Max Payne 3 – Recensione

Un salto nel vuoto, il tempo rallenta e i proiettili sfiorano la nostra faccia, mentre con colpi precisi eliminiamo i nostri nemici. Non stiamo parlando di Matrix, ma del gioco che ha fatto di questa scena il suo marchio di fabbrica: Max Payne. Il terzo capitolo di una delle serie più fortunate della storia dei videogiochi è appena uscito, ma fino ad ora tutti i fan di Max si chiedevano se Rockstar sarebbe riuscita a mantenere intatto il feeling del gioco originale. Ora possiamo rispondergli senza timore: Max Payne è tornato e l’ha fatto col botto.

Un uomo e i suoi ricordi

Max Payne era un poliziotto di successo, dalla battuta facile ma con un forte senso del dovere. Una sera, rincasando da lavoro, si è ritrovato in casa una banda di teppisti intenti a massacrare sua moglie e sua figlia. In cerca di vendetta, ben presto scoprirà che quei teppisti erano strafatti di una nuova droga, laValchiria, che lo porterà a smascherare un’operazione ben più grande. Nel secondo episodio Max si ritrova ancora una volta invischiato in situazioni malavitose, ma riesce comunque ad innamorarsi di una donna, Mona, che purtroppo morirà al termine del gioco. Per questo quando Max assiste ad una violenza su una donna, nel terzo episodio, si infuria e arriva al punto di uccidere il figlio di un boss mafioso, evento che segna l’inizio di nuovi problemi.
Max Payne 3 parte da qui, un ex poliziotto in fuga che si ritrova a San Paolo a svolgere l’ingrato compito di guardia del corpo in un paese dove ogni persona ricca è un potenziale bersaglio. Da qui la faccenda si complicherà e nel corso della storia ci saranno diversi colpi di scena, che ovviamente non vi riveleremo. Il primo punto a favore di Max Payne 3 va proprio alla narrazione, eccelsa in ogni suo aspetto. Dai dialoghi interiori di Max alle scelte della regia, il lavoro svolto è ottimo. Un Max ormai sopraffatto dagli antidolorifici (che fungono anche da medikit nel gioco) viene rappresentato con delle immagini distorte, spesso attraversate da interferenze quasi come per sottolineare lo stress psicofisico del protagonista.
Inoltre i filmati riprendono l’idea dei fumetti, suddividendo spesso lo schermo in riquadri che evidenziano le situazioni più importanti. Alcune parole chiave verranno mostrate a schermo durante i dialoghi, per sottolineare alcuni punti della trama.
I dialoghi interiori, purtroppo solo in inglese (ebbene sì, scordiamoci l’ottimo doppiaggio italiano degli scorsi episodi), mantengono la loro suggestività, con un Max sempre pronto a commentare le varie situazioni o i personaggi che gli si parano davanti.
La storia, dalla durata di circa 12-13 ore, è narrata con molti flashback che ci permetteranno di giocare diverse fasi degli anni successivi al termine del secondo episodio, rigorosamente non in ordine cronologico. Fondamentalmente troviamo tre fasi: una prima rappresentata da Max nel suo solito impermeabile nero, dove farà la conoscenza di Passos, che diventerà suo socio in Brasile. Proprio a San Paolo si svolgerà la seconda fase, nella quale Max e Passos saranno le guardie del corpo della famiglia Branco, una delle più importanti di tutto il paese. La terza fase vedrà un Max pelato in camicia hawaiana (che lui stesso etichetta come orrenda) aggirarsi nelle non tanto amichevoli favelas. Come già accennato, il passaggio tra le varie fasi non è netto, bensì ci saranno continui flashback che renderanno più intrigante la storia.

Fletto i muscoli e sono nel vuoto

Ma il vero punto di forza della serie è sempre stato il gameplay. Quando uscì nel 2001 fu una vera e propria rivoluzione, non solo per il bullet time, ma anche per la fisica e la distruzione degli ambienti. Max Payne 3 poteva essere da meno? Assolutamente no! Il bullet time è sempre presente ma reso ancora più interessante da un paio di accorgimenti. Avremo due modi per attivarlo; premendo lo stick analogico destro il tempo rallenterà e la barra del bullet time diminuirà, mentre alla pressione del tasto RB ci lanceremo in un salto al rallentatore, utile per schivare i proiettili e allo stesso tempo rispondere al fuoco. Una volta terminato il bullet time con salto cadremo a terra, a questo punto potremo decidere di rialzarci subito o rimanere sdraiati continuando a sparare all’impazzata. Questo sistema funziona veramente bene e va a creare delle situazioni molto cinematografiche e, soprattutto, divertenti. Gli sviluppatori hanno deciso di rendere ancora più incisivo l’utilizzo del bullet time inserendo una specie di kill camche si attiverà ogni qual volta Max ucciderà l’ultimo dei nemici. In questo caso la telecamera si sposterà sul nemico appena eliminato e, continuando a premere il grilletto destro, potremo sparare raffiche di colpi al corpo morente. Un po’ macabro in realtà, ma sicuramente di grande effetto. Il bullet time si attiverà anche quando staremo per morire; come negli scorsi episodi, Max porterà con sé dei flaconi di antidolorifici per curare le ferite, solitamente questi andavano selezionati quando la salute era bassa per riportarla a livelli normali. In Max Payne 3, però, se la nostra salute scenderà sotto lo zero si attiverà una modalità al rallentatore in cui Max dovrà sparare ad uno dei nemici per riuscire a riprendersi (utilizzando un flacone di antidolorifici). Sarà ovviamente possibile utilizzare anche il metodo classico, ma in questo modo potremo non preoccuparci troppo della salute.
Non pensiate che Max Payne 3 sia un gioco facile, anche con un utilizzo massiccio del bullet time. Alla difficoltà media morirete e lo farete spesso.

