Call of Duty 4: Modern Warfare – Recensione Call of Duty 4: Modern Warfare

La guerra Mondiale passa di moda

L’Infinity Ward, già creatrice dei due colossi della guerra videoludica, Medal of Honor e Allied Assault, torna sulla scena dopo tre anni di intenso lavoro. Grazie alla suddetta casa, i possessori di PC ebbero la possibilità di vivere in modo interattivo ed indolore quello che il mondo subisce da sempre: la guerra. In seguito all’acquisto di una sezione della Eletronic Arts, però, quella software house (nata col nome di 2015) si trasforma nell’attuale Infinity Ward, con la quale nasce una nuova serie: Call of Duty. Dopo tre grandi episodi, che hanno segnato un’era nel mondo videoludico, vediamo il tutto conservare la sua sontuosità, lo stile coinvolgente e lineare, ma affacciarsi in ogni modo sul mercato con una grandissima innovazione: dite addio alla Seconda Guerra Mondiale (anche perchè non se ne poteva più); siamo ora di fronte ad una guerra fittizzia, ambientata ai giorni nostri.
 


La Russia ne vuole altre

La Russia nemica di ogni videogiocatore già dai tempi di Metal Gear Solid, si ritrova col pugnale dalla parte del manico anche nel quarto episodio di Call of Duty: ora è in possesso di testate nucleari ed è forte alleata del Medio Oriente. L’occidente si trova a dover fronteggiare un colpo di stato militare e, subito dopo, un attacco nucleare sulla costa est dell’America: un ottimo pretesto per dare il via ad una nuova guerra contro l’Oriente e l’eterna avversaria dai tempi della Guerra Fredda. Inizia così la storia di Call of Duty 4, che vi farà vestire, ovviamente, i panni dei buoni, guidati da un’ottima narrazione che non commette errori e rende il filo della trama molto lineare e intrigante: facile da seguire, insomma. A differenza dei titoli precedenti, poi, avremo anche la possibilità di impersonare due diversi soldati: il primo sarà della prima forza di ricognizione del corpo dei Marine americani, il secondo un militare del ventiduesimo reggimento dei SAS inglesi. Due uomini, dunque, uniti dalla stessa lingua e dallo stesso destino; propio questo sarà nelle vostre mani che porteranno, si spera, alla nuova sconfitta della Russia.

Dove vuoi combattere?

Non ci troveremo mai ad affrontare la stessa ambientazione o la stessa missione due volte, e tutto sorprenderà il giocatore, che si troverà in continui cambi di stile nel gameplay e nell’azione. Per le missioni avremo tanta varietà, si vedano le battaglie campali nel tentativo di difendere una posizione arroccata in una fattoria reduce della  Russia zarista, dopo averla presa d’assalto; pensate poi ad una lunga incursione in ciò che rimane dell’ormai contaminata e distrutta Cernobyl. Tutto qesto in compagnia di  squadre diverse, che andranno dal capitano unico che ci farà da spalla, ad un più numeroso commando; o ancora con diverse armi, che sia tratti di un fucile da cecchino o artiglieria pesante. A volte ci capiterà di passare dal comando di un personaggio all’uso di veicoli, come ad esempio un 130 in volo sul territorio nemico, o di affrontare un’intera missione avendo come  unica visuale quella dall’alto e in bianco e nero, come in quei telegiornali che, nell’epoca fittizia nella quale ci troviamo, dovrebbero trasmettere le informazioni tramite i mass media. In altre missioni ci troveremo ad affrontare situazioni di guerriglia urbana, od un assalto ad una stazione missilistica in peina steppa russa, a mimetizzarci tra la vegetazione e a cogliere di sorpresa il nemico, evitando di incappare in qualche parte di terreno dissestato, che possa creare quel rumore che distruggerebbe la nostra copertura. Continando ad enumerare le possibili missioni, potremmo dire che ci troveremo a guidare una jeep, in fuga contro il tempo, per salvare qualcuno o salvare la vostra stessa vita. Tutto ciò fa ben capire come Call of Duty 4 sia un gioco che va giocato d’un fiato, senza un attimo di respiro, che investe il giocatore di sensazioni adrenaliniche e coinvolgenti, facendolo sentire nel pieno di un’azione narrata alla perfezione. Il problema di tutto ciò, però, partendo dal fatto di doverlo giocare tutto in un sol colpo, sta nella durata: sei ore circa nella modalità normale, che potreste anche aumentare passando alla modalità più difficile: straziante  ma di due ore più longeva.

