Onimusha 3: Demon Siege – Recensione Onimusha 3: Demon Siege

Il ritorno dei demoni… e sono tre!

La Capcom divenne famosa negli ambienti dei giochi di azione grazie a Bio Hazard, che in occidente venne rinominato come Resident Evil poiché il nome BH era già brevettato da una band musicale. Il gioco era grandioso: i personaggi protagonisti erano carismatici, le ambientazioni da brivido e i nemici di una mostruosità unica: zombie e abomini ben peggiori. Tutto contribuì a rendere quel gioco un capolavoro e la Capcom capì di aver fatto centro. Poi la Capcom creò Dino Crisis. Esso era un altro gioco di azione in cui stavolta, come si presume dal nome, i nemici non erano più i famigerati zombie e mostruosità affini, ma dei dinosauri, di tanti tipi, di tante dimensioni ma con un obiettivo in comune: farvi diventare il loro prossimo spuntino. Anche con tale gioco la Capcom riscosse un grande successo. Infine la Capcom creò Onimusha: Warlords
In esso si vedeva Nobunaga Oda, un famoso personaggio storico del giappone, venire ucciso da una freccia al collo. Ma la razza dei demoni chiamata Genma, lo resuscitò facendolo diventare un potente guerriero capace di poter conquistare il Giappone. Ad opporsi ai Genma, vi era il samurai ronin Samanosuke Akechi, il quale ricevette dei poteri magici dagli Oni, una potente razza nascosta da tempo immemore dagli occhi del mondo e avversari dei Genma. Coi poteri acquisiti, Samanosuke fu in grado di assorbire le anime dei demoni nemici sconfitti ed usarle per poter uccidere il loro signore Fortinbras. Infine lo si vide duellare con Nobunaga e da allora non si ebbero più sue notizie.
Tale gioco diede molto successo alla Capcom che decise, come consuetudine, di creare un sequel per esso. E fu così che venne alla luce Onimusha 2: Samurai’s Destiny. In questo seguito si doveva ancora una volta far fronte alla minaccia rappresentata dai Genma, capeggiata da Nobunaga Oda. Questa volta però non c’era Samanosuke come suo avversario, ma Jubei Yagyu, un maestro spadaccino capo del Clan Yagyu, figlio di un umano e di un Oni. Nella sua feroce corsa verso il dominio, Nobunaga sterminò il clan Yagyu e il loro villaggio che aveva osato opporsi a lui, attraverso le sue truppe di demoni. Il tutto mentre Jubei era in un viaggio di allenamento; al suo ritorno, fatta la triste scoperta, egli inizierà un viaggio per vendicarsi, assieme ad altri personaggi, del malvagio Nobunaga. Nonostante alla fine Jubei riesca nell’impresa di uccidere Nobunaga in una cruenta quanto terrificante battaglia, questi fece la terrificante promessa che un giorno sarebbe ritornato… Ed è a questo punto che inizia Onimusha 3: Demon Siege. Nobunaga fa ancora una volta il suo ritorno e questa volta più potente che mai. Dopo essere infatti diventato il nuovo signore dei demoni, egli ha raccolto sotto di sè una potente armata e una tecnologia che và oltre la sua epoca ed incomincia a terrorizzare il Giappone feudale. Ad opporsi a lui ritroviamo nuovamente Samanosuke e ad affiancarlo ci sarà un nuovo personaggio, Jacques Blanc un ufficiale delle forze speciali francesi, oltre ad altri personaggi come la Tengu Ako (una razza di piccole fate alleate degli Oni).
Il gioco inizia con un bellissimo filmato in CG che farebbe invidia a qualsiasi film in alta risoluzione. Si vede un Samanosuke mascherato e in incognito, in una specie di demone gigante che fa da veicolo per l’esercito dei genma diretto da Nobunaga per mettersi al suo servizio. Samanosuke si fa strada tra i demoni genma, uccidendoli come se per lui fosse la cosa più naturale di questo mondo. Samanosuke sconfigge in un epico duello il capo di quell’esercito Genma mentre in lontanza assistiamo alla rabbia di Nobunaga verso il nostro eroe. A quel punto prendiamo in mano i controlli di Samanosuke: dobbiamo aiutare un signore feudale nel suo piano di sconfiggere una volta per tutte Nobunaga. Nel frattempo, in Francia, nella Parigi del 2004 ossia 500 anni dopo il Giappone feudale di Samanosuke, i Genma fanno la loro apparizione ed incominciano ad attaccare in modo spietato gli inermi cittadini francesi.
Onimusha 3 si discosta molto dalle ambientazioni storiche dei primi due giochi. Infatti nei primi due capitoli, si era immersi profondamente nel periodo Sengoku della storia giapponese, quando Nobunaga stava effettivamente usando il suo genio militare per unificare il Giappone. Invece qui, Samanosuke viene spedito nella Francia del presente per poter combattere contro i Genma; purtroppo egli perderà i suoi poteri originali: il suo guanto Oni assiema alle tre sfere magiche non funzioneranno più, così dovrà acquisire nuovi poteri. Per riempire il vuoto lasciato da Samanosuke, nel passato sarà inviato Jacques Blanc, che come già detto, è un ufficiale delle forze speciali francesi. Egli, non ancora conscio del fatto di essere stato spedito nel passato, troverà un guanto ed una frusta Oni. Questi gli saranno fondamentali per poter sconfiggere i Genma durante il suo cammino. Ad aiutare entrambi, ci sarà la fatina Ako, che potrà assisterli nella risoluzione di enigmi e raccogliendo oggetti per i nostri due eroi.

Effetti grafici, combattimenti epici e nemici a volontà

Come già detto, il gioco incomincia con un filmato grafico di alta anzi altissima qualità. Tale filmato mostra dei dialoghi in cui viene spiega la vittoria di Jubei su Nobunaga nel precedente episodio. Dopo di essi, partirà il filmato vero e proprio che definire un tripudio di bellezza è riduttivo. Il filmato risulta ben renderizzato e l’impressione generale che si ha è ottima. Da citare il fatto che si è implementata la tecnologia motion capture per rendere ancora più realistica l’animazione dei movimenti delle persone.
Passiamo al gioco vero e proprio: la maggior innovazione risiede appunto nella grafica. Prima si assistevano ai bellissimi ambienti renderizzati in immagini 2D statiche, mentre ora tutto l’ambiente circostante, oltre ovviamente ai personaggi, sono tutti renderizzati in 3D. Ogni sfondo è reso con cura e disegnati molto bene; anche se non risultano dettagliatissimi come quelli prerenderizzati, sono comunque tra le migliori ambientazioni mai viste su PS2. Tutti i monumenti francesi presenti nel gioco quali l’Arco di Trionfo, la cattedrale di Notre Dame e il castello di Mont Saint Michel (quest’ultimo davvero stupendo) sono uguali alle loro controparti originali. Stessa cosa dicasi anche per le ambientazioni giapponesi, le quali immergono perfettamente nell’atmosfera feudale del Giappone di 500 anni fa. Anche i personaggi fanno la loro ottima figura nel gioco. Il famosissimo attore francese Jean Reno fa da modello per Jacques Blanc mentre il giapponese Takeshi Kaneshiro lo è per Samanosuke; entrambi sembrano così somiglianti che in certe occasioni finirete per non distinguere più la realtà dal gioco. Ciò non è una novità nella serie Onimusha comunque, visto che anche Jubei, l’eroe di Onimusha 2, era stato ispirato ad un attore giapponese ora defunto (un po’ macabro, ma lo scopo giustifica i mezzi). Finora potreste pensare che tutto ciò sai qualcosa di assolutamente fenomenale, ma non è esattamente così. Per far si che il gioco mostri tutte queste belle cose, in termini tecnici c’è stato un prezzo da pagare. Infatti le texture degli sfondi risultano avere una leggera ma comunque definita bassa qualità su tutti gli sfondi del gioco, stessa cosa dicasi per la risoluzione totale del gioco. Tutto ciò fa sembrare un po’ granuloso ma niente di eccessivamente grave. I personaggi infatti mantengono dettagliate texture che non si vedono nemmeno nei giochi precedenti, anche se alcuni di essi sono stati resi con minori poligoni, forse perché il motore grafico non può sopportare le ambientazioni in 3D e contemporaneamente tanti personaggi caratterizzati in modo dettagliato. Però è stupefacente il fatto che nonostante tutto, la Capcom non ha sacrificato il framerate del gioco. Infatti Onimusha 3 si mantiene quasi sempre sui 60 fotogrammi al secondo, indispensabili per rendere il gioco fluido e dinamico, così come richiesto dai giochi di azione. Però è impossibile mantenersi su questi livelli in maniera costante. Infatti, nelle azioni di combattimento più concitate, il gioco rallenta un po’, ma sono cose che accadono spesso anche in tanti altri giochi.