Bande rivali

Il multiplayer è la vera sorpresa di Max payne 3, un’incredibile varietà di modalità e obbiettivi che allungano moltissimo la longevità del titolo. Gang Wars, per esempio, si lancia in qualcosa di piuttosto ambizioso: cercare di creare un intreccio narrativo in quella che di solito è una modalità determinata dal giocatore. Potremo giocare quattro turni, ognuno con diversi obiettivi che si alterneranno a seconda di ciò che accade in ciascuno di essi: occupare un territorio, disinnescare una o più bombe, assassinare un leader scelto a caso della banda avversaria, etc. Durante questi turni si accumulerà un vantaggio per il quinto e ultimo round, che prende sempre la forma di un Deathmatch. I Bursts, che funzionano come perks, sono al centro di questa modalità e conferiscono vantaggi ai membri del vostro team. Permettono, per esempio, di aumentare il calibro delle vostre armi o indurre in paranoia la squadra avversaria, facendo apparire come nemici quelli che in realtà sono i loro compagni. Gang Wars ha aspirazioni molto alte, ma non è del tutto riuscito, soprattutto sotto l’aspetto della narrazione. Non ha molta importanza in quanto il gioco in sé è incredibilmente divertente e in grado di dare ai giocatori un senso di libertà assente dalla campagna singleplayer. È lodevole vedere come uno sviluppatore cerchi di innovare il multiplayer, piuttosto che limitarsi a proporre le solite modalità. Il multiplayer di Max Payne 3 non è assolutamente una modalità inserita tanto per, e non mancherà di premiare i giocatori con mesi di godimento.
Max non risparmierà proprio nessuno

Un pizzico di arcade non guasta mai

Oltre alla modalità in singolo e a quella multigiocatore, Max Payne 3 propone due sfide arcadeche ne allungano ulteriormente la longevità. In New York Minute dovremo completare l’intera campagna in un minuto. Impossibile? No, perché ogni uccisione effettuata aumenterà il tempo a nostra disposizione, come in Time Crisis.
Mentre nella modalità Score Attack dovremo guadagnare punti attraverso le uccisioni, beneficiando di moltiplicatori attivabili da determinati colpi. Ogni azione comporterà un aumento del nostro punteggio (colpo al corpo, alla testa, esplosione, etc) o una sua diminuzione (morte, uso degli antidolorifici, etc). In questo modo potremo affinare le nostre abilità per scalare la classifica.
Grazie all’esperienza accumulata durante queste partite potremo sbloccare diversi contenuti aggiuntivi, come vestiti o maschere, per personalizzare l’aspetto del nostro personaggio. Per poterli utilizzare anche nel multiplayer, però, dovrete ottenere il platino in ogni livello della modalità arcade.

Sole, belle donne e pallottole

Anche dal punto di vista tecnico Max Payne 3 stupisce non poco. Il comparto grafico è probabilmente uno dei migliori mai visti su console, così come quello sonoro (l’arrangiamento del tema principale di Max Payne è stupendo). La palette cromatica utilizzata varia dal grigio-blu dei primi anni fino all’arancio-azzurro del periodo brasiliano, regalando delle visuali di tutto rispetto. La luce domina il periodo delle favelas, dove il sole cocente si insinua tra le baracche creando svariati giochi di luci e ombre molto suggestivi, grazie anche al sapiente uso dell’HDR. Le immagini sono pulite, senza aliasing e con un frame rate stabile. La resa dei volti non raggiunge ancora le vette di L.A. Noire ma rimane comunque ottima, garantendo una vasta gamma di espressioni facciali (Max, però, continua a non sorridere).
Quello che più colpisce è che molte delle situazioni sono metaforiche e non costruite solo per il gusto di creare delle visuali d’impatto. Possiamo trovare, per esempio, un elemento comune tra Max Payne 3 e Uncharted 3; ad un certo punto della trama, in entrambi i titoli, dovremo uscire da un edificio in fiamme. Mentre in Uncharted la scena è un pretesto per mostrare le potenzialità del comparto tecnico e non aggiunge nulla alla trama, in Max Payne 3 tutta la scena è una metafora della vita di Max, che si ritrova in un ambiente infernale alla ricerca di una via d’uscita. È qui che capiamo il vero potenziale del gioco, quando gameplay, narrativa e caratterizzazione del personaggi raggiungono l’apice e si fondono in una cosa sola.
Non si può dire che non abbia fantasia nel vestire

11 anni e non sentirli

Max Payne 3 si è rivelato un gioco immenso, confermando Rockstar come uno degli sviluppatori più capaci degli ultimi anni. Dopo Red Dead Redemption ed L.A. Noire, è riuscita a fare un altro centro con un gioco che prende tutta l’atmosfera dei primi episodi, la potenzia e la ripropone arricchita da tantissime novità che ben si amalgamano nell’insieme. Se avevate dei dubbi su questo terzo capitolo è il momento di toglierseli, Max Payne è più in forma che mai.
Sono un fan dei primi due capitoli della serie e, quando uscirono le prime immagini di Max Payne 3, ero un po’ scettico al riguardo. Mi sono bastati 10 minuti di gioco per eliminare tutti i miei dubbi: Max Payne è più in forma che mai! Rockstar continua a proporci giochi anni luce più avanti rispetto alla concorrenza e Max Payne 3 è solo l’ultimo esempio di una serie di titoli di successo. Bel lavoro!
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