Back in Time – Zone of the Enders: The 2nd Runner

Nel 2001 Konami se ne uscì con una saga destinata a un successo per lo più di nicchia, inaugurata dal primo Zone of the Enders per PlayStation 2, seguito a breve distanza da uno spin-off su GBA, un OAV e una serie anime. L’ultimo esponente uscito è, appunto, Zone of the Enders: The 2nd Runner, “recentemente” riproposto in tandem col prequel su PlayStation 3 e Xbox 360.

In occasione del quindicesimo anniversario del gioco, nonché dell’uscita fissata per settembre dell’enhanced port M∀RS, (di cui abbiamo recentemente pubblicato un resoconto della nostra prova all’E3 2018), Back in Time torna al 2003 fra mecha, anime ed effetti speciali.

Zone of the Enders: The 2nd Runner

Come da tradizione per Kojima, le vicende narrate nei vari episodi sono inserite in una ricca timeline, in modo da permettere una totale immersione nella storia; il rischio, però, è quello di “spaventare” i neofiti. Facciamo dunque, un po’ di chiarezza: gli eventi narrati in Zone of the Enders: The 2nd Runner sono collegati soprattutto a quelli del capostipite, di cui costituisce un sequel, mentre l’OAV racconta degli antefatti interessanti ma non indispensabili; il titolo per GBA è uno spin-off, mentre la serie anime, per altro mai tradotta, si colloca in parte prima e in parte dopo gli eventi del primo Zone of The Enders. Ad ogni modo, il nucleo principale è costituito dai due titoli per PlayStation 2, da giocare in ordine d’uscita, che rispecchia l’ordine cronologico degli eventi; inoltre, torneranno diversi personaggi, tra cui Leo (protagonista nel primo episodio), Elena e ADA, l’intelligenza artificiale di Jehuty, che sarà nuovamente il mecha da noi pilotato. Ciò detto, i più pigri possono accontentarsi del riassuntino disponibile tra le voci della prima schermata.

Il protagonista Dingo Egret è una new entry, anche se il suo background si incastra nelle vicende di BAHRAM, l’organizzazione in mano allo spietato Nohman che, chiaramente, è il nemico giurato di Dingo oltre ad essere un folle distruttore. La trama, pur godendo della cura e della regia di Kojima, è – fortunatamente, direbbe qualcuno – distante dalle infinite complicazioni che caratterizzano Metal Gear, ma svolge il suo compito molto bene, grazie anche a un’ottima caratterizzazione dei personaggi principali, tra i quali spicca ovviamente il protagonista, ma anche ADA, forte del ruolo importante che già aveva nella precedente avventura.

Zone of the Enders: The 2nd Runner

Se ad un’occhiata distratta Zone of the Enders: The 2nd Runner sembra fin troppo simile al prequel, chi li ha giocati entrambi può accorgersi dei cambiamenti, che costituiscono miglioramenti nella maggior parte dei casi. Innanzitutto la grafica: all’uscita del primo episodio, a molti sembrava praticamente perfetta, però gli osservatori più attenti, pur encomiando la realizzazione degli Orbital Frame (così si chiamano i mech), non poterono fare a meno di notare un’eccessiva cupezza della palette cromatica e qualche texture non eccellente; ebbene, il secondo capitolo risolve questi problemi e moltiplica il numero di nemici su schermo, con minimi cali di frame rate solo nei momenti più concitati.

Interessante l’uso del cel shading, affiancato a gouraud e phong shading, molto in voga in quel periodo (lo stesso Kojima ne aveva già fatto uso in Metal Gear Solid 2: Substance); esso conferisce un look ben più anime rispetto al predecessore. Anche le nuove cut-scene raggiungono lo stesso scopo, annoverando pure veri e propri spezzoni anime, ottimamente doppiati in inglese. Gli effetti speciali e l’illuminazione sono fuori parametro.

