Tom Clancy’s Splinter Cell – Recensione Tom Clancy’s Splinter Cell

Tom Clancy’s Bet

Thomas Leo Clancy Jr., meglio conosciuto come Tom Clancy, inizia la sua carriera come scrittore di romanzi, opere a sfondo thriller impiantate tutte su curiose storie di spionaggio da parte di personaggi altrettanto particolari. Dopo i numerosi successi in patria, gli Stati Uniti, in forma cartacea, Clancy si lancia come sceneggiatore videoludico, portando le sue idee e le sue storie su console. Il primo esperimento prende il nome di Splinter Cell, cellula fantasma, pubblicato per console Microsoft nel 2002 e poi portato su console Sony agli inizi dell’anno successivo.
Il gioco si ergeva, e lo fa tuttora, a rivale, o quantomeno a valida controparte, del colosso dello stealth, Metal Gear: da un americano, quindi, parte la sfida per il primato nel genere che, quasi senza sorpresa, difficilmente viene scardinato ma sicuramente incalzato.

La Cellula Fantasma

Alice Madison e Robert Blaustein sono due agenti CIA che nel 2004 giungono sulle innevate vette della Georgia per scoprire cosa nasconde l’ex URSS sotto la neve. Giunti a destinazione, i due americani riescono a scoprire una base militare nella quale vengono formati nuovi eserciti e potenti carriarmati: la loro cattura, però, è inevitabile dopo essersi fatti scoprire dalle forze armate del luogo.
Persa la comunicazione con i due agenti, la CIA non ha altro da fare che mettersi in contatto la NSA (National Security Agent) che dovrà fornire un agente alla causa americana: quell’agente risponde al nome di Sam Fisher. Ex agente della CIA, uomo che ama trascorrere il suo tempo con la figlia e spesso fuori dagli schemi, dalle più spericolate azioni alle più stravaganti vacanze rilassanti, Sam Fisher è l’agente nel quale l’America dovrà riporre la propria fiducia per sventare un possibile attacco da parte della Georgia, ora ben conscia del fatto che fosse spiata dalla potenza oltreoceano. Al fianco del Colonnello Lambert, che vi fornirà i dettagli della missione non appena arriverete alla capitale georgiana T’bilisi, la vostra missione vedrà complicarsi in seguito a scoperte sempre più scottanti che vi porteranno a salvare una situazione ben più pericolosa di quella che si prospettava all’inizio.
Così si presenta la prima avventura di Sam Fisher, la cellula fantasma, lo Splinter Cell.


Faro nell’ombra o fantasma nel buio

Splinter Cell ci metterà dinanzi ad una giocabilità che per chi ha avuto già a che fare col già citato Metal Gear non dovrà essere nulla di estremamente nuovo, mentre per chi non è ancora abituato al genere stealth, procedere con calma, flemma, pazienza e attenzione potrebbe creare qualche problema di adrenalina. Come avvieremo la nostra azione saremo in un campo di addestramento che prevede un tutorial ben preparato che ci lancerà poi nell’azione nel pieno delle nostre capacità. Saremo forniti di un visore notturno per poter vedere tutto perfettamente anche al buio, il luogo che frequenteremo di più durante la nostra azione, per  tenerci distanti dagli occhi delle guardie: la vostra sarà una missione di infiltrazione, non di scompiglio, infatti le armi che vi saranno fornite saranno tutte utilizzabili preferibilmente solo in situazioni critiche o contro alcuni oggetti. Ad esempio sarebbe d’uopo usare la pistola contro una lanterna per spegnere la luce piuttosto che contro un soldato che potrebbe, se colpito male, scatenare l’allarme e farvi catturare. Lo stesso Fisher è munito di forti colpi a mani nude, che potrebbero essere riportati al famoso CQC di Solid Snake, sua controparte videoludica in questa sfida a distanza: una volta afferrata la guardia alle spalle ci basterà un colpo per stordirla a terra o costringerla a fare quello di cui abbiamo bisogno, come aprire una porta, comunicarci informazioni segrete o quant’altro. Nascondere il corpo nel buio, lontano dagli occhi indiscreti dai suoi compagni, sarà poi d’obbligo. Insomma Sam Fisher deve essere un vero fantasma, il suo cammino non dev’essere notato e non devono essere lasciate tracce: l’adrenalina sarà ovviamente altissima e ad ogni volta che girerete l’angolo sarà impossibile non preoccuparsi per l’arrivo di una guardia o di non esservi accorti della presenza di una telecamera che può mandare all’aria ogni vostro piano di infiltrazione.
Proseguendo nel gioco verrete comunque forniti di armi sempre più potenti e prestanti che in base alle occasioni vi torneranno utili, come ad esempio i proiettili di gomma che stordiranno l’avversario dalla distanza senza ucciderlo, o i proiettili elettrici che lanciati in acqua possono essere micidiali. Dall’inizio dell’avventura, invece, sarete forniti di un grimaldello per aprire le porte chiuse e di un cavo ottico che, inserito nella serratura di una porta, vi permetterà di analizzarne il contenuto. Proseguendo sarà anche inevitabile che vi venga fornita una cassetta del pronto soccorso per ovviare al problema della possibile perdita di salute dopo qualche scontro.
Nello schermo a destra vi sarà poi un importante indicatore diviso in quattro caselle che indicherà quanto siete esposti alla luce: più sarà a sinistra più sarete invisibili, più sarà a destra e più sarete un faro nell’ombra.
 


Sam Fisher si prepara ad estorcere informazioni

 

L’orma del fantasma

A livello grafico, Sam Fisher si presenta dettagliato quanto basta: gli scenari sono ben conditi da ombre e altre varianti con le quali interagire perfettamente, e altrimenti non potrebbe essere dato che l’interazione con quello che ci circonda è alla base del nostro successo. Non potremo di certo distruggere tutto con un proiettile, ma quelle poche cose che possono essere distrutte si prestano benissimo alle animazioni. Sebbene, poi, all’inizio della nostra esperienza assisteremo ad un assalto sui monti georgiani con una grafica simile ad uno dei migliori film hollywoodiani, dovremo ben presto ricrederci dinanzi ad alcune animazioni macchinose, ma che per fortuna lasciano spazio ai dettagli con i quali sono stati curati i personaggi.
Il sonoro dalla sua ha l’intero doppiaggio in italiano, curato con molta perizia, nonché un comparto di effetti sonori altrettanto curato, dagli spari alle cadute sul terreno dopo un salto da parte di Sam, o la rottura dell’osso del collo di una guardia dopo uno strangolamento di Fisher o, ancora, il rumore camminando su un terreno fragile: anche qui vale lo stesso discorso fatto per l’interazione con l’ambiente dato che, trovandosi nelle condizioni di dover basare le proprie mosse sul rumore effettuato, era impossibile lasciare al caso un dettaglio così fondamentale.
Ovviamente spesso ci potrebbe capitare di notare una notevole facilità di gioco, dato che le guardie spesso rimarranno ferme ad attendere la vostra presa alle spalle, denotando non una perfetta IA. Per la longevità invece si tratta di occuparsi di dieci lunghe missioni che ci terranno occupati davvero parecchio.

Conclusione

La conclusione più ovvia che si può avere per Splinter Cell è tirare le somme dalla sfida con Metal Gear. In molti hanno notato come Splinter Cell riuscisse ad offrire più tempo di gioco rispetto all’opera Konami, che a discapito di quest’ultima accezione di gioco preferiva dedicarsi ai numerosi filmati di intermezzo. Per quanto riguarda la giocabilità, con la cellula fantasma è impossibile non notare che ci troviamo dinanzi ad una vera missione di infiltrazione, caratterizzata da una leggera e classica trama che non può di certo aspirare a raggiungere il capolavoro della saga di Kojima: infine, paragonare i due protagonisti è alquanto impossibile, dato che incontrastatamente avrebbe la meglio il progetto dell’Enfant Terribles.
Splinter Cell rimane comunque un’ottima variante, un’ottima controparte stealth, un gioco che vi terrà comunque occupati per parecchie ore nei panni di un agente che non si lascerà scappare nemmeno un capello fuori posto: un gioco per chi ha pazienza e rapidità di azione, per chi sa come cavarsela sempre, per chi ha intuizione per i passaggi più atipici per entrare in un edificio e per chi non ha voglia di tirare fuori un’arma e fare fuoco a più non posso. Ogni proiettile è pesato, ogni mossa è calcolata, anche i fantasmi calcolano i loro passi.
 
 

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