Sonic the Hedgehog – Recensione Sonic the Hedgehog

La gloria del riccio blu


Nei primissimi anni ’90 la Sega, non ancora all’apice del successo, si divideva il mercato delle console con la storica rivale Nintendo. Dove quest’ultima poteva contare sull’ormai famoso Mario come mascotte ufficiale, la seconda non aveva ancora un testimonial in grado di supportare il suo Mega Drive (conosciuto come Sega Genesis in America ed Europa) uscito 2 anni prima. Nei primi mesi del 1990 i vertici della Sega, ormai convinti della necessità di creare una mascotte in grado di rivaleggiare con la popolarità del baffuto idraulico, ne incaricarono l’AM-8 Team, divisione nipponica dedicata allo sviluppo di prodotti videoludici. La passione che il gruppo, di appena cinque persone, mise nello sviluppo, li convinse a cambiare il nome della squadra mutuandolo da quello della nuova mascotte. Nacquero così il Sonic Team, e il relativo Sonic the Hedgehog (il riccio, istrice, o porcospino che dir si voglia), uno dei personaggi più riusciti, famosi e longevi della storia videoludica. Sfruttando con abilità le caratteristiche della piattaforma 16-Bit della Sega, il team sviluppò un prodotto ancora oggi considerato tra i più giocabili e meglio riusciti del genere, in grado, da solo, di aumentare in modo sensibile le vendite del Mega Drive, complice anche l’azzeccata scelta di includere il titolo in bundle dentro la confezione della console, e di rivaleggiare con l’onnipresente Mario (la fama di Sonic si è, in seguito, estesa al punto da renderlo protagonista anche di fumetti e disegni animati). Il primo episodio della saga, che oggi conta ormai decine di seguiti di vario genere, è stato ormai convertito per numerose piattaforme, fino a questa recente versione per iPhone.

  

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Tra saltelli e anelli


La storia che fa da sfondo al titolo Sega è figlia di un periodo, gli anni ’90, in cui i titoli di piattaforme non brillavano certo per complessità narrativa, preferendo giocare le loro carte migliori in altri campi, come giocabilità e longevità. Nel nostro caso il cattivo della situazione, il classico scienziato pazzo di nome Ivo Julian Robotnik, detto anche Eggman (Dokuta Egguman in Giappone) a causa del fisico, decide un bel giorno di rapire tutti gli animali di South Island, terra natale di Sonic, trasformandoli in robot al suo servizio. Il nostro prode riccio, da sempre animo nobile e avventuroso, oltre che molto spericolato, decide di affrontare il paffuto scienziato e le sue robotiche creazioni attraversando sette scenari, tra colline verdi (si chiamano proprio così), giganteschi livelli-flipper e scenari ambientati sott’acqua o in mezzo a lava vulcanica, immancabili in ogni titolo di piattaforme. La trama di questo primo episodio risulta poco più di un pretesto per narrare le gesta del protagonista, anche se il plot narrativo si farà più complesso nei numerosi seguiti, grazie all’introduzione di vari protagonisti.

 

 

 

 

 

