Aces of War – Recensione Aces of War

Gli Assi della Guerra…nel Pacifico

Ci sono titoli pubblicati dopo un’attesa interminabile, e titoli che nel più totale anonimato provano a emergere puntando sulla qualità. In un genere videoludico come quello dei simulatori di volo, in cui poche serie conosciute dominano il mercato, l’esperimento di qualcosa di nuovo è sempre ben accetto. Aces of War è un titolo poco conosciuto, sviluppato da 505 Games, che può contare su un numero interessante di peculiarità compensate però da un numero abbastanza consistente di difetti. Altrettanto interessante è stata la scelta di creare un simulatore di volo ambientato nel corso della seconda guerra mondiale, cosa non molto comune tra i titoli del genere, e di pubblicare il gioco sia per PS2 che per PSP, con tutte le conseguenze tecniche che ne seguono.


Il briefing che descrive per sommi capi come procederà l’attacco giapponese a Pearl Harbor. Come inizio del gioco è abbastanza interessante, e suggerisce più o meno indirettamente che circa l’80% del gioco riguarda la guerra nel Pacifico.

 
Basta un’occhiata alla cover per realizzare che il gioco si concentra parecchio sulla guerra aerea nell’Oceano Pacifico tra giapponesi e americani. Non mancano le missioni sulla Battaglia d’Inghilterra, che contribuiscono ad aggiungere un pizzico di varietà al gioco, ma non c’è nulla di sbagliato nell’affermare che il gioco è fin troppo focalizzato a trattare gli episodi salienti della guerra tra giapponesi e americani. Chi cerca gli scontri tra Typhoon e FW-190, le missioni d’intercettazione dei B-17, le operazioni militari in Francia, Africa e Italia e tanti altri episodi importanti del secondo conflitto mondiale rimarrà, purtroppo, abbastanza deluso.

AoW: una lezione da dare a titoli molto più famosi

Obbiettivamente parlando, è difficile dire se la troppa attenzione al fronte del Pacifico sia un difetto oppure no. Certo, chiarire le reali intenzioni dei programmatori da qualche parte sarebbe stato gradito, evitando critiche non necessarie, ma bisogna dire che nel contesto su cui si sono concentrati hanno lavorato bene. Ad esempio molti aerei, come il caccia notturno giapponese Gekko, non sono disponibili in nessun altro simulatore per console portatile. Da questo punto di vista, AoW brilla per originalità.

La campagna militare si divide in cinque capitoli, ciascuno dei quali comprende tre missioni "regolari" più una missione bonus in stile arcade, in cui il punteggio e il tempo di completamento hanno un ruolo importantissimo. In ogni capitolo, al giocatore viene data la possibilità di decidere quale missione bonus assegnare permanentemente al capitolo stesso. La schermata per la selezione delle missioni regolari è interessante e mette in risalto la scala temporale degli eventi: ci sono tanti eventi contigui alle missioni in questione, tutti con date e piccole descrizioni che inseriscono ogni missione in un contesto bellico ben definito. Tra le missioni più importanti di AoW è difficile dimenticare l’attacco giapponese a Pearl Harbor, la battaglia in due fasi del Mar dei Coralli, i duelli aerei nei cieli di Iwo Jima, il bombardamento notturno di Londra, la scorta della nave da guerra giapponese Yamato e l’intercettazione di vari gruppi di B-29 americani diretti verso il Giappone. Essenzialmente quasi tutti eventi importanti relativi al fronte del Pacifico.

Le missioni bonus sono: Volo ad alto rischio in un lungo canyon, localizzato in un posto sconosciuto, nel quale ci si ritrova a dover distruggere qualche nemico occasionale, Massiccia operazione caccia-carri T-34 con un Ju-87G (l’unica missione del gioco con riferimenti alla guerra tra tedeschi e russi), distruzione di piccoli dirigibili sui cieli di Londra, disposti in modo tale da facilitare la mira, l’abbattimento di diverse ondate di missili balistici V-1 tedeschi (unico riferimento alla fase del conflitto in cui le cosiddette "bombe volanti" erano una seria minaccia per il Regno Unito) e la distruzione di vari sottomarini, presumibilmente americani, con un bombardiere giapponese Tokai. Si tratta di missioni che poco hanno a che vedere con quelle a loro contigue, e sono del tutto prive di riferimenti temporali e di briefing: sono, in effetti, un semplice espediente per aumentare la longevità del gioco.

