Alone in the Dark – Recensione Alone in the Dark: Inferno

Burn Baby Burn!

Dopo oltre un anno dall’uscita su Xbox360, approda su PS3 l’adventure game “Alone in the Dark: Inferno”. È stato cambiato il titolo per differenziarlo dalla versione precedente, ma i contenuti rimangono praticamente invariati, anche se vi sono stati dei miglioramenti e sono state corrette alcune imperfezioni. Bisognerà affrontare l’oscurità, in una New York in mano ad un’entità sovrannaturale, che metterà in pericolo ogni essere vivente: sarete voi a dover prendere in mano la situazione. Un’avventura dove “buio” è vostro nemico e “fuoco”  vostro fedele compagno, e anche un semplice accendino può salvarvi dall’abisso della morte. Sembrerà quasi di vivere in un film: tensione, azione e fantascienza saranno gli elementi che vi prenderanno per mano, accompagnandovi tra la paura e l’adrenalina di questo lavoro sviluppato dalla Eden Studios. Accendete la luce quando giocate e buon divertimento!

 

 

  La fiaccola

 
 

Una finestra sull’oblio

Storditi su una sedia, cercando di mettere a fuoco la vista, persone che discutono fra loro: inizia tutto da questo momento. Vi trovate in un palazzo dove alcuni energumeni vi tengono sotto tiro e il loro scopo è eliminarvi: questo non è il migliore degli inizi, ma il sangue attira e la morte ancora di più. Salite le scale, mentre un sicario vi spintona minacciandovi in continuazione, ma qualcosa sbuca da una parete, smembrando letteralmente il vostro nemico; forse sarebbe stato meglio se il sicario avesse finito il suo lavoro, perché ora c’è qualcosa di ben peggiore che vuole la vostra vita e forse anche la vostra anima. Arrivate ad uno specchio e visionate il marcato volto segnato dagli anni passati, ma non vi ricordate chi siete, e allora capite che la vostra memoria è stata in parte cancellata. Capite che il posto dove vi trovate nasconde segreti che sarebbe opportuno non svelare: le “crepe” sono pericolose, esse vi perseguiteranno in una folle corsa per la sopravvivenza, la notte non ci sarà tempo di dormire e la luce sarà solo un piccolo spiraglio che verrà inghiottito dalle fiamme dell’inferno, ma nella disperazione, quelle fiamme vi potranno salvare. Sedervi ad ammirare una città apparentemente normale, per poi accorgervi che state guardando solamente una finestra sull’oblio: paura e mistero che si scontreranno tra le fauci di abominevoli esseri, governati da un potere troppo grande che solo pochi eletti potranno dominare. Uccidere e non essere uccisi: questa è l’unica via da percorrere, anche se da soli nell’oscurità.

 

 

Swat?

 

