Wet – Recensione Wet

Wet, diminutivo di Wetwork, è un mix tra Mirror’s Edge e Stranglehold, il tutto condito dalla saporita spezia tarantiniana.
Il primo ingrediente porta con sè Faith, la protagonista del titolo EA, i suoi salti impossibili e la sua grinta. Il secondo, invece, conferisce a Wet una vena action, costituita da parecchi scontri a fuoco e dalla carica adrenalinica che solo Stranglehold riuscirebbe a dare. La spezia tarantiniana, infine, regala quel tanto che basta alla trama per renderla molto accattivante e interessante.
Riscaldando l’impasto potremo tirare fuori dal forno Wet, un prodotto di cui si sentono i vari gusti dei tre ingredienti ma che con il suo stile riesce a crearsi un carattere profondo, sicuramente distinto dagli altri per alcune divertenti idee.
Con così poco il prodotto però non riuscirebbe a rendere, servono altri ingredienti, andiamo a scoprire quali.

Rubi Malone

In Wet ci caleremo nei panni di Rubi Malone, una donna molto affascinante quanto letale, una mercenaria disposta a tutto in cambio di un ragionevole ricompenso, anche di utilizzare le proprie armi per uccidere, uccidere e uccidere. Rubi è un sicario, una che sistema le cose, è la ragazza a cui rivolgersi quando si hanno delle situazioni difficili che devono assolutamente essere risolte. Ama il pericolo e se decide di portare a termine il compito si può stare tranquilli perché lei lo farà, senza se e senza ma, a patto che la ricompensa sia ragionevole. Fiumi e fiumi di sangue scorrono sul suolo, tutto per mano di Rubi, spietata più che mai per riuscire ad ottenere ciò che vuole. È una tipa anche un po’ rozza: pensate che per recuperare energia ha bisogno di bere alcool ed una volta scolata la bottiglia la lancia in aria e bang, la frantuma con un colpo di pistola.
Conosceremo meglio Rubi durante lo svolgersi della trama, grazie agli ottimi video d’intermezzo tra un livello ed un altro che ci narreranno la vicenda con molta chiarezza, senza però farci conoscere da vicino i vari personaggi: Rubi è infatti l’unico personaggio ben caratterizzato.
Si inizia, dunque, in quel di Hong Kong con l’ingaggio di Rubi da parte dell’uomo a cui ha salvato la vita, recuperando il cuore da trapiantargli. Costui chiede di rintracciare il figlio per riuscire a rimetterlo in riga, dopo essere entrato in un brutto giro di losche amicizie. C’è però un doppio gioco in cui scopriamo che il figlio non è l’uomo che pensiamo che sia. Le cose cominciano quindi ad andare di male in peggio, ma Rubi arriverà in fondo, dritta dal losco personaggio che si cela dietro questa situazione. Aiutata forse dalla sua poca curiosità, in quanto Rubi non è solita far domande, arriverà allo scopo finale, assistendo a numerosi colpi di scena che ribalteranno le varie situazioni.
Una bella trama ci aspetterà in Wet, davvero molto profonda e interessante che spingerà il giocatore a voler proseguire nel gioco per scoprire cosa potrebbe succedere in seguito e, ahimè, una volta arrivati alla fine si vorrebbe sapere come potrebbe continuare la storia, in quanto il gran finale lascia presagire ad un probabile sequel.


