Siren – Recensione Forbidden Siren

Brivido, terrore, raccapriccio!

Il mestiere della paura non è così facile come sembra. Per incutere timore non bastano un urletto ed un lenzuolo bianco. Serve un’atmosfera giusta e, soprattutto, un’idea giusta. Con un mix del genere anche un innocuo pagliaccio (o perchè no, una bambola) può riservarci l’orrore più estremo (come ben ci insegna il "King" dell’horror), rivelandoci dei lati oscuri che nessuno avrebbe mai potuto (o voluto) immaginare.
Nel mondo del videogioco, l’orrore ha spesso attinto a piene mani da quanto il cinema aveva da proporre. Ispirandosi agli Zombie di Romero, la Capcom ha partorito Resident Evil, mentre la ricetta horror/thriller psicologico è stata usata da Konami per creare Silent Hill. Più di recente, con il successo planetario dell’horror made in japan, anche il mondo videoludico si è aperto positivamente a quanto il paese del sol levante aveva da proporre (cosa facile, visto che il survival horror è nato proprio in territorio nipponico). L’esempio più classico è sicuramente Fatal Frame, meglio conosciuto in occidente come Project Zero, dove le tematiche care all’horror giapponese esplodono, paralizzando il giocatore. Ma oltre a Project Zero, anche un altro titolo ha tentato di dire la sua, attingendo in maniera differente da questo filone nipponico. Parliamo ovviamente di Forbidden Siren, titolo del 2003 sviluppato da Sony per l’allora popolarissima Playstation 2. Facciamo un salto indietro nel tempo di qualche anno ed analizziamo approfonditamente questo titolo.
 

Sirena proibita

La storia di Forbidden Siren prende il via in un piccolo e retrogrado villaggio rurale del Giappone, Hanyuda, caratterizzato da una forte avversione per il diverso e la modernità. Qui, com’è lecito attendersi, accade qualcosa di oscuro ed inspiegabile. Uno strano rito demolisce le pareti della realtà, costringendo il villaggio ad errare sul confine che separa il nostro mondo da un’oscura dimensione parallela, popolata da chissà quali terribili entità. E così, in questo paesino letteralmente circondato da un infinito mare rosso sangue, i dieci sopravvissuti all’immane catastrofe devono vedersela contro le creature demoniache chiamate Shibito. Queste altro non sono che gli abitanti del piccolo borgo giapponese, trasformatisi in mostri orripilanti dopo aver udito il suono raggelante di una spaventosa sirena.
Nonostante la trama appena snocciolata nella sua primissima parte possa risultare non proprio originalissima, una serie di indovinate scelte narrative valorizzeranno a dovere l’intero plot. Tutta la vicenda si svolge nell’arco di 72 ore, seguendo in maniera solo apparentemente disorganica le vicende dei 10 personaggi giocabili. In realtà, infatti, questo procedimento serve a che si dipani uno schema narrativo e di gioco tanto originale quanto non lineare: ci ritroveremo in lunghi flashback, magari incontrando personaggi già morti o passando in zone ora molto diverse, o in sessioni incoerenti che però serviranno a comporre mano a mano il complesso intreccio, decisamente bello e piacevole.
Questo espediente, originale e poco abusato, risulterà però straniante all’inizio dell’avventura. I vari salti temporali e i bruschi passaggi tra luoghi e personaggi differenti tenderanno infatti a frastornare il giocatore, soprattutto nei momenti iniziali del gioco. Appena presa la mano, però, ci si farà l’abitudine e tutto inizierà a filare in maniera affascinante, anche se non sempre innovativa.

Gli Shibito non demordono

Come accennato nella prefazione ad inizio articolo, Forbidden Siren appartiene senza dubbio al genere dei survival horror. Così come i più famosi esponenti del genere ci hanno insegnato, risorse e munizioni saranno presenti in numero limitato, se non proprio con il contagocce, e l’unica regola veramente valida sarà quella di sopravvivere. Lo scontro diretto non farà altro che spedirci velocemente nella tomba; la vera forza sta infatti nell’uso oculato dell’equipaggiamento e del cervello. E non solo, visto che gli Shibito non assomiglieranno poi tanto (se non nell’aspetto mostruoso) agli stupidi zombie incontrati in qualche altro titolo. I nostri avversari sapranno manipolare gli oggetti e si riveleranno decisamente ostici in qualsiasi duello. Naturalmente, per far fronte a nemici così temibili, i nostri protagonisti avranno a disposizione un potere capace di ribaltare, in parte, le sorti della partita.
 



