Uncharted: L’Eredità Perduta – Recensione

Recensito su PlayStation 4

C’erano una volta gli LP: anacronistici dischi in vinile ancora oggi apprezzati dai puristi che, meno capienti degli attuali supporti, lasciavano i fan con la voglia di ascoltare altri brani della propria band preferita. Per questo c’era il lato B: bastava girare il disco per accedere a un altro singolo, a una registrazione inedita o comunque a un contenuto che certamente avrebbe ampliato l’esperienza dell’utente.

A voler ben vedere, non è una situazione tanto diversa da quanto accade oggi con i videogiochi: c’è il titolo principale – nel nostro caso quell’Uncharted 4 che ancora oggi citiamo con riverenza – e ci sono i contenuti aggiuntivi, il cui scopo è quello di espandere l’esperienza dell’avventura principale. E così anche la saga di Uncharted ha un lato B: quello di Chloe Frazer (sì, il doppio senso è voluto), carismatico personaggio che abbiamo conosciuto e amato come protagonista di Uncharted 2 e 3 e grande assente dell’ultimo episodio. Un B-Side di tutto rispetto, tanto da trasformarsi da semplice DLC a contenuto stand alone: Naughty Dog ha già spiegato che Uncharted non è sinonimo di Nathan Drake, e Chloe irrompe sulle nostre Playstation 4 con tutta l’intenzione di dimostrarlo.

Uncharted: L'Eredità Perduta


Nuovo manufatto, nuova avventura

A differenza di quanto accaduto in Uncharted 4: Fine di un Ladro, appesantito dal fardello di una trama densa di emozioni seminate in un decennio di avventure, Uncharted: L’Eredità Perduta è decisamente più scanzonato. Questo non significa che la qualità dell’esperienza sia inferiore: concentrare le luci della ribalta interamente su Chloe infatti ha permesso agli sviluppatori di approfondire il ruolo della ragazza, trasformandola dall’essere la Fujiko di Lupin III a un’avventuriera a tutto tondo, degna erede spirituale di Nathan Drake.

L’avventura – che dedicando la giusta attenzione all’esplorazione richiederà circa otto ore per essere portata a termine – porta il giocatore nel cuore dell’India, dove Chloe si reca alla ricerca della Zampa dorata di Ganesh. Al suo fianco Nadine Ross, altra primadonna conosciuta in Uncharted 4 e in questo contesto ben più caratterizzata e sfruttata a dovere come spalla del personaggio principale. Con Nadine passata dalla parte dei buoni, per quanto la distinzione tra bene e male nell’universo di Uncharted non sia mai così netta, era necessario un antagonista all’altezza: il ruolo è toccato al temibile Asav che, pur senza il carisma del Lazarevic di Uncharted 2, con le sue fattezze da Steve Jobs malvagio ricopre a dovere il ruolo del temibile villain.

Uncharted: L'Eredità Perduta

Il punto cruciale dell’esperienza è l’inaspettata conferma di come Uncharted possa esistere senza Nathan Drake: il ritmo della narrazione, il carisma dei personaggi, le ambientazioni e il nuovo mito sul quale si basa l’intera vicenda reggono ottimamente senza che si senta la minima nostalgia per il grande assente. Ed è qui la vera rivoluzione, perché Naughty Dog ha confezionato (passateci il paragone) una storia di Robin senza Batman, che si regge interamente su un universo ormai radicato nel cuore dei giocatori.

Non nascondiamo che anche la nostra fiducia ha vacillato all’annuncio dell’Eredità Perduta: il rischio più grosso era che un’eroina come protagonista assottigliasse irrimediabilmente le distanze tra il titolo Naughty Dog e Tomb Raider. Fortunatamente, complice anche la recente decisa virata di Lara Croft verso l’open world, le nostre paure si sono rivelate infondate e L’Eredità Perduta getta solide fondamenta per ulteriori spin-off futuri, che viste le premesse avranno la strada decisamente in discesa.

Uncharted: L'Eredità Perduta


Donne e pallottole

Escludendo alcuni semplici minigiochi di scassinamento, le meccaniche di gameplay proposte da Uncharted: L’Eredità Perduta sono sostanzialmente le medesime di Uncharted 4, ulteriormente affinate nella loro perfezione. Il rampino, le arrampicate, la jeep e il relativo verricello, i frenetici scontri a fuoco e le numerose scazzottate tirano fuori tutto il girl power di Chloe, alternandosi a enigmi ambientali interessanti e all’esplorazione, necessaria a bilanciare la varietà dell’esperienza. Rispetto al passato il ritmo è leggermente più lento: merito dell’esperienza maturata dal team con The Last of Us, da cui questo Uncharted prende in prestito alcuni spunti narrativi e alcune passeggiate negli scenari più evocativi, in cui il gioco inibisce volutamente la possibilità di correre per focalizzare l’attenzione sull’area che si sta attraversando.

Le malelingue troveranno sicuramente da ridire sulla decisione di trincerarsi dietro meccaniche già ben oliate piuttosto che osare inserendo una qualsivoglia innovazione, ma considerando che L’Eredità perduta era inizialmente pensata come espansione di Uncharted 4 – e considerando soprattutto l’altissima qualità di quest’ultimo – non è affatto un dispiacere ritrovare per qualche ora il gameplay che tanto abbiamo apprezzato lo scorso anno.

