Zone of the Enders: The 2nd Runner – Recensione Zone of the Enders: The 2nd Runner

Un seguito che vale doppio

Nel già lontano 2001, a quasi un anno dal debutto della ormai cara PS2, fece capolino tra i vari giochi “next gen” di quel tempo, un gioco alquanto particolare: Zone of the Enders, rilasciato dalla Konami, software house che in quel periodo era sulla cresta dell’onda per la creazione di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty.
Zone of the Enders si rivelò, seppur con qualche pecca, un ottimo prodotto, incentrato completamente sullo scontro tra mech umanoidi dallo splendido design. Questo fu nominato “Orbital Frame” e presentava un coinvolgente ed innovativo sistema di gioco, nonché una trama degna veramente di nota.
Purtroppo però venne pubblicizzato e osannato fin troppo dalla Konami e dai media relativi, vantandone inoltre la direzione di Hideo Kojima (che in realtà si occupò solamente della produzione), prima ancora della sua effettiva uscita. Così la critica, attendendo un ennesimo capolavoro, non fu molto clemente nel giudizio e lo etichettò come un prodotto che pretendeva più di quello che aveva da offrire.
Ciò non poteva di certo andare giù alla Konami né tanto meno a Kojima stesso, poiché ne era andata di mezzo la sua stessa reputazione.
Fu allora che nel 2003 venne alla luce il vero capolavoro capace di coinvolgere e stupire critica e giocatore: Zone of the Enders: the 2nd Runner (conosciuto anche come Z.o.E. Anubis).
Kojima infuse tutto il suo spirito in questo prodotto e i risultati si possono notare chiaramente.

Il secondo corridore

Che cos’è questo “2nd Runner”? La domanda sorge spontanea.
Chi è familiare al gioco sa già che per Runner in Z.o.E. si intende il pilota di un OF (Orbital Frame, ossia come detto prima i mech che caratterizzano questo gioco) e, come esplica il titolo, il protagonista non è il medesimo del primo capitolo. Stavolta a bordo del Jehuty non ci sarà Leo Stenbuck, sensibile e giovane pilota del primo capitolo, ma il rude e carismatico ex militare Dingo Egret, che nonostante possegga un nome poco virile e tipico di un cane, ha carattere e determinazione da vendere; esatto opposto di Leo.
La trama del gioco risulta eccellente, che con i giusti colpi di scena e seguendo un profilo alquanto lineare, alterna gli scontri con spezzoni di filmato in real time e veri e propri cut-scene in puro stile anime, curati da Nobuyoshi Nishimura e Tsubasa Masao.
Oltretutto la grafica è un mix tra 3D e 2D con un intelligente cel-shading adattato, il quale contribuisce notevolmente a darvi l’impressione di essere in un anime dedicato ai mech come Shinseiki Evangelion & co., ma dal tono alquanto frenetico; poiché in Z.o.E.2 il combattimento si sposta dal corpo a corpo al lungo raggio in un attimo, ma niente paura: il Jehuty è capace di picchiare selvaggiamente qualsiasi avversario.

Facciamo capire all’Anubis perchè è il Dio dei morti

Sotto il punto di vista meccanico Z.o.E.2 risulta quasi insuperabile, poiché consente con pochi comandi, facilmente apprendibili (addirittura ogni volta che acquisirete una nuova abilità verrete trasportati in un breve intermezzo nel quale vi verrà illustrato ciò che avete appena ottenuto e vi sarà consentito di fare un po’ di pratica), di scatenare il vostro OF in tutta la sua furia, sia nella mischia, tramite apposita spada montata sul braccio, sia a distanza con svariati laser a inseguimento e vari colpi energetici, ingaggiando così epici scontri in scenari mozzafiato, che spaziano dai desolati canyon a città futuristiche e gigantesche astronavi.
Ma la cosa che rende il Jehuty così superiore è la capacità di agganciare i nemici e svariati elementi dello schermo per integrarli nello scontro in atto: potrete sradicare travi d’acciaio per poi colpire violentemente i vostri avversari con essa e/o lanciarglieli contro, staccare grossi pannelli di metallo per usufruirne come scudo arrangiato o avvinghiarvi ai vostri avversari per assorbirne l’energia, usarli come arma contundente contro gli altri nemici o scagliarglieli direttamente addosso dopo degli spettacolari avvitamenti su sé stessi.
Insomma, Z.o.E.2 durante gli scontri risulta essere un tripudio di effetti grafici meravigliosi, nel quale con occhio attento potrete notare nel 3D acceso i vari elementi 2D nascosti nell’ambiente in modo astuto, così da non sovraccaricare troppo la CPU della cara PS2 e non provocare troppi fastidiosi rallentamenti (per esempio le nuvolette di fumo al seguito delle varie esplosioni). Inoltre questi elementi sono accompagnati da un sonoro eccellente, sia dal punto di vista degli effetti ma soprattutto nelle musiche, tali da fare invidia a Nobuo Uematsu.

In definitiva…

…Z.o.E.2 è uno dei, se non il, miglior prodotto presente su PS2. È capace di coinvolgere e allo stesso tempo affascinare il giocatore, perfino quelli a cui non piace affatto il genere.
Unica pecca del gioco è la longevità, che seppur essa sia stata triplicata rispetto al precedente capitolo, risulta alquanto scarsina, sebbene il gioco si lasci rigiocare ben volentieri.
Inoltre i possessori della Special Edition potranno usufruire di circa 200 missioni aggiuntive per aumentare la propria “skill” personale, il tutto impostato in modo identico ai VR Mission di Metal Gear, giusto per ricordarci chi è il papà di questo gioco.

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