Robert Ludlum’s The Bourne Conspiracy – Recensione Robert Ludlum’s The Bourne Conspiracy

La Regola

La storia dei videogames più recenti ci ha insegnato tante cose in fatto di vendite e di scelte commerciali: abbiamo potuto vedere sempre più spesso ultimamente comeacquisire una licenza altisonante non sia per niente una garanzia; il popolo dei videogiocatori sempre più esigenti non perde un attimo a bocciare un brutto gioco appoggiato da una licenza con i fiocchi e molte softwarehouses hanno imparato questa regola a suon di perdite milionarie. Un altro punto della regola, che abbiamo sicuramente imparato noi utenti finali di sofisticati prodotti dal gran nome ma dalla scarsa giocabilità, è che i Tie In puzzano lontano un miglio di operazione commerciale, fatta con il solo intento di propinare ai fan di turno un titolo mediocre (nel migliore dei casi) che presenta in veste videoludica.

Anche Vivendi Universal sceglie l’impervia strada del Tie In, e per farlo va a scomodare nientemeno quel Jason Bourne, nato dall’ispiratissima penna di Robert Ludlum e protagonista di una buona trilogia cinematografica.  Per fortuna le regole hanno le loro eccezioni e questo titolo è una piacevole e inaspettata eccezione.

 

Chi sono? da dove vengo? E sopratutto dove vado?

Se avete visto la trilogia di Bourne o anche solo il primo splendido film, “The Bourne Identity” (2002), rimarrete piacevolmente sorpresi da questo gioco che ne ripercorre la trama attraverso i momenti salienti. Esattamente come nel film impersoneremo Jason Bourne, un agente della CIA dal passato burrascoso, addestrato ad uccidere, che vale per l’agenzia svariati milioni di dollari e figlio del misterioso progetto Treadstone: una vera arma letale insomma il nostro agente. Però, durante la sua ultima missione, qualcosa è andato storto, al punto di ritrovarsi su una lettiga di un motopeschereccio dopo esser stato ripescato in mare, privo di sensi e, cosa ancora più importante, totalmente privo di memoria.
Nell’essere uno 007 smemorato, che pian piano va ricordando la sua vita e riscoprendo le sue potenzialità, risiede la genialità dell’opera letteraria di Robert Ludlum: l’impatto con il personaggio, interpretato nella pellicola dal buon Matt Damon (non per tutti rappresenta una scelta azzeccata), è davvero eccellente. Bourne non è il classico agente dei servizi segreti stereotipato e pieno di fascino, ma solo un ragazzo alla ricerca della verità e completamente ignaro (almeno all’inizio) delle sue capacità e del suo passato.

Carismatico proprio per la sua semplicità, questo è un personaggio fuori dal comune che riesce con la sua natura a non rendere banale quella che alla fine si presenta come una semplice storia di spie e di vendetta, trascinando la trama fino al finale a suon di scazzottate, tra le più coreografiche mai viste. Niente smoking quindi per il nostro Jason, niente gadget super tecnologici, niente Aston Martin, ma solo una bellissima Mini presa per di più in prestito, niente quartier generale a supporto (anzi se lo ritroverà contro) e niente fascino irresistibile sulle donne, solo guai e botte, tante botte!

 

 

Trauma Center…

Il piatto forte di questo titolo è rappresentato sicuramente dal gameplay basato principalmente sugli scontri corpo a corpo che incarnano la vera anima sia del film che del gioco, violenti come non mai, capaci quasi di farvi sentire il dolore e di farvi saltare dalla sedia. Nemici scaraventati da una parte all’altra della scena, scaffali che si distruggono sotto la schiena del malcapitato, vetri che si frantumano a testate e ossa che si rompono saranno all’ordine del giorno, in tal senso la scelta dei programmatori ricade sull’evidenziare tali scontri stringendo la camera sulla lotta al momento in cui si ingaggia un duello, con personaggi molto grandi su schermo e particolari ben in evidenza, animazioni fluide, velocissime e ben fatte, combo entusiasmanti e mai troppo articolate, capaci di sorprendere il videogiocatore per la rapidità di risposta ai comandi e per la bellezza coreografica il tutto poi amplificato da una fantastica interazione con lo scenario. Sarà possibile per esempio sbattere un nemico violentemente su un tavolino o su qualsiasi altra cosa ci sia nelle vicinanze o sfruttare in svariati modi l’ambiente che ci circonda, una barra dell’adrenalina a tre livelli che sale mentre feriamo l’avversario, ci indicherà anche la possibilità di eseguire delle mosse mortali che potremo estendere anche a tre avversari per volta ed eseguibili con la sola pressione di un tasto, anche in questo caso le animazioni mostrano i muscoli non manca, la scelta poi del classico Quick Time Event, presente durante tutto il gioco, non fa che aumentare la spettacolarità del titolo.

