Back in Time – James Pond 2: Codename Robocod

Esistono, nella storia di ogni medium, opere immortali, che vengono fruite in ogni epoca e che, probabilmente, non tramonteranno mai: si tratta dei cosiddetti classici, che spesso inaugurano nuovi filoni o correnti, di cui comunque rimangono fra gli esponenti più illustri. Soffermiamoci sui videogame e chiediamoci quali sono i veri classici e quali dei giochi attuali sono destinati a lasciare un segno. Fra vent’anni Fortnite sarà ancora sulla cresta dell’onda? Solo il tempo ce lo dirà, ma chi scrive non ci scommetterebbe un euro.

È probabile che il suo destino assomigli a quello di James Pond piuttosto che a quello di Mario. Pond è un ottimo esempio per il discorso intrapreso: è protagonista di una serie di platform dei primi Anni Novanta – di cui è stata tentata la resurrezione nel 2011 con il pessimo James Pond and the Deathly Shallows per iOS – in larga parte debitori nei confronti dell’idraulico paffuto; d’altronde era la stagione d’oro per i giochi di piattaforme in due dimensioni, che avrebbero affrontato la crisi solo qualche anno più tardi, con l’uscita delle console a 32 bit.

James Pond 2: Codename Robocod

Con l’avvento delle festività natalizie, Back in Time va a rispolverare proprio James Pond 2: Codename Robocod, probabilmente il miglior episodio della trilogia, tanto che è stato riproposto su un numero impressionante di piattaforme nel corso di questi ultimi vent’anni, a differenza del prequel e del sequel.

Il nome è tutto un programma, dal momento che cela ben due giochi di parole con intento parodistico: James Pond (“pond” significa “stagno”, “laghetto”) è un agente segreto, proprio come il ben più celebre James Bond, solo che non è umano, bensì un pesce antropomorfo dotato di corazza, come suggerisce il secondo gioco di parole, Robocod (“cod” significa “merluzzo”), un evidente richiamo a RoboCop. Giusto per rimanere in tema di classici. L’acerrimo nemico del nostro protagonista è il Dr. Maybe, che dovrebbe riportarvi alla mente il Dr. No del primo film dedicato all’Agente 007: questa volta ha preso controllo della fabbrica di regali di Babbo Natale, facendo ostaggi fra i pinguini (o gli elfi, nei porting/remake relativamente recenti) che ci lavorano; avete già capito quale sarà la vostra missione, vero?

James Pond 2: Codename Robocod

Come abbiamo già detto, James Pond 2: Codename Robocod è un classicissimo platform 2D, che prende in prestito dall’icona Nintendo gran parte delle meccaniche, come i blocchi da colpire a zuccate o i nemici da uccidere semplicemente saltandoci sopra, con buona pace di 007 e RoboCop. L’unica caratteristica davvero peculiare è data dall’abilità dell’allungamento, conferita a Pond dalla sua corazza.

Oltre a fare il Mister Fantastic della situazione, il nostro agente segreto potrà aggrapparsi agli elementi dello scenario che tocca (ad esempio, diversi livelli sono delimitati da un soffitto), raggiungendo zone altrimenti inaccessibili o superando ostacoli come spuntoni poggiati a terra. Grazie a questa trovata, più di qualche livello si sviluppa verticalmente piuttosto che orizzontalmente, in modo da conferire un minimo di varietà; per il resto, abbiamo i soliti potenziamenti che permettono di volare, planare o essere invincibili per un breve periodo. Niente di trascendentale, insomma, anche se potranno destare curiosità (e, talvolta, ilarità) i particolari mezzi motorizzati e non che saranno disponibili in alcuni livelli.

James Pond 2: Codename Robocod

Strutturalmente, James Pond 2: Codename Robocod si sviluppa attorno ad un hub, la fabbrica di Santa Claus, da cui si accede ai vari mondi e alle cinque boss battle, piuttosto simili fra loro dal momento che si tratta pur sempre di saltare in testa al nemico di turno. I mondi sono costituiti da una manciata di livelli, ciascuno dei quali contiene un numero variabile di ostaggi (pinguini o elfi): per superare uno schema bisogna salvarli tutti, impresa non sempre semplice data l’estensione di alcuni scenari, che rende difficile orientarsi a dovere.

Detto ciò, non rimane molto altro da aggiungere: come tutti i prodotti della vecchia scuola, non sono presenti fronzoli o extra; semplicemente, si tratta di attraversare i livelli dal primo all’ultimo. I “pro” possono puntare a punteggi da capogiro, raccogliendo tutti quegli oggetti disseminati per gli schemi di gioco che hanno l’unica utilità di incrementare il proprio score. Ciò rende un tantino più difficile un gioco che all’epoca conosceva rivali ben più ostici. I passaggi davvero complicati sono pochi e, al limite, costringono a qualche tentativo a vuoto per memorizzare le insidie che infestano i mondi di gioco.

James Pond 2: Codename Robocod

Soffermarsi sui comparti tecnici ha senso fino ad un certo punto, trattandosi di un prodotto veramente datato. Limitiamoci a dire che all’epoca la grafica faceva il suo figurone, grazie ad una realizzazione impeccabile che ancor oggi si fa apprezzare, soprattutto per le scelte cromatiche e la varietà e fantasiosità di alcuni livelli, a controbilanciare un gameplay non proprio fresco, come abbiamo constatato poc’anzi. Da un punto di vista strettamente tecnico, la fluidità e le collisioni non danno adito a lamentele. Dopo il 2000 James Pond 2: Codename Robocod è stato più volte riproposto, su PlayStation, PlayStation 2, Game Boy Advance e DS. Si tratta sostanzialmente di remake che vanno a modificare grafica, colonna sonora e progettazione dei livelli. Inutile dire che, a parte la grafica (i ritocchi non combinano disastri), sarebbe stato meglio non toccare il resto, per cui è preferibile puntare su Mega Drive o Amiga.

Per quanto riguarda il sonoro, invece, i riarrangiamenti sono nettamente inferiori ai pezzi originali di Richard Joseph. Il tema principale fa deliziosamente il verso a quello di RoboCop, mentre il medley natalizio è immancabile in un gioco ambientato nella fabbrica di Santa Claus.

James Pond 2: Codename Robocod


Siamo davvero fuori tempo massimo per esprimere un vero e proprio giudizio su James Pond 2: Codename Robocod. Alla fine, forse l’unica domanda che è utile porsi oggi come oggi è se il gioco sia ancora divertente o meno: in fin dei conti lo è o può risultare tale, con alcune riserve, quindi si può consigliare ai divoratori di platform. Gli altri, a meno che non siano mossi da interessi di tipo “archeologico”, possono passare oltre. La mancanza di quel “qualcosa in più” ha impedito al nostro merluzzo arancione di sedere accanto a Mario, Sonic e compagnia cantante.

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