Call of Duty: World at War – Recensione Call of Duty: World At War

Marcia indietro

Era risaputo che per Call of Duty la Seconda Guerra Mondiale fosse un cavallo di battaglia, un gioiello fin troppo caro per potersene sbarazzare: quindi anche se con il quarto capitolo si era tentato di dare una nuova impronta con un cambiamento radicale, portando l’azione ai giorni nostri e in pieno terrorismo, non si possono dimenticare i primi amori. Il ritorno ai primordi, però, viene effettuato in maniera insolita, diversa dai canoni usati dai primi tre capitoli: si denota facilmente dall’eliminazione della cifra che enumera l’ordine dei capitoli.
Analizziamo quindi i cambiamenti apportati in questo quinto capitolo, o forse il primo di una nuova serie.

Quante vite avrei voluto

Lungi dal voler essere una riproposizione di uno dei capolavori di Enrico Ruggeri, ma solo una chiara frase con la quale centrare il punto focale del nuovo capitolo di Call of Duty: avremo la possibilità di avviare due campagne diverse, un ottimo punto a favore per il fattore longevità. In una campagna vestiremo i panni di un guerriero a piedi, un fante dell’epoca medievale se preferite, facente parte dei Marines, famoso corpo militare americano: il suo obiettivo sarà combattere i Giapponesi, nemici di turno, che il 7 Dicembre, guidati da una grande forza di spirito e volontà, assaltarono il porto di Pearl Habor entrando ufficialmente nel secondo conflitto mondiale. Dall’altro lato vestiremo i panni rossi appartenenti all’Armata Rossa della ben nota Unione Sovietica: qui il vostro compito sarà assaltare per l’ultima, decisiva volta la città di Berlino, attacco che porterà al rapido suicidio di Adolf Hitler e coniuge. Avrete quindi una scelta, non vastissima, ovvio, ma abbastanza interessante e che sicuramente vi porterà a raddoppiare le ore di gioco per provare entrambi gli schieramenti. La cosa che più arricchisce il tutto sta nel fatto che i nemici, Giapponesi da un lato e Tedeschi dall’altro, hanno strategie e armi completamente differenti tra di loro, com’è giusto che sia, quindi dovrete, una volta ricominciato il gioco, di nuovo comprendere come muovervi contro questi pericolosi avversari tattici. Un qualcosa che vi lascerà sorpresi, giusto per elogiare l’inventiva dei vostri primi avversari, direttamente dal Sol Levante, sarà trovare alcuni corpi sparsi sul terreno fingendosi morti che si alzeranno all’improvviso per attaccarvi da tergo: ovviamente dopo che sarà capitato due volte si perderà l’effetto sorpresa, ma la prima volta è un qualcosa che strappa un sorriso di approvazione.

In guerra è meglio avere un compagno

Sicuramente l’innovazione principale di questo nuovo capitolo è rappresentata dalla modalità cooperativa, sempre più presente nei giochi di ultima generazione, che si parli di RPG o di un qualsiasi altro genere. Ovviamente la modalità sarà disponibile su Xbox Live, su PlayStation Network e su Windows Live, quindi su tutte e tre le console a disposizione, sulle quali il gioco si dimostra totalmente uguale, tranne che per i controlli ovviamente. La modalità cooperativa vi permette di accumulare punti esperienza nel corso della vostra campagna che andranno ad accumularsi nella modalità multiplayer, che quindi vi farà salire di livello e sbloccare le diverse skill a disposizione, seguendo lo stile dei precedenti capitoli. Ovviamente i punti esperienza non saranno esclusi alla vostra portata se giocherete da soli la modalità single player: quindi qualsiasi sia la vostra scelta noterete un grande collegamento tra le modalità offline e online. Spendendo poi alcune parole per il gameplay notiamo una gran fluidità dei comandi, con le solite impostazioni di sempre che permetteranno ai cultori della serie di giocare ad occhi chiusi. Ai tasti dorsali, per le versioni da console, verrà affidata la telecamera e il lancio di granate o lo sparare delle armi, per un’azione ancora più simulativa. Il sistema di mirino, seguito da una apposita croce che si illumina di rosso quando è nella linea di tiro del nemico, si può alternare da una visuale un po’ laterale rispetto all’angolazione della testa, oppure renderlo ancora più realistico poggiando l’arma sotto il mento e guardando il vostro obiettivo direttamente dal cane. Il lancio delle granate, fornite davvero in quantità massiccia, è molto semplice e abbastanza banale dato che prevede la sola pressione di un tasto e la decisione di dove far atterrare le granate: e se sarà facile lanciarle sarà altrettanto facile schivarle, dato che nel momento del lancio avversario sarete avvisati da un’icona e avrete tutto il tempo necessario per allontanarvi dalla vostra posizione attuale.

Bombe e atterraggi maldestri

Una velocità impressionante, che conta poco meno delle cento immagini al secondo, si fonda in uno spettacolare sistema grafico. Questo viene poi accompagnato da un’ottima resa degli effetti grafici, dalle esplosioni fino agli atterraggi improvvisi e agli scoppi delle granate. I filmati di intermezzo sono sempre caratterizzati da interessanti intervallarsi di immagini di mappe strategiche e dialoghi accesi in un ottimo doppiaggio italiano, che raggiunge livelli davvero alti. Il filmato iniziale raggiunge livelli davvero notevoli grazie ad una interessante riproposizione di atti storici che sembrano ripresi da un film di guerra dei tempi andati. I poligoni risultano ben curati, anche se a volte potremo notare delle sfasature, soprattutto negli atti di collisione delle granate con qualche edificio o con qualche soldato: ma tutto sommato c’è da dire che il motore tecnico del nuovo capitolo è ripreso da quello precedente, quindi sebbene ci siano miglioramenti grafici, ritroviamo una tecnica obsoleta.
Per il sonoro elogiamo l’ottimo lavoro degli effetti speciali, stavolta uditivi, che vi faranno sentire in una vera e propria guerra, oltre il già discusso doppiaggio totalmente in italiano, che potrà essere accompagnato ovviamente dai sottotitoli qualora decideste di non ascoltare il fracasso della guerra che vi circonderà.

Conflitto che vince non si cambia

La saga di Call of Duty, con l’intenzione di riconfermare il successo critico avuto col capitolo precedente, si sforza al massimo cercando di ripuntare sull’aspetto multiplayer: infatti, si aggiunge una interessante variabile legata all’esperienza nella campagna in single player, per evitare un sistema di migrazione dall’offline all’online tralasciando completamente la prima. Una longevità aumentata tantissimo grazie alle due possibili strade da prendere, che spesso saranno caratterizzate da una atipica funzione di splatter, come nella prima missione dove assisteremo ad una tortura giapponese ai danni di un nostro compagno Marines, proprio nell’apertura della campagna. Comparto tecnico, evitando di ricordare che il motore è identico a quello di qualche anno fa, che eccelle nei poligoni e nelle animazioni, come nel sonoro: un’altra buona impronta lasciata dal doppiaggio italiano che inizia a farsi sentire in maniera più massiccia nel campo videoludico.
Con l’annuncio quindi del sesto capitolo in dirittura d’arrivo per l’anno prossimo, ci possiamo godere questo quinto capitolo per niente deludente, che si riconferma a buoni livelli tornando agli albori della Seconda Guerra Mondiale, che stavolta, per fortuna, non stanca affatto.

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