Yakuza 4 – Recensione Yakuza 4

Dopo mesi di trailer e indiscrezioni sulla trama e sui personaggi, Yakuza 4 è finalmente una realtà nelle mani dei milioni di fan che, in tutto il mondo, non vedevano l’ora di assaporare l’ultima fatica di SEGA. Miscelando il classico gameplay della serie con un free roaming che offre sempre più libertà e dando una bella lucidata al motore grafico del capitolo precedente, gli sviluppatori hanno fatto del loro meglio per realizzare un titolo in grado di accontentare i gusti dei palati più raffinati. Nelle prossime righe andremo ad analizzare quindi nel dettaglio quello che, almeno sulla carta, pare proprio essere il miglior episodio di Yakuza visto finora.


Il brand Yakuza è ormai una garanzia per molti fan: SEGA ha fatto di tutto per accontentarli

Tra arcade e realismo

La grande forza di Yakuza è sempre stata la capacità del gioco di calare con grande credibilità un gameplay di stampo prettamente arcade in una ricostruzione attenta e credibile del mondo reale. Girovagando liberamente tra i vicoli di Kamurocho, infatti, è possibile ritrovarsi a fare qualsiasi tipo di attività: entrate con il vostro personaggio in una palestra ed incominciate a giocare a baseball; andate alle terme e potrete godere di un buon bagno caldo agli olii essenziali; sedetevi al tavolo di un ristorante o di un fast-food per gustare una delle centinaia di pietanze disponibili. Insomma, la bellezza del gameplay di Yakuza sta proprio nel dare una sensazione di libertà oltre ogni limite: molto spesso, anche durante una missione, ci è capitato di passare davanti a un bar e, quasi per scherzo, ordinare da bere e ritrovarci a giocare a biliardo, dimenticandoci quasi del perchè stavamo passando di lì. Inutile dire come questa caratteristica sia tanto una benedizione per gli appassionati del free roaming quanto un’inutile aggiunta per chi intende andare dritto verso il finale. L’intero Yakuza 4 è infatti appositamente strutturato per spingere il giocatore all’esplorazione, intrattenendolo con un mondo vivo e pieno di personaggi interessanti, ognuno dei quali con la sua storia e, volendo, con la sua sottotrama da completare.

Accanto a questo aspetto più realistico ci sono i combattimenti: questi presentano un’anima completamente arcade, tanto da riportare alla mente più di una volta vecchie glorie del passato come Fighting Force o (soprattutto) quel Die Hard Arcade che tanto ci aveva appassionato ai tempi del Saturn. I combattimenti rappresentano la parte action del gioco e sono idealmente suddivisi in due diverse categorie: ci sono le classiche scazzottate contro i membri delle gang rivali e contro i teppisti di strada che – come nelle battaglie casuali degli RPG – hanno come scopo il guadagnare punti esperienza per apprendere nuove mosse e migliorare lo stile di lotta del proprio personaggio. Ci sono poi i combattimenti obbligati, ovvero quelli contro i boss di fine livello o contro i loro sottoposti: si tratta di battaglie ben più complesse e appaganti che sono sempre direttamente collegate al proseguo della trama. Per quanto i combattimenti siano sempre molto simili tra loro (e identici a quelli dei precedenti Yakuza) il divertimento che si prova nell’affrontarli è sempre di alto livello: in Yakuza 4 soprattutto, con ben quattro personaggi utilizzabili, la varietà delle mosse e delle strategie di lotta è tale da rendere i combattimenti ancora più avvincenti rispetto al passato. Aggiungeteci un miglioramento dell’interazione con l’ambiente – da leggersi come la possibilità di utilizzare cartelloni, birilli, bidoni, sedie, tavolini e un’infinità di altri elementi come armi contundenti – che strizza sempre l’occhio a uno stile totalmente arcade e capirete quanto può essere divertente finire il proprio avversario alzando di peso una motocicletta e scaraventandogliela addosso mentre è steso al tappeto.


Riempita l’apposita barra, nei combattimenti si possono eseguire vere e proprie finisher

Quattro volti, una storia

La vera forza di Yakuza 4 – ma anche incredibile arma a doppio taglio, come vedremo tra poco – è la storia: in quest’ultimo capitolo vivremo in prima persona le vicende di ben quattro personaggi, che in un modo o nell’altro vedranno intrecciarsi le loro vite in una trama degna di Hollywood. Se tra voi c’è qualche fan della saga che ha storto il naso quando ha saputo che Kazuma non sarebbe più stato, come nei precedenti capitoli, il protagonista indiscusso del gioco, vi possiamo tranquillamente garantire che le new entry di questo quarto episodio sgretoleranno letteralmente ogni vostro pregiudizio: i quattro personaggi con cui giocherete – tra i quali, non vorremmo essere fraintesi, ritroverete comunque anche il buon vecchio Kazuma Kiryu – sono sbalorditivi per caratterizzazione e profondità psicologica. Senza svelarvi nulla della trama vi diciamo solamente che oltre a quelli di Kazuma vestirete i panni di uno strozzino, di un assassino e di un poliziotto. Detto così, sembra stiamo parlando di due poco di buono e di un onesto cittadino difensore della legge, vero? Be’, preparatevi a restare sorpresi e a rivedere la vostra posizione, perchè le quattro storie che vivrete sono state appositamente scritte per stupire e appassionare, oltre che per intrecciarsi tra loro al fine di incollare lo spettatore davanti allo schermo con una serie di colpi di scena che non lasciano respiro

