Metal Slug Anthology – Recensione Metal Slug Anthology

Brutta cosa, la nostalgia. Soprattutto quando ti riporta indietro ai tempi della scuola media, quando in centro città non era difficile imbattersi in una invitante e fornita sala giochi, dove i gettoni costavano al massimo 500 Lire l’uno e quasi mai ne servivano due (o più) per fare una singola partita. Correva l’anno 1996 e ogni amante dell’arcade conosceva Metal Slug, il divertentissimo sparatutto a scorrimento orizzontale sviluppato da SNK Playmore. Da allora, scoperta la formula vincente, gli sviluppatori iniziarono a sfornare nuovi capitoli della serie a cadenza più o meno regolare (ogni due anni circa) un po’ per tutte le console presenti sul mercato, naturalmente senza dimenticarsi delle versioni coin-op. Per tutti i fan di vecchia data, le "lumache di metallo" approdano anche in questa generazione di console con questa antologia, che altro non è se non una (divertentissima) raccolta dei primi sette episodi della serie, ovvero rispettivamente i Metal Slug dall’1 al 6 – quest’ultimo fino ad oggi inedito in occidente – più Metal Slug X, versione riveduta e migliorata del secondo episodio. Potrà il vecchio arcade concorrere con le titaniche produzioni di ultima generazione?

 

A volte basta una schermata per riempire la mente di ricordi e farci rimpiangere le sale giochi del passato

 

 

Un soldato dall’anima arcade

Lo si è detto poco sopra: Metal Slug (uno qualsiasi) si può descrivere come uno sparatutto bidimensionale a scorrimento orizzontale, innegabilmente arcade, squisitamente retrò. In realtà chiunque abbia mai imbracciato una Heavy Machine Gun nei panni di uno dei tanti personaggi giocabili della saga sa bene che la forza del titolo SNK Playmore risiede proprio nella sua incredibile semplicità. In Metal Slug si salta, si spara, si salvano i prigionieri di guerra (rigorosamente in barba lunga e mutandoni), si trova un’arma più potente e si spara ancora, attraversando scenari devastati dalla guerra e sdrammatizzati da scenette al limite del grottesco. Il tutto rappresentato con l’assurda grafica super-deformed da sempre marchio di fabbrica del gioco. Inspiegabilmente, nonostante i vari livelli – così come i vari episodi della saga, a dirla tutta – siano ripetitivi e pieni di elementi ridondanti e spesso scontati, ogni partita è sempre divertente e godibile, soprattutto se assaporata in compagnia di qualche amico. Il gioco si presta infatti molto bene a partite veloci in multiplayer, dove la doppia potenza di fuoco è utile se non necessaria per non soccombere prematuramente nelle fasi più ostiche. Perché da sempre Metal Slug è un gioco che definire difficile è un eufemismo. Difficoltà data non tanto dal punto di vista tecnico, quanto dalla potenza di fuoco nemica: l’Intelligenza Artificiale dei soldati, degli alieni e dei mostri che ci ritroveremo a combattere sarà sempre prossima allo zero assoluto, ma l’incredibile numero di nemici, carri armati e proiettili che circonderanno il nostro personaggio renderanno spesso quasi impossibile uscire indenni dai più concitati scontri a fuoco. Anche perchè non c’è una qualsivoglia barra dell’energia a preservare la pellaccia del nostro alter ego virtuale: si viene colpiti? Si muore. Punto. Al massimo si viene trasformati, in rari casi, in esseri dalla limitata mobilità e dalla risicata potenza di fuoco (memorabili le trasformazioni in zombi o in mummia del secondo episodio), destinati presto ad essere falcidiati dalle scariche di mitra delle ben più rapide legioni nemiche. Insomma, Metal Slug è un gioco dall’anima prettamente arcade, e l’innegabile vantaggio della versione casalinga è che invece di inserire l’ennesimo gettone ci basterà premere il tasto start per essere catapultati nuovamente nell’azione. Una scelta, quella del Free Play, più obbligatoria che necessaria, utile a rendere godibile il gioco anche a chi non ha passato l’infanzia a studiare come uscire indenne dagli schemi più difficili. I puristi dell’arcade, come sempre, potranno dimostrare la loro abilità utilizzando meno continue possibili, ottenendo così un punteggio più alto e la possibilità di scrivere il loro nome ai vertici della classifica una volta raggiunto il Game Over.
 

Durante certe boss-fight per non soccombere sotto il fuoco nemico serve un vero e proprio miracolo!
 

 

Lunga vita al 2D

Alcune volte, imprigionati nel vortice dell’alta definizione piena di poligoni, illuminazione in tempo reale ed effetti particellari come se piovesse, ci dimentichiamo quanto possa essere bello da vedere un semplice gioco in 2D. Ogni capitolo di Metal Slug, con la sua grafica super-deformed, i personaggi in stile cartoon, i curatissimi scenari e le animazioni disegnate a mano, è una vera gioia per gli occhi, non solo quelli dei nostalgici. Per bilanciare la ripetitività del gameplay i game designer hanno inserito negli anni un’incredibile varietà di ambientazioni: dalle spiagge ai deserti, dalle montagne innevate ai laboratori sotterranei, dalle fogne alle navi aliene… attraverso i vari episodi della serie ci ritroveremo a gironzolare in lungo e in largo scoprendo tutta la fantasia degli sviluppatori. Così come gli scenari, poi, anche i nemici sono sempre ben studiati, ma soprattutto tanto folli e demenziali quanto letali e duri da abbattere. Graficamente, insomma, il titolo SNK è sicuramente invecchiato bene, anche grazie alla cura maniacale riposta nei dettagli sin dal primo episodio. Basti solo pensare a come sia possibile, a volte, interagire con lo scenario distruggendo praticamente ogni cosa che ci circonda: una piccolezza, forse, almeno per un platform/sparatutto 2D, ma che certamente aiuta a sentirsi parte della scena e rende molto più divertente e distruttivo il nostro passaggio.

 

Buona parte degli scenari presenta elementi che esplodono e si frantumano in mille pezzi: divertentissimo!

 

 

Super Veichle 001 e figli

Uno dei maggiori punti di forza di Metal Slug è sempre stato il carro armato: è lui la "lumaca di metallo", il prototipo del Super Veichle che, nel corso della serie, è passato attraverso le più bizzarre declinazioni. Se nel primo episodio, infatti, è possibile guidare solamente il classico carro armato, da Metal Slug 2 in poi ci ritroveremo a pilotare ogni genere di stramberia bellica: dai sottomarini agli esoscheletri robot, dalle postazioni fisse agli aerei – tra l’altro perfetti per elevare al quadrato la caratteristica di sparatutto del titolo, in questi frangenti più simile a R-Type che a un qualsivoglia gioco di piattaforme – fino ad arrivare agli animali più strani. In certe situazioni è proprio impossibile non lasciarsi scappare una sana risata, data la demenzialità delle situazioni proposte. Certo, forse alcune volte il nostro personaggio sarà talmente impacciato da rendere ancora più difficoltoso lo schivare i colpi nemici, ma il divertimento vale anche qualche pallottola in più.
 

I nemici hanno un grosso caccia militare, noi… un dromedario?! Si mette male…

 

 

Ispirazione altalenante

Un grosso neo nella scintillante carriera di Metal Slug si può trovare nella trama alla base del frenetico gameplay: se i primi tre episodi – il terzo soprattutto – erano tenuti insieme da un susseguirsi di eventi abbastanza coerente, nei capitoli più recenti della saga si è purtroppo assistito all’azzeramento della storia, già esigua di per sé. Il nostro personaggio potrà scegliere strade alternative passando per grotte, fognature, foreste o piramidi, ma il continuo cambio di scenari darà più di una volta la sensazione di trovarsi all’interno di un’accozzaglia di schemi senza un ordine preciso. Il divertente e concitato gameplay da solo, insomma, non sempre basta per nascondere la totale mancanza di una trama che faccia da collante al tutto, e molte volte fa rimpiangere i fasti raggiunti dal mai troppo osannato Metal Slug 3, dove le alleanze con i soldati nemici e l’invasione aliena si sono dimostrati in grado di dar vita ad una storia semplicissima ma allo stesso tempo appassionante e coerente con le continue sparatorie mostrate sullo schermo.
 

Nonostante gli anni, grazie alla bontà dei disegni a mano, la grafica di MS si difende ancora bene

 

 

"Peace Forever!"

Dare un voto a questa collection senza lasciarsi influenzare dai ricordi è un’impresa titanica. Ogni singolo capitolo di Metal Slug, e a maggior ragione questa Anthology, vanno valutati con due differenti metri di giudizio in base al "fattore nostalgia". A chi non conoscesse il gioco o ne avesse solamente sentito parlare va il nostro monito: i sette capitoli della saga di Metal Slug contenuti in questa antologia presentano più o meno la stessa grafica e lo stesso gameplay, tanto da poter essere considerati un unico sparatutto a scorrimento orizzontale a sfondo bellico della durata di poche ore; lo spirito totalmente arcade della serie non privilegia infatti la longevità, puntando piuttosto su una solida e divertente miscela di platform, shooter e demenzialità generale. Lasciando da parte l’oggettività, invece, se tra di voi c’è qualcuno che ancora si commuove quando vede una sala giochi con qualche vecchio cabinato, o ancora qualcuno che – come il sottoscritto, che scrive queste ultime righe con una lacrimuccia che penzola – ai tempi del Saturn aveva acquistato la cartuccia che espandeva la Ram per poter giocare al primo Metal Slug nel salotto di casa, allora non potete certo farvi sfuggire questo salto nel passato. Le lumache di metallo sono tornate, più scintillanti e in forma che mai!

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