The Bard’s Tale – Recensione The Bard’s Tale

Chi lo conosce, lo riconosce: è proprio The Bard’s Tale.
Il gioco per piattaforme Android (ma disponibile anche su iOS) di cui vi parliamo qua è il porting del medesimo titolo uscito su PlayStation 2, Xbox e PC tra 2004 e 2005. E chi non lo conosce? Presto illuminato.

Per chi si fosse perso qualcosa
The Bard’s Tale è un finto gioco di ruolo. “Finto” perché aldilà della fase iniziale di assegnamento di punti alle caratteristiche del protagonista (unico) con la tipica evoluzione a punti esperienza e livelli, il gioco pare più un hack’n’slash sulla falsariga di altri titoli per console dell’epoca, quali Baldur’s Gate: Dark Alliance, che nulla hanno da spartire coi classici a cui fanno riferimento. Ma è proprio a questi classici che The Bard’s Tale rende omaggio, in modo del tutto parodico: dall’inizio alla fine dell’avventura si incappa in tutti i più tipici cliché del genere, a partire dalla tipica prima quest in cui viene richiesto di uccidere dei ratti nella cantina di una locanda, passando per personaggi canonici quali il vecchietto misterioso, il goblin amichevole e tanti altri incontri e situazioni familiari ai veterani di giochi di ruolo – target a cui è chiaramente dedicato questo prodotto.

Per il bene superiore
La parodia non è certamente lasciata a sé stante e priva di anima: la storia ruota intorno alle gesta di un bardo senza nome più interessato al proprio benessere fisico che a salvare il mondo (come biasimarlo?), ma volente o nolente il suo tentativo di entrare nelle grazie di una giovane locandiera lo porta in un avventura con tanto di voce narrante al corredo che strappa non pochi sorrisi: vi siete mai chiesti perché sia possibile spaccare ogni barile e cassa in luoghi pubblici o entrare in casa delle persone e depredare ogni contenitore senza causare alcuna reazione, o perché le creature uccise lascino cadere gli oggetti più improbabili? Beh, sono domande che si chiede anche il narratore, creando di volta in volta dibattiti col protagonista che passano da battibecchi sarcastici per sfociare nel meta-game più assurdo.

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Sebbene la trama parodica e ricca di ironia sia il fulcro del titolo, è chiaro che un gioco per essere tale deve avere anche una sua componente ludica: come anticipato, The Bard’s Tale ricalca le meccaniche di altri pseudo-gdr d’azione del periodo, ove essenzialmente accettare quest che portano in lunghe aree piene di mostri da malmenare per arricchirsi, salire di livello e aumentare i punteggi delle caratteristiche costituisce buona parte dell’offerta. Specificamente, ciò avviene a suon di fendenti e parate che possono evolversi in “combo” più complicate man mano che si sbloccano nuove abilità ogni certo numero di livelli, nonché acquistando armi e protezioni – da notare peraltro che non esiste nemmeno un inventario: qualsiasi oggetto non utilizzabile viene automaticamente convertito in denaro, con un allusione sarcastica piuttosto chiara sulla tipica visione del giocatore di ruolo su ciò che non è equipaggiabile. A livello di controlli, il movimento avviene controllando l’analogico virtuale (o indicando la direzione col tocco) con la parte sinistra dello schermo e usando attacco e parate con due icone poste al lato destro (e forse un po’ troppo vicine fra loro). Poiché stiamo parlando di un bardo, non poteva mancare la parte magico-musicale: aldilà dello scontro fisico, il bardo può usare il suo liuto per evocare creature in grado di aiutarlo nello scontro, dotate ognuna dei suoi pro e contro e pertanto da selezionare con discrezione a seconda della situazione, specie perché inizialmente sarà possibile evocarne solo una alla volta.

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