Suzuka 8 Hours – Recensione Suzuka 8 Hours

Endurance per il NES

La 8 Ore di Suzuka è probabilmente la gara endurance motociclistica più famosa del mondo. Per quanto non sia forse estenuante come la "cugina su quattro ruote", la 24 ore di Le Mans, è abbastanza seguita fra il pubblico nipponico, che in massa si reca al famoso circuito per assistere a questa corsa. Poteva dunque mancare una trasposizione videoludica dell’evento? Ovviamente no, considerando che stra-abbondavano i titoli dedicati alle quattro ruote, mentre il parco dedicato ai centauri videoludici era confinato soltanto alla serie Hang-On di Sega. La Namco, dunque, si fece avanti per trasformare la lunga corsa in un gioco di qualità. Suzuka 8 Hours fa la sua prima comparsa come titolo arcade, usando lo stesso hardware di Final Lap, riscuotendo un buon successo grazie alla qualità di gioco e al divertimento offerto. Il passo successivo, dunque, sarebbe stata la conversione per console. E il SNES era il sistema che più da vicino riprendeva le performance del cabinato originale.

Profondamente 2D

Descrivendo la parte grafica di questa conversione, premettiamo che le differenze fra l’hardware da sala e quello del SNES sono abbastanza consistenti. Comunque, almeno una parte degli aspetti originali sono stati mantenuti, primo fra tutti la solidità dello scorrimento, reso possibile dai chip grafici del sistema di casa Nintendo. Però, come i giocatori più "anziani" ricorderanno, il tracciato era circondato da elementi di sfondo come alberi, tribune e cartelloni pubblicitari. Tale livello di dettaglio purtroppo, non è stato possibile mantenerlo sul SNES, rappresentando dunque una striscia d’asfalto blanda e priva di qualsiasi espressività. Inoltre, c’è da dire che la velocità con cui l’azione si svolge su schermo è abbastanza lenta, con una sensazione di velocità non all’altezza della situazione, ma ciò si può spiegare con un probabile alleggerimento del lavoro del processore grafico, per non appesantire troppo l’hardware nella gestione complessiva.

La nostra stagione inizia proprio qui

 

Semplicemente

L’originale Suzuka 8 Hours metteva a disposizione del giocatore un cabinato dotato della riproduzione di una moto su cui il giocatore prendeva posto. Indi, inclinandosi a sinistra e destra, il giocatore controllava il mezzo, e per mezzo delle manopole sul manubrio accellerava o frenava. Più o meno il sistema di controllo è lo stesso presente sul cabinato Hang-On di Sega, se non fosse per il fatto che l’approccio con la moto è leggermente più "simulativo" rispetto al titolo della casa di Sonic. Dunque, come trasferire questo sistema di controllo sul joypad di una console casalinga, nel nostro caso il SNES? Diciamolo subito: è totalmente impossibile. Il divertimento nell’originale stava proprio nel fatto che il giocatore sedeva su una "vera" moto e la controllava come se la stesse guidando nella realtà. Quando tutto ciò viene compresso e impacchettato per essere utilizzato con un blando controller è ovvio che il sistema di controllo perde e diventa abbastanza "piatto" e senza alcuna attrattiva. Ma c’è anche da dire che eredita la lentezza presente nell’azione in cui si svolge. Infatti dovremo prendere abbastanza spesso le curve con molto anticipo se vorremo evitare di schiantarci contro le barriere e di conseguenza, perdere tempo e farci superare. Nonostante ciò, il sistema di controllo è abbastanza facile da padroneggiare e inoltre c’è da dire che anche le gare sono molto facili da vincere, a prescindere dal circuito in cui ci troviamo. Questo ovviamente a patto di sbattere contro le barriere o gli avversari. Una volta che avremo preso confidenza con i controlli, potremo decidere di buttarci nella modalità principale del gioco, chiamata Race Tour. In questa modalità, dopo aver inserito il nome del nostro pilota, affronteremo un Tour di gare che culminerà nella finalissima che avrà come teatro il circuito che da il nome al gioco (gli altri circuiti proposti sono tutti di fantasia e li affronteremo in difficoltà crescente). Potremo scegliere anche il tempo in cui completare la gara (fra 15 e 30 minuti) e, ovviamente, la nostra moto. Il tipo di mezzo è suddiviso per trasmissione (automatica o manuale) e classe (250, 400 e 750 cc) e basilarmente settato in tre modi: accelerazione, curve e velocità massima. Ovviamente una buona scelta del mezzo è essenziale per primeggiare nelle gare, per cui dovremo tenere in considerazione soprattutto il tracciato che andremo ad affrontare. A chiudere il quadro, le classiche modalità Arcade, Time Attack e due giocatori. Anche dal punto di vista della longevità il gioco è abbastanza semplice, senza troppi fronzoli.

Oh-oh! Qualcosa è andato storto, credo…

 

Come in un film… non proprio

Il sonoro del titolo è abbastanza buono. Considerando che nel cabinato originale la musica era totalmente assente, alla Namco hanno deciso di scrivere una soundtrack ad hoc per la versione SNES. Il risultato è abbastanza soddisfacente e in certi punti perfino godibile. Il tema principale che scorre durante la sequenza introduttiva, ad esempio, sembra una di quelle colonne sonore composte da Hans Zimmer negli anni ’80, e sarà totalmente impossibile non farci venire in mente film come "Giorni di Tuono". Anche nei menu troviamo dei motivetti accattivanti che tengono compagnia al giocatore fra una gara e l’altra. Il sonoro come è lecito aspettarsi invece ha ben poco in comune con il rombo di una vera moto. Inoltre ci sono da segnalare degli effetti sonori davvero anomali che, per quanto non siano rilevanti nel gioco (si tratta spesso di effetti sonori accessori come uno "scampanellio" alla fine di una gara), fanno comunque storcere il naso facendo presagire una mancanza di cura.

La nostra moto dovrebbe essere una brutta copia di quella guidata da Max Biaggi un po’ di tempo fa…

 

Mediocre con lode

Indubbiamente, la Namco ha fatto uno sforzo non comune per poter rendere fruibile il suo Suzuka 8 Hours per il pubblico casalingo e già questo andrebbe valutato. Ma comunque, quello che lascia perplessi è come questo titolo sia piatto e privo di personalità rispetto alla versione da sala. Certo, nei primi anni ’90 di conversioni "pixel perfect" di questo tipo ce n’erano ben poche e con i mezzi a disposizione era un’impresa quasi impossibile. Ma forse una modalità principale più profonda e curata, assieme a una trasposizione più fedele del modello di guida proposto nell’arcade forse avrebbe incontrato più il favore dei videogiocatori. Peccato, perché l’idea alla base non era per niente male e forse avrebbe potuto avere un po’ più di successo.

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