Borderlands: The Zombie Island of Dr. Ned – Recensione Borderlands: The Zombie Island of Dr. Ned

Grazie al suo stile unico e alla riuscita commistione di generi agli antipodi come RPG e sparatutto, i primi ragionati ed i secondi frenetici, Borderlands ha saputo guadagnarsi molti onori tra critica e videogiocatori: la sua longeva campagna potrebbe tuttavia non essere bastata a saziare la voglia di esperienza e loot di chi l’abbia portato a termine, dando il via libera al rilascio di quella che è una serie corposa di DLC che spaziano nelle più varie e controverse situazioni; The Zombie Island of Dr. Ned si propone di trasportare i giocatori in una nuova area completamente infestata da zombie, proponendo numerose nuove quest sia principali che secondarie e cercando di offrire un’esperienza leggermente differente da quella a cui il titolo originale ha abituato.

Gore

Borderlands offriva, malgrado la veste grafica "cartoon", numerose scene di violenza senza risparmiare troppo sul sangue: TZIDN in questo senso segue il cammino del titolo originale, ed usa quella stessa crudezza per proporre un’atmosfera sinistra ed affascinante, immergendo il giocatore in aree misteriose e lasciandogli presagire quale catastrofe si sia manifestata fregiandosi, nel frattempo, di un level design che è marchio di fabbrica di quella che ormai è una serie (già annunciato il seguito): varie le location, ben realizzate e sufficientemente articolate nel loro snodarsi sia in orizzontale che in verticale. 


Sullo sfondo: il covo del Dr. Ned in tutta la sua spettralità

Il gameplay proposto è il medesimo del titolo originale: sfruttando le peculiarità della propria classe i giocatori saranno chiamati a svolgere missioni principali e secondarie per NPC dotati di uno humor macabro ma riuscito, in questo caso parallelamente venendo a conoscenza di ciò che è successo a Jacob’s Cove, luogo in cui si svolgono le vicende narrate in questo contenuto scaricabile.
Malgrado la formula di base sia dunque rimasta invariata, TZIDN riesce comunque a proporre un pizzico di diversità rispetto a ciò che in Borderlands è quotidiana amministrazione: le (letteralmente) ondate di non-morti saranno spesso e volentieri soverchianti; unitamente alla relativa "morbidezza" del nemico, questo fattore fa apparire chiaro come gli sviluppatori di 2K Games abbiano voluto riproporre un’esperienza quanto più possibile simile a quella che possiamo ultimamente vedere spesso sul grande schermo, una vera festa per chi ama mirare alla testa, dando come incentivo la possibilità di raccogliere i cervelli dei non-morti abbattuti.


Il colpo alla testa si rivela decisivo contro la maggior parte dei nemici presenti in quest’espansione

Non-morti che fortunatamente si presentano con file abbastanza eterogenee, laddove il loro numero viene sfruttato anche per rendere vario il modo in cui doverli affrontare portando il giocatore a ragionare su come agire, magari sfruttando i numerosi oggetti esplosivi disseminati con generosità per gli ambienti di gioco; proprio la varietà dei nemici costituisce il picco creativo di questa espansione: tra zombie classici, lenti ma pericolosi a distanza ravvicinata, zombie muniti di barili esplosivi, pipistrelli assassini e quant’altro, le schiere nemiche permettono di non annoiarsi quasi mai. Quasi, perché in TZIDN si sente forse troppo la pesantezza di un sistema di spostamento scomodo, che obbliga spesso e volentieri a percorrere lunghi tratti infestati dai non-morti più e più volte onde recarsi in un punto specifico per proseguire con la storyline principale o dedicarsi ad una delle numerose missioni secondarie, che non vanno discostandosi troppo da quelle già viste nel Borderlands originario, ma che risultano tutto sommato divertenti e a tratti davvero ben congegnate.

Allegro Chirurgo

È inutile negare come questa espansione viva della sua atmosfera: oltre a proporre avversari vari e numerosi, difatti, sarà possibile trovare ben poco di nuovo per chi ha già giocato a fondo il titolo originale; va dunque elogiato il lavoro svolto dai ragazzi di 2K per la creazione di un’atmosfera tanto cupa quanto affascinante, per l’ideazione di una trama forse scontata ma ben narrata, con le giuste tempistiche ed ottime soluzioni narrative che mettono in ombra un ritmo dell’azione a tratti singhiozzante, stroncato dalle frequenti sessioni di spostamento appiedato che non per tutti può risultare facile da digerire (si parla pur sempre di affrontare ondate su ondate di avversari per lo più lenti e stupidi).


Le lunghe scarpinate appiedate spezzano un pò troppo il ritmo dell’azione

 

Nessuna nota particolarmente rilevante per quanto concerne il comparto estetico del titolo, malgrado qualche appunto possa essere mosso ad un framerate saltuariamente ballerino nelle situazioni più affollate, ma nulla che possa seriamente rischiare di compromettere l’esperienza di gioco.
Chiude il tutto una longevità degna di nota per la natura del contenuto: tralasciando le sole tre ore circa necessarie al completamento della campagna principale, lo scoprire tutto ciò che il DLC in esame ha da offrire può arrivare a portare il contatore attorno alle sei ore o più.

In Conclusione

The Zombie Island of Dr. Ned è un ottimo DLC: non solo rappresenta una piacevole variante stilistica rispetto all’originale Borderlands, ma offre anche un’ottima varietà di nemici ed una storia degna di essere seguita, se non altro per la stravaganza tipica dei personaggi del mondo di Pandora; l’acquisto è caldamente consigliato sia ai fan di Borderlands che siano alla ricerca di un modo per prolungare il più a lungo possibile la propria permanenza sul succitato pianeta, che agli amanti dei non-morti, a patto che si tenga in considerazione che, come sempre, la fruibilità massima del titolo deriva dal goderne con almeno un amico a farci da spalla.

 

 

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