Need for Speed

Dal finale della scorsa generazione di console a oggi, sarà un lasso temporale che probabilmente verrà ricordato per la serializzazione dei videogiochi di maggior successo. In realtà la tecnica di aggiungere un’unità al numero del titolo, oppure accompagnare quest’ultimo con un sottotitolo è qualcosa che è intrinseco nell’industria videoludica, praticamente sin dagli albori.

Tra andate e ritorni sono tanti i nomi che sono arrivati in vetta per poi riscomparire nell’oblio; per quanto riguarda l’ambito motoristico una delle saghe più importanti, sia dal punto di vista prettamente numerico di uscite che da quello qualitativo, è senza dubbio Need for Speed di EA: dalla prima incarnazione su 3DO, passando per la gloria (in parte alzata dal fenomeno Fast & Furious) nel periodo PlayStation 2, sino ad arrivare negli ultimi anni sotto le mani anche di Criterion. Purtroppo però l’uscita annuale ha fatto si che gli sviluppatori dessero fondo a tutte le opportunità possibili, senza che venissero effettivamente concretizzate idee interessanti in prodotti da un’identità ben definita.

need for speed recensione

20 anni in un solo gioco

Dopo l’ennesimo passo falso subito con Need for Speed Rivals, EA ha deciso di prendere un anno di pausa, tirare una riga e ricominciare da capo, così da dare a Ghost Games due anni di tempo per creare un nuovo inizio per la serie. Nelle intenzioni il nuovo titolo sarebbe dovuto essere qualcosa di innovativo dal punto di vista tecnico e contemporaneamente si sarebbe dovuto rifare alle caratteristiche presenti nei vari titoli delle serie più amate dai giocatori.

Con questi presupposti arriva Need for Speed, gioco dal nome semplice e pulito, che vuole per l’appunto fare pulizia degli scorsi vent’anni di storia di videogiochi per dare vita a un futuro diverso.

Sin dai primi momenti in gioco si percepiscono chiaramente i richiami al passato, partendo ovviamente dai filmati in full motion video: ad anni di distanza dalla morte del 3DO, finalmente riusciamo ad avere videogiochi che fanno funzionare in modo degno il mash-up tra attori reali e componenti in computer grafica (come ad esempio anche il recentissimo Guitar Hero Live). In questo capitolo tutti gli intermezzi narrativi sono costruiti con questa tecnica, con tanto di presenza a schermo della propria macchina (esattamente come la si è personalizzata) all’interno delle scene recitate dal vivo.

Sfruttando di nuovo la possibilità di avere in gioco attori reali, è stata costruita una nuova suddivisione dei punteggi in gioco; ogni nostra azione per le strade di Ventura Bay verrà valutata, diversamente per ogni tipologia. Per chi in questi anni ha amato Need for Speed per la velocità, correrà al fine di arrivare al cospetto di Magnus Walker, chi invece ha sempre passato più tempo in officina che in strada mirerà a scambiare le chiavi inglesi con Nakai-San, chi ha consumato il tasto del freno a mano per pennellare le migliori derapate arriverà a far gimkane con Ken Block, per quelli che amano mordere l’asfalto in compagnia c’è in gioco l’accesso al gruppo dei Risky Devil e, infine, per coloro ai quali non piace sottostare alla legge l’obbiettivo ultimo è scappare in compagnia di Morohoshi-San.

Cinque figure realmente esistenti che faranno da sprono per il giocatore al fine di intraprendere una o l’altra via. A conti fatti però nello scorrere del gioco passeremo l’eterna notte che avvolge la baia in compagnia di altri personaggi, ognuno con uno dei precedenti ideali ben in testa, che (molto spesso) chiameranno al cellulare del giocatore per proporre delle gare. Ciascuno di essi vi proporrà gare di diverso genere, dallo sprint, al circuito, alla prova a tempo, alle derapate o la variante derapate di gruppo, che però avranno varie declinazioni e magari degli obbiettivi interni che non sempre corrispondono alla vittoria.

Una notte (benché di fatto infinita) per impressionare il proprio idolo.

