Age of Empires II: The Age of Kings – Recensione Age of Empires II: The Age of Kings

Dopo la caduta dell’Impero Romano…

476 d.C.: il condottiero barbaro Odoacre depone l’ultimo imperatore d’Occidente Romolo Augustolo, ponendo fine all’Impero Romano d’Occidente. Il mondo entra così in una nuova fase storica: il Medioevo, in cui avverrà l’ascesa di nuovi popoli destinati ad abitare quelli che prima erano i territori di un unico grande impero. E proprio in questa epoca è ambientato il nuovo Age of Empires II: The Age of Kings, con cui ripercorreremo le principali tappe di questo affascinante periodo tutto da scoprire. L’ambientazione storica è la principale differenza che intercorre tra AOE II e il prequel che, al contrario, ci proiettava negli eventi dell’Evo Antico, fino all’ascesa di Roma, grazie all’ottima espansione “The Rise of Rome”.
Già in AOE si sono viste ottime cose, soprattutto per quanto riguarda la struttura di gioco, che si presenta come un cocktail perfetto tra azione in tempo reale e strategia evoluzionistica. Il titolo ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per essere il primo di una saga di successo, destinata ad essere forse la migliore nel suo genere.
Ma i programmatori saranno riusciti a proseguire per la giusta strada, dando vita così ad un seguito ancora più interessante? Scopriamolo!

Nuova epoca, nuovi popoli e… Qualche novità!

Come nel prequel, il nostro scopo è quello di guidare verso la supremazia la nostra civiltà, avendo a disposizione quattro differenti età per circa mille anni di storia, partendo con un piccolo villaggio dell’Alto Medioevo che presto diventerà un impero potente e sconfinato. Alla base del semplice villaggio, ci sono sempre le stesse strutture civili di base, ossia il centro città, da cui potremo creare nuovi abitanti, e la casa, che ci permette di ospitare una popolazione più ampia. A tal riguardo, è stato un piacere constatare l’aumento del limite della popolazione massima ospitabile, che, mentre nel prequel era terribilmente opprimente, limitato a sole cinquanta unità, in AOE II è espandibile da un minimo di settantacinque, ad un massimo di duecento.
La struttura di gioco di questo nuovo capitolo è pressoché analoga a quella del suo predecessore, ciò significa che riusciremo a sviluppare la nostra civiltà allo stesso modo del capitolo precedente, raccogliendo le risorse e dando continuità al loro approvvigionamento. Esse sono ancora le stesse, e riusciremo a procurarcele sempre con gli stessi mezzi: cibo (caccia, pesca e agricoltura); legname (boschi, foreste, canneti, ecc…); oro (miniere e reliquie); pietra (cave). Sicuramente vi suonerà nuova la possibilità di ricavare il prezioso oro dalle reliquie, che sostanzialmente rimpiazzano gli antichi manufatti del prequel, ma con qualche differenza: in primo luogo, esse possono essere riconosciute soltanto dai monaci, ciò significa che potremo impossessarcene solo quando ne avremo almeno uno, con cui potremo farla nostra e depositarla in un monastero, dove contribuirà ad arricchire costantemente le nostre riserve auree. Ci sarà possibile costruire i monasteri a partire dalla terza epoca: l’Età dei Castelli. In sintesi, mentre nel prequel i manufatti, che potevano essere riconosciuti da qualsiasi unità, erano importanti esclusivamente per vincere la partita, le reliquie di AOE II si riveleranno molto utili non solo sotto questo aspetto, ma anche sotto un punto di vista economico, e questa utilità diventerà ancora più evidente quando avremo esaurito ogni miniera d’oro presente nella mappa.
Le risorse avranno ovviamente una valenza particolare a seconda dell’unità che vogliamo addestrare, della tecnologia che vogliamo sviluppare, dell’edificio che vogliamo costruire, e più in generale in base all’epoca in cui ci troviamo, ossia:

– Alto Medioevo
– Età Feudale
– Età dei Castelli
– Età Imperiale

Ci troviamo di fronte a quattro differenti età che ripercorrono l’intero periodo medioevale, dai primi secoli fino agli ultimi. Sarà possibile avanzare di età allo stesso modo del precedente capitolo, quindi raggiungendo una determinata quantità di risorse e in presenza di due costruzioni dell’età corrente. Avanzando, avremo a disposizione tecnologie sempre più sofisticate, capaci di sviluppare la nostra civiltà sotto tutti gli aspetti. Ovviamente, le unità, le tecnologie e quant’altro, saranno quelle del periodo medievale, ciò significa che degli elementi che potevate sviluppare nel prequel troverete ben poco. Gli stessi edifici che possiamo costruire, eccetto che per le strutture di base, come ad esempio la caserma, il centro città, la casa e il porto, sono inediti e più adatti ad un contesto medioevale. Tutto questo significa che ci troveremo di fronte ad un gioco tutto da scoprire, e che non rischia minimamente di diventare ripetitivo o simile al suo predecessore.
Questa volta, potremo scegliere tra tredici civiltà:

– Britanni
– Celti
– Franchi
– Goti
– Teutoni
– Vichinghi
– Cinesi
– Giapponesi
– Mongoli
– Bizantini
– Persiani
– Saraceni
– Turchi

Ovviamente, allo stesso modo del prequel, ogni civiltà possiede determinati vantaggi, che si rifanno alla realtà storica. Ad esempio, se scegliamo i vichinghi, che erano abili navigatori, avremo navi da guerra più potenti, e quindi dei vantaggi non da poco nelle battaglie navali; se la nostra scelta ricade invece sui britanni, che erano famosi per i loro archi lunghi, unità come arcieri e balestrieri saranno equipaggiate con diversi bonus. Una novità assoluta è che ogni civiltà dispone di una sua unità speciale, che può essere addestrata solo da quella civiltà nei castelli, a partire dalla terza età: con i britanni, potremo addestrare gli arcieri con arco lungo, che hanno una gittata molto ampia; l’unità speciale dei teutoni è invece il poderoso cavaliere teutonico, un unità a dir poco devastante; con i bizantini, potremo addestrare i catafratti, temibili cavalieri, e così via… Queste unità speciali potranno essere ulteriormente potenziati in “elité”, nell’Età Imperiale, in cui assumeranno una potenza ancora maggiore. Ci tornerà molto utile il quadro delle tecnologie, consultabile prima dell’inizio di una partita, in cui sono indicati tutti i vantaggi e i bonus delle singole civiltà, oltre alle costruzioni, alle unità e alle tecnologie che ognuna può sviluppare.
Un’altra novità interessante è la possibilità di far presidiare determinati edifici dalle nostre unità. E’ il caso delle strutture difensive come le torri e i castelli, che, se presidiate, sono in grado di scagliare molte più frecce.
Merita indubbiamente di essere menzionata anche la nuovissima possibilità di far marciare i nostri soldati in formazione. Una cosa fastidiosa del prequel era l’andamento disordinato delle truppe, che non potevano essere compattate in formazioni. A ciò ne conseguiva che un’unità veloce, come ad esempio un cavaliere, andava avanti al galoppo senza preoccuparsi di marciare insieme agli altri soldati; allo stesso modo, un’unità lenta, come ad esempio un sacerdote, rimaneva irrimediabilmente indietro. Così dovevamo ogni volta riavvicinare le truppe per non farle disperdere… In AOE II questo problema non si pone grazie alla capacità di marciare da parte delle nostre unità militari, che manterranno sempre un andamento ordinato e omogeneo adattandosi al passo delle unità più lente; così, se mandiamo la fanteria insieme alla cavalleria, quest’ultima si adatterà al passo della prima.

Regicidio, nuova modalità di gioco

Le modalità di gioco sono rimaste pressoché le stesse, eccetto che per l’inedita modalità regicidio, assente nel primo capitolo della serie. In sostanza, essa funziona allo stesso modo di una partita di mappa casuale, con l’unica differenza che ogni giocatore dispone del proprio re, e la vittoria si raggiunge, come si può facilmente intuire, eliminando il sovrano di ogni avversario. Naturalmente, dovremo cercare allo stesso di proteggere a dovere il nostro, altrimenti, nel caso venisse eliminato, saremo noi a perdere la partita.
Le restanti modalità sono rimaste sostanzialmente le stesse, sono solo stati leggermente cambiati alcuni dettagli, come ad esempio l’aggiunta di nuove ambientazioni nelle partite di mappa casuale, decisamente più adatte ad un contesto medioevale e capaci di ricostruire i campi di battaglia dei principali conflitti del periodo: ad esempio, potremo scegliere un tipo di mappa stile foresta nera, tipico ambiente delle lande teutoniche, oppure uno desertico stile Arabia.
Non potevano certo mancare cinque nuove ed avvincenti campagne, che narrano gli eventi di importanti fatti storici del periodo, e più precisamente, le gesta di cinque grandi condottieri:

– William Wallace
– Giovanna D’Arco
– Saladino
– Gengis Khan
– Federico Barbarossa

Quella di William Wallace è una campagna di addestramento, in cui impareremo ad apprendere i meccanismi di gioco; le altre, invece, sono campagne vere e proprie, decisamente più impegnative e difficili da portare a termine.
Come sempre molto appassionanti le partite in multigiocatore, giocabili nelle stesse modalità del prequel.

Progresso tecnico

Un lavoro sicuramente pregevole anche dal punto di vista tecnico. Grafica decisamente migliorata, con paesaggi dettagliati che riproducono in maniera realistica svariate tipologie di ambientazioni, dalla foresta nera del nord Europa al deserto arabo; ottimo anche il dettaglio degli edifici, maggiormente curati e dettagliati rispetto a come lo erano nel prequel, e, allo stesso modo di quest’ultimo, stilisticamente diversi a seconda della civiltà che abbiamo scelto; buona anche la cura delle unità. I programmatori sono insomma riusciti a riproporre e migliorare ulteriormente quanto già di buono visto nel primo capitolo, e correggendo allo stesso tempo i difetti che avevamo notato. Uno dei principali difetti di quest’ultimo, era la mancanza delle proporzioni tra i diversi elementi della mappa. A ciò ne conseguiva che che gli abitanti del villaggio o le unità militari erano più grandi di una casa e più alti di una quercia. E’ stata una piacevole sorpresa constatare che in AOE II questo problema non sussiste, ma possiamo anzi parlare di proporzioni quasi perfette, per cui difficilmente le persone supereranno in altezza un albero o una qualsiasi costruzione. Il tutto è contornato da un maggior numero di texture, grazie al quale possiamo beneficiare di un dettaglio grafico più elevato per un maggiore realismo.
Tanto di cappello al sonoro, già ben strutturato nel prequel e ulteriormente migliorato in questo nuovo capitolo, con suoni più realistici che ci fanno sembrare di trovarci nel bel mezzo di una battaglia. Scelte molto bene anche le musiche di sottofondo, che fanno da perfetto contorno ad un contesto Medioevale.
Rimane purtroppo con gli stessi limiti del predecessore l’IA, che nonostante sia in grado di mettere seriamente a dura prova le nostre capacità nelle partite a difficoltà elevata, ha la brutta abitudine di spingersi all’estremo fino all’esaurimento totale delle risorse, e arrivati a quel punto, se siamo riusciti a difenderci a dovere, non sarà più un problema vincere la partita, visto che senza le risorse necessarie, il nemico si troverà con le spalle al muro.

Sulla buona strada

Ebbene sì, i programmatori sono riusciti alla perfezione a proseguire per la buona strada, dando vita ad un seguito ancora migliore del primo AOE. La Esemble Studios è stata in grado di mantenere quanto di buono visto in quest’ultimo, migliorando al tempo stesso quello che poteva essere migliorato.
Così, AOE II si presenta con la stessa ottima struttura di gioco, che non rischia di diventare ripetitiva grazie a tante azzeccate novità, come la possibilità di costruire presidi e di far marciare ordinatamente in formazioni le nostre truppe, e alla diversa ambientazione del nuovo capitolo, con nuove campagne, nuove civiltà, nuove tecnologie, nuovi unità e tanto altro da scoprire.
Allo stesso tempo è stato fatto un ottimo passo avanti anche nel comparto tecnico, con una grafica migliorata e priva di alcuni difetti presenti nel prequel, su tutti la mancanza delle proporzioni tra i diversi elementi della mappa, che ora sono invece perfettamente strutturati.
Questo gioco è la conferma dei buoni propositi che già il primo capitolo aveva suscitato, e dimostra ancora di più le potenzialità di una saga che può raggiungere concretamente il vertice in questo genere.

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