Dark Souls III: The Ringed City – Recensione

Ci sono storie che arrivano alla conclusione in modo stentato e forzato: trame che si perdono strada facendo nel tentativo di prolungare il successo iniziale spremendo il più possibile la gallina dalle uova d’oro. Intere saghe cinematografiche, letterarie e videoludiche, inizialmente straordinarie ma che spesso finiscono nella delusione di quei fan che per lunghi anni ne hanno vissuto e amato le situazioni e i personaggi.

E ci sono invece storie che si concludono con una firma epica, con un capitolo finale denso di emozioni e di classe, unito alla sottile malinconia che stavolta forse, il viaggio è davvero arrivato alla fine.

The Ringed City

Era il 2010 quando uscì in Europa Demon’s Souls, vero punto di svolta nella storia degli action RPG ed esperimento allora semi sconosciuto di una From Software che negli anni seguenti sarebbe diventata il nuovo punto di riferimento dei cosiddetti hardcore gamer, quella fetta di utenti alla perenne ricerca di titoli difficili, che richiedono dedizione e costanza in cambio di emozioni che sembravano essere svanite in un mercato ormai saturo di titoli troppo facili o scontati.

The Ringed City

Grazie alle sue meccaniche difficili ma soddisfacenti e alle sue atmosfere uniche ed evocative (poi diventate una costante della saga) Demon’s Souls raggiunse con il tempo un meritato successo che convinse From Software a rilasciare nel corso degli anni successivi una nutrita serie di seguiti più o meno spirituali: dai primi tre Dark Souls fino all’eccellente Bloodborne, titolo che si ispirava decisamente a quelli che ormai vengono definiti soulslike, pur variandone le ambientazioni e alcune delle meccaniche.

Senza contare una nutrita serie di ottimi DLC, tra cui Artorias Of The Abyss, vero picco raggiunto dall’azienda giapponese, la saga dei Crown e l’interessante e riuscito The Old Hunters. Fino ad arrivare ad Ashes Of Ariandel, DLC rilasciato un anno fa per Dark Souls III: forse l’unico vero scivolone, anche se lieve, di From Software, dove le sempre ottime atmosfere e gli affascinanti boss (uno dei quali ancora oggi considerato tra i migliori dell’intera saga) soffrivano di una cronica carenza di contenuti e di una longevità tristemente bassa, soprattutto se confrontata con la media di altri DLC.

Dopo aver fatto tesoro delle critiche, l’azienda giapponese ci riprova ora con questo Dark Souls III: The Ringed City, disponibile per PC, PlayStation 4 e Xbox One al prezzo di 14.99 euro, 24.99 in caso di acquisto del season pass che include anche Ashes Of Ariandel: Il 21 aprile sarà disponibile Dark Souls III: The Fire Fades Edition, contenente il titolo base con tutti i DLC.

Preceduto da una patch preparativa il 24 marzo, che includeva anche una serie di aggiustamenti e correzioni per Dark Souls III oltre a modificarne alcune caratteristiche del gameplay per adattarle al nuovo DLC, con questo The Ringed City From Software tenta di rinnovare una formula che sembrava ormai abusata, tornando sui corretti binari di una longevità più alta e a una buona quantità di nuovi contenuti, per concludere degnamente una delle migliori saghe videoludiche di questi anni.

Un obiettivo, lo diciamo sin da ora, che l’azienda giapponese ha centrato in pieno, fatta eccezione per un paio di lievissimi difetti.

The Ringed City
Le ambientazioni rimangono sempre affascinanti

Tornare a morire tra le ceneri

La nostra nuova avventura inizia come una discesa negli inferi, tra le ceneri di un’antica civiltà dallo splendore ormai perso. Delle immense strutture visitate in passato, dall’insediamento dei non morti, passando per le mura di Lothric fino alla gloriosa Anor Londo, non rimangono ormai che rovine decadenti in cui vagano creature aberranti, cavalieri tenuti in vita dal potere delle fiamme, giganti abominevoli, inquietanti creature alate ed enormi scarafaggi. In questo scenario cupo, in cui tutte le terre conosciute si dirigono ormai verso la fine dei tempi, ci muoveremo alla ricerca di Gael, un non meglio identificato cavaliere schiavo ormai impazzito nella sua perenne, e a quanto pare inutile, ricerca del color porpora necessario per la pittrice di Ariandel.

A far da cornice alla nostra storia troveremo due nuove ambientazioni: Il cumulo dei rifiuti, tra nevi, città cadute, muraglioni in rovina e paludi velenose, e La città ad anelli, antico insediamento dalle affascinanti architetture mediorientali fatte di giardini pensili e chiese orientali, forse l’unica zona ancora integra in questo scenario di desolazione.

La trama di questo The Ringed City risulta forse ancora più criptica che in passato, mancando quasi totalmente quella lore che caratterizza da sempre la saga di From Software e ne costituisce uno dei punti di forza. Ma con costanza e pazienza si iniziano anche qui a mettere insieme i pur rari indizi aiutati, in questo, anche da personaggi secondari come Argo il giudicatore, Zoey il piromante del deserto e Shira, ancella ormai condannata proprio a causa della sua estrema dedizione alla principessa.

