Uncharted 3: Drake’s Deception – Recensione Uncharted 3: Drake’s Deception

Killer application (cit. da Wikipedia): “Prodotto di successo costruito su una determinata tecnologia, grazie al quale la tecnologia stessa penetra nel mercato, imponendosi rispetto alle tecnologie concorrenti”. Uncharted: “Prodotto di successo”? Certamente. “Costruito su una determinata tecnologia, grazie alla quale la tecnologia stessa penetra nel mercato”? Sì anche in questo caso: Nathan Drake ha accompagnato la PS3 dal 2007 fino ad oggi, spingendo molti utenti indecisi ad acquistare la console Sony.
Ci fermiamo qui perché a questo punto dovreste aver capito dove vogliamo arrivare: Uncharted 3 ha tutte le carte in regola per essere la Killer Application PS3 di questo 2011 e, con tutta probabilità, anche dei primi mesi del prossimo anno. Acclamato dal pubblico e dalla critica, must-have per ogni utente PS3 e motivo di invidia per i fanboy delle altre console, la serie Uncharted  di Naughty Dog è giunta ormai al terzo capitolo senza sbagliare un colpo. Pronti a indossare nuovamente i panni del cacciatore di tesori più avventuroso – non ce ne voglia una certa signorina Croft – del mondo Playstation?

Anima di celluloide

Sin alla sua prima apparizione su PS3, Uncharted si è dimostrato un perfetto collage di elementi delle più famose serie di avventura, sia del mondo cinematografico che videoludico: la (voluta) somiglianza di Nathan Drake con personaggi come Lara Croft e Indiana Jones non è mai stato un segreto per i Naughty Dog, che non hanno mai rinnegato le loro fonti di ispirazione. In Uncharted 3 il confine tra gioco è film è sempre più labile, donando nuovi significati al termine action-adventure: il bilanciamento tra le scene d’azione e quelle di esplorazione è perfettamente riuscito, così come la maniacale cura nella realizzazione delle scene di intermezzo e delle ambientazioni lascia trasparire un gusto e una capacità di regia – da ricondurre al game director Justin Richmond – non comuni. E’ stato molto interessante constatare come, in questo terzo capitolo, gli sviluppatori abbiano inserito molti elementi riconducibili ad Heavy Rain, unica altra esclusiva Sony realmente in grado di congiungere in un solo prodotto i concetti di film e videogioco.

Come nei precedenti capitoli della serie, giocare ad Uncharted 3 sarà proprio come vivere in prima persona un film d’avventura. La trama è perfettamente raccontata, in un intreccio di scene d’azione e flashback degni del miglior storyteller. Gli eventi narrati – un mix di accadimenti storici e licenze poetiche più o meno lontane dalla realtà – costruiscono un puzzle che incolla allo schermo, rendendo l’eccitazione della scoperta parte integrante dell’esperienza di gioco. Se vi piacciono i film di avventura vecchio stile, in Uncharted 3 troverete certamente l’esperienza videoludica più vicina ad una pellicola hollywoodiana che abbiate mai provato.



A volte le pellicole a cui si ispirano i Naughty Dog sono proprio riconoscibii: questo non è Indiana Jones?

L’Atlantide del deserto

Avendo paragonato fin da subito Uncharted 3 ad un film, non possiamo che continuare con un breve riassunto della storia alla base dell’avventura: ci limiteremo ad un breve antefatto, dal momento che non intendiamo in nessun modo togliervi il piacere di scoprire in prima persona tutti i tasselli dell’avventura che Naughty Dog ha confezionato per voi.

Dal primo capitolo sappiamo che Nathan è discendente (o, almeno, così dice lui) dell’esploratore Sir Francis Drake. Il fatto è anche provato dall’anello che, una volta al dito di Sir Francis, è oggi in bella vista al collo di Nathan. Finalmente, in Uncharted 3, ci verrà spiegato come il protagonista è venuto in possesso di quell’anello e, soprattutto, qual è il vero ruolo del gioiello: esso è infatti un oggetto indispensabile nella ricerca della mitica Rub’ al-Khali, la cosiddetta Atlantide del deserto citata anche nelle fiabe de Le Mille e una Notte, che Lawrence D’Arabia avrebbe cercato – e con buona probabilità anche trovato – anni prima. Naturalmente la ricerca non sarà priva di pericoli: durante l’avventura Nathan e i suoi compagni incroceranno il cammino con terribili nemici di vecchia data, così come con improbabili alleati che i fan della serie saranno ben felici di ritrovare. Come ormai da tradizione, con il dipanarsi della trama i giocatori assisteranno ad una progressiva serie di colpi di scena che mischieranno il possibile con il soprannaturale, non dando mai tregua fino all’esplosivo finale.


I nemici di Drake, in Uncharted 3, saranno tanto potenti quanto spietati

Ma non finisce qui: durante l’avventura ci sarà spazio anche per l’introspezione e la caratterizzazione dei personaggi, permettendo ai giocatori di approfondire il rapporto tra Nathan Drake e gli altri protagonisti che i giocatori di vecchia data non faticheranno a riconoscere, a partire dal suo mentore e compagno di scorribande Victor Sullivan. In Uncharted 3 si scoprirà finalmente come i due si sono incontrati – giocando un capitolo nei panni di un Nathan appena adolescente – e come oggi, con l’età che per Sullivan inizia a farsi sentire, gestiscono questo rapporto che pone l’uno ad essere sempre più la figura paterna dell’altro.


Il gioco dedica molto spazio alla (ottima) caratterizzazione dei personaggi secondari

Mani d’acciaio e pioggia di piombo

A livello di gameplay non si segnalano particolari novità, tranne qualche piacevole aggiunta e un affinamento del già ottimo sistema di controllo dei precedenti Uncharted. Le modalità di gioco si alternano sostanzialmente tra due tipologie, oggi molto più bilanciate rispetto al passato: l’esplorazione e il combattimento. Durante la prima fase sarà fondamentale utilizzare la telecamera per esplorare l’area di gioco in cerca di indizi e, la maggior parte delle volte, di appigli per poter iniziare un’arrampicata grazie alla quale poter proseguire. Le mani d’acciaio di Drake ritornano anche in Uncharted 3: dimenticandosi del realismo in favore di un gameplay e di una spettacolarità fuori dal comune, gli sviluppatori di Naughty Dog hanno ideato i soliti percorsi al limite dell’impossibile tra tetti, grotte, templi, giungle e chi più ne ha più ne metta. In qualsiasi situazione, comunque, da elogiare come gli appigli siano sempre ben inseriti nel mondo di gioco, al contrario di quanto visto in altri titoli: dalle crepe nei muri agli arbusti, passando per i tubi di scarico e i mattoni sporgenti, la varietà di situazioni è tale da rendere ogni scalata diversa dalle altre. Anche gli enigmi proposti, seppure sulla falsariga di quelli visti in Uncharted 2, sono più articolati e vari, ricordando molte volte i complessi marchingegni visti in film d’avventura come Il Mistero dei Templari. La maggior parte dei puzzle resta comunque di facile intuizione, grazie anche agli appunti – consultabili in ogni momento – che Drake ha sul suo taccuino. A chi non riuscisse a risolvere un enigma particolarmente intricato, poi, dopo alcuni tentativi errati il gioco proporrà di vedere la soluzione, sempre tramite il diario di Nathan: si tratta di un’opzione non obbligatoria, ma certamente utile per chi non volesse scervellarsi troppo, preferendo l’azione al ragionamento.


Gli enigmi si basano sul fuoco, l’acqua, la luce, le solite leve e un po’ di ragionamento

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