 


Nell’hangar sono fornite informazioni anche storiche sui caccia e sui bombardieri sbloccati, ma la grammatica lascia un po’ a desiderare.

 

 

Prima di ogni missione, è possibile usare gli "Item Point" per potenziare il proprio velivolo in vista del prossimo combattimento. I potenziamenti disponibili sono i seguenti: Attack power up, Defense power up, Control improved, Speed increased e Range increased. Ciascun potenziamento va da zero (valore di default) a tre, e costa un ammontare sempre crescente di Item Point. Tra i potenziamenti più utili figura la capacità offensiva, che permette di eliminare i nemici con un numero minimo di munizioni, la capacità difensiva, che aumenta la resistenza del velivolo, e la manovrabilità, che aiuta a fare la differenza nei duelli aerei (quando si usa un caccia) o durante i bombardamenti (se, invece, si pilota un bombardiere pesante, in picchiata, oppure un silurante). Spesso e volentieri, aumentare la quantità di carburante (espressa dal parametro Range) può fare la differenza in quelle missioni in cui il giocatore deve essere sempre in movimento e ad alta velocità per distruggere un numero spropositato di nemici. Effettivamente, si tratta di una particolarità del gioco poco realistica e apparentemente priva di alcun senso, ma costituisce un’aggiunta necessaria per aumentare la giocabilità e fare in modo che il risultato ottenuto in ogni missione abbia una certa conseguenza sulle missioni successive: l’ammontare di Item Point guadagnati, infatti, dipende unicamente dal punteggio ottenuto nelle varie missioni. Se un giocatore poco esperto e/o avventato usa più IP di quelli che si può guadagnare, sarà costretto ad affrontare le missioni più difficili con ben poche chance di successo.

Nell’hangar si possono visualizzare caccia e bombardieri sbloccati, avendo anche la possibilità di leggere informazioni molto dettagliate sulle prestazioni, insieme a nozioni di base sul ruolo di ogni velivolo nel corso del conflitto. A dir la verità, alla seconda categoria appartengono testi non proprio corretti dal punto di vista grammaticale, rinforzando la convinzione secondo la quale la traduzione del Giapponese all’Inglese è stata frettolosa, poco curata e costellata da molteplici lacune. Ciononostante, e forse grazie al fatto che i testi non hanno molta importanza nel gioco, quello della traduzione scarna è un problema di secondo piano.

Le ambientazioni e i velivoli vantano una qualità veramente buona, forse migliore delle aspettative. Anche se non proprio eccellenti dal punto di vista del numero dei poligoni, i velivoli sono ben dettagliati e con la visuale in terza persona è possibile ammirare quello che i programmatori sono riusciti a fare: basti pensare a flap e timoni che, per esempio, si muovono rispecchiando perfettamente i comandi del giocatore. Gli abitacoli hanno un livello di dettaglio modesto, ma comunque efficace specialmente quando si desidera cambiare visuale per osservare i dintorni del proprio velivolo. Sempre parlando dei velivoli, una delle caratteristiche salienti di Aces of War è la possibilità di pilotare anche i bombardieri titanici come il B-17 e il B-29 americani, senza però poter controllare le torrette e reagendo più o meno passivamente all’attacco degli intercettori nemici. Una buona trovata, che però avrebbe meritato più attenzione.

Limiti, limiti, limiti

Un po’ perché si tratta di un gioco per PSP, un po’ perché i programmatori non hanno voluto (o potuto) fare di più, Aces of War presenta un numero di pecche e mancanze abbastanza evidenti. Affermare che con un pizzico di attenzione in più da parte dei creatori AoW sarebbe diventato una vera e propria pietra miliare del genere è lungi dall’essere esagerato.

