Viking: Battle for Asgard – Recensione Viking: Battle for Asgard

Gli eredi di Beowulf

Da quando i miti nordici hanno iniziato a spopolare nel mercato videoludico, vedendo in Beowulf, l’eroe nordico per eccellenza, l’apice del loro successo, i videogiocatori si sono sempre più interessati a quel mondo dalla mitologia così ben lontana dalla nostra solita vita tra dei dell’Olimpo: ne è passato di tempo da quando la Squaresoft ci fece conoscere le oramai amatissime Valchieri, e ora la Creative Assembly torna sui passi nordici, scalando le montagne innevate degli imperi normanni per giungere nel popolo dei Vichingi. Con un nuovo gioco d’azione, quindi, ci ritroviamo nei panni di un possente guerriero nordico pronti a schierarci dalla sua parte per debellare gli invasori di turno.

La guerra per Ásgarðr

Se vivevate nella convinzione che le divinità nordiche vivono in pace e armonia come le ben conosciute divinità nostrane, vi sbagliate: la battaglia per Ásgarðr, l’Olimpo nordico, traslato in lingua normanna in Asgard, e quindi da qui il nome del gioco, è appena iniziata. Forse la trama risulterà essere la solita noiosa storia che fa del conflitto tra bene e male divino il proprio fulcro: seguendo le orme di Zeus e il fratello Ade, sebbene stavolta non si tratta di un conflitto in famiglia, Odino si trova costretto a respingere da Asgard la dea degli Inferi: Hella sorella del lupo Fenrir, cui unico scopo è raccogliere le anime dei defunti per poter tornare gloriosa nel giorno del Ragnarok e prendersi la sua rivincita contro Odino. Il giorno, quindi, è finalmente arrivato e quel Ragnarok che la dea Hella tanto aspettava è pronto a portare la fine degli Æsir, le divinità nordiche dell’Asgard. Ma come in ogni storia che merita un lieto fine, qualsiasi sia l’intento delle controparti, il cattivo di turno non ha fatto i conti con chi, nel silenzio, brama la costruzione dell’arma segreta che stavolta, forgiata dalle mani di Freyja: nel gioco, in modo sbagliato la dea della guerra, dell’amore e della fertilità, viene considerata la figlia di Odino sebbene ella non abbia alcuna parentela col padre delle divinità norrene se non il diritto di dividere, in egual modo, l’esercito da guidare durante il Ragnarok. Nel suo esercito, sotto il nome di arma segreta, è schierato Skarin, l’eroe di turno, l’eroe norreno che, da umano, si schiererà dalla parte dei norreni per far resistere l’ultimo baluardo di Asgard e riportare la vittima di Odino nel posto da cui proviene: il regno di Hel.

Skarin dimonio con gli occhi di brace

Non vi sarà concesso un tutorial o un qualcosa che vi possa inserire nel contesto della battaglia gradualmente: dopo la prima spettacolare azione di battaglia dalle notevoli doti grafiche, vi troverete subito nell’impeto della battaglia contro mostri che bene o male conoscete già fin troppo bene. Dragoni, o mostri che siano, sono tutti antagonisti di lotta che si ritrovano in qualsiasi gioco di ambientazione nordico o mitologico: basti pensare alla somma epopea di Kratos in God of War. Non serve assolutamente "materia grigia", se così vogliamo definire la strategia mossa dall’ingegno, in questo gioco e stavolta trionferà davvero chi colpisce con più pulsanti nel minor tempo possibile per poter trucidare come meglio ritenete i vostri nemici. Ovviamente gli scontri si faranno decisamente più interessanti quando vi troverete dinanzi a nemici di portata maggiore e dalle sembianze più grandi delle vostre, anche se sembra difficile da credere data la mole del vostro alter ego: qui un po’ di tattica non fa mai male e, grazie anche alla variatio che troveremo nella possibilità di usare le armi, avremo molti modi per atterrare il malcapitato mostro. Uccidere i nemici a volte può portare un determinato gusto, soprattutto quando, dopo averlo abbastanza atterrito, vi comparirà il tasto da premere per un’uccisione in pieno stile, seguita da un gemito di dolore mentre il corpo esanime si accascia al terreno confondendosi col terriccio sul quale la vostra battaglia si consuma. Ma non sempre, per fortuna oserei dire! Un combattimento, una battaglia o la stessa intera guerra del videogioco, si svilupperà in un a lungo andare noioso piacchiaduro a scorrimento: in alcuni frangenti vi capiterà senz’altro di incontrare qualche malcapitato che solo per una sorte avversa si era trovato sulla strada dell’esercito di Hella e, dato che l’animo di Skarin non è freddo come i ghiacciai da cui proviene non vi tirerete indietro per salvarlo e ricevere quindi la ricompensa che sarà sicuramente più che gradita.

"Alt veitk, Odinn, hvar auga falt"

"Tutto io so, Odino, anche dove tu nascondesti l’occhio" recita l’Edda poetica, così vorremo anche noi dire dichiarandoci, quindi, consci di dove sia finito l’occhio di Odino, perchè di certo non è rimasto qui ad assistere alla disfatta della sua nemesi per mano del guerriero forgiato da fuoco delle mille passioni della compagna d’armi Freyja. Tralasciando il già citato sistema di gioco, che per quanto possa soddisfare anche i più accaniti picchiatori, col tempo rischia davvero di snervare, analizzando quello che sempre viene annoverato nella sezione delle caratteristiche tecniche, ci troviamo dinanzi ad un occhio, quello nostro ma anche quello di Odino, in vero rattristato. Per quanto gli scenari possano soddisfare al primo acchito e per quanto le scene cinematografiche siano di pregevole fattura, i livelli delle texture, dei poligoni, dei personaggi, tanto per farne un sunto, non soddisfa quella che da tempo oramai definiamo next generation. Probabilmente non ci sarebbe nemmeno troppo da recriminare dato che nemmeno nei frangenti più ricolmi di antagonisti il motore non rallenterà, ma notare nemici privi di designer, o almeno privo di quello che vediamo in molti degli ultimi capolavori, fa pensare ad un regresso, si spera non ricercato, da parte della Creative Assembly. Non chiedetevi infine dove sia il sonoro, perchè oltre ai pochi gemiti di dolore già citati poc’anzi e gli strepitii di guerra della vostra ferraglia, i brani fanno rabbrividire quelle poche orecchie che vorranno godere della tecnica del gioco. 

La furia dell’Asgard

Un titolo mediocre, non c’è molto altro da dire: per quanto il gameplay sembri funzionale nell’architettura dei pulsanti, il resto, come ben già analizzato, non riuscirebbe a soddisfare l’intero panorama videoludico, se non gli accaniti appassionati del genere, figli delle peripezie di Kratos, che però alloggiava su ben altro gradino. La sintesi per l’intera questione sarebbe quella di buttarla banalmente sull’Olimpo che domina sull’Asgard, ma ricredetevi, perchè per quanto banale possa essere la riproposizione, la trama, ancora una volta quando si affrontano tali argomenti, prometteva l’ennesimo capolavoro targato mitologia norrena. Purtroppo alla Creative non è riuscito il salto di qualità: rimandata al prossimo appello, si spera con risultati migliori di questi.

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