Una lode particolare ad un’altra scelta di programmazione molto azzeccata, ovvero quella di utilizzare solo tre tasti in tutto, due se escludiamo il tasto per la parata, per eseguire l’intera lista di combo e di azioni, attacco leggero e attacco pesante, tutto qui, il resto è solo una questione di tempismo. Non per questo però bisogna fare l’errore di considerare troppo semplicistico l’approccio con il gioco, il sistema di controllo è più profondo di quel che sembra ed è davvero molto divertente da utilizzare. Una volta padroneggiato per bene, sarà capace di regalare molte soddisfazioni.

Oltre al corpo a corpo, che rappresenta il perno del gameplay, in The Bourne Cospiracy, impugneremo anche le armi. Le sessioni con quest’ultime alla mano risultano godibili e ben fatte, ma si nota una certa imprecisione sparando dalla distanza e la visuale scelta, la classica dietro le spalle del protagonista. L’azione in fase di sparatutto in terza persona è molto classica, alternando fasi da guerriglia urbana a fasi più stealth nelle quali dovremo operare con molta attenzione e stare attenti a non ferire o uccidere civili , pena il game over. Mentre negli scontri corpo a corpo, l’I.A. degli avversari si comporta molto bene, passando da una buona difficoltà contro i nemici “Normali” a una difficoltà decisamente più ostica negli scontri con i boss. Lo stesso non si può dire per le sessioni sparatutto, gli avversari tendono (per fortuna non sempre) ad un comportamento un po’ stupido, parandosi di fronte a noi e sprecando fiumi di piombo inutile, visto che con molta probabilità noi saremo ben appostati dietro un muro ad attendere il momento buono per freddarli, ma bisogna dire che in produzioni analoghe si è visto di molto peggio, l’I.A. di questo titolo quindi si attesta su livelli più che buoni.

 

 

The Unreal Engine Identity…

Graficamente parlando il titolo fa la sua figura, non grideremo al miracolo, ma rappresenta bene la generazione di giochi della quale fa parte, l’utilizzo dell’ormai abusatissimo Unreal Engine si è dimostrata una buona scelta, il motore di gioco gestisce senza incertezze il comparto grafico, messo a punto da Vivendi, dando al titolo un look decisamente in linea con la trilogia cinematografica.
Portare in ambito videoludico tutta l’adrenalina, il pathos e la spettacolarità di un film del genere, diciamolo chiaramente, non era per niente un’impresa facile, per tale motivo la sorpresa nel trovare un gioco tecnicamente valido è decisamente molto gradita. Nel giocare questo The Bourne Cospiracy, ci imbatteremo in qualche episodio di compenetrazione poligonale, e in qualche piccola sbavatura, ma credetemi niente di più.
Il protagonista è ben caratterizzato e visivamente rende molto, non ha il viso di Matt Damon, che non avrà concesso evidentemente i diritti, il che forse non è necessariamente un male. L’azione è molto fluida, assenza totale di rallentamenti, texture ben applicate e personaggi ben caratterizzati e definiti, bellissime e molto credibili le ferite che compaiono durante gli scontri, eccellente in alcuni frangenti il sonoro in generale e gli effetti acustici, le cut scene di intermezzo realizzate con il motore grafico del gioco sono “solo” di discreta fattura, ma molto funzionali alla narrazione e mai pesanti o eccessivamente lunghe, ottimo il level design, strepitosa la colonna sonora che riporta perfettamente all’atmosfera della pellicola, splendide le animazioni, buon uso degli effetti, buona anche la modellazione poligonale e ottimo l’impatto generale, a tal proposito mi è d’obbligo mettere in evidenza che la versione Ps3 ha mostrato, in maniera molto chiara, dei contorni più spigolosi e scaletatti rispetto alla versione per la macchina Microsoft.
Un lavoro grafico finale davvero sopra la media per produzioni di questo tipo, che pur non toccando mai vette di eccellenza rende giustizia alla fortunata saga letteraria e cinematografica messa in piedi da Ludlum.
 

 

Titoli di coda…

Vivendi inaspettatamente confeziona un prodotto di qualità, il che quando si parla di Tie In è davvero un’utopia, c’è solo da sperare che altre softwarehouse seguano questo trend.
Intendiamoci, The Bourne Cospiracy non è un gioco privo di difetti, la longevità non eccelsa (siamo intorno alle 1012 ore), un po’ di compenetrazione poligonale e forse un tantino di ripetitività a lungo andare, sono però problemi che possono passare tranquillamente in secondo piano, se comparati a quanto di buono questo titolo ha da offrire.

Si lascia giocare con estremo piacere, forte di un sistema di combattimento facile e soddisfacente, di una trama eccellente e dall’originalità indiscussa che riprende pienamente i fatti narrati nel film e, cosa molto importante, della capacità di riportare sul nostro pad tutta l’emozione e l’adrenalina delle pellicole dedicate all’agente smemorato.
Un ottimo prodotto che farà la felicità di chi ama i giochi Action in terza persona e degli estimatori dell’opera letteraria di Robert Ludmun.

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