Kingdom Hearts – Recensione Kingdom Hearts

All di là della sua qualità, di Kingdom Hearts c’è da dire che si tratta sicuramente di uno dei più inusuali e ambiziosi progetti degli ultimi tempi. Non si tratta di un semplice cross-over, quanto di un gioco che coinvolge, comunque, elementi originali che vengono sviluppati con l’ausilio del cross-over Final Fantasy – Disney, che trova comunque una sua parte nella storia generale.
Al di là del fatto che piaccia o no, l’idea alla base è quantomeno notevole.

One sky, one destiny

Il protagonista, Sora, è un ragazzo che passa le sue spensierate giornate alla Destiny Island insieme ai suoi amici Kairi e Riku. I tre sognano di esplorare altri mondi a bordo della zattera che stanno costruendo, per scoprire cosa c’è al di là di quel posto che hanno visto tutta la loro vita.
Una notte, una terribile tempesta causata da strane forze oscure irrompe sull’isola, bizzarri esseri di ombra, gli Heartless, compaiono ovunque. Sora si ritrova, senza alcuna ragione apparente, a brandire una strana spada a forma di chiave. Egli poi trova i suoi amici, ma entrambi scompaiono in differenti circostanze. Dopo alcuni eventi, Sora si ritrova in una strana e sconosciuta città.
Nel frattempo, al Castello Disney, il mago di corte Paperino scopre che Re Topolino è scomparso; in una lettera che egli ha lasciato dietro di sé spiega che si è dovuto assentare per porre rimedio ad una misteriosa crisi e chiede a Paperino e Pippo di trovare il Portatore della Chiave. Essi dunque partono alla sua ricerca.
Inevitabilmente i tre si incontreranno e partiranno alla ricerca di Topolino Kairi e Riku.

Il giocatore sarà portato ad esplorare vari mondi che ricalcano abbastanza fedelmente i classici film d’animazione Disney. Anche gli eventi sono pressoché gli stessi e vengono fusi con la presenza di Sora, le cui azioni daranno un risvolto diverso dal solito. In ogni mondo poi si svolge una piccola porzione della storia principale che coinvolge Sora Riku e Kairi, e il tutto viene portato avanti mondo dopo mondo.

La trama generale di Kingdom Hearts non è niente di particolarmente profondo o sconvolgente, almeno rispetto allo standard delle trame ideate dalla Square per i vari Final Fantasy. I toni sono anzi abbastanza indirizzati per un pubblico giovane. Ma questi non sono affatto dei difetti; nella sua relativa semplicità, la storia di Kingdom Hearts è senza dubbio solida. Il carisma dei vari personaggi Disney e Square poi, dà un tocco originale all’insieme, non mancando in certe situazioni di farci sorridere con alcune gag, specialmente da parte degli irresistibili Paperino e Pippo.
I temi, anche se non propriamente ‘adulti’, sono affascinanti e ben presenti. I personaggi originali sono ben caratterizzati.

Luce e Oscurità

L’aspetto grafico di Kingdom Hearts è semplicemente eccezionale. Dai livelli di Final Fantasy X sono visibili notevoli miglioramenti su tutti i fronti.
I modelli poligonali sono ben dettagliati e ognuno di essi ha il suo repertorio di mosse personali decisamente convincenti. Le animazioni facciali in particolare vantano ottime animazioni: gli occhi si chiudono e aprono o rimangono semichiusi, le sopracciglia si alzano e le bocche si articolano in notevoli espressioni e articolazioni.
Anche gli ambienti sono abbastanza dettagliati, anche se non molto ampi.
Lo stile grafico è colorato e gli abbondanti effetti di luce-energia sono spettacolari, così come i filmati in FMV.

In particolare, la Square ha avuto successo sulla sfida più difficile per questo gioco: rendere in maniera convincente i personaggi bidimensionali Disney in 3D. Per fortuna la trasposizione è avvenuta praticamente indolore (se si escludono alcune espressioni) ed il tutto risulta fedele all’aspetto originale.

Keyblade

Kingdom Hearts prevede scontri in tempo reale. Il giocatore controllerà Sora mentre Paperino e Pippo saranno controllati dall’intelligenza artificiale del gioco che potrà comunque essere impostata su varie condotte generali, come la tendenza a usare oggetti, a fare magie ecc…
Per attaccare e saltare basterà premere i rispettivi tasti sul joypad, mentre per le altre azioni sarà sempre disponibile un piccolo menù sul lato dello schermo che integra i comandi direttamente nel gameplay senza interruzioni.
Sora imparerà varie combo ma anche numerose magie ispirate direttamente da Final Fantasy; peccato solo che a parte Cure e Aero, le altre sia davvero relativamente utili, visto che generalmente gli attacchi fisici sono ben più efficaci di quelli magici. Così come le magie, anche le evocazioni (dove personaggi Disney sostituiscono le classiche Summon Square) sono davvero poco utili.
Per liberarvi dei numerosi tipi di Heartless sparsi per i vari mondi raramente avrete bisogno di una tattica più raffinata di colpire tutto quello che vi si para davanti quanto più possibile e al momento giusto. Per fortuna i boss offrono una buona varietà di situazioni.

I mondi che esplorerete offrono elementi platform e alcuni mini-giochi (tra cui le sessioni di shooter a bordo della gummiship).
Il difetto peggiore del gameplay risiede nelle inquadrature della telecamera. Questa cerca di rimanere dietro a Sora, ma in particolari situazioni come i combattimenti o mentre si sta cercando di fare determinati salti, non riesce ad offrire un’inquadratura ottimale, tendendo troppo a muoversi. Può essere ovviamente mossa manualmente, ma in certe situazioni, cui si deve porre l’attenzione ad altro, essa stenta a rimanere nella giusta posizione.
I controlli comunque, sono reattivi e fluidi.

Hikari

A Yoko Shimomura è stata affidata la composizione dei brani per la colonna sonora, tra cui anche le rivisitazioni dei temi dei film d’animazione Disney. Questi ultimi sono stati trasposti fedelmente e si discostano davvero poco dagli originali; peccato che i loop siano piuttosto corti, quindi a volte il sottofondo musicale potrebbe risultare ripetitivo.
I brani originali sono ben fatti; qualcuno potrebbe sembrare piuttosto inconsistente, ma ci sono alcune eccezioni, come "Destati", che bilanciano la qualità generale.
Da segnalare il brano "Simple & Clean" (versione inglese di "Hikari") cantato dalla cantate jpop Utada Hikaru in due versioni differenti.
Parlando infine di doppiaggi, è chiaro che la Square non abbia badato a spese per questo aspetto. Le voci dei personaggi Disney sono fedeli e per gli altri è stato eseguito parimente un ottimo lavoro.

La Porta di Luce

L’avventura principale è un po’ meno longeva rispetto un qualsiasi Final Fantasy, come comprensibilmente richiede il suo genere.
Il gioco presenta poi alcune sotto-missioni e boss facoltativi con cui confrontarsi.
Insomma il gioco vi terrà occupati per un bel po’.

Per concludere

Kingdom Hearts è senza dubbio uno dei giochi più validi disponibili per PS2.
Chi non vede di buon occhio l’accostamento Final Fantasy – Disney farà meglio a ricredersi per non farsi sfuggire un titolo divertente e solido.
Non fatevi dunque ingannare dalla grafica colorata e i personaggi carini. Evitate questo gioco solo se non sopportate (per qualche triste motivo) la Disney e/o la Square. Se vi interessa un buon action-RPG, lo avete trovato.

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