Il gioco bene o male spinge a prendere in considerazione tutte le gare proposte, con chiamate continue che spronano a recarsi alla partenza e dare spettacolo, senza lasciare dietro niente; la via che resta più in sordina è quella del fuorilegge, dato che gli incarichi dipendono molto da quanto si gira liberamente nella città e quanto si vuole “perdere tempo” con la polizia. Se in generale il gioco si comporta tutto sommato bene negli altri tipi di evento, il girare liberamente per la città non dà alcun valore aggiunto all’interazione, non dà visuali su luoghi particolarmente interessanti e in generale non diverte molto; anche le meccaniche di gioco che comprendono la polizia non sono molto definite e non danno al giocatore elementi di gameplay con cui confrontarsi, imparare e impratichirsi. Il risultato è quindi un salto continuo di teletrasporti da una gara all’altra, senza perdite di tempo per gli spostamenti e quindi con un susseguirsi di caricamenti.

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Luci della notte

Proseguendo col gioco, sviluppando la propria auto (cosa strettamente necessaria per riuscire a stare al passo con la difficoltà crescente) o magari comprandone una nuova, diventa sempre più forte la sensazione che prima del game design ci sia stata la stesura di una vera e propria check list di caratteristiche che dovevano essere implementate in questo “capitolo zero” per non fare sgarbo a nessuno; piuttosto che un’anima definita come i più grandi capitoli della serie che l’hanno preceduto, sembra quasi che gli sviluppatori abbiano fatto in modo di comprendere tutto quello che i giocatori gli richiedevano, ma lasciando poi ai giocatori stessi l’onore di mettere assieme i pezzi.

Il pacchetto finale quindi appare poco rifinito negli aspetti che richiederebbero maggior cura dei dettagli, tempo di sviluppo ma soprattutto di testing: comparto tecnico, giocabilità, menù, opzioni, la sensazione è quella di trovarsi di fronte un qualcosa di embrionale che è stato messo assieme ma che necessiterebbe di altri sei/dodici mesi di lavoro al fine di smussare gli angoli e trovare un’identità precisa che lo faccia brillare come un diamante.

Per entrare più nel dettaglio è quasi obbligatorio dover tirare in ballo il Forza Horizon 2 che, nell’anno di assenza di Need for Speed, ha in parte stravolto i paradigmi dei giochi di corsa. Ad esempio, la più grande innovazione del gioco di Playground Studios è la possibilità di giocare con e contro i propri amici, anche mentre quest’ultimi non sono effettivamente dall’altra parte dello schermo, grazie ai drivatar: non solo Need for Speed non ha nulla di simile (se non siete fanatici delle classifiche), ma per di più costringe il giocatore a essere costantemente connesso a internet, nonostante le interazioni con gli altri giocatori di fatto non esistano; sì, è possibile fare sfide al volo simili a quanto accadeva in Underground 2, o andare a spasso con la propria crew, ma, come accennato precedentemente, girare per la città non è stimolante e quindi queste interazioni spontanee si riducono al minimo.

Per quanto riguarda la città, non è che Ventura Bay sia di fatto brutta, a renderla poco attraente è in parte la notte perenne (che fa molto ambiente da corsa clandestina, ma la mortifica), ma per lo più il costante effetto bagnato che va a sporcare la videocamera e che rende impossibile godersi lo scenario.

Anche il track design fa scendere l’apprezzamento della città che pur andando a riprendere buona parte delle idee già viste nel corso dei capitoli, non si lascia amare per via di piccoli errori, vari impuntamenti e la troppa facilità con cui si finisce con il paraurti frontale contro un muro.

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[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”quote-circled”]Potremmo proseguire con i vari elementi di Need for Speed che sulla carta lo proiettavano come uno dei migliori giochi dell’anno ma a conti fatti smorzano prepotentemente come la personalizzazione delle auto o la telecamera dinamica, ma cercando di concludere potremmo sintetizzare dicendo che il nuovo capitolo della serie EA promette ma non mantiene, portandosi vicinissimo a creare l’esperienza di corse clandestine definitiva, peccando però nella cura e nella rifinitura del pacchetto. Se siete alla ricerca di un gioco di corse d’auto senza grossi impegni e con grande ritorno emozionale, continuate a tenere il dito puntato verso l’imperdibile Forza Horizon 2; il nuovo Need for Speed è più indicato per i veterani della serie colti da effetto nostalgia o alle nuove leve che vogliono inoltrarsi nel mondo delle gare clandestine nude e crude.[/signoff]

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