World of Warcraft: Warlords of Draenor – Recensione

Il processo da seguire per la stesura di una recensione, per quanto obiettiva essa debba essere, ogni tanto si orienta su vie molto personali. Solitamente si cerca di trovare un’emozione “conduttrice” in grado di ispirare il redattore durante la fase di scrittura. Si inizia con un’introduzione accattivante che riesca a catturare l’attenzione del lettore e lentamente si parla di grafica, sonoro, giocabilità e così via, in modo da inserire il gioco in un certo tipo di categoria, per poi riuscire a dargli un voto finale al momento della valutazione. Questa volta però non è stato così semplice. Lavorare alla recensione di World of Warcraft: Warlords of Draenor non è un lavoro da poco, perché si va a finire all’interno di un cosmo immenso, che sta a cuore a molte persone, e non solo: nonostante possa essere valutato alla stregua di qualsiasi altro titolo, trascende un po’ se stesso, perché è stato il primo – e probabilmente l’ultimo – a saper creare una sub-cultura talmente vasta da far impallidire anche la più radicata delle credenze: serie a fumetti, libri, video musicali, fan fiction e così via.

L’universo di cui stiamo parlando non è proprio nato ieri: rilasciato alla fine del 2004, la serie di World of Warcraft ha ammaliato milioni di giocatori, fino a raggiungere le vette dei dodici milioni di iscrizioni attive (ovvero di utenti paganti un abbonamento mensile). Da quel momento il concetto di MMORPG non fu più lo stesso: molti giocatori riuscirono a rifugiarsi all’interno delle ostili mura del franchise di Blizzard, e tutti i nostalgici poterono incontrare quei personaggi che avevano imparato a conoscere e amare nella serie di Warcraft. Fino a oggi sono state molte le battaglie in cui sono stati impegnati: hanno combattuto per chiudere i cancelli di AQ, nei caotici raid da quaranta persone, e scalato le vette PvP nella versione Vanilla; svelato i misteri che si celavano dietro il castello di Karazhan, e sono sopravvissuti al pit lord Magtheridon, a Lady Vashj e a Illidan the Stormrage in persona durante The Burning Crusade;

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Hanno assistito al ritorno di Arthas e della piaga del Lich King in The Wrath of the Lich King; e infine, hanno visto il mondo sgretolarsi e combattere per la sua salvezza contro la follia di Deathwing in Cataclysm, per poi giungere alla misteriosa isola di Pandaria per combattere gli Sha e uccidere il capo degli orchi, Garrosh Hellscream. Per non dimenticare le innumerevoli persone con cui hanno condiviso gran parte delle loro giocate: tra farming, risate, delusioni, amarezza e tanto, tantissimo spam.
Dopo molti anni di gioco alle spalle, sembra molto difficile riuscire a scrivere una recensione totalmente oggettiva, perché anche se riuscissimo a trovare quell’emozione portante durante la sua stesura, ci sarebbero ancora troppe vicende da dover tenere in considerazione (What a Long, Strange Trip It’s Been). Naturalmente non abbiamo alcuna intenzione di parlarvi di vecchie memorie e di qualche bestia leggendaria che ha fatto la storia della serie, bensì vi daremo la descrizione di un’esperienza, di un universo vivido e pulsante, fatto non solo di pixel e textures, ma soprattutto di giocatori, che questo 23 novembre 2014 compiranno ben 10 anni di gioco su World of Warcraft. Buon compleanno a loro.

L’ultima espansione è stata rilasciata il 13 novembre di quest’anno. Ci siamo presi un po’ di tempo per analizzarla nel dettaglio prima di esporci in un giudizio, anche se durante i primi giorni ci è stato praticamente impossibile anche solo redimere il codice sui siti di Blizzard, a causa di grossi problemi ai loro server. Di Warlords of Draenor (WoD) ve ne avevamo già parlato durante l’E3 del 2014, soprattutto dal punto di vista grafico, poiché apporta alcune interessanti modifiche all’intero universo.
La prima novità che balza all’occhio riguarda appunto le nuovi vesti grafiche: anche se con il passare del tempo il motore si è adeguato alle migliorie tecnologiche odierne, come filtri e texture in alta definizione e cosi via, con WoD non solo c’è stato un netto miglioramento della qualità grafica, di cui beneficiano anche le zone più vecchie, ma vi è stato anche un remodeling dei personaggi, una pulizia generale delle texture e della resa degli ambienti. World of Warcraft non è mai stato così brillante: all’inizio eravamo parecchio preoccupati che il gioco finisse per non assomigliare per nulla a quello a cui eravamo abituati, ma fortunatamente questi dubbi sono stati completamente dissipati in seguito.

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Questa nuova immagine ha lustrato il vecchio guscio, facendolo risplendere di nuova luce, mantenendo tuttavia il feeling di essere comunque davanti allo stesso universo. Pur non essendoci novità dal punto di vista contenutistico in termini di razze o classi, questa volta il dev team di Blizzard si è totalmente concentrato sul restyle e la modernizzazione degli ambienti, del bestiario, degli edifici e degli effetti in generale. Era molto facile rivedere modelli riciclati da vecchie espansioni ormai dimenticate (che tuttavia non sfuggono all’occhio dei più anziani, ndr) con un semplice ritocco di colore o di effetti. Nonostante il set di questa nuova espansione si concentri sempre sulle Outland, ovvero le terre protagoniste di BC, ci ritroviamo in una timeline diversa e non sono presenti riciclaggi di alcun tipo. Come ci descrive infatti la nostra prima quest, il Dark Portal delle Blasted Lands ci porterà in una nuova zona, indietro nel tempo, per darci la possibilità di fermare l’invasione dell’Orda di Ferro.

Questa quest, insieme a tutte le seguenti che delimitano zone nuove, porta con sé un’interessantissima modifica: tutti i personaggi vengono presentati da brevi cutscene che, oltre a suggerirci i loro nomi, ci regalano una breve descrizione di quello che sta succedendo intorno a loro. Una  condotta molto efficace, poiché capace di appassionare il giocatore, facendolo sentire ancora di più parte integrante dello scenario. Un ottimo modo, inoltre, attraverso il quale si mette in risalto la lore di Warcraft, che si allontana per bene dagli altri MMORPG, dove soltanto poche quest su centinaia valgono la pena di essere prese sul serio. L’aggiunta di queste cutscene l’abbiamo assolutamente apprezzata, soprattutto perché esse rendono questa espansione la meno “piatta” in fase di levelling dell’intero franchise, poiché ci fanno sentire grandi tasselli dell’universo di WoW, come mai era successo prima d’ora.

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Il sentimento di immersione nella storia tuttavia non si limita alla parte narrativa, ma si espande anche sotto forma di gameplay: verremmo incaricati di guidare una guarnigione, da gestire giorno dopo giorno e da espandere come meglio possiamo. Attraverso di essa potremmo mandare in missione i nostri seguaci in modo da ottenere oggetti, esperienza e molto denaro. Potremo costruire diversi edifici, i quali daranno accesso a determinati buff (potenziamenti), da scegliere in base agli obiettivi che vorremo raggiungere. Infine la nostra guarnigione (meglio nota come Garrison) sarà equipaggiata con degli edifici speciali, che saranno in grado di far sviluppare le nostre professioni primarie e secondarie; i materiali per il crafting di basso livello sono diventati molto costosi, perché sono recuperabili in zone dove ormai non gioca più nessuno, e da ciò ne è scaturita una difficoltà nell’alzare il livello della propria professione: con questa nuova aggiunta saremo invece in grado di farlo più semplicemente, anche partendo da zero, utilizzando soltanto i materiali provenienti dall’ultima espansione senza perderci in giri noiosi nei luoghi dimenticati da tutti.