Esplorare le varie zone sarà indispensabile

Oltre all’arte del nascondersi, che sarà spesso una necessità, gli sviluppatori hanno inserito nel gameplay un elemento originale e alquanto particolare, il Sightjack. Questo singolare potere permetterà ai dieci sopravvissuti di unire in un legame reciproco non soltanto le loro menti, ma anche quelle degli Shibito presenti in zona. Quando lo faremo, sarà come sintonizzarsi su un canale video, con tanto di segnali di interferenza e sfarfallio, e potremo scegliere la visuale come se stessimo passando da una telecamera all’altra. In questo caso, però, le telecamere saranno gli Shibito stessi, che ci mostreranno ciò che vedono con i loro occhi. Questa interessante capacità ci permetterà di studiare la stretegia da attuare per tirarci fuori dagli impicci. Osservare il mondo con gli occhi di una di queste creature demoniache, ci farà capire se possiamo essere visti dal nostro nascondiglio e ci permetterà inoltre di scovare particolari indizi, studiare la zona e scovare la giusta via da percorrere. Peccato che il sistema in sé risulti leggermente frustrante e macchinoso, tale da demotivare i giocatori meno propensi a questo tipo di approccio.
Per il resto, il gioco prosegue in modo assolutamente non lineare: si passerà da semplici enigmi, a momenti di esplorazione in puro stile survival horror o a situazioni che andranno risolte sfruttando il peculiare intreccio narrativo. Sbloccare un certo elemento in un flashback, per esempio, lo renderà utilizzabile nella sessione ambientata in un intervallo di tempo successivo. Da questo punto di vista, dunque, lo schema ingarbugliato del plot si mantiene anche a livello di gameplay.
Il vero problema rimane la difficoltà davvero esagarata di alcune sezioni di gioco. Capire il da farsi potrebbe richiedere un’intera serata, e non saranno pochi i giocatori che perderanno la pazienza, riponendo così il gioco su uno scaffale. Tutto questo, sommato al sistema Sightjack bello ma difficile da padroneggiare, potrebbe far odiare questo titolo, minandolo dall’interno. Come si dice, il troppo stroppia.

Immagini realisticamente sotto tono

La pecca più grande di tutto il titolo si rivela il comparto grafico. Forbidden Siren dimostra una cura per i dettagli insignificanti davvero maniacale, ma un’armonia d’insieme orripilante, non tanto per la paura che riesce ad instillare, quanto per la bruttezza senza senso di alcuni scorci, texture e modelli poligonali. Certo, le atmosfere ricreate riescono a mantenere un’aura di angoscia e smarrimento, complici anche gli scenari immersi in una fitta e cupa nebbia, ma la tecnica lascia davvero a desiderare. Le texture risultano sin troppo piatte, spoglie e poco chiare, mente molti dei modelli poligonali proposti bucheranno lo schermo a causa della loro spigolosità. L’unico elemento davvero gradevole sono i volti dei protagonisti, sebbene siano distrutti dal basso livello tecnico. Dietro al titolo vi è infatti un intenso lavoro di motion capture sui visi di attori in carne ed ossa, cosa che appare sin da subito evidente.
Dal punto di vista sonoro, nessuna pecca e nessun pregio. I vari effetti e le varie musiche d’ambiente non si rivelano mai troppo ispirate, ma sanno sottolineare egregiamente i momenti che accompagnano. Buono anche il doppiaggio in italiano, il punto dolente di molte localizzazioni nostrane. Questa volta, pare che i nostri doppiatori abbiano saputo svolgere un discreto lavoro.
 



Osservando questi volti, appare evidente l’utilizzo di modelli in carne ed ossa

In conclusione

Quando Forbidden Siren si presentò sugli scaffali, sei anni or sono, si mostrò sin da subito come un titolo interessante per via dell’originale gestione della trama e del gameplay. Purtroppo, la difficoltà davvero estenuante, in grado di rendere isterico il giocatore meno paziente, e la grafica davvero sotto tono per i tempi intaccarono agli occhi della critica quello che rimane, comunque, un titolo ispirato.
Consigliamo Forbidden Siren ai soli amanti del genere, invitandoli però ad una prova prima dell’acquisto (anche se ormai lo si può trovare a prezzi davvero ridotti). La difficoltà molto elevata del titolo potrebbe allontanare moltissimi giocatori.

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