Catherine – Recensione

Catherine è stato annunciato diverso tempo fa dalla Atlus, ed è uscito su Ps3 e Xbox360 a febbraio del 2011, in Giappone. Dalla data del suo annuncio moltissime persone lo hanno aspettato con trepidazione, attendendo un puzzle game dai toni cupi, horror, e anche piuttosto adulti ed erotici. Per averlo tra le nostre mani di Europei dovremo aspettare ancora i primi mesi del 2012, ma noi nel frattempo lo abbiamo provato e siamo pronti a recensire il titolo nel suo complesso, così da darvi un’idea precisa di cosa vi troverete di fronte e darvi modo di scegliere in maniera più razionale se può rientrare nei vostri interessi.

catherine recensione
 

Povero, povero Vincent.
Catherine… o Katherine?

L’eroe della nostra storia si chiama Vincent. Un giovane ragazzo fidanzato ormai da ormai cinque anni con la bella Katherine, che gli inizia a proporre di sposarsi. Una doccia di acqua gelida per Vincent, che oltre a non sentirsi pronto, è anche confuso dalle recenti e insistenti voci che iniziano a circolare nel suo quartiere. Pare infatti che nel vicinato siano iniziate a morire diverse persone, guarda caso tutti ragazzi. La morte sopraggiunge sempre di notte, durante il sonno, lasciando il cadavere in condizioni pietose, simili a quelle di zombie. E con tanti pensieri in mente Vincent va al suo solito bar ad ubriacarsi, desideroso di alleviare almeno per un po’ le sue ansie, ed è allora che compare lei. La ragazza perfetta, la ragazza dei suoi sogni. E naturalmente, senza alcun tipo di ricordo, la mattina successiva Vincent si sveglia con accanto questa ragazza nuda nel letto. Una ragazza il cui nome, scherzo del destino, è Catherine.
Vincent inizia così, notte dopo notte, a trovarsi in strani e terribili incubi, incubi dove tutti tranne lui sono pecore, e ognuno deve affrontare una pazza scalata verso la salvezza, per evitare di venir risucchiati in un vuoto che li porterebbe alla morte anche nella realtà. Di giorno però l’incubo peggiora, in una situazione in cui l’indecisione regna sovrana. Katherine, colei con cui stiamo ormai da anni ma che sembra non capirci più, o Catherine, la ragazza dei nostri sogni e che a letto ci fa continuamente vedere il Paradiso?

 

Come si fa a resisterle?…
Cubi, cubi dappertutto!!

Catherine è un gioco molto semplice e allo stesso tempo molto complesso. Possiamo dire che si svolge in due diverse fasi, cioè il giorno e la notte. Vediamo nel dettaglio cosa succede in queste due fasi.

Durante il giorno il titolo ci mette di fronte ai problemi di Vincent, facendoci vivere le sue disavventure amorose tramite clip in anime splendidamente disegnate e animate. Una volta giunta la sera di ogni giornata, ci ritroveremo nel bar abituale di Vincent e dei suoi amici, dove finalmente avremo un tratto completamente giocabile. Qui, nel bar, potremo fare diverse cose, prima tra tutte parlare con i vari avventori, gli amici di Vincent, il Boss dietro al bancone e la cameriera. Tra le varie opzioni che ci verranno date mentre chiacchieriamo con la gente, ci accorgeremo che ogni nostra azione e decisione influenzerà uno stato “buono” o “cattivo” del personaggio. A seconda quindi di come ci comporteremo cambierà anche in maniera piuttosto pesante la storia e, di conseguenza, anche il finale tra gli 8 possibili. Impareremo ben presto poi, che la maggior parte degli avventori del bar sono alcune delle pecore che incontriamo di notte nel nostro incubo, e una importante sidequest è quella di parlare con essi, scoprire i loro problemi, e tirarli su di morale per evitare che di notte si lascino morire. Tra una chiacchiera e l’altra potremo anche bere dell’alcool (che velocizzerà i nostri movimenti durante il sogno), o giocare alla macchina arcade “Rapunzel”, una versione alternativa del puzzle game di Catherine dove avremo tutto il tempo che vogliamo ma con mosse limitate. Molto importante è anche il telefono cellulare, sul quale potremo salvare la partita ma dove ci arriveranno spesso sms delle nostre due donne, ai quali potremo rispondere come più ci aggrada, scegliendo tra varie frasi predefinite e influenzando così anche il nostro “karma” buono o cattivo. Ci sono molte altre piccole cose da scoprire in questo bar, ma lascerò che le scopriate da soli, per non rovinare tutto il divertimento.