I riferimenti al passato della saga sono numerosi, e contribuiscono a concludere alcuni degli interrogativi rimasti in sospeso sin dal primo Dark Souls e questo, unito alla decadenza delle ambientazioni, sembra confermare la decisione di From Software, sottolineata di recente anche da Hidetaka Miyazaki, di voler concludere qui questa splendida saga.

Le atmosfere sono ancora eccellenti, a tratti ancora più che in passato, e la sensazione di fine è ricreata in modo eccellente. Uno dei pochi punti deboli di quest’ultima avventura di From Software è forse l’eccessiva oscurità della trama, ancora più criptica in confronto ai precedenti episodi, che lascia alla fine il giocatore con qualche domanda di troppo.

The Ringed City
I contenuti sono ottimi per quantità e qualità

Tanta carne al fuoco

A fronte di un sistema di controllo e alcune meccaniche rimaste invariate rispetto a quanto visto in Dark Souls III, questo The Ringed City propone alcune interessanti variazioni del gameplay e un’ottima quantità di contenuti inediti. La prima novità è la possibilità di cadere ora da grandi altezze senza subire danni, una caratteristica che si inserisce bene nelle architetture iniziali della nostra avventura, in gran parte verticali, e che rende la nostra esplorazione decisamente più complessa e interessante. Se prima, infatti, l’altezza degli scenari costituiva una discriminante per evitare certe zone e limitare in qualche modo la strada da seguire, ora lo sviluppo anche verticale delle ambientazioni impone nuove tattiche di esplorazione. Per fare un esempio, se nei precedenti episodi quel passaggio a 50 metri sotto di noi veniva evitato in quanto il lasciarsi cadere per raggiungerlo avrebbe costituito morte certa, ora quello stesso passaggio potrebbe costituire una nuova zona da raggiungere semplicemente lasciandosi precipitare senza danni.

Un’altra gradita novità è senza dubbio costituita dalle nuove strategie di attacco di alcuni nemici. La nostra baldanza dovuta all’alto livello del nostro PG (per affrontare questo DLC è consigliato il 100esimo livello, ma chi scrive era di 150esimo e ha comunque faticato in alcuni passaggi) lascia presto il posto allo smarrimento provocato dalle nuove tattiche avversarie. Se infatti sono ancora presenti i giganti che menano mazzate in modo scoordinato e i classici cavalieri che utilizzano la consueta tattica parata-contrattacco-attacco critico, troviamo d’altra parte alcuni nemici in grado di ucciderci con tattiche imprevedibili e finora mai viste. Un elemento di novità decisamente benvenuto in una saga che aveva iniziato a mostrare qualche lieve segno di riciclo.

Il disorientamento iniziale è accentuato dalla presenza di nemici inizialmente imbattibili, come una sorta di angeli oscuri, piuttosto inquietanti, che ci bersaglieranno di dardi luminosi e letali maledizioni, e il solo modo di fermarli sembra essere quello di rintracciare e uccidere i supplicanti che li evocano. Una scelta originale, coraggiosa, ma a tratti frustrante e che costringe, almeno all’inizio, a una continua corsa tra un riparo e l’altro nel tentativo di rintracciare i supplicanti, tralasciando quell’attenta esplorazione che da sempre costituisce una delle migliori caratteristiche dell’opera di From Software.

E qui troviamo un altro dei lievi difetti di questo titolo: per la prima volta nell’intera saga, partendo da Demon’s Souls e contando anche Bloodborne, si ha l’impressione che l’estrema ma onesta difficoltà del gioco abbia stavolta lasciato spazio, anche se a tratti, a una cattiveria talvolta gratuita e ingiustificata da parte degli sviluppatori. Una frustrazione solo in parte mitigata da una certa linearità delle zone iniziali. Ma è una sensazione che per fortuna dura poco.

Passato questo scoglio nella seconda parte, l’eccellente ambientazione principale della Città ad anelli, si torna infatti sui binari da soulslike che gli appassionati conoscono bene, tra esplorazioni gratificanti, numerosi passaggi segreti e scorciatoie inserite con lucidità e intelligenza in grado di portare, questa volta, a zone decisamente interessanti, rimanendo allo steso tempo rapiti da un level design tra i migliori dell’intera saga.

Rimane sempre alta la curiosità di vedere cosa ci aspetta dietro l’angolo. E di novità che ci aspettano ce ne sono molte, a differenza di quanto accadeva in Ashes Of Ariandel: tra una gran quantità di nuovi equipaggiamenti (alcuni decisamente ispirate a Bloodborne), personaggi secondari, nuove arene per il PvP, incantesimi, nemici e un nuovo patto di carne al fuoco ne troviamo molta, considerando anche una longevità che si assesta intorno alle 6 ore. Ma diventano almeno il doppio a seconda del livello del nostro PG e della nostra intenzione a scoprire ogni segreto di questa nuova ambientazione, incluso il boss nascosto.

