Battleship – Recensione Battleship

Un videogioco ispirato ad un film. Basterebbe questa frase a dare un’idea più che generale su quello che ormai è l’ennesimo titolo messo sugli scaffali per la gioia dei ragazzini che, avendo visto il film, tortureranno i propri genitori per averne anche il gioco. E così è stato per altri titoli di Double Helix Games, la casa di sviluppo californiana che ad esempio ha lavorato ai titoli di G.I. Joe e Lanterna Verde.
Tuttavia non si può fare di tutta l’erba un fascio: sempre gli sviluppatori di Irvine hanno dato vita anche a Front Mission Evolved, gioco non eccellente ma con diverse meccaniche interessanti e piacevoli.
Battleship non è da meno: se si considera che le fasi di produzione non sono neanche lontanamente paragonabili a quelle di un tripla A, l’unico campo nel quale il lavoro di Double Helix può provare a dire la sua sono appunto le meccaniche di gioco, con diverse gradite sorprese che rendono questo titolo degno di un’occhiata.
Il problema è che, tolte le sorprese, Battleship si trova a competere con i colossi inarrivabili dello sparatutto in prima persona, dotati di grafica e tecnica nettamente migliori e soprattutto di più modalità, su tutte il multiplayer, assente ingiustificato dalla lotta contro gli alieni firmata U.S. Navy.
Qualche elemento positivo, quindi, ma riuscirà Battleship a sconfiggere la maledizione dei giochi ispirati ai film?

Battaglia navale

Che il film e il gioco siano ispirati al famoso gioco della battaglia navale non è un mistero e soprattutto su console questo elemento diventa evidente: accanto ad un classico stile di gioco da FPS (sparatutto in prima persona), infatti, cerca di dare più profondità all’azione la battaglia tra navi americane e aliene lungo le coste delle isole hawaiane, comandata dal giocatore grazie ad una sorta di trasmettitore sempre a disposizione.
L’intera vicenda si svolge nell’arco di 7 missioni, tutte ambientate nell’arcipelago hawaiano, nei panni di un artificiere della marina americana che viene incaricato di respingere l’avanzata nemica e indebolirne le attrezzature per poter sferrare il contrattacco. Gli eventi sono ispirati a quelli del film, quindi armamenti nettamente inferiori e nave ammiraglia bloccata dal "campo di forza alieno", ma ci sono maggiori unità a terra e più navi schierate.
Il protagonista viene spostato di isola in isola supportato da un piccolo gruppo di compagni che però resiste sempre poco, lasciandolo spesso da solo di fronte a interi plotoni di alieni armati fino ai denti. Il fattore positivo è che è possibile raccogliere le armi dei nemici caduti, il che assicura un rifornimento adeguato di munizioni; la cosa strana è che a conti fatti sono molto più efficaci e precise quelle terrestri di quelle aliene.

Ad aiutare ci sono anche i supporti: se posizionate in caselle strategiche, le navi della marina possono essere sfruttate per lanciare potenti attacchi su gruppi di nemici, così da rendersi la vita molto più facile, ma lo stesso possono fare anche gli alieni, e in misura molto più aggressiva e frequente. Diventa indispensabile quindi portare avanti una buona tattica e dominare le battaglie navali per poter avere maggiori possibilità di portare avanti la missione sulla terraferma: gli scontri in mare finiscono col rivelarsi quella meccanica di gioco interessante che degna questo gioco di un punto a favore, e a qualcuno potrebbe anche farlo piacere.

Il tutto viene reso più dinamico dalle carte potenziamento: uccidendo i nemici sulla terraferma, questi lasceranno cadere delle carte di potenziamento da poter abbinare alle proprie navi così da renderle superiori a quelle aliene. Da un maggiore raggio per il radar a missili e torpedini più potenti, dalla riparazione immediata dei danni alla possibilità di comandare personalmente gli armamenti così da scatenare una pioggia di fuoco sul nemico.
I potenziamenti sono vari ma è possibile sfruttarne una quantità limitata per ciascuna nave, quindi strategia e conoscenza dell’avversario diventano indispensabili per la vittoria: una nave affondata o la perdita di una posizione strategica potrebbero bastare a rendere la missione un fallimento.

Al di là della battaglia navale, però, tutto il resto del gioco non riesce a regalare granché, con evidenti mancanze nel gameplay e un livello tecnico discutibile.
Le armi sono veramente poche e quelle realmente utili ancora meno, i nemici sempre gli stessi, gli schemi di ciascuna missione ripetitivi, per non parlare della credibilità in sè, trovandosi di fronte a un comune artificiere che da solo elimina intere orde di alieni armate fino ai denti. A questo proposito l’IA lascia un pò a desiderare: spesso, infatti, i nemici non cercheranno nemmeno riparo, o se lo faranno manterranno sempre le stesse posizioni d’attacco e di difesa, lasciando al giocatore tutta la possibilità di mirare, aspettare e sparare al momento giusto.

Playstation 2

Sì, se Battleship fosse uscito ai tempi della Playstation 2, probabilmente sarebbe stato uno dei titoli più apprezzati e validi. Se invece fosse uscito fra vent’anni, magari avrebbe avuto uno stile retró di tutto rispetto, capace di deliziare i nostalgici. Ma in quest’epoca, non è altro che un titolo affrettato al quale sono state date poche risorse per lo sviluppo.
Graficamente ricorda i vecchi Medal Of Honor e Call Of Duty della generazione passata, soprattutto nelle ambientazioni, ma anche nella caratterizzazione generale, praticamente inesistente. Qualcuno invece potrebbe azzardare addirittura che un team "audio" non sia mai stato presente, con un doppiaggio limitato a qualche battuta e una colonna sonora più che banale.

Chi poi ha apprezzato i filmati d’intermezzo e i colpi di scena nei vari Modern Warfare, farebbe meglio a continuare a giocare a quelli, lasciando Battleship a un pubblico più giovane che non ha bisogno di una trama per appassionarsi.
Infine, l’assenza del multiplayer conferma le basse aspettative che Double Helix stessa ha su questo titolo, messo lì sugli scaffali più per cavalcare un’onda che per guadagnarsi qualche fan. Peccato che nemmeno la cover sia attraente.

Colpito e affondato

Non serve un genio a capire il valore di questo titolo. Scadente a livello tecnico; trama inesistente, compresa di protagonista-manichino che non proferisce parola; missioni ripetitive; poche armi e nemici sempre identici; niente multiplayer.
L’unico punto positivo è il sistema di battaglia navale, apprezzabile e anche un pó curato, con tutto il sistema delle carte potenziamento e delle posizioni strategiche. Da solo non basta a risollevare un intero gioco senza carattere, ma lo rende meritevole di una spesa minima, o di un noleggio, giusto per provarlo e divertirsi qualche ora a ricordare i bei tempi passati a giocare a battaglia navale.

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