Back in Time – Etrian Odyssey IV: Legends of the Titan

Fra tre giorni farà il suo debutto in Europa Etrian Odyssey Nexus, noto in Giappone con il titolo di Etrian Odyssey X, in quanto decimo episodio (contando anche remake e spin-off) della serie, che di recente ha vissuto il suo dodicesimo anniversario. Ben sette di questi giochi sono giunti in Europa; tutto (o quasi) merito di NIS America, che nel 2013 strinse una partnership con ATLUS USA proprio per portare (fra gli altri) nel Vecchio Continente Etrian Odyssey IV: Legends of the Titan. Prima di allora, era giunto dalle nostre parti solo il capostipite della serie grazie a Nintendo of Europe.

Etrian Odyssey IV è un dungeon crawler in prima persona, tanto nelle fasi esplorative, quanto nei combattimenti, che risultano rapidi grazie alle opzioni di velocizzazione. Ciascuno schieramento (alleati e nemici) può disporsi su due diverse linee, in modo da alternare le capacità di attacco e di difesa. Come da tradizione, gli scontri sono tendenzialmente impegnativi, a causa talvolta del numero di avversari, talvolta della loro potenza e talvolta pure di entrambi, nonché della capacità di infliggere fastidiosi status alterati. L’unica nuova agevolazione è costituita dalle mosse “Burst”, attivabili da qualunque alleato (che non perde nemmeno la mossa) quando la relativa barra a destra dello schermo sia stata sufficientemente riempita; gli effetti possono essere offensivi o difensivi o di altra natura (ad esempio l’aumento dei punti esperienza).

Al di fuori di questa introduzione, il sistema è privo di fronzoli e in ciò risulta molto classico, così come le esplorazioni condite da incontri casuali non troppo frequenti ma nemmeno sporadici. Il tocco di “modernità” è dato da un indicatore che cambia colore, in grado di segnalare la prossimità temporale del prossimo scontro.

Una delle caratteristiche salienti della serie, che discende dalle funzionalità di Nintendo DS, piattaforma su cui nasce Etrian Odyssey, è la cartografia: il giocatore disegna nello schermo inferiore la mappa dei dungeon e dell’overworld man mano che li esplora. Per evitare frustrazioni, tutto il mondo è “a misura di quadratino”: ogni qual volta ci si addentra in un nuovo territorio, si ha a disposizione un foglio immacolato di carta millimetrata e un assortimento di colori e simboli da utilizzare a piacimento. Ogni passo corrisponde a un quadratino della griglia, sicché il tutto è molto geometrico e intuitivo. È possibile anche inserire brevi note, per indicare, ad esempio, che materiali possono essere raccolti in un determinato punto o quali F.O.E. albergano nelle vicinanze.

I F.O.E. sono mostri particolari: sono visibili sulla mappa, a differenza degli altri, e sono molto potenti, nel senso che è quasi impossibile abbatterli al primo incontro. Essi si muovono secondo il proprio pattern, non solo quando il giocatore si sposta, ma anche quando combatte negli scontri casuali: ciò può portare a situazioni davvero difficili, in cui un F.O.E. si aggiunge a una battaglia che tira per le lunghe, costringendo il più delle volte alla fuga. Con l’adeguata preparazione è ben possibile batterli, ed è anche consigliabile, dal momento che danno un bel po’ di punti esperienza e droppano materiali rari, utilizzabili per sbloccare armi e protezioni molto forti.

Etrian Odyssey IV sa dare al giocatore una sensazione di ansia, specialmente quando si avventura per la prima volta in un dungeon: non si conosce la planimetria del luogo, né la forza dei mostri casuali, si sa per certo che i F.O.E. sono invincibili (in quel momento) ma non si conoscono i pattern, ci si imbatte in eventi di vario tipo, che possono essere benefici (ad esempio, dell’acqua curativa) o devastanti (un’imboscata). Ovviamente basta grindare e passa la paura: livellare è una pratica abbastanza frequente in Etrian Odyssey IV, che però ha forse perso un po’ della difficoltà che caratterizzava i predecessori. Non che sia facile, sia chiaro, ed è proprio per questo che Atlus ha inserito una Casual Mode, che riduce la forza dei nemici ed elimina il game over, riportando la squadra nella città di Tharsis a ogni sconfitta. Vediamo con favore questa introduzione, perché rende il gioco meno frustrante, consentendo anche ai neofiti di approcciarsi al genere, ma soprattutto perché è opzionale ed è possibile in ogni momento cambiare difficoltà.