In quanto a modifiche e aggiunte, non tutte sembrano essere rosee per noi giocatori. Potrà far storcere il naso la scelta di non poter volare sulle zone nuove. Mentre nelle espansioni precedenti si poteva pagare una semplice tassa (si acquisiva una skill) che permetteva di volare nelle zone a noi sconosciute, in WoD non si avrà più la possibilità di farlo. Tale scelta comporta non pochi problemi: primo fra tutti quello del farming dei materiali e dei mostri, che risulta molto rallentato poiché spostamenti che prima coprivamo in pochi minuti adesso richiedono molto più tempo. Eppure Blizzard è stata chiara in merito: Warlords of Draenor è un’espansione incentrata sul world PVP. E così è stato: ci sono moltissimi world boss (ovvero boss in zone aperte, dove tutti possono partecipare) e tantissimi loot interessanti che fanno già molta gola a quei giocatori che hanno raggiunto il nuovo livello massimo. Inoltre i loot non sono mai stati così facili da guadagnare, grazie all’assenza dei tiri di greed, need e disenchanting: abbiamo a che fare con il roll che diventa automatico, e in caso di vittoria otterremo sempre un pezzo per la nostra specializzazione. In questo modo il nostro personaggio sarà più velocemente equipaggiato per prepararsi alle battaglie più cruente.

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Il livello cento (il level cap) sarà raggiungibile in media dopo aver giocato al titolo per una trentina di ore. Si tratta di un traguardo molto importante anche in questa ultima espansione, perché sappiamo tutti che il vero gioco inizia con il suo conseguimento: ottenere le nuove mount e i nuovi equipaggiamenti, completare tutti gli achievement e partecipare a tutti gli eventi secondari richiede davvero una grossa dedizione.
In quanto a nuovi contenuti rilasciati dalle espansioni, WoD si aggiudica quindi il primo posto. Fino a dicembre, ovvero l’inizio ufficiale della stagione PvE con l’apertura del primo raid, avremo moltissimo da fare e non saremo semplicemente “in attesa” di qualcosa di nuovo. Mentre nelle espansioni precedenti una volta raggiunto il level cap occupavamo il tempo impegnandoci in contenuti secondari di basso conto, in Warlords o Draenor non avremo di sicuro il tempo per dedicarci a eventi non rilevanti, mentre ancor più impossibile sarà concentrarsi su di un personaggio non principale. Saremmo vincolati tra il farm delle Garrison, le reputazioni e i World Boss. Dovremo infatti concentrarci su di un unico personaggio se vorremmo essere sicuri di essere pronti per l’arrivo dei nuovi raid e per l’inizio della stagione PvP.

[signoff icon=”quote-circled”]Il franchise risorge dalle ceneri orientali.
Tirando le somme possiamo affermare che finora, senza ombra di dubbio, l’espansione è stata un successo sotto molti punti di vista (gli iscritti sono tornati a superare il decimo milione). La direzione intrapresa da Blizzard sembra essere quella giusta e siamo sicuri che riuscirà a riportare al vecchio splendore il suo titolo di punta, persino dopo il brusco calo subito con Mist of Pandaria. Questo franchise, che ormai è così ramificato e vasto da poter sembrare un esperimento sociale, delinea perfettamente il funzionamento di una community di giocatori che si modifica costantemente, anche dopo dieci anni di gioco. Per questo e per tanti altri motivi è difficile dare un voto definitivo, con così largo anticipo, a un’espansione di World of Warcraft. Questi giorni di prova con Warlords of Draenor sono soltanto un goloso antipasto che dà il via alle future portate (come i primi raid che saranno rilasciati dal 2 dicembre). Comunque, stando a quanto visto di questa quinta espansione, a parte i terribili sbalzi iniziali, comincia a muovere i primi passi verso un trionfante ritorno, che riuscirà ad appassionare i fan, e i neofiti (grazie al lv boost fino al lv 90), con la sua forte caratterizzazione. La stessa che lo ha reso il MMORPG più popolare al mondo.[/signoff]

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