Legacy of the Beast – Recensione

Gli Iron Maiden che fanno un videogioco? Non è una novità: già nel lontano 1999 la band heavy metal britannica, per celebrare la reunion con lo storico cantante Bruce Dickinson, aveva pubblicato un best of contenente il gioco Ed Hunter, uno sparatutto sui binari di discreta fattura ignorato dalla massa ma idolatrato dai fan. Cinque dischi e otto tour dopo ecco la sorpresa: il bassista e leader Steve Harris decide che per Eddie – la mascotte che campeggia sulle cover art dei Maiden fin dal disco omonimo –  è il momento di tornare nel mondo dei videogiochi, stavolta su smartphone e tablet, e chi siamo noi per contraddirlo?

Legacy of the Beast - Recensione

The book of Souls

L’anima di Eddie è in pezzi: un nemico sconosciuto ha colpito la mascotte degli Iron Maiden spargendone lo spirito per l’universo e questi dovrà combattere per ricostruire il proprio potere e sconfiggere il male. Inizialmente alleato soltanto con una misteriosa chiaroveggente – ovviamente accompagnata dal giro di basso di The Clairvoyant in ogni sua apparizione – proseguendo nel gioco Eddie dovrà costruire la sua squadra di alleati raccogliendo oggetti da sacrificare al libro delle anime. Ogni nuovo essere avrà i propri poteri e le proprie uniche caratteristiche, da potenziare e organizzare sempre spendendo gli oggetti raccolti nel mondo di gioco, in modo da preparare la squadra al combattimento successivo, e così via fino alla fine dell’avventura. I vari personaggi incontrati durante il gioco sveleranno di volta in volta con poche righe di dialogo una parte di trama, finchè Eddie non scoprirà chi è il suo mortale nemico.

Legacy of the Beast - Recensione

Un po’ come fu per Ed Hunter, la trama non è certo il punto di forza di un titolo che fa della musica e dell’immagine di una band leggendaria le sue caratteristiche salienti. È però vero che un personaggio carimatico come Eddie avrebbe meritato una maggiore profondità e che un titolo di stampo ruolistico senza narrazione e colpi di scena perde molto del suo fascino. I fan sanno dai tempi di The Number of the Beast chi è il principale antagonista di Eddie e, per quanto sia divertente proseguire nel gioco per darle di santa ragione al Diavolo in persona, la trama di Legacy of the Beast non risulta essere abbastanza strutturata per supportare con coerenza le battaglie tra i differenti mondi in cui Eddie si ritroverà a combattere.

Legacy of the Beast 2


The Trooper(s)

Avrete ormai capito come Legacy of the Beast si basi fortemente sulle più classiche meccaniche RPG: composto il proprio party di 3 soldati – uno dei quali sarà sempre una versione di Eddie, con diversi attacchi magici e fisici – vi verrà chiesto di affrontare scontri a turni contro avversari dal livello crescente. Vincere una battaglia significherà raccogliere tesori e guadagnare punti esperienza fondamentali per la progressione di livello e l’aumento della forza di attacco dell’intera squadra. Peccato solo che nel gioco non vi sia traccia di esplorazione, elemento altrettanto cruciale in un RPG. Non vi è nemmeno, per assurdo, un accenno di transizione tra uno scontro e l’altro come accadeva in RPG action alla Infinity Blade: concluso uno scontro Eddie e gli altri personaggi del party corrono fuori dallo schermo e una dissolvenza al nero li porta verso lo scontro successivo. L’intera esperienza si divide così tra le battaglie e il tempo passato a girovagare tra i menu di reclutamento e potenziamento, che con la loro profondità potrebbero scoraggiare chi non è avvezzo a questa tipologia di gioco.

Legacy of the Beast - Recensione


Deja-vu

I mondi e gli scenari che fanno da sfondo a Legacy of the Beast sanno di già visto, ma nell’accezione più positiva che possiate immaginare: ogni singolo aspetto visivo del mondo di gioco è basato sulla splendida iconografia artistica creata per gli Iron Maiden da Derek Riggs, storico illustratore di tutte le copertine della band fino ai primi anni ’90. Ecco così che gli appassionati potranno ritrovare tutti gli elementi identificativi delle illustrazioni di A Matter of Life and Death, Powerslave, The Number of The Beast, Somewhere in Time, Brave New World e via dicendo, compresi i personaggi protagonisti di alcune famosissime canzoni degli Iron Maiden, dal già citato The Clairvoyant al gigantesco e spaventoso Wicker Man, solo per citarne alcuni.

Dobbiamo però segnalare una grafica esageratamente pulita, che anche sul piccolo schermo di un’iphone rivela troppa scarsità nei dettagli: le illustrazioni di Riggs hanno sempre avuto un livello di dettaglio maniacale e uno stile sempre in biolico tgra il grottesco e il cartoon, al quale purtroppo Legacy of the Beast non strizza mai l’occhio. Interessante come alcune versioni di Eddie – così come le animazioni che accompagnano le sue mosse speciali – mostrino in alcuni casi una regia virtuale ispirata e degli effetti speciali invece assenti in altri momenti del gioco, dove sicuramente avrebbero fatto la differnza e reso l’esperienza visiva ben più coinvolgente.

Legacy of the Beast - Recensione

Niente da eccepire anche sul versante sonoro: Steve Harris in persona ha collaborato alla scelta e al missaggio dei brani che compongono la colonna sonora di Legacy of the Beast, alcuni inediti live e altri riadattati per inserirsi nel gioco. Alcune parti strumentali di atmosfera sembrano scritte apposta per i menu, più riflessivi e tranquilli, mentre le classiche galoppate heavy metal composte da Steve ben si prestano ad accompagnare la concitazione delle battaglie contro i boss di fine livello. Peccato che – probabilmente per evitare che la musica fosse troppo in primo piano durante il gioco – sia praticamente inesistente la voce di Bruce Dickinson, se non per l’acutissimo urlo che accompagna l’evocazione del party all’inizio dei livelli e la vittoria alla fine degli stessi.

Legacy of the Beast - Recensione

Stranger in a Strange Land

Tra le varie canzoni degli Iron Maiden che abbiamo scelto per intitolare i paragrafi di questa recensione, Stranger in a Strange Land ci pare essere quello più adatto a riassumere il nostro giudizio su Legacy of the Beast: nè carne nè pesce, si tratta di un Free to Play con meccaniche RPG improntate esclusivamente sul combattimento a turni e sul collezionare anime, in cui fortunatamente gli acquisti in app sono presenti ma non obbligatori per proseguire e per godersi il gioco nella sua interezza. Ed Hunter non era certo un capolavoro, ma a nostro parere era in grado di offrire maggiore divertimento e coerenza con l’iconografia della band attraverso i livelli. Legacy of the Beast basa tutto sulla forza visiva delle illustrazioni di Derek Riggs, che purtroppo da sole non bastano per farci promuovere a pieni voti un titolo che latita sotto molti altri aspetti. Ci duole ammetterlo, ma soltanto i veri fan degli Iron Maiden potranno apprezzare il gioco, destinato a restare un prodotto di nicchia dalle potenzialità mal sfruttate.

6.5

Pro

  • - La musica degli Iron Maiden ha sempre il suo fascino
  • - Eddie ha mille facce, tutte carismatiche
  • - Gli acquisti in app non sono così invadenti e necessari

Contro

  • - Solo combattimenti, niente esplorazione
  • - Trama inconcludente
  • - Graficamente latita nei dettagli
  • - Piacerà soltanto ai fan degli Iron Maiden
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