In un titolo come questo, in cui l’atrocità della guerra aerea si vive in prima persona, mancano dialoghi, voci, personaggi e tutte le altre caratteristiche che avrebbero potuto rendere le missioni veramente memorabili e un po’ meno povere dal punto di vista dell’immersione del giocatore. Le missioni di AoW, infatti, sono parecchio "fredde" da questo punto di vista, e si basano fin troppo sul ruolo del giocatore, che il più delle volte è costretto a fare il 90-95% del lavoro di fronte a gregari poco reattivi, belligeranti e abili nel combattimento. Anche se è possibile dare ordini da un menu speciale accessibile col tasto start, i gregari rimangono un contorno alle missioni, un modo per fare numero anche se, in effetti, contano poco o nulla: manca totalmente la componente strategica delle missioni, ossia la capacità di dare gli ordini più appropriati per vincere le battaglie più impegnative. A questo si aggiunge l’impossibilità di puntare col cursore i nemici di importanza non primaria (per esempio, se l’obiettivo è intercettare dei bombardieri nemici, i loro caccia di scorta diventano difficili da inseguire e abbattere), fatto apparentemente inspiegabile e di per sé fastidioso, che si combina con un controllo delle visuali poco adatto a simili situazioni, in cui il giocatore deve decidere tra spostare la visuale e manovrare il velivolo. Un vero peccato al quale i programmatori avrebbero dovuto porre rimedio, possibilmente ispirandosi alle scelte dei team di sviluppo di titoli simili.


La vista dall’interno del cockpit, molto semplice e intuitiva. Da notare la semi-trasparenza dei particolari dell’abitacolo per permettere al giocatore di vedere oltre.

 

 

Le missioni stesse, tralasciando per un attimo quanto è stato già detto, avrebbero meritato molta più attenzione anche in termini di longevità. Anche se è possibile sbizzarrirsi con le missioni singole, personalizzandole parzialmente (è possibile partecipare a duelli aerei con 36 aerei per parte, per un totale di 72 velivoli), il grado di libertà è molto limitato. Manca la modalità multiplayer, e pertanto anche tutti i benefici che avrebbe dato al gioco soprattutto in termini di longevità. Considerando la capacità del titolo di gestire anche 72 velivoli contemporaneamente, aggiungere una modalità multiplayer con un numero di giocatori prossimo a 16 per partita non sarebbe stata affatto una cattiva idea. Ad un certo punto, dopo aver completato la campagna principale, l’unico motivo per continuare a giocare diventa sbloccare i 40 aerei del gioco, tra i quali figura il Me-262 Schwalbe tedesco e il MiG-15bis russo, entrambi velivoli a reazione e capaci di sfrecciare ad altissima velocità.

In definitiva

Di difetti Aces of War ne ha, e sono pure in numero abbastanza considerevole, ma i pregi sanno farsi notare. In definitiva il gioco è consigliato, anche se è ben lungi dall’essere un vero e proprio capolavoro. I giocatori possono sbizzarrirsi con le missioni singole, scegliendo il numero di velivoli alleati e nemici da usare e impegnandoli in duelli aerei all’ultimo sangue o in missioni di bombardamento che diventano molto più interessanti quando gli obiettivi sono delle navi nemiche. Si tratta di un modo più che giustificato per conferire al titolo uno sprint di longevità in più e giustificarne ulteriormente l’acquisto. Per i neofiti del genere AoW ha missioni di addestramento (comunque necessarie anche ai giocatori più esperti per aumentare la confidenza con lo stile del gioco e il modello di volo), livelli di difficoltà e controlli adattabili ad ogni esigenza per rendere il primo impatto col titolo poco traumatico.

 

 

 

Pilotando un bombardiere in picchiata giapponese, il giocatore ha il compito di affondare vari elementi della flotta americana di stanza a Pearl Harbor. Nel simulatore è possibile rivivere l’episodio dal punto di vista degli americani, provando a fermare i giapponesi nonostante l’inferiorità numerica.


Un titolo decisamente abbordabile, nonostante l’età. Come è stato già detto, chi vuole rivivere gli episodi meglio conosciuti nel fronte europeo della seconda guerra mondiale non rimarrà proprio soddisfatto dal gioco, ma ciò non toglie nulla al fatto che AoW può vantare scenari e aerei poco comuni (per non dire quasi totalmente assenti) nei videogiochi. La colonna sonora è orecchiabile – né eccellente né tantomeno mediocre – e i brani musicali usati nelle missioni dipendono dalla vicinanza agli obiettivi da distruggere o da scortare. Tutte queste caratteristiche costituiscono buone ragioni per acquistare il gioco e aggiungerlo alla propria collezione: difficile scordare, per esempio, le due missioni notturne sui cieli di Londra, in cui chilometri e chilometri quadrati di case illuminate rendono l’ambientazione più che buona.

 

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