Uncharted: L'Eredità Perduta

Un plauso alla gestione dell’intelligenza artificiale dei comprimari, ulteriormente migliorata rispetto al passato: già dai Tempi di Uncharted 3 il giocatore non ha praticamente mai affrontato l’avventura in solitario. Ne L’Eredità Perduta essere accompagnati da Nadine aprirà a inedite possibilità di gameplay appositamente pensate per sfruttare le capacità della mercenaria: con meccaniche mutuate sempre da The Last of Us e, ovviamente, da Uncharted 4, Nadine offre copertura dal fuoco nemico e prende di mira gli avversari in maniera autonoma e dinamica, basandosi sulle scelte del giocatore.

In maniera simile, dopo qualche capitolo decisamente sui binari, il gioco permette una discreta libertà nell’esplorazione e nella decisione della sequenza con cui affrontare gli obiettivi. Il tutto avviene in un’ambientazione sandbox in cui muoversi con la jeep, sulla falsariga di quanto già testato nella parte di Uncharted 4 ambientata in Madagascar, stavolta con tanto di tesori nascosti ed enigmi opzionali in grado di aumentare la longevità dell’avventura, oltre che affascinare per varietà e cura nei dettagli.

Siamo ben lontani dal concetto di open world, che certamente minerebbe l’incalzante ritmo narrativo marchio di fabbrica di Naughty Dog, ma le diverse possibilità di dialogo in base alla situazione, il comportamento di Nadine e la reazione dei nemici – esclusa qualche obbligata licenza poetica che favorisce la spettacolarità dello stealth e la fluidità dei combattimenti – sono quanto di più realistico si sia mai visto su PlayStation 4, dimostrando ancora una volta la sovrannaturale capacità di questi sviluppatori di alzare sempre l’asticella del confronto, settando automaticamente quello che dovrà essere lo standard per le produzioni tripla A del prossimo futuro.

Uncharted: L'Eredità Perduta


Chi vuole una PS4 Pro?

Ci troviamo ogni volta imbarazzati nel descrivere la tracotanza tecnica di un Uncharted, che come da tradizione anche con L’Eredità Perduta sfida i limiti fisici della console ammiraglia Sony. Su PlayStation 4 Pro il gioco è spettacolare come pochi altri, e calcolando che tra questi pochi altri i primi della lista sono Uncharted 4 e The Last of Us, avete già capito che stiamo per ripeterci nell’elogio alle capacità di Naughty Dog di spremere ogni goccia di potenza disponibile dell’hardware Sony.

Se si esclude qualche sporadico rallentamento nei campi lunghi con situazioni scriptate in cui il mondo intero crolla attorno ai protagonisti, ciò che impressiona davvero è la resa grafica del gioco sulla “vecchia” PlayStation 4: dove Fine di un Ladro aveva stupito L’Eredità Perduta osa addirittura di più, e ogni qualvolta in cui staccherete gli occhi dal fondo schiena della sexy protagonista resterete abbagliati da vegetazione più folta, effetti di luce più vividi e animazioni più realistiche, per un livello qualitativo complessivo che probabilmente potrà essere superato soltanto dai suoi stessi creatori con The Last of Us: Part II.

Uncharted: L'Eredità Perduta

Appositamente studiata per l’occasione, la nuova modalità foto: quando non sarà impegnata in spericolati salti nel vuoto mentre lo scenario le si sgretola addosso – in una serie di continui rimandi alle gesta di Nathan, senza sfociare tuttavia in un “more of the same” troppo banale – Chloe potrà fermarsi ad ammirare e catturare con lo smartphone immagini dello scenario. Siamo pronti a scommettere che, complice anche l’aggiornamento al Day One pensata per affinare questa modalità, la parte free roaming dell’avventura sarà fotografata in ogni pixel e non vediamo l’ora di vedere le dashboard delle nostre PS4 invase dalle foto condivise dagli utenti.

Nulla da eccepire, infine, per quanto riguarda il comparto sonoro: così come i suoi predecessori anche Uncharted: L’Eredità Perduta vanta una regia e un doppiaggio di prim’ordine, tanto in lingua originale quanto nella localizzazione italiana. Stesso discorso per gli effetti sonori: esplosioni, spari e pavimenti che crollano sono sempre pronti a far saltare il giocatore sulla sedia, rendendo (se possibile) l’azione ancora più spettacolare.

Uncharted: L'Eredità Perduta


Uncharted: l’Eredità Perduta ha tutte le carte in regola per rivaleggiare ad armi pari con Uncharted 4: Fine di un Ladro, dal quale mutua animazioni, gameplay, enigmi e tracotanza tecnica. Quest’ultimo resta, a oggi, la più grande avventura disponibile su PlayStation 4, inarrivabile anche grazie al carico emotivo collegato al commiato del suo indiscusso protagonista. Naughty Dog ha tuttavia dimostrato come l’universo di Uncharted abbia ancora parecchio da dire, e lo ha fatto rilanciando la serie nel migliore dei modi possibili. Altro che perduta: l’eredità di Uncharted è reale, ed è l’ennesima killer application per PlayStation 4.

9

Pro

  • Tecnicamente perfetto
  • Protagonista e comprimari fantastici
  • Ottimo bilanciamento narrazione/azione/esplorazione
  • È l'ottimo apripista per altre avventure di Uncharted senza Drake

Contro

  • Non aggiunge nulla di nuovo alle meccaniche di Uncharted 4
  • La caratterizzazione dell'antagonista poteva essere più profonda
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