Touch Screen a 16-Bit


La caratteristica più riuscita del primo Sonic, e di molti dei relativi seguiti, era rappresentata dall’elevata giocabilità e immediatezza, dovute anche a un’estrema semplicità di controllo in cui le nostre avventure a South Island erano esclusivamente affidate alla croce direzionale del pad Mega Drive e alla pressione di un unico tasto adibito al salto. Il veloce protagonista si sarebbe fatto strada, semplicemente, correndo a una velocità mai vista fino ad allora su un titolo di piattaforme e sconfiggendo i numerosi avversari saltandoci sopra (tra l’altro in modo decisamente incruento, dal momento che gli attacchi di Sonic avrebbero solamente fatto esplodere i robot avversari, liberando gli animali intrappolati al loro interno). Inizialmente molto simile a molti altri prodotti dello stesso genere, il titolo della Sega ne prese in prestito le meccaniche classiche, migliorandole in modo esponenziale. Livelli da portare a termine entro un tempo limite (dieci minuti, più che sufficienti grazie alla velocità di Sonic), con vari check-point, ma senza possibilità di salvare la posizione (anche se in questa versione iPhone, in caso di interruzione della partita, sarà possibile in seguito riprendere da quel punto), tentando di sopravvivere ai numerosi nemici presenti e raccogliendo i fondamentali anelli dorati. Questi, oltre a sbloccare vite extra (ogni 100 anelli) sostituiscono, in modo originale, la classica barra dell’energia. Un attacco riuscito da parte dei nostri nemici o di un pericoloso elemento dello scenario, porterà il nostro riccio a perdere tutti gli anelli raccolti fino a quel momento (è comunque possibile recuperarne qualcuno). Ovviamente subire un colpo mentre il contatore degli anelli segna lo zero, finire sotto a una trappola, terminare il tempo limite o la riserva d’aria nei livelli sott’acqua, porterà comunque a una prematura dipartita di Sonic. Raccogliere almeno 50 di questi preziosi oggetti permette inoltre di accedere, a fine livello, a uno scenario bonus in cui bisognerà raggiungere uno dei sei smeraldi del caos necessari per accedere a quello finale. Sparsi per i vari ambienti si trovano dei monitor, che una volta distrutti con il solito salto rilasceranno dei bonus di varia natura, tra vite extra, scudi, aumenti di velocità (come se il riccio non lo fosse già abbastanza di suo), anelli in più e la classica invincibilità per qualche secondo. Ogni tre livelli si avrà l’immancabile battaglia contro il boss dello scenario, in genere impersonato dallo stesso Eggman rinchiuso in una delle sue robotiche creazioni in formato gigante, da sconfiggere individuandone il punto debole e memorizzandone gli schemi d’attacco. A parte la velocità del titolo, quindi, non troviamo nulla che si discosti dal solco più tradizionale dei titoli di piattaforme, ma l’estrema giocabilità, l’immediatezza del sistema di controllo, e la cura riposta nella progettazione dei livelli ne fanno ancora oggi un titolo in grado di impartire lezioni di game design a molti dello stesso genere. Adattare la precisione di un simile sistema di controllo a un touch screen, anche se estremamente sensibile e preciso come quello dell’iPhone, potrebbe quindi sembrare un’impresa azzardata. Ma il porting, a opera della stessa Sega, (che sull’Apple Store propone numerosi altri prodotti del periodo d’oro dell’era 16-Bit) risulta più che soddisfacente. A differenza di molti altri prodotti disponibili su iPhone, i cui controlli sono a volte scomodi e poco reattivi, Sonic the Hedgehog dispone di un sistema che non fa rimpiangere il pad originale del Mega Drive, proponendo una croce direzionale e un unico pulsante in lieve sovraimpressione sullo schermo (è comunque possibile passare da questa modalità con schermo intero ad una più semplice ma graziosa, correggendo le dimensioni della videata e comandi in bella vista, con tanto di storico logo del Mega Drive).

 

 

 

 

 

Velocità e colori


Un asso nella manica del Mega Drive fu senz’altro lo storico processore Motorola 68000 (già utilizzato su Amiga 1000 e Atari ST) il quale, pur inferiore in quanto a ricchezza di colori e dettaglio grafico, se paragonato al processore montato sul Super Nes, ne era tuttavia nettamente superiore dal punto di vista della velocità di gestione dei dati. Una simile performance tecnica permise al Sonic Team di sviluppare un titolo caratterizzato da una velocità di scorrimento mai vista fino ad allora. Il processore grafico del Mega Drive venne utilizzato abilmente per creare scenari dai colori azzeccati e progettati in modo piacevole. Ogni singolo livello è caratterizzato da un suo stile unico, e necessita anche di un diverso approccio (in alcuni scenari bisogna solo correre e sopravvivere, in altri si deve gestire con saggezza la riserva d’aria, in altri dovremo sfruttare Sonic come se fosse una palla da flipper). La stessa scelta dei colori e il design dei nemici rivelano la dedizione messa dagli sviluppatori, e l’intero comparto grafico del titolo Sega risulta ancora oggi talmente ispirato e piacevole, da non aver praticamente subito modifiche in questa conversione per il prodotto Apple. La versione iPhone riprende quella americana del titolo originale, che a causa di differenze tra lo standard NTSC (americano) e quello PAL (europeo) girava a una velocità superiore del 17%, e beneficia di una scalettatura ad alta risoluzione che rendono la conversione migliore tra le numerose disponibili.

 

 

 

 

 

Sonoro e Yamaha


Il processore sonoro montato sul Mega Drive, lo storico Yamaha YM2612, permise a Masato Nakamura di creare una delle migliori colonne sonore per un prodotto di questo genere. Le musiche dei singoli livelli rivelarono, all’epoca, le reali potenzialità del chip sonoro della console Sega, e anche gli effetti risultarono azzeccati, al punto da venire ripresi praticamente identici negli episodi successivi. Il comparto sonoro di Sonic the Hedgehog risultò quindi talmente ben riuscito, da poter essere riprodotto, senza modifiche, in questa conversione per iPhone.

 

Un personaggio, un’icona


Sonic the Hedgehog, oltre a essere un ottimo prodotto già nella sua originaria versione Mega Drive, rappresenta oggi un monumento al videoludo in genere, e uno dei migliori platform di sempre. Ha rappresentato la nascita di uno dei personaggi più famosi dell’intrattenimento, rivelatosi ben più azzeccato della semplice mascotte inizialmente desiderata dalla Sega. Questa per l’iPhone è la versione migliore tra le numerose dedicate a questo storico titolo, grazie anche a un sistema di controllo tra i migliori disponibili sulla piattaforma Apple. Per meccaniche, progettazione dei livelli, giocabilità, divertimento, sonoro, Sonic the Hedgehog risulta ancora oggi uno dei migliori titoli in circolazione, specialmente in ambito platform, nonostante abbia ormai un ventennio sulle spalle. 

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