Wolfenstein – Recensione Wolfenstein

Questione di nomi!

Se dico FPS a cosa pensate? Sicuramente la vostra mente evocherà immagini di lotte contro orde di mostri dimensionali e strategiche sparatorie per abbattere qualche plotone tedesco in quel della seconda guerra mondiale. Ma evocherà anche qualche illustre e intramontabile titolo, di quelli che si giocavano nei primi anni ’90, quando ancora il 3D era una formula strana, esotica e misteriosa. Tra questi nomi altisonanti spicca di sicuro quello di Wolfenstein 3D (annata 1992), ad oggi considerato (giustamente), se non proprio il papà del genere, il gioco che lo consacrò presso il pubblico di giocatori PC. E rimanendo sempre nell’ambito di ottimi titoli, nel 2001 Activision ed Id Software rilasciarono Return to castle Wolfenstein, ennesimo capitolo di una saga ormai entrata nel cuore dei videogiocatori, con quel B.J. Blazkowicz distruttore di nazisti come non mai.
Ora, a distanza di otto anni, Activision ed ID Software, coadiuvati da Raven, propongono un nuovo tassello per la saga con un titolo chiamato semplicemente Wolfenstein, ambientato immancabilmente nel periodo della seconda guerra mondiale. Vediamo dunque cosa aspettarci da questo nuovo, atteso, capitolo della serie di Wolfenstein.
 

Magie Tedesche, Mein Führer

Europa, 1943. Le armate tedesche si vedono sempre più prossime alla sconfitta ed iniziano a soccombere all’avanzata degli Alleati. Sfortuna vuole, però, che gli indistruttibili battaglioni nazisti scoprano una fonte di potere occulto che, sotto le terribili mani di Heinrich Himmler, il capo delle SS, permette alla Germania di creare delle armate infernali che iniziano ben presto a sottomettere il continente europeo, servendosi di una forza misteriosa nota come "Sole Nero".
Per porre fine ai piani di conquista di Hitler e del Terzo Reich e ai loro spaventosi poteri occulti, gli Alleati decidono di spedire in missione speciale l’unico agente in grado di porre fine a tutto questo: naturalmente stiamo parlando dell’americano di origini polacche William "B.J." Blazkowicz, sopravissuto agli orrori, come abbiamo già accennato poco più su, di Wolfenstein 3D e Return to Castle Wolfeinstein, e divenuto l’unico uomo in grado di opporsi alla avanzata nazista ed ai suoi orrori. Questa volta però le cose saranno un tantino diverse: a dar manforte a Blazkowicz, infatti, ecco che si inserirà nella trama uno speciale medaglione, capace di donare al nostro B.J. magici poteri provenienti dalla misteriosa realtà parallela nota come "il Velo".
Questa, in linea di massima, è la trama alla base di Wolfenstein. Ciò che appare evidente è la banalità e la poca freschezza del plot narattivo che, pur riuscendo ad intrigare il giocatore, non brilla in alcun modo nè per originalità nè per realizzazione. In definitiva, ci troviamo davanti alla solita storia di orrori, cattivoni e poteri occulti, capaci di seguirci per un’avventura che, durando 8 ore scarse (se ci dimostreremo lentucci), non sarà proprio longeva nel vero senso della parola.

Semplicemente FPS

Appena veniamo gettati nell’azione di gioco, capiamo sin da subito di trovarci davanti ad un FPS assolutamente classico (nell’impostazione), con qualche rimando a quel Call of Duty che sembra sempre più imprescindibile per il genere. La direzione del fuoco ci verrà indicata direttamente sullo schermo da indicatori direzionali, mentre l’avvertimento di granate in zona ci verrà dato da un’iconcina che apparirà quando saremo sopra ad una di esse. Inutile dire che questi elementi, così come il radar di direzione (con tanto di stellina), sembrano davvero usciti da qualche capitolo di Call of Duty. A rompere con quanto detto dal titolo di Infinity Ward, però, ecco farsi strada una mancanza a dir poco anacronistica in questo secondo semestre 2009: non esistono le coperture. Si, avete sentito bene: nel gioco non sarà possibile appiattirsi dietro una copertura per sparare al nemico in maniera tattica. Una mancanza del genere, anche se si rivela meno pesante di quel che può apparire, rimane comunque abbastanza fuori luogo dati i tempi che corrono.
A dare spessore ad un gameplay tutto sommato veloce, adrenalinico e divertente, ecco che i ragazzacci di Raven introducono alcuni elementi particolari e, si può dire, inaspettati. Prima di tutto, occorre parlare dei poteri del medaglione di B.J. e dell’impatto che essi avranno all’interno dell’avventura.
Grazie al magico medaglione potremo utilizzare poteri soprannaturali per contrastare gli odiosi nemici nazisti. In questo modo, ecco che ci si apriranno le porte della sopracitata dimensione del "Velo" che non solo ci permetterà di attraversare alcuni portali che, sebbene di pietra nel mondo reale, diventeranno trapassabili nel Velo, ma ci renderà capaci anche di azioni decisamente utili in alcuni frangenti. Naturalmente, il Velo presenterà qualche differenza rispetto al mondo reale, non solo per i colori, ma anche per la presenza di strani insetti voltanti che, se colpiti, esploderanno infliggendo un discreto danno ad area ai nemici.
 



Un esempio di mostro creato dai Nazisti!

