Berserk and the Band of the Hawk – Recensione PS Vita

Pochi artisti riescono a rappresentare in maniera reale e cruda un periodo storico come quello del medioevo. L’immaginario collettivo dipinge quel periodo storico, sia esso reale o immaginario, come un periodo di fate, magia, balli, amor cortese, cavalieri e onore. La realtà però era ben diversa, i cavalieri erano una casta spesso vile e vanitosa in preda del desiderio di soddisfare istinti bassi e puerili. La vita quotidiana era devastata da vessazioni, cospirazioni, inganni: qualunque contesa poi, che avesse fondamento o meno, veniva lavata nel sangue attraverso combattimenti poco onorevoli e cruenti come è anche difficile immaginare.

Kentarō Miura è l’eccezione che conferma la regola: nella storia e nelle illustrazioni di un manga che ha fatto storia è riuscito in pieno a coniugare la realtà fatta di sangue, ferro e polvere da sparo a un poema romanzato fatto di fratellanza e amicizia, il tutto condito da una piccante salsa horror e servito su un letto di fantasy fiabesco.

Berserk and the Band of Hawk

Naturalmente stiamo parlando di Berserk, manga che narra le gesta del mercenario Gatsu (nel videogames chiamato Guts), e del suo peregrinare costante in cerca di rivalsa e vendetta, e costretto a combattere con eserciti nemici e demoni infernali. Oggi grazie al lavoro di sviluppo da parte di Omega Force e alla distribuzione di Koei Tecmo possiamo godere della trasposizione videoludica che porta il titolo di Berserk and the Band of Hawk.


Fantasy e Horror

La trama del manga Berserk è rimasta fedele nella sua trasposizione videoludica e questo è senza dubbio un punto di forza che da solo già vale molto. Nel corso della storia vedremo il nostro protagonista Gatsu, nato e cresciuto in una compagnia di mercenari, farsi strada a colpi di fendenti della sua enorme spada per guadagnarsi il pane quotidiano.

Niente e nessuno sembrano tenergli testa, almeno fino a che non giunge il momento dell’incontro con Griffith, capo della Banda del Falco. Sconfitto in battaglia viene portato al campo nemico e al suo risveglio si gioca i suoi servizi in un altro scontro con l’androgino capitano. Sconfitto nuovamente si ritrova quindi al suo servizio, ed è qui che la vera storia prende forma.

Griffith è in possesso di un amuleto magico, l’Uovo del Re Conquistatore ottenuto da bambino da una zingara: proprio il bel capitano dei falchi rivelerà a Gatsu che il possessore di quel talismano è destinato a divenire il Re del Mondo. In questa occasione rivelerà inoltre al nostro beniamino che il vero scopo della banda è creare un regno sopra tutti gli altri e che è solo questo il motivo per cui tutti combattono e riscuotono taglie e valore.

Per accelerare i tempi il capitano decide di unirsi al regno di Midland nella “Guerra dei cent’anni” contro il vicino regno di Tuder e conquistando battaglia dopo battaglia potere e influenza. Ma il nostro eroe, dopo aver sfidato demoni e aver ricevuto un ruolo da leader nella banda decide di fare la sua strada e sfidato il capitano riesce questa volta ad avere la meglio ottenendo quindi il diritto di lasciare la squadra in favore di un pellegrinaggio in solitaria volto ad accrescere ulteriormente le proprie capacità.

Griffith rimane sconvolto dall’abbandono della sua punta di diamante e spaventato decide di accelerare i tempi per raggiungere il suo obiettivo concupendo la principessina del regno. Peccato che l’ambiguo amore del sovrano per la sua figliola costerà a Griffith torture, amputazioni e segregazione. A seguito di numerose vicende e colpi di scena sarà proprio il capitano dei falchi a scendere a patti col diavolo per ottenere il potere necessario, sacrificando tutto e tutti. Unico baluardo a impedire ciò sarà il nostro eroe.

Dire di più rovinerebbe la sorpresa a chi non ha mai letto il manga ma di sicuro questa è una trama non per i deboli di stomaco e senza dubbio ricca di risvolti psicologicamente importanti. Verremo messi di fronte alla debolezza umana, al desiderio e alla disperazione e sopratutto alla presenza costante e pressante del male, capace di annidarsi anche nei cuori più puri.


Ferro, sangue e polvere da sparo

Il gameplay è quello tipico dei musou: un eroe fiancheggiato o meno dai suoi commilitoni che si ritrova in un campo da gioco, più o meno limitato e con il solo compito di falciare nemici su nemici. La trama è solo uno spunto per ricalcare le vicende del manga, e rimane votata a una narrazione fine a se stessa. Infatti basterà semplicemente falciare qualunque cosa vi si pari davanti per portare a casa il risultato.

Troviamo un tasto per l’attacco rapido da concatenare in sequenza con quello dell’attacco potente: varie combinazioni daranno vita a combo diverse e diversamente devastanti. Troviamo anche un tasto che attiva la barra Fever e quella dell’attacco speciale, una volta riempite grazie al sangue dei cadaveri. Infine abbiamo un tasto di scatto che se unito alla leva di movimento ci permetterà anche una schivata laterale. I dorsali servono per attivare l’arma secondaria e per centrare la visuale, a meno che non vogliate farlo manualmente con lo stick destro.

Questo è il set completo di comandi e, almeno su PS Vita, un paio di mancanze si sentono. Avendo a disposizione un touch sarebbe stato meglio adibire una porzione di schermo per utilizzare le abilità equipaggiabili, e per lockare il bersaglio principale. Difatti per selezionare le abilità secondarie, come un ripristino di energia o un aumento delle stat di attacco o di difesa, dovremo prima selezionarle con la croce direzionale, che andrà a scambiare l’arma secondaria con le abilità e viceversa, e poi cliccare sul dorsale.

Nella versione PS Vita il lock del bersaglio primario è del tutto assente e questo crea problemi nelle fasi più concitate della battaglia, con decine di nemici a schermo e un boss da tenere sotto controllo.

Se non altro il combattimento è realistico: un fendente che ci passa solo vicino non ci colpirà come spesso accade in altri titoli simili e schivare lateralmente un avversario che carica ci metterà davvero in salvo.

Questo dona un aspetto realistico da un lato e frustrante dall’altro. A livelli di difficoltà elevati infatti gli scontri non saranno affatto una passeggiata, si consiglia quindi di partire con il livello facile per poi cambiarlo durante il prosieguo della trama se se ne avverte la necessità. È altresì possibile diminuire l’effetto sanguinolento dark intervenendo sulle opzioni anche se questo mina l’atmosfera tipica del manga in questione, punto di forza a cui rinunciare forse non è saggio.

Un aspetto positivo è il roster di personaggi utilizzabili e le varie modalità di gioco. Di queste ultime abbiamo trovato piacevole la Endless Mode che ci vede sprofondare negli abissi infernali della disperazione livello dopo livello per affrontare nemici sempre più numerosi e agguerriti per migliorare i nostri tempi, guadagnare qualche soldino e naturalmente crescere di livello.

Ricorda, grazie anche alle tinte blood/noir la discesa dantesca negli inferi, che paragona la discesa dell’animo umano nelle profondità della disperazione.

Berserk and the Band of Hawk


Le scintillanti armature

L’aspetto grafico del titolo pecca un po’ sotto quasi tutti gli aspetti: probabilmente questo è dovuto all’hardware ormai datato della portatile di casa Sony. Gli scenari sono scarni e poveri di elementi, i nemici sono poco dettagliati e spesso sembrano tutti simili tra loro. L’azione nelle fasi frenetiche fa scattare i movimenti dei nemici, anche se di poco e l’effetto popup è devastante.

Non vedrete un gruppo di nemici fino a che quasi non ci sbatterete il naso contro, e a quel punto sarete circondati. Gli elementi con cui interagire sono pochi e tutti uguali e distruggerli o interagire con essi è irrilevante sia in termini di gameplay che di trama.

Oltretutto la telecamera di suo non se la caverebbe male, ma con il fatto che manca un sistema di lock l’allineamento diventa una costate spina nel fianco, e in un videogioco che fa del numero dei nemici a schermo una prerogativa inalienabile questo diventa un problema non da poco.

Berserk and the Band of Hawk

Quello che fa arrabbiare è che non manca materiale di base su cui lavorare, sopratutto per la navigata Omega Force già madre di numerosi musou. Proprio non si spiega perchè non si sia fatto uno sforzo maggiore per valorizzare un prodotto come Berserk and the Band of Hawk sopratutto visto l’enorme background ereditato dal manga.

Anche la mancanza della localizzazione nella lingua italiana è qualcosa di difficilmente perdonabile: il manga ha raggiunto i nostri confini ed è stato ampiamente tradotto, non ha senso quindi non farlo anche con il videogames. Il resto del comparto audio è all’altezza della situazione anche se non eccelle mai.


Berserk and the Band of Hawk è un prodotto che fa della trama il suo punto di forza, basandosi sulla magnifica storia dell’omonimo manga. Se così non fosse il prodotto rimarrebbe fortemente sottovalutato e, purtroppo, ci pervade il timore che Berserk and the Band of Hawk sia un prodotto destinato per lo più ai fan. È un vero peccato, sopratutto visto che un titolo del genere aveva le carte in regola per essere una pietra miliare nel panorama videoludico. Consigliato comunque ai curiosi, agli amanti dei musou che hanno già giocato a tutti gli altri titoli e, naturalmente, agli amanti del manga.

7

Pro

  • Trama fedele all'originale
  • Buona longevità
  • Atmosfere dark horror

Contro

  • Combat system migliorabile
  • Manca la localizzazione in italiano
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