Steins;Gate 0 – Recensione

Steins;Gate è un videogame dalla vita davvero strana. Nata su Xbox 360 come una delle pochissime Visual Novel esclusive nipponiche della console Microsoft nell’ormai lontanissimo 2009. Ha raggiunto il successo e la diffusione occidentale (in Europa solo un anno fa) con release sulle sicuramente più affini per PSP e Playstation Vita, grazie anche allo splendido adattamento Anime del 2011 (lo trovate su Netflix!). Come un buon vino, Steins;Gate ha così raggiunto grazie a Sony la sua maturità, imponendosi senza molti giri di parole come una delle storie videoludiche più interessanti e di qualità mai scritte.

Steins;Gate 0

In questa seconda giovinezza del brand, 5bp ha ben pensato di realizzare Steins;Gate 0, il seguito tanto atteso che risponderà – forse – a tutte le domande lasciate irrisolte del primo episodio e ci riporterà a viaggiare tra le linee temporali assieme a Okabe Rintaro.

Dov’eravamo rimasti?

Steins;Gate 0 è una continuazione diretta del suo predecessore, quello che è stato un po’ definito il Ritorno al Futuro giapponese, sia per il suo tono leggero ma importante, sia per il suo tema di fondo: i viaggi nel tempo. Nel mondo di Steins;Gate infatti, mondi paralleli e paradossi sono all’ordine del giorno: è stato proprio il gruppo di amici di Okabe a ideare, quasi per caso, una macchina del tempo, sperimentando con oggetti di tutti i giorni.

La storia di Steins;Gate parte dal quotidiano e dall’intensa caratterizzazione dei personaggi per raccontare una novella intricata ma divertente, dalle numerose sorprese e finali drammatici. Difficile raccontare 0 senza scendere in importanti spoiler dell’originale, quindi ci troviamo costretti a infrangere una sacra regola degli ultimi anni: nel caso non abbiate giocato a Steins;Gate è forse il caso di rimediare alla lacuna e interrompere la lettura di questa recensione.

Steins;Gate 0

Per chi è rimasto, l’intreccio di questo sequel parte dal True Ending del primo, con Okabe devastato dalla morte di Kurisu che non riesce a evitare per quante volte ci provi, tornando indietro nel tempo con la Macchina di Suzuha, arrivata dal 2036, tempo nel quale il mondo è flagellato da un conflitto globale. L’unico modo per evitare il conflitto mondiale è salvare appunto Makise Kurisu, l’originale teorizzatrice del viaggio nel tempo e da qualche settimana qualcosa di più di un’amica per il protagonista del gioco. La teoria della causalità però impedisce a Okarin di cambiare il futuro direttamente, impedendo l’omicidio, da lui stesso perpetrato (eh adesso, la cosa diventa complessa).

Rock me, Amadeus

La situazione ha devastato Okabe, ormai lontano parente del megalomane scienziato pazzo del primo episodio, un ragazzo ormai rassegnato e concentrato sui propri studi, nel costante ricordo e dolore per la perdita di Makise. La svolta però arriva presto: un team arrivato dagli Stati Uniti ha realizzato una intelligenza artificiale chiamata Amadeus, basata proprio sui ricordi e le conoscenze di una ex-studentessa, ora passata sfortunatamente a miglior vita.

Ovviamente, stiamo parlando di Kurisu, la quale rientra di getto nella vita di Okabe, anche se in una forma digitale e inaspettata. Da quel momento, la trama di Steins;Gate 0 si dipana magistralmente: diversa dal capitolo precedente nei toni, ma familiare per quanto riguarda personaggi, situazioni ed emozioni. Forse le vette di originalità dell’esordio non vengono raggiunte, ma non riuscirete a staccarvi fino ad aver raggiunto uno dei finali de gioco. Siamo davanti d una delle migliori Visual Novel di tutti i tempi.

Steins;Gate 0

Non per tutti

Proprio nelle caratteristiche del suo genere, stanno i pochi limiti di questo splendido titolo per Playstation 4 e PS Vita. Sebbene lo stile delle illustrazioni, le nuove animazioni e il sempre fantastico doppiaggio (solo giapponese) siano ai top della sua classe, si tratta sempre di un romanzo interattivo, una serie di immagini e lunghe, lunghe righe di testo da leggere. In inglese, oltretutto. Le VN sono uno dei generi più divisi del panorama videoludico e Steins;Gate 0, come il suo predecessore, risulta uno degli esponenti più “estremi”, essendo sprovvisto di puzzle o di un sistema di scelte chiaro, risultando forse fin troppo limitato nella giocabilità.


Tuttavia, queste sottigliezze non tolgono nulla alla qualità di questo titolo, un ottimo passatempo da fine giornata, da sfruttare magari tra una partita di Battlefield e l’altra. La qualità della storia, la caratterizzazione dei personaggi e le tematiche così tanto “nipponiche”, sebbene radicate nella pop culture, lo rendono uno dei titoli dell’anno, in attesa della versione televisiva.

8.9

Pro

  • Un’altra storia magistralmente narrata
  • Ottime performance in doppiaggio e splendide illustrazioni
  • Personaggi indimenticabili

Contro

  • Il sistema di scelte e gameplay restano semplicistici
  • Solo in inglese
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