Un’altra cosa positiva invece sono le inquadrature del gioco. Esse riprendono il gioco da varie inquadrature dando un pizzico di fascino in più nelle fasi di esplorazioni e un tocco di spettacolarità in più quelle di combattimento. Non credo ci sia nulla da appuntare ad esse, visto che sono state programmate in modo tale da non lasciare il personaggio nascosto totalmente agli occhi del giocatore, né di mostrare brutte inquadrature. Per raccontare la storia, nel gioco sono usate molto spesso, anzi quasi sempre, scene fatte col motore grafico del gioco stesso. Alcune sono fatte bene, forse non eccellono per la loro qualità, ma riescono a fare il loro onesto lavoro. Infatti, considerati i filmati in CG interni al gioco, credo sia stato meglio così. Perché dico questo? A mio parere, la Capcom ha concentrato troppi i suoi sforzi per rendere perfetto il filmato dell’introduzione a scapito degli altri. Infatti, gli altri filmati del gioco risentono troppo di una qualità di basso livello a differenza di quello dell’introduzione. Addiritura sono inferiori a quelli di Onimusha 2 che, nulla togliendo ad essi, sono comunque più datati; quindi ci si sarebbe aspettati un livello grafico generale di qualità superiore ai precedenti Onimusha. Ma come già detto, i filmati in CG interni al gioco sono pochi e non ci farete tanto caso a questi piccoli particolari. Passiamo ad altre piccole chicche: nei combattimenti, non sarà raro vedervi assaliti da tanti nemici, ognuno con diverse animazioni e ognuno con diversi dettagli. Il gioco rallenterà solo nelle fasi più concitate, ma quando ciò non avviene, potrete notare come i programmatori della Capcom si siano davvero sforzati per creare dei mostri quanto più possibile vicini all’idea di demoni selvaggi. Altri effetti grafici belli sono quelli che si possono ammirare nei combattimenti: le scintille dovuto al contatto con le spade, le luci multicolori delle anime rilasciate dai nemici morti, i colpi mortali scagliati dalle vostre armi… tutto è fatto con particolare cura ed è il minimo che ci si potesse aspettare dalla Capcom.
In definitiva, la grafica di questo gioco è di ottima fattura, non la si può confrontare direttamente coi suoi predecessori poiché il metodo di renderizzazione cambia totalmente. Ma in certi punti si vede che Onimusha 3 non eccelle particolarmente (come i filmati in CG interni) mentre in altri si attesta su livelli molto alti. Ve ne renderete conto giocandoci; i vostri occhi non faranno affatto caso alle pecche tecniche, perché i pregi sono maggiori dei difetti.

Rumore di spade e di ossa spezzate

Il sonoro e le musiche di questo gioco sono magnifici. I suoni davvero sono superbi, le musiche in sottofondo, il rumore delle spade che tagliano e del sangue che spruzza dappertutto, tutto è eccellente. Anche il vento e l’oceano che “sentirete” ad un certo punto del gioco vi sembrerà uguale a quelli del mondo reale. In generale, i singoli suoni in Onimusha 3 sono ben fatti. Addirittura quelli dei menu sono semplice ma efficaci, e non danno molto fastidio.
Le musiche del gioco si adattano perfettamente ad ogni atmosfera caratteristica dei luoghi che visiterete; considerando che vi sposterete tra passato e presente, direi che il lavoro fatto è stato doppiamente difficile ma allo stesso tempo doppiamente ben fatto. Nel gioco si usano ancora le musiche che tanto ricordano quelle di vecchio stampo giapponese nei film riguardanti i samurai, scelta azzeccata quando sarete nel Giappone di 500 anni orsono.
Veniamo alla parte dei doppiaggi: all’inizio del gioco, ascoltere i personaggi francesi parlare nella loro madrelingua, ma poi Ako fa in modo che ognuno parli giapponese (nelle versioni orientali) o inglese (in quelle occidentali). Comunque, l’inglese parlato si attesta su livelli accettabili anche se non vi coinvolgerà totalmente.
In definitiva, sia il sonoro che la musica fanno la loro onesta parte; dal Requiem di Mozart all’inizio fino al suono delle spade che tagliano la carne dei nemici, tutto è fatto bene. Le voci dei doppiatori sono generalmente azzeccate.

