The Legend of Spyro: A New Beginning – Recensione The Legend of Spyro: A New Beginning

Il draghetto viola ritorna ad infuocare le nostre Play Station 2…..

L’anno 1998 fu davvero importante per la Play Station, in quanto vide la nascita di una delle sue più grandi mascotte: Spyro, il draghetto viola. Il suo esordio fu con il titolo Spyro The Dragon, in cui il tenero cucciolo rimane l’unico superstite dopo l’attacco del perfido ranocchio Gnasty Gnorc, invidioso della grande maestosità dei draghi che abitano queste terre fantastiche. Compito di Spyro non è solo quello di sconfiggere il cattivissimo antagonista, ma liberare gli 80 draghi tramutati in possenti statue di pietra. Dopo questo episodio il successo di Spyro salì alle stelle ritornando, sempre su Play Station, con due splendide avventure: Spyro Ripto’s Age e Spyro: Year of The Dragon. Nel secondo episodio Spyro spinto dalla voglia di vacanza giunge in un nuovo mondo accompagnato sempre dalla sua fedele amica Sparx. Ma purtroppo non saranno le onde del mare ad accoglierlo bensì un nuovo cattivo da combattare: Ripto. Una piccola lucertola arancione bramosa di potere che si è impossessata di tre mondi altrettanto fantastici e fiabeschi tanto quanto quelli visti nella prima avventura. Il gioco è ancora più apprezzabile grazie alle nuove abilità che Spyro potrà imparare nel corso del gioco e ai nuovi personaggi incontrati. Infine con Year of the Dragon  si concludono le fantastiche avventure di Spyro su Play Station. Anche qui tante novità riguardo il gameplay e lo stile e una storia indimenticabile.
Come si può notare è la novità a caratterizzare la saga di Spyro. Ma con l’approdo per la Play Station 2 viene a mancare proprio questo elemento e da ciò ne consegue il suo declino. Ricordiamo che nella vecchia generazione di console il gioco era stato affidato all’Insomniac che purtroppo abbandonò i progetti di Spyro per occuparsi di un gioco altrettanto famoso: RatchetClank. Il compito quindi venne affidato alla Vivendi. Probabilmente a causa di questo passaggio la saga ne ha risentito. Su Play Station 2 i titoli usciti sono Spyro: Enter the Dragonfly (2002) e Spyro: a New Beginning. In quest’ultimo episodio il piccolo drago affronta un viaggio per scoprire le sue origini. Esso infatti non ha mai conosciuto i suoi veri genitori poichè abbandonato. Fortuna vuole che sarà ritrovato da una famiglia di libellule e stringerà particolare amicizia con suo "fratello" Sparx. Da qui si spiega la loro storica amicizia. Iniziato questo viaggio Spyro verrà a sapere dall’unico Drago Guardiano sopravvissuto, che lui non è altro che il Prescelto per combattere una cattivissima Draghessa che vuole impossessarsi del mondo, di nome Cinerea. Prima di ciò però Spyro deve liberare i tre Draghi Guardiani restanti affinchè ottenga dei poteri pazzeschi!
 