Alone in the Dark

Si può dire che il nome assegnato a questo gioco calza a pennello e rende perfettamente l’idea, forse anche troppo. Durante l’avventura sarete sempre accompagnati da quella sensazione di incertezza dove, in preda al disorientamento, si cerca la strada corretta per finire la scena del gioco: questo per il semplice fatto che il buio la fa da padrone e tutto diventa molto difficoltoso, soprattutto se vi siete dimenticati l’accendino a casa. La così scarsa presenza di luce è stata sicuramente una scelta degli sviluppatori ma, come in tutte le cose, il troppo stroppia, perché non si deve impedire al giocatore di poter avere un’esperienza di gioco soddisfacente. Questo continuo mancare di luce in punti dov’è sicuramente indispensabile fa perdere tempo in azioni totalmente inutili, come brancolare a caso nel buio, tornare sugli stessi passi, morire infinite volte perché non si vede il punto esatto in cui spiccare un salto. Ci sono sicuramente giocatori che hanno apprezzato la scelta, in quanto genera uno stato di tensione e nervosismo, fino ad arrivare a sconsigliare il gioco alle persone con problemi di autocontrollo che potrebbero voler gettare via il gioco dopo poco. Una novità da non tralasciare è la modalità di selezione scene ed ogni capitolo puo’ essere gestito come un vero film: quando volete vedere uno degli ultimi capolavori cinematografici, selezionate sul vostro lettore il menù, da qui potete entrare nella modalità selezione scena che sono come le tracce di un cd, in modo da poter saltare parti o interi filoni che non vi interessano, la stessa cosa è possibile fare con Alone in The Dark. Inoltre, potete visionare un’anteprima dei capitoli per rendervi conto di quale punto stiate saltando; un’idea innovativa che genera una piacevole alternativa al solito rigido schema legato al mercato dei videogiochi.
Per quanto riguarda il character design, il personaggio è stato ricostruito in maniera discreta: si notano le rughe sulle mani e sul viso fino a farci capire che l’effetto “invecchiamento” è riuscito ottimamente, ma non si può dire lo stesso delle strutture fisse come muri, oggetti vari, terreno. Si notano parecchie imperfezioni, la definizione del gioco è scarsa e risultano molti bug nello spostamento degli oggetti. Ad esempio, spostando una scrivania, l’azione non si vede e questa resta ferma ma il personaggio può passare lo stesso dalla porta, che era bloccata, attraversando letteralmente l’oggetto. L’ambientazione cupa dove risalta solo il fuoco come colore di stacco aiuta a nascondere le svariate carenze grafiche che denota questo titolo, a volte sembra quasi di giocare ad un gioco di seconda generazione. Un punto a favore va alle ferite e alle loro riproposizioni: sono riprodotte abbastanza fedelmente ed aumentano coerentemente con gli scontri, per il resto il comparto grafico risulta scadente e per nulla appagante. L’era dei movimenti a scatti e visioni di oggetti totalmente spigolosi è passata, questo genere di cose non si dovrebbero più vedere.

 

 

  Mystic Place

 

 

Welcome to Bulgaria

Il comparto sonoro è il punto forte di questo gioco: la scelta ottimale delle colonne sonore aumenta notevolmente la qualità, inoltre sono state scelte tracce assolutamente non banali e poco conosciute, infatti quasi tutto il gioco è stato contornato dai cori del “Bulgarian Voices”. Le voci di queste donne sono tra le più potenti ed intriganti del mondo musicale, accompagnate da un’orchestra di prima qualità; tra i vari brani spicca la famosa “Prelude to an End”, sicuramente un pezzo che non poteva mancare in una tipologia di gioco come questo. Di certo tali sonorità servono per suggestionare chi intraprende questo vaneggio di oscurità e morte, scelte pensate appunto per arrivare ad uno scopo preciso: appagare i fan dell’Horror e del “Dark side Style”. Esaminando gli effetti sonori,abbiamo un risultato sufficiente, ma nulla che possa balzare all’orecchio: non vi è stata una particolare spesa di tempo, si vede che il team della Eden non ha ritenuto importante sviluppare questo lato. I doppiaggi sono discreti, ma soprattutto sono in Italiano e la cosa è sempre ben gradita, le voci ed i timbri delle voci dei personaggi sono legati agli stessi, le scelte fatte in questo caso risultano logiche, difatti la coerenza è ottima.

 

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 Mira con cura e spara!

 

Quanto sei MacGyver?