Allora, chi vuole massacrare eserciti di Genma?

Anche se la storia è cambiata molto, il gioco conserva le sue qualità innate. Sia Samanosuke che Jacques dovranno affrontare orde di Genma, i quali una volta uccisi, rilasceranno delle anime. Queste anime saranno di vari colori: alcune serviranno per potenziare i vostri poteri (anime rosse), altre per curarvi (anime gialle), altre ancora per recuperare potere magico (anime blu) ed infine quelle più rare, ossia le anime viola. Una volta accumulate cinque anime di questo tipo, potrete trasformarvi nell’Onimusha, ossia la versione Oni del protagonista, durante la quale sarete invincibili e potrete fare il doppio dei danni ai nemici e assorbire automaticamente le anime dei genma sconfitti.
L’upgrade dei vostri poteri, quali armi, armatura e guanto, sarà una cosa necessaria perché molto spesso farà la differenza tra una vittoria o un game over. Se le vostre armi non saranno potenziate, infliggerete meno danni ai nemici e ci vorrà molto più tempo per ucciderli, aumentando nel frattempo il rischio che possano infliggervi seri danni. Potenziare le armature logicamente servirà a subire meno danni, in questo modo dimunuirete il rischio di morte e potrete risparmiare gli oggetti curativi. Potenziare il guanto Oni invece vi consentirà di assorbire più velocemente le anime dei Genma (potendo così combattere più in fretta) e caricare per più tempo gli attacchi speciali delle armi per poter infliggere più danni.
Per accumulare più anime possibili, dovrete utilizzare la speciale tecnica detta “Issen”. Ci sono due tipi di Issen: quello del “Defletta e Contrattacca” o “Attacco Anticipato”. Il primo è il più facile da eseguire, basta parare un attacco nemico e attaccare al momento giusto (che sarà spiegato nel gioco) per poter effettuare l’attacco critico. Il colpo sarà quasi sempre fatale e il nemico rilascerà più anime. Il secondo invece richiede davvero molta abilità: bisogna attaccare prima dell’attacco avversario e il colpo critico risultante ucciderà il nemico facendogli rilasciare il più alto numero di anime possibile. Inoltre, in entrambi i casi, se avrete un ottimo tempismo, potrete fare le catene di Issen che come ci si aspetta dal nome, altro non sono che colpi Issen in sequenza dopo aver effettuato il primo. Oltre alla raccolta di anime ci sono comunque altre cose da fare: dovrete esplorare, risolvere enigmi e trovare oggetti nascosti. Ad aiutarvi in queste fasi, ci sarà la fatina Ako, che potrà trasportare oggetti nel tempo per poter risolvere gli enigmi nell’altra epoca, oppure raccogliere oggetti altrimenti irraggiungibili per voi. Anche Ako non è esente dal potenziamento: raccogliendo i vari “Eco”, potrete infonderli in delle vesti speciali che raccoglierete durante l’avventura e che conferiranno vari poteri alla piccola Tengu.
Ora analizziamo i personaggi singolarmente:

  • Samanosuke

Samanosuke è un ronin ossia un samurai senza padrone. Come tale, egli userà armi bianche come le spade. Nonostante nel primo episodio entri in possesso di tre armi Oni molto potenti, ossia la Raizan, la Shippu e la Enryuu, andando nel futuro non sarà in grado di usufruirne. Infatti, le potremo usare solo all’inizio del gioco, prima dello scambio temporale, dopodichè Samanosuke perderà i suoi poteri. Ma a sostituire le vecchie armi, troveremo le Tenso, due spade gemelle intrise del potere della luce; la Kuga, una lunga e potente katana dotata del potere dell’aria e infine la Chigo, un’enorma ascia che usa il potere della terra. Il modo di usarle è uguale a quello di sempre, potrete ovviamente attaccare, fare combo, usare i loro poteri magici, usarle per difendervi. Ma nel gioco sono presenti anche dei nemici volanti… per colpirli senza sprecare potere magico, potrete usare un’arco con delle frecce; di quest’ultime ce sono di vario tipo e alcune sono molto potenti tanto che le userete anche contro dei nemici terrestri molto ostici.