La relativa facilità con cui si muore in Etrian Odyssey IV rende fondamentali le fasi di preparazione e di personalizzazione del party. All’inizio, dato il nome alla gilda, bisogna crearne i membri scegliendo fra un assortimento di classi, cui se ne aggiungeranno altre nel corso dell’avventura. Tali classi non sono numerose, ma ci pare difficile considerarlo un difetto: ciascuna, infatti, ha delle caratteristiche ben marcate e quindi una sua utilità; non esistono doppioni, anzi, ogni classe ha un proprio skill tree, che differisce profondamente dagli altri per struttura e abilità contenute. Una suddivisione comune a tutti è la tripartizione in fasce, che contengono abilità via via più potenti: si ha accesso alla seconda a partire dal livello 20 e alla terza dal livello 40. Per il resto, però, come dicevamo, ogni classe possiede abilità attive e passive perlopiù uniche. Per sbloccare e potenziare skill è necessario spendere degli appositi punti, che si guadagnano con il level up: a ogni livello corrisponde un punto, il che rende abbastanza lenta la progressione, rendendo necessario stabilire delle priorità fra abilità, sacrificandone alcune a favore di altre. La possibilità, poi, di schierare solo cinque guerrieri costringe alla dura scelta di quali classi (e abilità) privarsi e, dunque, alla creazione di una strategia valida che porti la propria squadra ad avere pochi punti deboli.

Anche armi e armature variano in base alla classe. Gli equipaggiamenti si acquistano in città, ma non basta il denaro: è necessario, infatti, vendere al negozio i materiali occorrenti per fabbricare l’oggetto. Ciò pone in primissimo piano il looting, che non serve solo ad accumulare risorse monetarie, di per sé insufficienti a procurarsi gli armamenti. D’altro canto, anche i soldi si ottengono in questo modo, siccome i mostri sconfitti non droppano denaro. Sempre con gli stessi materiali è possibile, tramite l’opzione Forge, conferire ad alcune armi (quelle che dispongono di slot liberi) proprietà secondarie, come la produzione di status alterati nel nemico.

Etrian Odyssey IV rappresentò il debutto della serie su 3DS (mentre Nexus sarà il canto del cigno), quindi si portò dietro alcune migliorie tecniche. Le più evidenti si hanno forse nella colonna sonora, che non è composta da melodie MIDI, ma da temi orchestrati con sapienza, sotto la direzione del mitico Yuzo Koshiro. Forse qualche traccia in più non avrebbe guastato, visto che molte sezioni si ripetono spesso (ad esempio passerete molto tempo in città), però ci sono diversi battle theme e ogni dungeon ha la sua musica. Il doppiaggio, invece, è assente, come vuole l’antica tradizione.

La grafica forse lascia meno il segno, a causa di un’implementazione deludente dell’effetto 3D e di ambienti ripetitivi: mentre fra i dungeon appartenenti a diverse sezioni dell’overworld esistono significative differenze, quelli della stessa sezione sono caratterizzati sempre dagli stessi elementi e non godono certo di grande dettaglio, risultando un po’ pixellosi. Il maggior passo in avanti è rappresentato probabilmente dai mostri, che non sono più realizzati tramite sprite, bensì tramite poligoni e risultano animati in modo convincente.

Etrian Odyssey IV


Etrian Odyssey IV: Legends of the Titan è stato un episodio importante per l’affermazione della serie anche in Europa, chiaramente nell’ambito della ristretta nicchia di appassionati di JRPG dungeon crawler. Grazie a un’offerta molto corposa, che affianca alla main quest (che vi porterà via una trentina di ore) numerose subquest e altri contenuti nel post-game, il gioco stazionerà a lungo nella vostra console, se avrete la pazienza di perfezionarvi. E se non ce l’avrete, questo è il capitolo che fa per voi, in quanto è il primo a includere una Casual Mode per i neofiti.

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