 

Alti e bassi nel lavoro della Infinity Ward

Non è solo la longevità, tuttavia, a lasciare qualche perplessità riguardo a Call of Duty 4. La strada da percorrere è lineare, scriptata al massimo, e poco fantasiosa: ci saranno infatti ben poche occasioni di poter aggirare il nemico tramite una strada secondaria. La vostra squadra sarà composta da quattro soldati non manovrabili, che andranno per la loro strada, ma questo da una parte è abbastanza normale; Halo funziona allo stesso modo. Troveremo un’azione meccanica, che avanzerà solo seguendo il nostro incedere: se ci fermeremo il mondo intero si fermerà. Questo potrebbe essere giustificato dal fatto che, essendo i nostri compagni immortali, sarebbe stato troppo comodo far fare loro il lavoro sporco al posto nostro. Tutto ciò è ben lungi dal voler sminuire l’importanza del quarto capitolo di Call of Duty, ma in un’epoca in cui possiamo disporre di capolavori di guerra quali Halo 3, Raimbow Six o, ancora, Mass Effect, la Infinity Ward avrebbe dovuto sforzarsi per poter uscire a testa alta dal giudizio videoludico, non negativo ma nemmeno particolarmente eccellente. Rimane comunque degna di nota, nonostante sia troppo scriptato il gioco, l’intelligenza artificiale; sopratutto quella dei nemici, che riescono ad assumere un grado di ostilità molto elevato nei confronti del giocatore. Si muovono realisticamente, ma riescono a farsi sorprendere troppo facilmente: nello scontro individuale il vostro nemico sarà quasi imbattibile. Paradossalmente, quando attacca in massa, il nemico perde tutta la sua forza e la sua strategia: avanza in modo rettilineo, senza preoccuparsi di quel che avviene intorno a sè, oppure non si cura di un vostro alleato che sta facendo piazza pulita con artiglieria pesante. Questi alti e bassi, quindi, caratterizzano Call of Duty 4.

Siamo forse in un dipinto di Costable?

Un applauso, senza ombra di dubbio, va alle sequenze di intermezzo tra una missione e l’altra, caratterizzate da uno stile molto alto e molto curato. Sono un piccolo gioiellino di immersività e nascondono alla perfezione i caricamenti che sono del tutto irrisori. Nella versione per PC abbiamo addirittura l’assenza del caricamento.
Assolutamente degna di nota è l’illuminazione dinamica, che porta ad avere un sistema di ombre in tempo reale, che danno quel tocco di realismo del quale un grande gioco di guerra quale Call of Duty necessita. Negli spazi al chiuso, durante le esplosioni o i bombardamenti dall’alto, il fumo, le deflagrazioni, gli effetti speciali e la già citata illuminazione danno grande sfoggio del loro dettaglio. Lo stesso dicasi per i modelli e le animazioni degli altri soldati, come i nostri compagni che si muovono in maniera assolutamente realistica. Dobbiamo tuttavia sottolineare, come fatto in precedenza per la giocabilità, che anche qui la senzione tecnica, seppur quasi perfetta, presenta alcuni difetti: difetti nell’ambientazione, immobile e con un dettaglio piuttosto basso, fulmine a ciel sereno nella magnificenza tecnica del gioco sopratutto nelle missioni di giorno, che vi faranno purtroppo ricordare le ambientazioni antiche viste nei capitoli precedenti. Esempio eclatante può essere guardare l’orizzonte col sole che vi "sbatte" negli occhi.
Il sonoro, per fortuna, è da elogiare e da allontanare da qualsivoglia critica negativa: Harry Williams, passato alla storia per Metal Gear Solid 3 e 4 crea, per l’ennesima volta, una musica in grado di sottolineare al meglio i momenti di pathos eccessivo, col suo classico stile orchestrale da guerra. Degno di nota è anche il doppiaggio, completamente in italiano, e davvero ben fatto. La cosa  risulta comunque singolare, visto che solo Bioshock, e non ci stancheremo mai di dirlo, presentava un doppiaggio in italiano di classe, degno di lode.

 


Multiplayer che passione

Terminiamo parlando di quel che rende questo gioco un capolavoro vero e proprio: il multiplayer. Mentre il single player si finisce con sei ore scarse, quest’ultimo riesce a catturare molto più il giocatore. Longevità ad estrema potenza, con in più la possibilità di giocare in 16 ambientazioni differenti e graficamente validissime, all’aperto ed al chiuso, con un sistema di gioco che supporta fino a 18 giocatori in contemporanea. Abbiamo diverse modalità, che vanno dal Tutti contro Tutti, che non necessità spiegazioni, al classico "Piazza l’esplosivo" dove dovrete mettere una bomba nella base avversaria in un brevissimo lasso di tempo; la modalità online è ottimamente guidata da un sistema di avatar basata su un classico sistema a livelli, che variano in relazione al crescere e decrescere dell’esperienza , come accadeva nel parallelo Halo 3. Potremo scegliere come creare il nostro personaggio dalle armi  ai vestiti, fino ai vari accessori che determinano le varie skill e conferiscono vari bonus, come aumentare la forza delle pallottole e la durata della vita. Quindi Infinity Ward crea un capolavoro del multiplayer, il futuro del videogioco, e lascia nella mediocrità il single player: chissà se la scelta è quella giusta, o se magari non avrebbero potuto fare di meglio. Fatto sta che il gameplay è scarno e poco longevo, giusto per raggiungere una sufficienza piena, ma la presenza della modalità online permette di rasentare il capolavoro.

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