  • Jacques

Ecco il mitico Jean Jacques. Quando Jacques acquisirà i suoi poteri, non entrerà in possesso di una spada ma di una Frusta Oni. Andando avanti nel gioco trovere altri tipi di armi, sempre correlate con l’essere allungabili e snodabili come fruste. Troverete infatti la Enja, una spada-frusta col potere del fuoco (chi ha goicato a Soul Calibur la riconoscerà immediatamente); la Raisen ( da non confondere con la Raizan di Samanosuke), una lancia allungabile dotata del potere del fulmine; infine troverete la Hyosai, una mazza ferrata col potere del ghiaccio, la cui estemità è costituita da una palla ferrata che si può staccare dal corpo principale attraverso una lunga catena. Il modo di usare Jacques, onestamente, mi ha divertito molto.
Egli, con le sue armi, può fare varie cose come il catturare un nemico per lanciarlo via; oppure catturarli per potergli sparare con la pistola di ordinanza; oppure ancora, catturarli per poterli colpire coi poteri magici dell’arma in questione attraverso l’arma stessa. Un’altra cosa degna di nota, è il suo metodo di uccisione dei nemici a terra: Jacques gli mette un piede sopra per non farli muovere e li fredda con dei colpi di pistola… semplicemente fantastico!
La sua frusta servirà anche ad attraversare ampi spazi aggrappandola a delle lucciole dorate che saranno in giro in quelle occasioni, oppure per saltare su alture altrimenti irraggiungibili normalmente.

  • Michelle

Durante il gioco, per un breve periodo di tempo, dovrete comandare questa avvenente quanto determinata donna. Anche lei fa parte delle forze speciali francesi e inoltre scoprirete che…
Come se fosse un omaggio alla serie di Resident Evil, ella sarà dotata di varie armi da fuoco come una mitragliatrice, un fucile a pallettoni, un fucile a colpo singolo molto potente e un lancia granate. Non correrete il rischio di restare senza munizioni visto che avrete i proiettili infiniti, però ella risulterà più debole dei due omaccioni del gioco e quindi dovrete usare un po’ di astuzia quando dovrete usarla.

Per il resto, il gioco non offre difficoltà inarrivabili. Gli enigmi che dovrete risolvere per andare avanti nel gioco non vi faranno mai perdere la pazienza, anzi risulteranno molto divertenti alcuni, complice il fatto di dover far viaggiare Ako nel tempo. Stessa cosa non si potrà dire per i boss… alcuni risulteranno molto ostici e dovrete impegnarvi sul serio nel poterli sconfiggere, nel caso in cui non vi sarete potenziati a dovere o raccolti abbastanza oggetti di supporto. Da notare poi la ormai storica presenza delle casse ad enigmi. In pratica sono degli scrigni che per aprirli dovete risolvere un enigma di un determinato genere. In Onimusha: W, vi erano enigmi riguardanti i numeri; in Onimusha 2 si doveva completare la figura di un bersaglio (come quelli nei tiri con gli archi) in poche mosse; in Onimusha 3 invece si devono collegare due estremità attraversi delle linee formando dei percorsi tra di esse. Il premio generalmente è un oggetto raro che vi servirà per divenire più potenti nel gioco. Come se non bastasse, una volta finito il gioco, potrete sbloccare tanti altri minigiochi e modalità più difficili.
In generale, la difficoltà offerta non è mai troppo elevata e i giocatori più esperti potranno finirlo anche in meno di 8 ore, mentre a quelli meno abituati potrà portare via anche più di 20 ore.
Poi gli extra inseriti, anche se non molti, vi spingono a sbloccarli tutti per poterli giocare (tra le quali cito la presenza di un finale alternativo); senza contare la miniquest del Dark Realm interna al gioco stesso che non solo è molto impegnativo e lungo, ma vi permetterà di accedere a dei manufatti utilissimi… anche l’allenamento che potrete fare nei punti di salvataggio vi ricompenserà adeguatamente una volta completate i vari compiti.