I boss finali, appunto: da sempre costituiscono una delle caratteristiche più affascinanti delle opere di From Software. Tra gigantesche aberrazioni, draghi millenari e cavalieri oscuri e potentissimi, i soulslike hanno sempre proposto, pur con qualche riciclo di troppo, un’enorme quantità di boss affascinanti, riusciti e sempre difficili, che da sempre costringono il giocatore a un’attenta pianificazione delle tattiche di attacco.

Nel caso di The Ringed City stupisce come From Software, dopo cinque titoli e vari DLC, sia ancora in grado di proporre boss finali affascinanti e ostici, proponendone qui ben 4 (3 inevitabili e uno nascosto) tra cui una battaglia finale tra le più epiche e riuscite di sempre, come a segnare una degna conclusione per l’intera saga.

Qui, per onestà, va sottolineata, e forse criticata, la modalità per accedere alla nuova avventura. Pur evitando giri assurdi e cervellotici, come quelli necessari per accedere ad Artorias Of The Abyss, eccellente DLC del primo Dark Souls, per raggiungere le nuove ambientazioni bisogna trovarsi nella Fornace della prima fiamma, esattamente alla fine dell’avventura principale. Nei pressi dell’ultimo falò dell’avventura poco prima di affrontare l’Anima dei tizzoni, ne troveremo infatti un altro che ci porterà direttamente al Cumulo dei rifiuti. Una scelta, quella di mettere il DLC proprio alla fine del gioco base, che se da una parte serve a garantire il raggiungimento del livello minimo per affrontare la nuova avventura, dall’altra potrebbe costituire un fastidio non da poco per chi si trova all’inizio del gioco base in modalità NG+.

The Ringed City
Alcuni nemici hanno tecniche di attacco imprevedibili

Il fascino della decadenza

Dal punto di vista tecnico c’è poco o nulla da aggiungere rispetto a quanto già visto su Dark Souls III, al di là di una realizzazione che, pur ottima, non regge il confronto con produzioni come l’ancora irraggiungibile The Order 1886 o The Witcher 3: Wild Hunt, fatta eccezione per un miglioramento della stabilità generale grazie alla patch rilasciata insieme al DLC. Ma From Software non ha mai fatto mistero di non tenere troppo in conto il comparto tecnico delle sue produzioni, preferendo concentrarsi su aspetti come design e atmosfera, qui ancora più eccellenti.

Il senso di decadenza fisica e le atmosfere da fine dei tempi, sono infatti ancora più marcate rispetto al passato, quasi a voler sottolineare la natura conclusiva di questo The Ringed City. Le iniziali rovine circondate da ceneri, la sensazione di assoluta oscurità data da alcuni nemici, gli affascinanti dialoghi di alcuni personaggi secondari, il level design curato e talvolta geniale nella seconda parte dell’avventura e una battaglia finale grandiosa e difficile, rimandano alla ferma volontà di From Software di voler chiudere il cerchio dei soulslike nel modo più spettacolare possibile.

Una sensazione accentuata anche dal comparto sonoro, come sempre fatto di versi, rumori ambientali, doppiaggio più che buono, voci, sussurri e musiche (durante le battaglie contro i boss) come sempre epiche ed evocative.

The Ringed City
Le ambientazioni sono ancora vaste e complesse

Dopo un inizio lievemente stentato, in cui il confine tra difficoltà e frustrazione, per la prima volta nella storia dei soulslike, viene superato in alcuni passaggi, The Ringed City torna sui binari dell’eccellente qualità a cui From Software ci ha ormai abituati. L’iniziale timore di trovarsi di fronte a un nuovo Ashes Of Ariandel svanisce ben presto grazie a una mole considerevole di nuovi e interessanti contenuti e alle atmosfere ancora affascinanti e curate. Con questa ultima avventura From Software chiude degnamente lo straordinario cerchio iniziato con Demon’s Souls, pur lasciando ancora qualche interrogativo in sospeso. Tra i pochi difetti, oltre alla sporadica frustrazione iniziale, rimangono una trama non approfondita quanto si vorrebbe, stavolta lievemente sottotono e con una lore quasi totalmente assente, e la necessità di trovarsi praticamente alla fine dell’avventura principale per poter accedere alle nuove ambientazioni. Visto che siamo ormai alla conclusione della storia, gli sviluppatori avrebbero potuto concludere con un finale più dettagliato e esplicativo, ma è un cercare il pelo nell’uovo. Anche così The Ringed City rimane l’eccellente canto del cigno della saga ideata da Hidetaka Miyazaki, un saluto amorevole e affascinante nei confronti tutti gli avventurieri che, nel corso di quasi dieci anni, ne hanno amato le meccaniche e le atmosfere, nel bene e nel male.

8.6

Pro

  • Atmosfere ancora più affascinanti
  • Meccaniche e gameplay eccellenti dopo qualche ora di gioco
  • Buona quantità di contenuti nuovi

Contro

  • Trama leggermente sottotono
  • Finale poco chiaro
  • Gameplay inizialmente non eccellente
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