Di notte c’è il vero “cuore” del gioco. Vincent si addormenta e si ritrova all’interno di un incubo dove sono presente molte altre persone sotto forma di pecore. In questo incubo le pecore si ritrovano in fondo a una sorta di monte formato da cubi, tutti con le stesse dimensioni, alti più o meno quanto un essere umano. Sotto di loro, a brevi intervalli di tempo, i “livelli” di cubi crollano uno dopo l’altro, in un vuoto infinito. Inutile dire che se Vincent cadesse in questo vuoto, morirebbe anche nella realtà. Ed è così che, in una maniera assolutamente disperata, Vincent e le altre pecore devono scalare questi cubi, spostandoli uno alla volta per creare degli scalini che gli permettano di andare sempre più in alto. Naturalmente durante i primi livelli questo è piuttosto semplice, ma man mano che si va avanti il tutto si fa sempre più complicato, richiedendo strategie via via più complicate. La strategia basilare si fonda sulla conoscenza degli “spigoli” di ogni cubo: sono infatti creati di modo che, magicamente, se lo spigolo di un cubo tocca quello di un altro che sia ancorato agli altri cubi (nonostante i cubi siano sospesi nel vuoto, infatti, si mantengono attaccati l’uno all’altro come se fossero incollati sulle loro facce), allora nemmeno questo cadrà. Sapendo questo è possibile creare scalinate molto particolari e che richiedono un certo ingegno, ma non tarderanno ad arrivare anche cubi più strani che complicheranno le cose. I cubi pesanti, per esempio, ci faranno impiegare più tempo per essere spostati, quelli di ghiaccio se non faremo attenzione ci faranno scivolare verso il vuoto, quelli incrinati si romperanno dopo un paio di volte che ci passiamo sopra, quelli esplosivi faranno diventare incrinati tutti quelli che sono attorno, e così via, arrivando a tipologie di cubi anche parecchio fastidiose. Durante la nostra scalata potremo trovare degli oggetti, come i cuscini (che sono le nostre “vite”, le possibilità di ricominciare il livello dall’inizio o da un checkpoint nel caso morissimo), i cubi (che in nostro possesso ci permetteranno di piazzare un nuovo cubo dove vogliamo, facilitandoci di molto le cose), le campane (che uccideranno tutti i nemici presenti in campo visivo, solitamente le altre pecore, che altrimenti ci ostacoleranno come meglio possono: in fondo in questo mondo vige una lotta per la sopravvivenza) e diversi altri, ma c’è da ricordarsi che, eccezion fatta per i cuscini, è possibile portare con noi solo un oggetto alla volta. Scalando questi cubi prima o poi raggiungeremo l’uscita, che ci farà terminare lo stage e ci conferirà un trofeo di bronzo, argento, o oro, a seconda di quanti punti abbiamo totalizzato raccogliendo le monete sparse durante l’arrampicata e anche considerando il tempo che abbiamo impiegato per raggiungere la cima.
A meno che l’uscita che abbiamo raggiunto non sia quella finale di quella notte (e in quel caso significherebbe che abbiamo dovuto affrontare, durante l’ultimo stage, un boss, che è solitamente un enorme mostro che si arrampica inseguendoci e complicandoci la vita nei modi più bizzarri), giungeremo su un piano “sicuro”, dove potremo salvare la partita e incontrare le varie pecore che sono accampate lì. Qui, fortunatamente, non dovremo temere attacchi da parte delle lanose creature, e anzi potremo parlare con esse per scoprire nuove informazioni. Non solo riconosceremo dai loro vestiti diversi avventori del bar, ma grazie ai loro consigli potremo imparare nuove utilissime tecniche di scalata. In questo piano è presente anche un mercante che potremo pagare con i punti totalizzati durante la scalata per comprare un oggetto utilizzabile durante la fase successiva. Una volta che saremo pronti, dovremo dirigerci verso quello che sembra un confessionale. All’interno di questo, quello che sembra essere un bambino e che è probabilmente la mente dietro tutta questa situazione, ci porrà un quesito, al quale dovremo rispondere in maniera assolutamente sincera. I suoi quesiti sono sempre inerenti all’amore o comunque alla moralità, e una risposta sarà palesemente buona mentre una palesemente malvagia. Quello che risponderemo avrà effetto sulla storia a seguire, e potremo anche vedere la percentuale delle varie risposte date dalle varie persone su internet. Una volta che avremo dato la nostra risposta il bambino ci condurrà alla fase seguente della zona, dove ci aspetta un’altra scalata, e così a seguire fino all’avvento del boss e quindi alla fine della nottata.

 


Nel piano sicuro potremo parlare con le pecore che si sono accampate.
Un anime giocabile

Graficamente, Catherine è davvero sorprendente. I suoi modelli e le sue animazioni sono resi in modo superlativo, ricordando un anime in ogni loro aspetto, soprattutto grazie all’accompagnamento di vere e proprie scene a cartone animato. I personaggi sono tutti molto carismatici e convincono nelle loro storie e personalità, e anche una storia che inizialmente può sembrare banale e scontata riserverà invece diversi colpi di scena. Anche l’audio è molto buono, le musiche sono ottimamente legate all’ambientazione e alle situazione in cui ci troviamo, e, sebbene sia presente solo il doppiaggio inglese e non quello giapponese, per una volta si può dire che “non è affatto male”, anche se l’opzione per le voci giapponesi avrebbe di certo donato un punto in più a questo ottimo titolo. La longevità si attesta sulle 8 ore, che non è male, se consideriamo che queste possono venire allungate in maniera incredibile se teniamo conto del gioco Rapunzel, i vari livelli di difficoltà, i trofei da ottenere e naturalmente tutti i vari cambiamenti di storia a seconda dei nostri comportamenti e ben 8 finali differenti.

 


Le scene in anime sono una gioia per gli occhi.


In conclusione

Catherine appare, inizialmente, come un gioco strano, ben fuori dai canoni. Ma questa sua “stranezza” è ciò che lo porta, poi, a diventare un titolo così interessante da non permetterci di staccarci dal pad, almeno fino a quando il nostro cervello non andrà in pappa dal troppo pensare. Una storia particolare, un sistema di gioco particolare, personaggi particolari. Un gioco così particolare che nella sua interezza ha fatto gridare tante gente al capolavoro. E noi ammettiamo che merita veramente di essere giocato, ma nel momento in cui lo metterete nella vostra console dovrete essere sinceri con voi stessi e rispondere alle situazioni così come fareste voi. Siete fedeli o traditori?

 

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