Tutto questo, purtroppo, presenta un rovescio della medaglia non indifferente: per dare allo spettatore una tale mole di informazioni e far comprendere al meglio la complessa trama del gioco, infatti, questo vi metterà molto spesso davanti a lunghi filmati di intermezzo non interattivi. All’inizio della storia di ogni personaggio, soprattutto, vi ritroverete costretti ad assistere a cutscene che sfiorano il quarto d’ora di lunghezza. Una volta completato il gioco, prendendo in considerazione anche solo i percorsi obbligati e i combattimenti necessari per arrivare ai titoli di coda, ci sentiamo di dire che le fasi di azione non sono meno numerose delle cutscene. Nonostante questo, siamo pronti a scommettere che molti giocatori potrebbero ritrovarsi a sbadigliare ben più di una volta tra un combattimento e l’altro, annoiati da una trama che se non verrà seguita a dovere sarà solamente una lunghissima serie di dialoghi e scene durante le quali è possibile tranquillamente sostituire il pad con un sacchetto di pop-corn. Chi tra voi vuole solo azione e adrenalina, quindi, è avvisato. Tutti gli altri, soprattutto se già fan del brand, possono aspettarsi una trama che, anche se a volte con dei dialoghi un po’ troppo prolissi, è decisamente superiore rispetto a quanto visto finora in tutti gli altri episodi della serie.


Già ampiamente presentati nella demo e nelle varie anteprime, eccovi i 4 protagonisti del gioco

Deja vu

La sensazione di deja vu è, nel caso di Yakuza 4, quella che meglio ci può aiutare a spiegare meglio cosa abbiamo provato durante il gioco. Innanzitutto, perchè chi è stato a Tokyo non potrà che lodare il titanico lavoro degli sviluppatori, ormai in grado di rappresentare il quartiere di Kamurocho con una cura per i dettagli che definire maniacale sarebbe un eufemismo: seppur con qualche dovuta licenza poetica per questioni artistiche e di gameplay, la Tokyo che visiteremo è quella che si può trovare nella vita reale, e questo è certamente uno dei più forti punti a favore del gioco. Il motore grafico, anche se con qualche mesa a punto, resta il medesimo del terzo Yakuza. Ammettiamo però che la cosa non va a sfavore del titolo SEGA, dal momento che le potenzialità grafiche offerte sono state sfruttate a dovere e, sebbene sul mercato ci siano titoli con un dettaglio grafico nettamente superiore, Yakuza 4 emerge comunque dal coro grazie al suo stile unico e sempre riconoscibile, in grado di affascinare con luoghi e personaggi che fondono elementi orientali con uno stile di regia (soprattutto nelle cutscene) di matrice più hollywoodiana, in un connubio che riuscirà a far chiudere un occhio davanti a  qualche texture non proprio perfetta anche ai palati più fini.

In secondo luogo, sempre parlando di deja vu, è stato geniale il modo in cui SEGA ha deciso di farci vivere la storia dai differenti punti di vista dei personaggi che impersoneremo: con tutti e quattro i protagonisti, infatti, visiteremo più o meno gli stessi luoghi, ma ogni volta li vedremo da una prospettiva differente. Se con Akiyama e Kazuma potremmo muoverci più o meno liberamente per le strade, ad esempio, con Saejima saremo costretti ad utilizzare i percorsi alternativi sui tetti e nelle fognature per non essere scoperti dalla polizia, mentre nei panni di Tanimura potremmo sfruttare la sua conoscenza del cinese per esplorare le zone di Little China inaccessibili durante le altre sessioni di gioco. La sensazione di già visto che si prova nel passare per l’ennesima volta per le stesse strade, quindi, è sempre mitigata dal fatto che Yakuza 4 riesce sempre a farci notare qualcosa di nuovo tra i vicoli di Kamurocho.

In terzo e ultimo luogo, parliamo di deja vu perchè chi ha già giocato ai precedenti episodi della serie si ritroverà davanti più o meno la stessa formula collaudata in passato, con qualche piccola novità che, seppur degna di nota, non vince certo nessun premio per l’innovazione: ritroveremo anche in questo quarto episodio il classico susseguirsi di battaglie, dialoghi e free roaming che ha reso famosa la serie, marchio distintivo che dopo tanti anni sarà tanto una garanzia per i fan quanto un deterrente per chi non ha amato i precedenti episodi.


Scazzottate, free roaming e cutscene: gli elementi distintivi della serie ci sono tutti

In conclusione

Yakuza 4, non sappiamo se per tradizione o per timore di perdere i vecchi fan, non innova e non apporta ritocchi degni di nota alla serie. Nonostante questo, una trama ben scritta, articolata e complessa farà certamente innamorare molti giocatori alla ricerca di un’esperienza a tutto tondo, allontanando allo stesso tempo quelli che in un gioco del genere si aspettano uno stile più alla GTA. Se siete fan della serie acquistatelo ad occhi chiusi: vi troverete impegnati per ore e ore con quello che si candida per essere uno dei migliori capitoli della serie. Se siete ancora scettici ma decisi a dare al gioco una possibilità, sappiate che anche andando dritti verso il finale e tralasciando tutte le missioni secondarie l’avventura principale vi terrà impegnati per una ventina di ore, buona parte delle quali però la passerete assistendo a dialoghi predeterminati o a filmati di intermezzo non interattivi. A voi la scelta.

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