Combattere il male per salvare il mondo… yawn…

Tutta la storia concernente Onimusha, segue bene o male quella dei libri storici giapponesi, dove nel tardo 1600, il signore della guerra Nobunaga Oda, provò a conquistare e ad unificare tutto il Giappone attraverso l’uso della forza ed eliminando i suoi opponenti. Nel primo Onimusha, Samanosuke non riesce mai ad uccidere Nobunaga nonostante i suoi tanti tentavi; nel secondo capitolo della serie, invece, Jubei Yagyu riesce “quasi” ad uccidere Nobunaga ma non completa il lavoro purtroppo. In questo capitolo, Samanosuke può finalmente mettere una volte per tutte la parola fine all’esistenza di Nobunaga. Infatti, dopo la magnifica introduzione del gioco, Samanosuke si presenta alle porte del tempio di Honnoji dove si trova momentaneamente Nobunaga. Mitsuhide Akechi, zio di Samanosuke, decide di ribellarsi a Nobunaga e chiede a Samanosuke, in un silenzioso quanto eloquente discorso, di unire le forze con lui per poterlo sconfiggere. Il samurai accetta di buon grado la proposta e gli viene donato una armatura rossa come ricompensa per aver fermato le truppe Genma prima che esse potessero unirsi al loro signore.
Così, Samanosuke si lancia all’attacco, ma non ha fatto i conti con uno dei fidati luogotenenti di Nobunaga ossia il Genma scienziato di nome Guilderstern; egli ha creato un macchina capace di manipolare il tempo e lo spazio. Ed è così che Samanosuke viene risucchiato da una distorsione dello spazio-tempo per ritrovarsi catapultato nella Parigi del 2004. Qui incontra Jacques, membro delle forze speciali francesi, tra i pochi sopravvissuti. Ma nemmeno il tempo di poter chiarire cosa stia accadendo, che anche Jacques viene risucchiato da una distorsione che lo trasporta nel Giappone feudale. Ora toccherà a loro farsi strada tra i demoni Genma, per poter così tornare alle rispettive epoche e soprattutto, sconfiggere una volta per sempre Nobunaga.
La trama, anche se non propone nulla di innovativo sul piano basilare, introduce tante belle novità come lo scambio dei personaggi nel tempo e l’ipotetica reazione del mondo moderno ad una catastrofe inimmaginabile. Sinceramente, sono rimasto molto colpito, poiché mi aspettavo una nuova storia sulla falsariga dei precedenti Onimusha, ma così non è stato. Durante tutta la storia, verrete a conoscenza di molti aspetti che chiariranno le tante cose che all’inizio potrebbero confondere il giocatore. Ma ciò non varrà per ogni cosa ma solo per le principali… però non c’è da preoccuparsi in quanto quelle restanti saranno di poco conto e non vitali per comprendere appieno la trama. In definitiva, la storia è bella? Si. Non è nulla di innovativo ma diverte e coinvolge pienamente il giocatore in una girandola di eventi uno più sorprendente dell’altro.

In sintesi…

Onimusha 3: Demon Siege, è un capolavoro. Tecnicamente parlando, ha i suoi tanti pregi e gli inevitabili difetti che uno deve aspettarsi di trovare; tuttavia sa coinvolgere e divertire fino a quando non lo si è finito in tutte le modalità che ci sono e terminato tutti i minigiochi extra presenti. Il gioco vale bene la candela, ci sono pochi giochi che possono tenergli testa nel suo genere e tra essi ci sono anche i suoi due predecessori. Questo gioco chiude una trilogia, ma non riguardante il gioco in sè ma solo le vicende di Nobunaga. Infatti è disponibile anche il “quarto” capitolo Onimusha: Dawn of Dreams che ha riscosso anche esso un gran successo per le tante innovazioni che hai introdotto nella storia e nella meccanica di gioco. Ma ripeto, Onimusha 3 è un capolavoro a sé stante… certo per capirlo appieno è consigliato l’aver giocato anche ai due episodi precedenti, ma potrete divertirvi anche senza aver completato gli altri.
Quindi, per dirla come i francesi, Au Revoir, et si tu veux un jouet amusante, achete Onimusha 3: Demon Siege.

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