Tra le capacità che potremo annoverare avremo: il rallentamento temporale (feature ormai stra-abusata in millemila avventure e generi disparati), utilissimo per schivare le pallottole nemiche camminandoci letteralmente attorno; uno scudo, come quello usato dagli odiosi nemici, che ci renderà invulnerabili a quasi qualsiasi tipo di attacco; infine, la possibilità di bucare con le nostre pallottole gli scudi degli avversari. Ma il velo ci donerà anche una speciale vista a raggi X, utilissima per scorgere i punti deboli del boss di turno, solitamente una creatura massiccia, pericolosa e da tenere alla larga. Come è facile intuire, soprattutto data l’esperienza di molti videogiocatori, i poteri del medaglione non saranno ad utilizzo infinito, ma sfrutteranno un particolare tipo di energia che dovremo ricaricare se non vorremo rimanerne a secco. In quest’ottica, i poteri del Velo saranno di inestimabile valore, da custodire gelosamente fino a che non saremo obbligati a servircene, perchè, ed è bene dirlo, tali capacità non solo ci permetteranno di sbarazzarci più facilmente dei nemici, ma anche di oltrepassare qualche semplicissimo e frustrante enigma (solitamente di tipo fisico).
Oltre al poco originale ma interessante sistema di poteri del Velo, ecco che gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire anche un altro elemento assolutamente particolare. Quando saremo nella città di Eisenstadt, potremo muoverci liberamente tra le sue vie, cercare missioni ed entrare in qualche "negozio" di trafficanti d’armi per potenziare il nostro arsenale. Il tutto, pur sembrando assolutamente in stile free roaming come una specie di versione open world della città tedesca, si rivelerà invece tutt’altro che open, limitando le nostre scelte esplorative alla sola missione in corso. In pratica, linearità assoluta mascherata male da una sessione libera ed esplorativa fuorviante ed inesistente. Peccato.
E peccato, oltre per l’enorme linearità della campagna in singolo, anche per l’intelligenza artificiale dei nemici, decisamente poco sviluppata e fuori luogo se pensiamo a quella di molti altri titoli recenti ben più dotati e magari meno blasonati. La difficoltà sarà qui supportata da una valanga di soldati dell’asse e di mostri potenziati tecnologicamente, oltre che da qualche boss di fine quadro, tosto, feroce ma poco convincente.
Immancabile, ovviamente, si dimostra la modalità multigiocatore, qui decisamente vuota e poco ispirata. Oltre al classico deathmatch troveremo solo delle missioni ad obiettivi, nelle quali dovremo bloccare la squadra avversaria oppure completare una certa missione in un tempo limite prima dei nemici. In definitiva, niente di veramente valido o divertente.


Una svastica in tre dimensioni per mostri next gen

Entrando nei meriti del comparto tecnico, non si può non rimanere basiti per la scelta di un motore grafico come l’ID tech 4, ormai abbastanza sorpassato dai tempi di Doom (nonostante ora sia alla sua quarta incarnazione) ed incapace di tener testa a molti altri titoli recenti. Mettendo il comparto grafico in contrapposizione con quello di titoli abbastanza recenti del calibro di Call of Juarez: Bound in Blood, è palese la sua inadeguatezza per un panorama fresco e vivace come quello dell’attuale next gen. Pur presentando discreti modelli poligonali, infatti, la grafica di Wolfenstein rimane sporca e decisamente grezza, risultando abbastanza piacevole, ma solo nelle visioni d’insieme. Nonostante i giganteschi difetti, l’aspetto visivo rimane abbastanza passabile e realistico, presentando personaggi credibili ed animazioni fluide e ben gestite (tranne quelle facciali, praticamente inesistenti). Effetti di illuminazione ed effetti particellari, invece, non riescono a dimostrarsi all’altezza dei tempi, rivelandosi tentativi goffi e brutti a vedersi. Stilisticamente, persone, mostri ed ambienti risultano ben disegnati e molto piacevoli, riflettendo un certo gusto gotico in quelle architetture di chiaro stampo misterico ed esoterico.
Il motore fisico utilizzato è l’Havok, qui usato in maniera sapiente e capace di manifestarsi in un ottima gestione della fisica. Ciò è osservabile soprattutto in quei momenti di gravità ridotta quando, usando alcuni macchinari fantascientifici, potremo annullare la gravità di una determinata area: in questo frangente osserveremo oggetti ed avversari galleggiare letteralmente sospesi in aria. Peccato che queste possibilità siano state limitate a pochi oggetti. La distruttibilità dell’ambiente rimane abbastanza elevata (e spettacolare).
Finendo il discorso sul comparto tecnico, non resta che parlare del sonoro: l’audio si attesta su livelli passabili e nella media. Solitamente non faremo molto caso alle musiche di sottofondo, nonostante esse riescano a sottolineare abbastanza degnamente i vari momenti di gioco. Passabile anche il doppiaggio italiano, credibile per quanto riguarda il nostro B.J. Blaskovicz, ma a volte sottotono per altri personaggi. Il risultato finale si rivela altalenante.
 



Un ambientino a dir poco invitante!

In conclusione

I tempi sono maturati dai fasti di Wolfenstein 3D e Return to Castle Wolfenstein, e lo schema di gioco della saga, seppur potenziato, non riesce più a seguire i tempi che corrono. Probabilmente, però, i demeriti vanno attribuiti ad uno sviluppo incoerente ed incapace di perseguire delle idee generali solide e continuative. Per concludere, il gioco rimane passabile e divertente, almeno se siete in grado di godere di uno sparatutto semplice e diretto.
Consigliato solo se siete amanti della saga o se vi appassionate giocando FPS stantii nell’anima.

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