Se vi ricordate l’omonimo telefilm e lo apprezzavate, nell’affrontare Alone in the Dark sicuramente vi divertirete. Il nostro piccolo tuttofare può combinare vari oggetti tra loro, idea innovativa che varierà il gameplay in maniera decisiva. La visuale dell’inventario è altrettanto ingegnosa: aprendo il nostro giubbotto possiamo scorgere i vari scompartimenti dove disporre tutti gli oggetti. La modalità di gioco è molto libera, la visuale è ampia, possiamo usare la telecamera come preferiamo, non vi sono punti ciechi e quindi l’esperienza risulta piacevole perché si può usare il personaggio senza troppe difficoltà. Ottima la scelta di poter decidere se visualizzare il nostro amico virtuale in prima o terza persona; questo dà la possibilità di interessare entrambe le fasce di giocatori, oltre che dare un’ottima versatilità di gioco. Se sei MacGyver però devi sapertela cavare in qualsiasi modo ma soprattutto pensare velocemente, infatti si rischia molte volte di fare confusione e tentare di abbinare proiettili con una benda per ferite, cosa che non porterà di certo a grandi risultati. Durante il vostro gioco se sarete attenti potrete inventare proiettili infuocati, molotov ed altri ordigni di morte che potrete procurarvi durante l’avventura. Il metodo di puntamento con la pistola è semi-automatico: direzionate la pistola il più vicino possibile al nemico ed il mirino automaticamente si posizionerà sull’avversario; ma anche in questo modo non sarà semplicissimo eliminarlo e comunque, se avete solo semplici munizioni, vi converrà prendere un pezzo di legno abbrustolito ed ucciderlo , perchè bruciarli è l’unico modo per sbarazzarsi completamente di questi esseri. L’interazione con tutti gli oggetti è buona e ci sono varianti pregevoli da sfruttare; ad esempio, se volete accendere un’auto e non avete le chiavi potete collegare i fili, ma non basta dire “collego i fili”, dovrete avvicinarli ed accelerare contemporaneamente. Queste combinazioni sono divertenti e fuori dagli schemi standard dei normali giochi: un po’ di variabilità non guasta mai, soprattutto tra i console game.
Restando in tema di macchine, poniamo attenzione sulla fase di guida: in alcune sezioni del gioco, l’ utilizzo dell’ auto si propone come  quello di un gioco arcade, purtroppo non esiste molta libertà, non ci si potrà sbizzarrire in funamboliche scorribande, i percorsi sono limitati e prestabiliti. La dinamica dell’auto è riprodotta in maniera grossolana, non si avrà la sensazione di guidare una vera auto, ma più che altro di essere su una macchina elettrica per autoscontri; se sterziamo bruscamente non ci sarà un’imbarcata e non si potrà correggere con una manovra in controsterzo; vero è che non si tratta di un gioco automobilistico, però un attimo di attenzione in più non avrebbe fatto male; siamo obbligati a precisare che il metodo di guida è stato in ogni caso evoluto rispetto le passate edizioni del gioco.

La prima versione di Alone in The Dark, risale al 1992 su Pc, chiaramente sono stati fatti grandi passi da quella scarna versione ai primordi dell’epoca tridimensionale, ma non è solo la grafica quella che è cambiata dalle versione Xbox360 e successivamente Ps3; infatti uno dei difetti più radicati nel gioco era la gestione del sistema di controllo e telecamera, risultava davvero difficoltoso nelle versioni precedenti muoversi ed interagire con gli oggetti. In questa versione invece sono stati risolti ed il gioco risulta assai più semplice ed immediato. Altra innovazione è l’aggiunta di un nuovo capitolo  che regala una mezz’ora in più di divertimento, detto questo, si spezza una lancia a favore della perseveranza per poter migliorare ed integrare al meglio un gioco che ha oltre 15 anni.

 

 

Tutto il necessario

 

 
 Lovers 

In conclusione, questo gioco potrà essere apprezzato a pieno solo dai fan del genere, per una questione di atmosfera che è tipica di tali ambientazioni videoludiche. Ci sono titoli che superano di gran lunga questa tipologia di gioco, anche se ha lasciato in qualche modo la sua firma; sconsigliato agli appassionati di alta definizione e colore che cercano un gioco che possa appagare la vista. Consiglio invece questo game a tutti quelli che amano le avventure di sopravvivenza, ed anche a chi ama poter trovare escamotage per variare l’esperienza di gioco. Nel complesso un prodotto discreto, si sarebbe potuto però migliorare l’aspetto grafico e renderlo meno cupo, in modo da poter ampliare la cerchia di possibili giocatori.

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