Mario Party 8 – Recensione Mario Party 8

Arrivata alla veneranda età dell’ottavo capitolo, la saga di Mario Party prova a farsi strada anche sulle consolle di nuove generazione. Hudson ha testato, con diverso successo sia sul piano più commerciale che qualitativo, la gioia di un divertente party game già dal Nintendo 64, esponendo alla luce una trama colma di minigiochi, di colore e di innovazione.
E così, quasi dieci anni dopo, ci ritroviamo in mano un ottavo capitolo che non può essere analizzato senza uno sguardo al passato. Come un qualunque sequel che si rispetti, Mario Party 8 dovrebbe di volta in volta aggiungere elementi innovativi, un moderno e fugace divertimento che consenta al giocatore di passare qualche ora immerso in un mondo sì datato, ma nell’ambito della next-gen. E si consuma in queste poche righe il problema del gioco Hudson, che malgrado gli sforzi non riesce più a brillare per innovazione ed originalità e sembra entrato in una fase di stallo, rischiando così di finire nella saga del visto e rivisto.

Vecchi ricordi

Per un attimo, osservando gli allegri e solari colori di Mario Party 8, potremmo dimenticarci della storica frase “anche l’occhio vuole la sua parte” o potremmo credere che lo stesso occhio ne sia rimasto sufficientemente appagato. Ma ad uno sguardo più attento, notiamo che nessuno sforzo grafico di grande livello è stato adoperato per questo capitolo e l’affermazione fa storcere maggiormente il naso se si pensa che ci troviamo di fronte ad un Wii, una consolle di nuova generazione. Troppe strizzate d’occhio a modelli precedentemente usati, come a Mario Sunshine per dirne uno. Per un attimo si ha la sensazione di essere rimasti a giocare con il caro vecchio Game Cube. Fortunatamente in un party game l’occhio vuole solo la sua minima parte, sono altri gli elementi che possono renderlo grande. Ad esempio inserire una colonna sonora, se così si può definire una serie di canzoncine in pieno stile “Mario”, pronte ad entrare nella testa, di quelle che poi si intonano sotto la doccia. No, neanche con la musica si può completare un gioco del genere, occorre qualche novità lampante che balzi subito all’occhio ed occorre quindi analizzare appieno il sistema di gioco vero e proprio.

Il gioco dell’oca del futuro

Chi conosce almeno uno dei precedenti episodi, già intuisce che anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una sorta di gioco dell’oca digitale, dove i personaggi, virtuali ovviamente, si muoveranno su un tabellone e affronteranno diverse situazioni (minigiochi) a seconda della casella dove sono finiti. Svolgimento molto semplice, che potrebbe farvi passare qualche ora in divertente compagnia, ma si evidenziano subito alcune lacune: la prima è l’eccessiva durata delle azioni gestite dal CPU. Se provate Mario Party 8 in single player, dovrete infatti attendere lo svolgimento delle azioni dei vostri avversari; processo che dopo qualche turno potrebbe rivelarsi non proprio piacevole. La seconda è la ripetitività dei minigiochi: a parte qualche solitario exploit, ci troviamo di fronte ad un gioco già visto e per molti già vissuto. Ciò non toglie che i minigiochi siano anche divertenti, soprattutto se giocati in compagnia, ma una serie del genere ha bisogno di nuova linfa ad ogni suo capitolo. Fortunatamente il sistema di controllo Wii Remote alleggerisce almeno in parte la pesantezza del gioco e costituisce, di fatto, l’unica vera novità rilevante del nuovo capitolo.
Il nuovo sistema è sfruttato davvero al massimo e ci consentirà di eseguire azioni che normalmente non siamo abituati a compiere con un joystick. Gli usi sono innumerevoli: a seconda delle situazione dovremmo infatti tagliare, ruotare, saltare, spezzare e via dicendo. Il Wii Remote ed un paio di amici costituiscono sicuramente le due fonti maggiori di divertimento.

Strategia o fortuna?

Un fattore da tenere in considerazione, anche in un videogioco di questo genere, è il tipo di strategia che si può adoperare, soprattutto in un’entusiasmante battaglia contro degli amici. Ebbene Mario Party 8 non brilla nemmeno sotto questo punto di vista; per avanzare sulle caselle del tabellone infatti, useremo dei dadi virtuali che consentiranno i movimenti. Non è difficile capire che chi totalizzerà i punteggi più alti andrà avanti più velocemente sul tabellone e quindi arriverà prima al traguardo. Influisce anche lo svolgimento dei minigiochi: ognuno può dare un determinato punteggio in base alla nostra abilità e, a minigioco completato, riceveremo un numero più o meno alto di gettoni. Lo scopo principale resta quello di accumulare più gettoni possibili. Ma il fattore fortuna resta determinante e non ci saranno mai nel gioco pianificazioni o strategie programmate che conducano alla vittoria. Un punto decisamente a sfavore nell’ambito di una sfida, magari con un amico. La struttura delle ambientazioni costituisce una delle poche cose riuscite discretamente; per lo meno disponiamo di sei tipologie diverse di tabelloni, ognuna con le sue caratteristiche ben definite e con vari extra da sbloccare, come le scorciatoie sul percorso. Tra tutti, il più interessante è senz’altro il tabellone ambientato nell’universo di Mother, che ricorda un vero e proprio gioco di società, data l’ubicazione di alcuni hotel ai margini del percorso. E d’obbligo però affermare che gli elementi sbloccabili completando determinate sequenze di gioco e, i vari extra in generale, non basteranno a tenere alto l’entusiasmo del giocatore, che probabilmente si stancherà della ripetitività del gioco in breve tempo.

Festa?

Mario Party 8 potrebbe a prima vista convincere, grazie ad un colore vivace ed ad una sprizzante allegria dei personaggi. Tralasciando mano a mano l’apparenza ci si accorge che il gioco manca di due requisiti fondamentali che dovrebbero caratterizzare i party game, che sono: originalità & innovazione. Il tentativo di Hudson di inserirsi nel panorama delle console di nuova generazione è per il momento fallito, se non altro per aver creato un videogioco senza nuovi spunti né grafici né inerenti la giocabilità (se si esclude il nuovo sistema di controllo).
Consigliato soltanto ad un fedele amante della serie o a chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di avventura; il tutto va comunque affrontato senza pretese e non senza 2-3 amici sempre a disposizione.

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