Dead Synchronicity Anteprima

Già da un po’ di tempo a questa parte le avventure grafiche hanno cominciato a vivere una seconda giovinezza su PC sia grazie a sviluppatori blasonati sia grazie a remake. Ma una buona fetta del merito, in realtà, va senz’altro a produzioni indipendenti, finanziate tramite crowdfunding, che si sono dimostrate molto intraprendenti sia come tematiche che come stile. Dead Synchronicity, opera prima di un giovane studio spagnolo composto da tre fratelli, i Fictiorama Studios, si inserisce in quest’ultima fetta di mercato. Dopo una campagna kickstarter conclusasi circa un anno fa in modo più che positivo e il passaggio attraverso l’approvazione della community di Steam Greenlight, questo punta e clicca è quasi pronto per essere rilasciato, grazie anche al publisher Daedalic Entertainment che ha deciso di distribuirlo. La data è molto vicina, il 10 aprile 2015, e noi di Gamesource abbiamo avuto modo di provare una Demo Beta, più vicina al prodotto completo rispetto all’Alpha ancora scaricabile dal sito ufficiale.

Blank Head

Il protagonista di Dead Synchronicity è Michael risvegliatosi da una sorta di coma senza alcun ricordo e definito “blank head” in quanto privo di nozioni su ciò che è successo al resto del pianeta. L’amnesia, da un certo punto di vista, potrebbe essere considerata una fortuna ma, allo stesso tempo, è senz’altro un grosso trauma in quanto la storia in cui ci muoveremo è ambientata in una landa post apocalittica dove l’umanità è priva di tutte le conquiste tecnologiche ed evolutive che l’hanno contraddistinta durante il nostro secolo.

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La stanza dove si risveglierà Michael è tutt’altro che accogliente.

Ma cosa è successo? Una domanda a cui presto troveremo risposta subito dopo i primi dialoghi del gioco: una grande ondata sviluppatasi nell’atmosfera ha devastato la realtà per come la conosciamo nel giro di pochi istanti. Un tranquillo venerdì pomeriggio tramutatosi in un’apocalisse con tanto di terremoti, esplosioni e vetri in frantumi ovunque. Poi l’oscurità, la polvere, la fame, la malattia e, soprattutto, la morte. Al risveglio Michael, nome autoimpostosi dopo una sorta di visione precedente alla veglia, dovrà trovare risposta a tantissime domande, tra le quali la sua vera identità. Ben presto però nell’accampamento in cui è stato accolto e salvato si troverà a dover dare a sua volta una mano, soprattutto dopo aver scoperto, dal suo salvatore Rod Atkinson, la presenza di una malattia che imperversa tra i sopravvissuti e che porta all’isolamento e alla morte, spesso per mano dell’esercito preposto al controllo degli sfollati. Coloro colpiti da questo morbo, un tremendo delirio, vengono definiti “Dissolved” e sono tenuti a distanza dalle altre persone in quanto creduti contagiosi. Sembra però che vi sia ancora qualche flebile speranza grazie a un fantomatico vaccino presente in dosi esigue nel centro medico situato tra le rovine della vicina città. Ma uscire dal campo e raggiungerlo non sarà facile.

Questi sono sostanzialmente gli elementi iniziali e principali della trama di Dead Synchronicity, un titolo che si dimostra fin da subito molto particolare per lo stile grafico caratterizzato da una scala cromatica volutamente spenta e tendente al grigio, con personaggi pallidi ed emaciati di cui non vediamo mai gli occhi, quasi a indicare la cecità di fronte alla miseria che li circonda. Ma oltre allo stile, l’elemento preponderante per intensità e audacia è senza dubbio la presenza di tematiche adulte con cui andremo a interagire. Fin da subito la morte, che sia stata per malattia, suicidio o violenza, sarà una presenza tangibile di fronte agli occhi del protagonista, e quindi anche a quelli del giocatore, in maniera cruda e spiazzante.

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Il campo dei rifigiuati è piuttosto una bidonville fatta di ripari di fortuna e immondizia.

Una domanda che tocca spesso la mente degli autori riguarda la perdita di umanità nella maggior parte delle persone di fronte alla lotta per la sopravvivenza. I ragazzi di Fictiorama sembrano avere le idee molto chiare in proposito mostrandoci diversi tipi di personaggi, in alcuni casi un po’ stereotipati, che si dimostrano ben caratterizzati e interessanti. Un esempio è The Hunter, un uomo ora rispettato e temuto che ha voltato pagina e ha lasciato perdere il suo vecchio nome, Hank, trovando tra la miseria altrui la fonte della ricchezza personale: altro non è che una sorta di trafficante che procura, a caro prezzo, ciò che occorre alle persone.

Classicismo ma fino a un certo punto

Per quanto riguarda il gameplay, le parole da spendere non sono tante, ci troviamo infatti di fronte a una classica avventura grafica, non solo per la grafica bidimensionale che ha reso celebre questo genere ma, soprattutto, per le interazioni che la contraddistinguono.

Tramite i due pulsanti del mouse potremo muovere Michael, osservare e raccogliere, ove contemplato, gli oggetti. Nell’inventario, rappresentato da una valigetta, sarà poi possibile combinare due elementi raccolti, analizzarli e poi utilizzarli in determinate location per interagire con lo scenario o con gli altri personaggi. Semplicemente un punta e clicca. Un elemento che però caratterizza il titolo è la presenza di alcuni momenti, durante le fasi di gioco, in cui la realtà andrà a distorcersi mostrando il passato o, presumibilmente, il futuro delle location in cui Michael si troverà. Con uno stile “disturbato” e a tratti psichedelico, questi intermezzi risultano molto intriganti per lo sviluppo del personaggio anche se alla lunga potrebbero stancare per via di una certa ripetitività.

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Le distorsioni della realtà avranno una cadenza apparentemente random.

La nota dolente è relativa alla poca intuitività in certi scenari dove spesso sarà necessario spostare il cursore attentamente al fine di trovare eventuali interazioni o semplicemente rendersi conto che è possibile, spostandosi con il personaggio, allargare l’orizzonte. Questa semi-libertà di esplorazione è da limare in modo ponderato, possibilmente con degli elementi più evidenti ma senza guidare eccessivamente il giocatore, evitando cioè di abbassare il livello di difficoltà che, da quello che abbiamo potuto constatare, si attesta al momento su livelli medi, resi più difficili per i difetti poc’anzi elencati. Resta comunque il beneficio del dubbio in quanto abbiamo avuto tra le mani una Beta e solo con il prodotto finito saremo in grado di valutare fino in fondo la bontà tecnica del titolo.

[signoff icon=”quote-circled”]In conclusione, nonostante un comparto tecnico non eccelso, Dead Synchronicity ci ha piacevolmente colpito grazie a una storia interessante, ricca di spunti maturi e non banali, e a uno stile molto particolare ma assolutamente efficace per ciò che i ragazzi di Fictiorama vogliono raccontare. Tralasciando alcuni difetti dovuti allo stato di Beta, vedremo se queste importanti premesse saranno mantenute una volta che il titolo sarà pronto e giocabile da tutti tramite Steam.[/signoff]

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