Back in Time – Streets of Rage II

L’inclusione di Sega Vintage Collection: Streets of Rage nel novero dei Games with Gold di maggio, nonché nella SEGA Mega Drive Classics ci ha dato un ottimo pretesto per parlare della gloriosa serie di Sega, iniziando ovviamente dal capostipite. Questa puntata di Back in Time invece, è dedicata all’imperdibile Streets of Rage II.

Streets of Rage II

È di intuitiva evidenza che la trama in questo tipo di produzioni sia assolutamente superflua, quindi non vi ci soffermeremo a lungo: giusto il necessario. A un anno dagli eventi del primo capitolo, Adam Hunter viene rapito dal solito Mr. X, quindi Axel e Blaze vanno a salvarlo aiutati da Skate (Sammy per i jappi), fratello di Adam, e Max Thunder, wrestler professionista amico di Axel; basta fare due più due (letteralmente, in questo caso) per capire che i personaggi controllabili sono quattro, uno in più rispetto al primo episodio, che si limitava ad Adam (stavolta non giocabile), Axel e Blaze. Ciascuno di essi ha parametri (Power, Technique, Speed, Jump e Stamina) e mosse diversi, anche se le combinazioni da eseguire pad alla mano sono le stesse: giusto per fare un esempio Max è forte come un toro, ma pecca in agilità, mentre Skate è il suo esatto contrario ed è pure l’unico in grado di correre.

Un cast così composto è assolutamente rappresentativo dell’immaginario da cui pesca Streets of Rage: wrestling, jeans e t-shirt. Siamo nei più generici e americani anni Ottanta, con tanto di punk da pestare, gilet di jeans e amenità assortite in quella che adesso, quasi vent’anni dopo, appare come una caricatura di tutti quei film polizieschi e un po’ violenti di serie B (o Z, se preferite). Una violenza ingenua e ostentata: qualcuno potrebbe dire che Streets of Rage II sia un cult per il videoludo alla stregua di The Warriors per il cinema, che però lo precede di un decennio abbondante.

Il capostipite della saga era un buon gioco, ma non di più: a suo sfavore giocavano fondali approssimativi, animazioni non sempre al top e una qualità non altissima nella realizzazione dei nemici; questo seguito migliora tutto, raggiungendo ottimi livelli tecnici, anche se per il giocatore giovane certe finezze sono difficilmente individuabili, siccome ormai un po’ tutto sa di vecchio. Innanzitutto, i fondali sono proprio un’altra cosa rispetto al passato, e la fluidità di gioco, tanto nello scrolling laterale quanto nelle animazioni, è stata sensibilmente incrementata, così come la dimensione degli sprite. Insomma, ci vuole qualche minuto per (ri-)abituarsi alle atmosfere 16 bit, ma poi ci si rende conto che Streets of Rage II è ancora bellissimo.

Un discorso analogo può essere fatto per le musiche: indubbiamente il chip sonoro a 8 bit del Mega Drive, seppur spremuto come si deve come in questo caso, è tecnologia obsoleta, ma la qualità della colonna sonora è davvero elevata, grazie all’ispirazione di Yuzo Koshiro, coadiuvato da Motohiro Kawashima, autore di tre della ventina di brani che compongono la OST. Brani “hard-core techno” secondo il compositore stesso: hanno il sapore della nostalgia, e non solo per chi in quell’epoca ci è vissuto.

In modo non particolarmente sorprendente, anche il gameplay segue la strada del perfezionamento senza sconvolgere le dinamiche, ma rivedendo e ampliando il parco mosse, che assieme ai diversi parametri attribuiti ai vari personaggi, contribuisce a diversificare i lottatori maggiormente rispetto al passato. In un’epoca in cui non esisteva ancora il culto della combo e la necessità di implementare decine di mosse, (spesso superflue), Streets of Rage II offriva l’essenziale per sbarazzarsi dei nemici, tanto che ai livelli di difficoltà più elevati si rivela necessario padroneggiare tutte le tecniche. Queste, come abbiamo anticipato, non sono moltissime: di base abbiamo i soliti pugni/calci e le prese (che variano a seconda del tasto premuto dopo aver afferrato l’avversario); aggiungiamo la reverse move (che serve per colpire gli avversari alle spalle), la mossa speciale e quella in corsa (Avanti, Avanti, Attacco) per completare il quadro.

Mentre per sbarazzarsi dei nemici comuni non sarà necessario andare troppo per il sottile, boss e semiboss spesso richiedono sapienti spostamenti in profondità e altrettanto sapienti colpi in volo e rush attack. A meno che non ci si accontenti di giocare con i credit, raggiungendo punteggi piuttosto bassi.

Tutti i generi arcade condividono la caratteristica della brevità, e il capolavoro Sega non si sottrae a questo standard: per portare a termine gli otto stage, piuttosto eterogenei fra loro, non ci vorrà molto più di un’ora; tuttavia, come ormai dovrebbero sapere pure i muri, si tratta solo della prima delle tante volte in cui dovrete sorbirvi i titoli di coda, o almeno così dovrebbe essere se avete compreso la filosofia dell’opera. L’obiettivo del gioco non può certo essere quello di vedere come va a finire essendo la storia ridotta ai minimi termini; consisterà piuttosto nel raggiungere punteggi sempre più elevati (quindi sono banditi i continue, che azzerano tutto) a difficoltà sempre più severe. E vedrete che gli otto stage vi sembreranno pure troppi, quando, già al quarto livello vi troverete a corto di vite. Ad ogni modo ci sono altri due fattori indispensabili nella valutazione della longevità, cioè la possibilità di padroneggiare quattro personaggi ben distinti fra loro e quella di giocare in cooperativa.

Assodato ormai che Streets of Rage II non deve mancare assolutamente nel curriculum (videoludicae) vitae di un buon giocatore, molti potrebbero eccepire di non avere a casa un Mega Drive, un Master System o un Game Gear (attenzione, però: le versioni per queste ultime due console sono inferiori a quella originale), ma questo non è un problema, dal momento che il gioco è disponibile su numerosissime piattaforme. Probabilmente la scelta migliore è la versione per PSN e XBLA, dotata di smussamento grafico, Trofei/Achievements (dodici, di cui sette ottenibili giocando un po’ attentamente una run, anche in Molto Facile) e funzionalità online (classifiche e multiplayer, sia competitivo, sia cooperativo). Oppure vi basterà aspettare un paio di settimane per la SEGA Mega Drive Classics.

Streets of Rage II


Streets of Rage II rappresenta l’apice raggiunto dalla serie di Sega, nonché nel genere dei picchiaduro a scorrimento, assieme a pochi altri eletti provenienti perlopiù dalla scuderia di Capcom. Giocateci, divertitevi, rigiocateci, sulla piattaforma che preferite, anche se non possiamo che consigliare l’originale per Mega Drive oppure un port moderno di buona fattura, come quelli usciti per PlayStation 3 e Xbox 360 e la versione 3D per l’handheld di Nintendo.

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