Il tutto è ancora una volta accompagnato dall’ottimo mecha design di Yoji Shinkawa, a cui si è affiancato pure Kaneko, già apprezzato in Shin Megami Tensei. La coerenza stilistica rispetto all’episodio precedente è notevole ed è ravvisabile anche nell’ottima OST, realizzata dagli stessi artisti (Kirioka, Hibino, Kakuta e Honda; manca solo Kobori, che aveva avuto un ruolo marginale).

Zone of the Enders: The 2nd Runner

La struttura del gioco ha subito delle modifiche in meglio rispetto al primo episodio: abbandonata quella per aree, in cui il giocatore poteva scegliere che zona visitare, si è scelto uno sviluppo lineare e meno dispersivo, condito da una serie di situazioni sempre diverse, in modo da non dare la sensazione di pigiare Quadrato senza saper né leggere né scrivere. Ci sono molte boss fight, ciascuna con la sua particolare strategia, un numero maggiore di nemici semplici, assalti, difese (per fortuna, questa volta le missioni di protezione sono solo due) e altro ancora, anche sul piano del level design: Zone of The Enders: The 2nd Runner è densissimo, anche per via della sua breve durata.

Nel gameplay qualcosa si è mosso, ma il battle system è rimasto presso che invariato. Con gli analogici si spostano Jehuty e telecamera (un po’ pigra), con Triangolo e X l’Orbital Frame salirà e scenderà di quota, mentre con Quadrato attaccherà e con Cerchio effettuerà una presa o utilizzerà un’arma secondaria; ai tasti dorsali sono imputati parata, scatto, switch delle armi secondarie, lock-on e colpo caricato (congiuntamente a Quadrato). Rispetto a Zone of The Enders è cambiata solo la gestione delle armi secondarie, che ora consumano tutte la stessa barra, posta sotto a quella dell’energia.

La peculiarità di questo sistema consiste nel fatto che il giocatore non può decidere se l’attacco sarà effettuato con un’arma da fuoco o con un’arma bianca: ciò dipenderà unicamente dalla distanza fra Jehuty e l’avversario. Questa e altre piccole scelte possono dare l’impressione di duelli sì coreografici ed esaltanti, ma anche un po’ automatizzati, non sotto il totale controllo del giocatore. Alcuni potrebbero pensare – non a torto probabilmente – che la forma sia stata preferita alla sostanza, ma non bisogna dimenticare che l’esperienza è molto divertente e galvanizzante a prescindere da ciò.

Zone of the Enders: The 2nd Runner

Tutto ciò al prezzo di una longevità troppo ridotta, anche nell’ambito degli action: chi scrive ha finito la prima giocata in Easy a 5 ore e 17 minuti e la seconda in Normal a 5 ore e 34 minuti, al lordo delle cut-scene, della durata complessiva di almeno un’ora. Konami, dunque, ha pensato bene di inserire molti livelli di difficoltà e un buon numero di missioni extra, che non possono comunque colmare il “vuoto” lasciato dalla Storia, anzi probabilmente vi verranno a noia in poco tempo. Si tratta principalmente di prove di abilità divise per categoria, (uccidi i nemici entro un determinato tempo, utilizza solo le prese, ecc.), che però tendono a ripetersi un po’ troppo e non propongono alcun nuovo elemento, né a livello narrativo, né per quanto attiene ad ambientazioni e nemici.

Rigiocare il titolo a difficoltà maggiori poi, non si è di per sé una sfida particolarmente stimolante, dal momento che conosciuta la trama, Zone of the Enders: The 2nd Runner perde molto del suo appeal. Probabilmente è la modalità versus in split-screen a dare un po’ di linfa vitale in più, a patto di avere qualche amico con cui giocare, siccome scontrarsi contro la CPU stanca in fretta. Sono selezionabili molti Orbital Frame incontrati e sconfitti lungo il dipanarsi della storia.

Zone of The Enders: The 2nd Runner


Zone of the Enders: The 2nd Runner va giocato, a meno di non detestare i mech dal profondo del cuore: non è perfetto ma è avvincente, grazie alla grande spettacolarità dei combattimenti, alla molteplicità di situazioni e a una vicenda che reca la firma di Kojima. Peccato che duri davvero poco…

Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche