Yakuza 3 – Recensione Yakuza 3

Tatuaggi e criminalità

Ryu ga Gotoku, meglio noto come Yakuza, è un prodotto prettamente nipponico che qualcuno di voi ricorderà sicuramente. Il primo capitolo fu rilasciato da SEGA su Ps2 nel 2005 e fu seguito nel 2007 da un sequel, Yakuza 2, per poi approdare su next-gen con Yakuza 3. Trattasi, come avrete capito, di un prodotto dal setting non del tutto diverso da Mafia, che ci mette nei panni di un ex membro della yakuza appunto, Kazuma Kiryu, alle prese con i suoi vecchi compagni di scorribande. Il tutto è naturalmente condito da scazzottate a non finire, le quali si svolgeranno principalmente a Tokyo e dintorni (naturalmente con qualche strada o palazzo a volte inventato). Ma vediamo nel dettaglio tutti gli aspetti di questo titolo prettamente nipponico.

 
                            Kazuma, vestito di tutto punto, le dà di santa ragione a dei teppisti


Buoni e cattivi  

La trama di Yakuza 3 è incentrata, come nei due predecessori, sulla figura ormai quasi mitica di Kazuma Kiryu, un ex membro di spicco della yakuza, in particolar modo del Clan Tojo. Il plot si apre nel primo capitolo con Kazuma che esce di prigione dopo aver scontato dieci anni di condanna e si trova in una situazione alquanto spiacevole, dato che il suo amico (anche lui parte del Clan Tojo) Yumi Sawamura è sparito e dieci miliardi di yen sono stati rubati proprio al clan durante l’assenza di Kaz. Tralasciando i vari spoiler relativi agli sviluppi dei primi due capitoli, in Yakuza 3, prima di cominciare a giocare vi è la possibilità di assistere a due lunghi filmati che riassumono gli accadimenti dei primi due titoli, un’ottima cosa per chi non avesse avuto l’occasione di giocarli. In questo sequel, troviamo nuovamente Kiryu come protagonista, il quale però si è ormai trasferito ad Okinawa, dove gestisce un orfanotrofio per aiutare i bambini in difficoltà. In questo senso l’azione non sarà sempre incentrata solo su Kazuma, ma avrà anche un certo peso il rapporto di quest’ultimo coi suoi "figli adottivi". Nonostante questo, quando i guai si profilano all’orizzonte, l’ex criminale si vede costretto a tornare a vestire i suoi vecchi panni per salvaguardare il futuro dell’orfanotrofio: il proprietario del lotto su cui si trova quest’ultimo infatti, il capo di un altro clan della yakuza, viene messo sotto pressione dal governo del paese che vuole costringerlo a vendere per potervi costruire un villaggio turistico sulle spiagge di Okinawa. Senza rivelarvi altro, si può dire che rispetto ai precedenti capitoli, Yakuza 3 affronti temi forse diversi da quelli che ci si sarebbe aspettati, come la solidarietà e la responsabilità, l’empatia e tutta una serie di implicazioni legate all’ormai radicato cambiamento del protagonista. La storia viene ben narrata attraverso dialoghi e cut-scenes, con qualche rara nota di umorismo, mentre l’urgenza e le avversità sono il fulcro portante della struttura, conferendo una certa maturità al risultato finale ed evitando di banalizzare il tutto riducendolo a un menar le mani senza un perché.


                   Haruka, la più grande dell’orfanotrofio, che aiuta Kaz con gli altri bambini

Picchiare ma non solo


Il gameplay di Yakuza 3 non si discosta molto dai predecessori, vedendovi impegnati nelle più varie scazzottate urbane con i peggiori malviventi e approfittatori che la società ha da offrire. Il sistema di combattimento è abbastanza classico: vi sono attacchi leggeri e pesanti liberamente combinabili per effettuare diversi tipi di combo, la possibilità di effettuare alcuni contrattacchi e di afferrare i nemici sia da in piedi che mentre sono a terra. Naturalmente non finisce qui. Molti degli oggetti che vedrete in giro saranno utilizzabili come armi improprie, come bottiglie di vetro, transenne, tavoli sedie e quant’altro vi verrà in mente di raccogliere. Non potevano mancare certo anche delle skill: oltre la barra della salute infatti, una barra dedicata alle tecniche speciali si caricherà man mano che malmenerete i malcapitati, permettendovi di usare particolari tecniche apprese col proseguire del gioco che vi faciliteranno la vita non poco quando avrete a che fare con boss particolarmente ardui o semplicemente grandi numeri di nemici. Tra queste vi sono mosse degne di un wrestler professionista, in grado di liberarvi contemporaneamente di più avversari consumando naturalmente più barre, oppure attacchi che sfruttano l’ambiente circostante (le vetrine di un negozio o il paraurti di un’auto posteggiata) per mandare ko con un colpo solo la maggior parte dei nemici regolari.  Vi sono alcune novità rispetto ai vecchi episodi che vale la pena segnalare, tra cui le "Chase Battle", delle sorta di inseguimenti urbani dove dovrete schivare gli ostacoli come passanti, bidoni e transenne e placcare qualcuno che vuole sfuggire alla furia di Kazuma, la feature "Revelation", che permette, se il giocatore assiste a un particolare evento in-game (come uno sfortunato tipo che cade dallo scooter) di apprendere nuove abilità utili a Kaz. La nuova visuale in prima persona inoltre, oltre a rendere più semplice individuare gli oggetti nascosti (ad esempio le cento chiavi degli armadietti di Ryukyu disseminate per il gioco), permette, se fissate alcuni individui negli occhi, di dare il via a una rissa. Dulcis in fundo la modalità Colosseo, che vi permette di affrontare sul ring svariati avversari per vincere dei premi, e comprende molte modalità differenti ciascuna con delle regole, ad esempio in alcune potrete usare le armi, in altre no, oppure dovrete trovare e reclutare dei compagni per la modalità tag team e così via.


                                                   Questa doveva fare davvero male!

Ad aggiungersi a tutto questo, vi sono un’enorme quantità di missioni secondarie, che variano dagli eleganti appuntamenti con belle ragazze (che potrete invitare a giocare a freccette, a cena fuori nei vari locali, al karaoke e così via), alla possibilità di aiutare persone in difficoltà, infine si può entrare in una sala giochi per giocare alcuni titoli arcade. Insomma, Yakuza 4 offre una grande quantità di contenuti che consentono di spezzare la monotonia delle fasi di combattimento, che alla lunga possono diventare un po’ ripetitive. La curva di difficoltà è abbastanza dolce e permette (al livello di difficoltà normale) di godere della trama e di prendere confidenza coi comandi nelle prime fasi dell’avventura, mentre la difficoltà Extra Hard, per chi volesse una vera sfida, è molto impegnativa e richiederà di utilizzare al meglio tutte le risorse di Kaz per essere portata a termine. Il gioco offre poi la possibilità, una volta completata la trama, di affrontare una nuova partita (denominata Nuovo Gioco Premium) con tutte le abilità, i soldi e gli oggetti accumulati in precedenza, invogliando gli utenti a rigiocare l’avventura per scoprire tutto ciò che si sono lasciati sfuggire la prima volta.


                                  Ecco un metodo alternativo per usare una bombola del gas.



Malavita in HD

Con l’approdo su console di nuova generazione, Yakuza può vantare una definizione grafica più che buona (sebbene essa non brilli fino all’eccellenza), che risalta in particolar modo nei dettagli degli abiti dei vari personaggi (come i risvolti delle giacche) ma che non delude anche nelle espressioni facciali e nelle animazioni di Kaz e dei suoi antagonisti. Come c’era da aspettarsi, alcuni fondali non sono proprio il massimo in termini di qualità, cosa però un minimo trascurabile per il fatto che la struttura del gioco è incentrata più che altro sull’azione, lasciando peraltro al giocatore un’interazione quasi inesistente (eccezion fatta per gli oggetti utilizzabili come armi) con gli ambienti. La telecamera segue sempre piuttosto bene l’azione di gioco e i movimenti di Kazuma, mentre i controlli sono piuttosto intuitivi e relativamente facili da memorizzare. Per quanto riguarda il sonoro, gli effetti non sono eclatanti, ma fanno il loro dovere, ricordando a tratti quelli a cui siamo stati abituati coi film di Bud Spencer, mentre le musiche, specialmente il tema scelto durante gli scontri con gli ultimi due Boss, sono davvero spettacolari e molto ispirati. L’unica nota dolente che penalizza molto il prodotto, è il doppiaggio esclusivamente in lingua giapponese, corredato da sottotitoli solamente in inglese, che preclude la possibilità di fruire della trama a tutti coloro che non hanno familiarità con la lingua d’oltre Manica. La longevità infine è piuttosto elevata in quanto, oltre all’avventura principale e la già citata "Nuovo gioco Premium", il prodotto offre numerosissime quest secondarie, oggetti nascosti, abilità segrete da apprendere e svariati minigiochi, tra cui anche il Colosseo.


                                               Kaz sembra abbastanza contrariato…

Tirando le somme

Se volessimo esprimere un giudizio su Yakuza 3, potremmo dire che ci sono molti buoni elementi, come la trama ben strutturata, moltissimi contenuti che fanno levitare la longevità, scelte sonore azzeccate e personaggi carismatici. Tuttavia vi sono anche le doppie facce per ogni medaglia: sebbene il gameplay sia semplice e intuitivo rendendo l’esperienza di gioco gradevole, purtroppo non è esente dalla monotonia che può sopraggiungere dopo alcune ore. Monotonia che fortunatamente è spezzata dalle varie altre attrattive offerte dal titolo, come le missioni secondarie e i minigiochi. Sebbene il sonoro sia di ottimo livello, la grande pecca è il solo doppiaggio giapponese, supportato peraltro da sottotitoli rigorosamente in inglese. Graficamente infine, ottimi i modelli dei personaggi e le relative animazioni, mentre i fondali sono grossomodo accettabili, sebbene manchi del tutto l’interazione con gli stessi. Se masticate l’inglese e siete amanti della cultura giapponese, decisamente un buon titolo.

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