Perception – Recensione

Videogioco, lo dice la parola stessa, è un termine che implica la centralità della vista nell’esperienza del giocatore. Perception è un titolo che stereotipa questa descrizione, infischiandosene della semantica e offrendoci la possibilità di impersonare una protagonista non vedente in un survival horror in prima persona. L’idea e la sua messa in pratica sono certamente interessanti, peccato solo per una realizzazione finale che non renda merito alle ottime premesse.

Perception - Recensione

La casa nel buio

Cassie ha dei sogni ricorrenti: una corda, una mela e altri oggetti ma, soprattutto, una casa. La classica tetra magione dalle mille stanze che, incurante della sua disabilità, la giovane Cassie decide ugualmente di esplorare. L’abitazione infatti esiste davvero e la protagonista non esita un momento a recarvisi: affrontare le sue paure è l’unico modo per esorcizzarle, senza contare che è fondamentale per la sua sanità mentale capire come mai continui a sognare quel luogo.

La trama prosegue delineandosi in un intrico di scoperte, lettere, registrazioni e, ovviamente, commenti della protagonista. All’inizio dell’avventura il gioco vi chiederà se volete una Cassie più o meno chiacchierona: sebbene il gioco sia doppiato soltanto in inglese e la presenza dei sottotitoli italiani rovini in parte lo stile buio e lugubre voluto da The Deep End Games, vi consigliamo vivamente di optare per la seconda opzione, in modo da poter apprezzare quello che è il punto di forza di Perception, ovvero l’immedesimazione con le emozioni, il carattere e i pensieri della sua carismatica protagonista.

Perception - Recensione

Vedere con il suono

Ma come rendere visibile l’esperienza di un non vedente? L’escamotage scelto da The Deep End Games è il suono: lo schermo sarà completamente buio, fintanto che non decideremo di battere il bastone di Cassie sul pavimento o su di una superficie. L’onda sonora che si genererà dalla nostra azione “illuminerà” i dintorni, mostrando i contorni degli oggetti e dell’ambiente che Cassie sarà in grado di percepire – da qui il titolo del gioco – un po’ come farebbe un pipistrello. Nel caso in cui nei dintorni ci siano nemici o elementi rumorosi (come un calorifero o dell’acqua che scorre), Cassie li potrà utilizzare per “vedere” attorno ad essi e farsi un’idea più chiara dell’ambiente circostante. L’idea, come dicevamo in apertura, è buona, peccato solo che il modo in cui sia realizzata finisca presto per annoiare: continuare a dare bastonate in giro non è il massimo del divertimento, e diventa presto difficile credere che Cassie sappia riconoscere fogli di carta, piccoli dettagli e proiezioni eteree come i fantasmi, rendendo di fatto l’handicap visivo della protagonista un elemento di fastidio piuttosto che uno spunto ad affrontare diversamente il gameplay.

Parlando di gameplay, appunto, ci troviamo di fronte al classico walking simulator condito con alcuni semplici enigmi e la possibilità di nascondersi per sfuggire ai nemici. Dove però alcuni titoli recenti come What Remains of Edith Finch sono riusciti ad emozionarci nel profondo pur senza nemmeno un mostro a cui sfuggire, Perception mischia le meccaniche del walking simulator con elementi già visti in titoli come Outlast o Kholat, senza ugualmente riuscire a catturare davvero l’attenzione. Dopo qualche minuto di gioco vi ritroverete ad utilizzare il sesto senso di Cassie – abilità che le permette di individuare l’obiettivo successivo verso il quale camminare – per muoversi semplicemente da un punto all’altro, sfuggendo di tanto in tanto abbastanza facilmente alle presenze ostili per riprendere a camminare, con l’unico scopo di svelare il mistero dietro ai sogni di Cassie. Se non fosse per la forza della trama, sicuramente la voglia di abbandonare definitivamente il gioco sarebbe sopraggiunta ben prima dei titoli di coda.

Perception - Recensione

“Un mondo in fiamme”

Nell’omonima serie Marvel Matt Murdock, alias il vigilantes cieco Daredevil, alla domanda su cosa vede con i suoi ipersensi risponde “un mondo in fiamme”: è più o meno questa la sensazione che Perception cerca di riprodurre proponendo al giocatore il modo di vedere di Cassie, sebbene il colore preponderante sia un freddo blu piuttosto che il rosso acceso di Daredevil.

Graficamente il gioco parte molto bene: il vento che sferza la casa e, ululando, ne delinea i contorni; le porte che sbattono e i rumori improvvisi che permettono a Cassie di ricreare mentalmente l’ambiente attorno a sé sono tutti elementi interessanti che, però, tendono presto a ripetersi annoiando. All’ennesimo colpo di bastone, all’ennesimo rumore di troppo che richiama il nemico, all’ennesima morte banale perché si è usciti troppo presto da un nascondiglio, rischierete di abbandonare irrimediabilmente l’avventura. Alla lunga l’amara sensazione è che i contorni sfocati e la cecità di Cassie siano serviti più per nascondere il pressappochismo di un motore grafico mediocre che per realizzare qualcosa di davvero innovativo.

Di tutt’altra fattura, invece, il comparto sonoro: effetti, musiche e rumori sono di prim’ordine, soprattutto se ascoltati in cuffia, cosa che aiuta a immedesimarsi nel personaggio principale, che chiaramente fa dell’udito uno dei suoi sensi principali. Allo stesso modo, il doppiaggio inglese è molto curato e verosimile, tanto che se non avete problemi con le lingue vi consigliamo di disabilitare i sottotitoli italiani e immergervi nell’esperienza senza fastidiose traduzioni che distraggono da quel poco che c’è di buono nel comparto tecnico del titolo.

Perception - Recensione

Perception parte da una premessa stimolante ma sfrutta male la potenzialità dell’idea: la protagonista non vedente è carismatica e un’ottimo personaggio in cui immedesimarsi, peccato che tale immedesimazione cada ben presto nella frustrazione di un’ambientazione graficamente spoglia, non in grado di rendere l’idea di come Cassie percepisca il mondo attorno a sé. Ci si ritrova così all’interno di un walking simulator a metà tra What Remains of Edith Finch, Outlast e Kholat, peccato soltanto che questi altri titoli siano ben superiori al qui recensito Perception, che riesce a raggiungere il voto di sufficienza soltanto grazie a una trama tutto sommato non banale, unico punto di forza di un gioco che purtroppo resta solo un’ottima idea sulla carta.

6

Pro

  • Premesse interessanti
  • Protagonista carismatica e trama coinvolgente
  • Inizia molto bene...

Contro

  • ...peccato che ben presto annoi il giocatore
  • Non rende l'idea della cecità come vorrebbe
  • Poco curato nei dettagli
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