…ma con piccole fiammelle

Il gioco parte bene, con una trama che incuriosisce il videogiocatore. Anche i controlli sono molto semplici sin dall’inizio e tutto sembra andare liscio. Dopo un paio di ore però il videogiocatore si renderà conto quanto sia monotono. Oltre agli attacchi base (fuoco dalla bocca e l’incornata) liberando i Draghi Guardiani Spyro otterà degli attacchi elementali davvero potenti. Per ogni elemento, che sono fuoco, elettricità, ghiaccio e terra, vi sono degli attacchi che si differenziano per potenza dove, per arrivare al grado più elevato, bisogna caricare un’apposita barra posta vicino la salute del giovane drago. Peccato però che tra i vari elementi non vi sono effettive differenze. Ma Spyro ha un altro asso nella manica: delle combo facilmente memorizzabili. Però anche qui si cade presto nell’ovvietà e si finisce sempre col fare le solite mosse. Il gioco quindi da Platform diviene principalmente un estenuante picchiaduro a scorrimento. I principali nemici che affronterete (a parte i boss di fine livello) sono degli scimpanzè rumorosi e fastidiosissimi, anch’essi poco differenziati tra loro escludendo le dimensioni. Ma poi vi sono anche diversi nemici come golem di pietra, mostriciattoli, ecc. In ogni livello non dovrete far altro che utilizzare le solite mosse per sbarazzarvi di intere orde di nemici per ogni metro che proseguirete. E’ la poca varietà che scoccia tremendamente di A New Beginning. A volte le fasi di combattimendo vengono alternate con semplicissimi rompicapo da risolvere per poi ritornare a combattere nuovamente. L’unica cosa che spinge ad andare avanti oltre che la trama è la voglia di ottenere nuove abilità. Ma una volta acquisito anche l’ultimo potere del Drago Guardiano possiamo affrontare solo un livello per arrivare direttamente allo scontro finale. Il gioco è di una brevità assurda, dura circa 6/7 ore. Forse questo elemento sarebbe a favore dei giocatori più piccini, ma a parte il mondo fiabesco e il cucciolo squamoso, nulla può catturare la loro attenzione. Ormai Spyro è in netta rottura col glorioso passato… ma non del tutto. Come nei primissimi episodi anche qui il draghetto potrà raccogliere le gemme che in questo caso serviranno a ripristinare il potere magico e la salute persa. Per quanto concerne il sistema delle telecamere, non è tanto differente rispetto a quello visto negli episodi precedenti.

Già finito?! Meglio…

Come è stato appena detto la nuova avventura di Spyro dura solamente poche ore. Magari vi dispiacerete, ma una volta capita la meccanica del gioco non lo sarete più di tanto. La monotonia è la caratteristica principale di questo episodio quindi il videogiocatore non è interessato a ricominciare l’avventura una volta finita. Non vi sono extra sbloccabili, di conseguenza una volta finita la trama principale il gioco è stato sfruttato al massimo.

Non tutto è perduto

E’ un peccato assistere ad un disfacimento del genere quando comunque il gioco ha delle potenzialità tecniche. A parte il gameplay semplice, la grafica rimane un buon elemento del gioco. Nessuna sbavatura, movimenti fluidi, sopratutto nelle fasi di combattimento che vengono valorizzate da uno slow motion automatico. I personaggi sono pure ben realizzati. Spyro adesso ha la faccia da furbetto ma rimane tenero, Sparx ha finalmente delle forme più evidenti donandogli caratterizzazione e i draghi sono davvero maestosi e possenti. Anche i nemici sono stati creati perfettamente, resi aggressivi nei lineamenti del volto. Si può dire che i personaggi non mancano di espressività. 
Anche il comparto musicale è apprezzabile. Le musiche sono epiche, coinvolgono il videogiocatore durante gli scontri tra i nemici e sono abbastanza orecchiabili. Anche il doppiaggio è ben fatto grazie ad un ottima corrispondenza labiale-sonoro e poi, per la gioia di tutti, è completamente in italiano! Inoltre personaggi che prima ricoprivano ruoli marginali adesso vengono resi più profondi, ed è ancora una volta il caso di Sparx. Insopportabile per la battute di cattivo gusto (ricordiamo che il gioco è principalmente per bambini)  ma doppiato alla grande con una voce scelta a pennello. Nella versione americana Spyro invece è stato doppiato da Elijha Wood, alias Frodo del Signore degli Anelli, quindi almeno per questi aspetti i produttori si sono impegnati parecchio. 

In conclusione

Se aveta ancora a cuore il piccolo Spyro il gioco conviene provarlo, altrimenti è meglio lasciar perdere. Un gioco troppo monotono e ripetitivo, che ha cambiato totalmente genere divenendo da platform fantastico e divertente, a picchiaduro a scorrimento.
Il gioco non viene riposto subito nei vostri scaffali grazie al protagonista storico, ad una grafica che dona espressività e musiche coinvolgenti. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: meglio apparire o essere?
E si vede che il gioco ha optato per la prima scelta sembrando all’inizio un ottimo gioco ma rivelandosi alla fine un’amara (mezza) delusione.  

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento