Monkey Island Tales 1 – Recensione Tales of Monkey Island Capitolo 1

Il suo nome è Guybrush Threepwood, potente pirata…

Erano gli anni ’90 quando dalla LucasArts nacque la storia di un ragazzo che voleva diventare il più grande pirata di tutti i mari partendo dalla risoluzione del mistero dell’isola di Monkey Island. Non servì un solo gioco per narrare le sue avventure, ma ne fecero altri ancora, riuscendo a far crescere sempre più l’immagine di Guybrush Threepwood, il più potente corsaro di tutti i mari. 
A distanza di quasi 20 anni, la LucasArts rimette in carreggiata Guybrush, in concomitanza dell’annuncio di un prossimo remake del primo capitolo che fece la fortuna della saga. Insieme alla TellTales Games nascono i Tales of Monkey Island, cinque capitoli per cinque episodi – stessa dinamica presentata anche per le riproposizioni di Sam e Max –  diversi che andranno a rilanciare una figura next gen del protagonista dei titoli precedenti.

…o almeno così dicono

Elaine, la compagna di Guybrush, è stata rapita. Il rapitore risponde al nome di LeChuck, temibile pirata e acerrimo nemico del protagonista sin dal primo capitolo della saga. Il nostro alter ego è in possesso di una miracolosa spada, creata in una ipotetica avventura successiva al quarto capitolo al quale non abbiamo potuto prendere parte o assistere. La sua potente lama magica, unita ad un potente miscuglio di erbe e birra frizzante, potrà sconfiggere LeChuck e salvare ancora una volta Elaine. Non pensiate però che le cose siano così semplici, anche perchè chi ha già avuto il piacere, nonchè l’onore, di conoscere il potente pirata nelle sue prime apparizioni, anche la cosa più facile, per una serie di sfortunati eventi, può diventare la più difficile e intricata. Ecco che Guybrush farà cadere in mare l’intruglio magico dovendo ricorrere ad altri espedienti. Dopo aver raggiunto il suo intento, qualcosa va storto: LeChuck diventa un essere umano e la mano sinistra di Threepwood diventa un corpo a sè stante, che avvierà una catastrofe che fa da prologo al primo dei Tales of Monkey Island.


Il temibile LeChuck

Che bella la vita del bucanier

La giocabilità legata ai nuovi episodi di Monkey Island non ha nulla a che vedere con quanto visto e apprezzato nei capitoli capostipiti della saga: per i neofiti non si noterà nessun problema eccessivo, mentre per chi casomai ha amato la difficoltà del primo capitolo, potrà storcere il naso. Dimenticatevi dell’analisi degli oggetti presenti sullo scenario o sul campo, scordatevi di dover decidere se raccogliere o meno quello che vi serviva: stavolta sarà Guybrush a fare tutto e gli unici oggetti esaminabili o che possono servire a qualcosa durante l’avventura, saranno evidenziati facilmente. Una volta selezionato con il tasto destro l’oggetto, partirà una rapida descrizione di quello che si ha dinanzi, con ovvia comicità del vostro alter ego, che si concluderà con la scelta finale legata alla raccolta o meno dell’arnese in questione. Una volta preso andrà a finire direttamente nel menù, selezionabile tramite il tasto I (inventario) della tastiera o facendo scorrere il mouse verso il settore destro dello schermo. Qui potrete, grazie ad una lente di ingrandimento, andare ad analizzare l’intero inventario, oppure potrete, lasciandovi finalmente qualche margine di difficoltà anche se misera, combinare gli elementi a disposizione per raggiungere l’obiettivo preposto. 
Per muoversi negli scenari avrete sia la possibilità di usare il solito click nella zona scelta e aspettare che Guybrush la raggiunga oppure, novità, potrete indirizzare la vostra protesi digitale con l’ausilio delle frecce direzionali guidandolo in ogni dove e in ogni quando. 


Guybrush Threepwood è tornato ed è più pericoloso che mai

 

Sulla scia di Sam e Max

Tecnicamente Tales of Monkey Island riesce ad eccellere senza difficoltà nel comparto audio, dove troviamo un ottimo doppiaggio in inglese (il gioco non è neanche sottotitolato in italiano) che ripropone in tutto e per tutto l’ilarità del personaggio principale e del suo antagonista, nonchè degli strambi personaggi che si incontreranno nel corso della storia su Flotsam Island. La colonna sonora che accompagna l’avventura con grande capacità, si lascia comporre da effetti sonori ben congeniati e da melodie che riescono a sposarsi perfettamente alle situazioni di gioco.
Passando all’aspetto grafico si denota uno stile cartoonesco, ampiamente sperimentato con la riproposizione di Sam e Max, che riesce a riportare la saga ai fasti di un tempo, mostrandoci tutti gli eroi di Monkey Island in un colpo d’occhio, che sicuramente sarà amato da chi era abituato a vedere Guybrush vestire con dei pantaloni neri e una camicia bianca che terminava con dei quadrati rosa che, per idea, potevamo intendere essere il viso del temibile pirata. 
Il livello tecnico, poi, trova grande successo nella leggerezza del gioco che riesce a girare al massimo in qualsiasi macchina, anche risalente a poco dopo i primi capitoli di Monkey Island. L’unica pecca si può ritrovare nella telecamera che, non essendo lasciata al nostro arbitrio e alle nostre decisioni, da sè si muove e decide cosa inquadrare, rendendoci la situazione leggermente fastidiosa. Uno dei tanti esempi, uno dei primi, è quando vi ritroverete sulla nave di LeChuck, nel prologo di questo primo capitolo, e avrete difficoltà a manovrare con il Grog. 
Tutto sommato però, dimenticandosi di questa pecca della telecamera, il gioco si assesta su un’ottima qualità.

 


Bentornati nei Caraibi

Il ritorno in auge

Sicuramente i fan del più grande pirata di sempre – indiscusso – saranno molto soddisfatti di sapere che Tales of Monkey Island rispetta completamente quanto era avvenuto nella saga portante della situazione: Monkey Island non è stata minimamente intaccata, altrimenti non sarebbe potuto essere vista la supervisione della LucasArts. Guybrush Threepwood e LeChuck tornano in grande spolvero in una dimensione in più e con dei colori ancora più sgargianti e più allegri, insomma degni della loro figura. Il gioco riesce anche a riportare in auge alcune situazioni dello scorso decennio, ad esempio la possibilità di spostarsi da una città all’altra è legata alla presenza della mappa dell’isola vista dall’alto con indicati i luoghi possibili da raggiungere. 
Tales of Monkey Island sarà diviso in cinque capitoli, come annunciato già in apertura di disamina, con un’uscita a cadenza mensile, e ognuno si attesterà sulla durata di massimo cinque ore, longevità che poi può variare a seconda delle capacità del giocatore nel risolvere gli enigmi. Qualcuno storcerà il naso, ma nel momento in cui andrete a ricordare che la durata di cinque ore è attestata per un unico capitolo, quindi per un totale di 25 ore circa, ritroverete sicuramente gioia e letizia. 
Bentornato Guybrush.  

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