o un mago avversario. Peccato che la difficoltà delle battaglie sfocerà spesso in frustrazione e, a volte, in noia… Come si dice: il troppo stroppia.

Parlando dei comandi, essi saranno semplici ed intuitivi. Tutto viene strutturato grazie ad ottimi e veloci menù, ai quali potremo accedere cliccando sulle icone in basso a destra. Da qui potremo far avanzare i personaggi, cambiarne l’equipaggiamento, scegliere le abilità ed utilizzare le magie; anche i movimenti saranno semplici grazie al classico sistema punta e clicca, tramite il quale potremo selezionare uno o più personaggi, spostarli per le mappe di gioco, lanciarli in combattimento o direzionarli verso l’apertura di porte e bauli.

Parlando del sonoro, ecco che ci troviamo su ottimi livelli. I vari sottofondi musicali riusciranno a sollevare un’atmosfera magica e selvaggia, ottima per descrivere le fredde lande della Valle del vento ghiacciato. Buono anche il doppiaggio italiano, la cui unica pecca risiede nella limitatezza dei doppiatori. Tutto sommato, comunque, il lavoro svolto convince e riesce a concorrere all’evocazione dell’ambientazione.


Cade la neve sul Dorso del Mondo

Se giocando ad Icewind Dale vi sono venute in mente le avventure di Baldur’s Gate II, non preoccupatevi: è del tutto normale. Gli sviluppatori di Black Isle hanno infatti preso in prestito il motore di Baldur’s gate II, ossia l’Infinity Engine di Bioware. Il risultato finale è gradevole e bello a vedersi. Scenari pre-indirizzati e ben caratterizzati riusciranno a rievocare la magia ed il fascino dei Reami, anche grazie ai vari mostri che, accattivanti ed ottimamente disegnati (del tutto simili a quanto visto nei manuali della Wizard of the coast), riusciranno a rendere le avventure ancor più interessanti. L’unica pecca rimangono i personaggi, tutti fin troppo simili tra loro e capaci di sottolineare la limitatezza di un motore che, nonostante la sua bellezza, inizia oramai a sentire lo scorrere del tempo.

 

La strada per Targos sarà disseminata di feroci Goblin!

In conclusione

Icewind Dale II si dimostra un ottimo titolo, capace di trasportare il giocatore nei magici Reami Perduti di casa D&D. Purtroppo, però, tutto il sistema di gioco non rimane che una copia potenziata del predecessore, riportandone sia i pregi che i difetti. Scordatevi profondità narrative degne di un GDR, poiché, seppur accompagnato da una trama affascinante, il gioco ci proporrà una serie molto massiccia di scontri.
Consigliato a chi apprezzò il primo episodio e a chi non può vivere senza i Forgotten Realms e il d20!

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