Senso di Deja-Vu

Wet riprende le meccaniche basilari di Stranglehold aggiungendo un piccolo tocco personale che porta all’estremo la spettacolarità del titolo di casa Midway. A questo, aggiungeteci le acrobazie che anche una certa "Faith" è in grado di fare per riuscire ad uccidere con stile tutti i nemici. In sostanza è questo che ci chiede il gioco: uccidere con stile. Ogni volta che Rubi farà un’acrobazia (salti acrobatici, scivolate, corse sui muri…) partirà un "rallenty" che oscurerà i colori dell’ambientazione. In questi pochi secondi una delle due pistole di Rubi sarà puntata automaticamente al nemico più vicino mentre l’altra rimarrà libera al nostro analogico, pronta per essere indirizzata verso un secondo bersaglio.
È questa la base sui cui è stata sviluppato il gameplay, tenendo in considerazione le innumerevoli scene di sparatorie a cui andremo incontro. Uccisioni di stile che conferiranno un determinato punteggio, utile per riuscire a recuperare più velocemente energia e per acquistare vari potenziamenti.
Per alternare queste tante scene, forse troppe, di sparatorie, troveremo delle sessioni di gioco ambientate in uno spazio ristretto ove il nostro scopo sarà quello di distruggere un certo numero di interruttori che bloccheranno poi le vie d’entrata da cui arriveranno continuamente nuovi nemici, e un paio di livelli che si distaccano dalla classica linea per portarci, ad esempio, sopra i tettucci delle vetture che sfrecciano sulle strade ad alta velocità; sarà molto bello saltare da un’auto all’altra per evitare gli imprevisti che ci si pareranno di fronte. Infine troveremo alcune sessioni di gioco che riprendono lo stile di Madworld, esclusiva Wii, in cui gli unici colori a comparire sullo schermo erano il nero, il bianco e il rosso del sangue. In queste sessioni proposte da Wet, la nostra Rubi viene assalita da un tremendo nervosismo, il sangue le sale al cervello fino a far colorare il mondo dei tre colori sopracitati, con il rosso che domina sugli altri due. I nostri colpi saranno molto più efficaci, contando anche l’elevato numero di nemici che troveremo nei vari scenari. Pensate che un obiettivo richiede una serie di 60 uccisioni di fila: ne avremo a volontà!
Giusto per completare il quadro di somiglianze citiamo le fasi di esplorazione di Wet, anche se non sanno di tanto di perlustrazione, visto che la linearità proposta non lascia una benché minima decisione. Dovremo fare affidamento alle qualità di Rubi per riuscire a saltare sui diversi appigli degli scenari, come fa da tempo un certo principe di Persia, ma non ci dilunghiamo più di tanto.
Wet, dunque, finisce qui, con poche idee che sono state comunque ben sviluppate.

Tecnicamente parlando

Il comparto tecnico di Wet si presenta come il suo gameplay: vive tra alti e bassi concedendosi qualche notevole calo di frame rate.
A parte ciò, dobbiamo dire che i numerosi modelli poligonali sono stati costruiti ottimamente solo su Rubi, con i suoi movimenti fluidi e realistici. Tutto il contrario per i vari nemici, forse troppo simili tra di loro sia per movimenti che per aspetto. Tutti si muovono verso di noi lanciandosi contro il loro destino, senza attuare una minima strategia. Non pensate che avanzando coi livelli la questione possa cambiare, la vera minaccia risiede nelle loro armi più potenti, ma saltellando da una parte all’altra riusciremo ad evitare senza problemi i tanti proiettili sparati per aria.
Buona invece la grafica, anche se risente di vistosi cali di frame rate, che propone un filtro cinematografico stile anni ’80. Da segnalare anche dei bei spot pubblicitari, creati con una grafica anch’essa meno moderna, che rendono più l’idea del feeling cinematografico.
Continuando con i pregi, rimaniamo fieri di un buon doppiaggio e di un buon comparto sonoro composto da "sinfonie" rockeggianti davvero azzeccate per determinate azioni di gioco.
Le varie ambientazioni meritano anch’esse un occhio di riguardo dato che conferiscono al titolo una certa varietà negli scenari, da Hong Kong fino alla magione inglese. Siamo sinceri però, abbiamo preferito di più ciò che ci ha proposto Uncharted, anche se le idee di Wet non sono certo da scartare.

Wet si presenta come un action game discreto, davvero non tanto male, ma che propone diverse similitudini con precedenti titoli. Difatti le idee proposte dal team sono poche, anche se ben sviluppate, ma che si collocano in uno scenario che diventa ripetitivo, se non frustante, già a partire dalla seconda metà del gioco, contando che sono circa 8 le ore necessarie al completamento del gioco.
Non disperiamoci però, potremo sempre staccare dalla classica azione frenetica concludendo alcune sessioni di gioco che vengono proposte di tanto in tanto, giusto per dare una smorzata al ritmo.
Senza contare dell’ottima trama su cui può fare affidamento Wet, utile per cercare di scordarsi alcuni difetti tecnici e altri legati al gameplay.
In definitiva possiamo dire che Wet è un buon gioco, che può piacere a molti ma non ai più, un gioco che propone poche nuove idee ma che almeno risultano buone.

 

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