Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Nonostante sia la serie JRPGistica di maggior successo in patria, Dragon Quest ha vissuto fasi alterne in Occidente. Dopo il rilancio avvenuto con Dragon Quest VIII (recentemente riedito), sono stati localizzati tutti gli episodi numerati e alcuni spin-off (come i primi due Joker), fatto che aveva indotto i fan a confidare nella release occidentale di Dragon Quest X. Purtroppo ciò non è avvenuto, ma la serie è tornata a fare capolino in Occidente con Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta.

Il gioco ha debuttato in Giappone lo scorso anno su 3DS e PlayStation 4. Solo quest’ultima versione giungerà in Europa, accompagnata da quella Steam, e il gioco uscirà in futuro anche su Nintendo Switch.

Dragon Quest XI

Dragon Quest è stato per moltissimo tempo sinonimo di tradizione, quanto meno fino all’ottavo capitolo, che uscì nel 2004 ma che avrebbe potuto benissimo avere sei o sette anni in più, comparto tecnico a parte. Dal nono episodio la musica ha cominciato a cambiare (ad esempio, furono rimossi gli incontri casuali) e il decimo è stato addirittura il primo MMORPG della serie.

Dragon Quest XI torna al JRPG classicissimo, rigorosamente single player, ma elimina la maggior parte delle seccature che accompagnano il genere dagli albori con una serie di accorgimenti che vanno a impattare positivamente sulla scorrevolezza dell’esperienza. Innanzitutto, anche in questo capitolo i mob sono visibili, e possono essere colpiti prima di iniziare la battaglia per fiaccarli o addirittura coglierli di sorpresa. Anche questa volta è possibile comandare direttamente gli alleati (fino a tre) del muto hero o impartire loro degli ordini tramite le tattiche. È stata poi aggiunta una nuova modalità di visualizzazione degli scontri alternativa a quella classica (con i due schieramenti frontali), che consente di muoversi liberamente sul campo, anche se ciò non ha ripercussioni sulla battaglia, come in Final Fantasy XII. La telecamera è manovrabile sia con i dorsali sia con la levetta destra, tanto nei dungeon quanto nell’overworld, che non è strutturato come una world map, bensì è costituito da numerose e piuttosto vaste aree connettive.

Fra le varie piccole comodità vale la pena di segnalare l’auto salvataggio all’inizio delle nuove aree, che può rivelarsi utile nel caso di game over imprevisti, l’animation skip per le mosse speciali, il teletrasporto (completamente gratuito) nell’overworld, la possibilità di utilizzare una cavalcatura, la segnalazione sulla mappa dei punti di raccolta dei materiali (con indicazione dei materiali e dei singoli luoghi, per giunta) e la presenza di accampamenti nell’overworld in cui si può riposare, craftare equipaggiamenti, acquistare oggetti e fare tutto ciò che si fa in chiesa (salvare, resuscitare, ecc.).

Dragon Quest XI

Per il resto, i nomi che hanno reso grande la serie sono ancora tutti lì, primo fra tutti quello di Yuji Horii. Tornano anche Akira Toriyama per character e monster design – non c’era nemmeno bisogno di scriverlo: siamo certi che l’abbiate capito al primo screenshot – e Koichi Sugiyama per la colonna sonora, come in ogni singolo capitolo, anche spin-off. Nel complesso, la qualità e quantità dei brani non può che soddisfare, ma più di qualcuno ritiene le nuove tracce non all’altezza di molti temi classici che si possono ritrovare anche in Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta, che si mantiene tradizionalista anche nel resto del comparto audio, caratterizzato dalla presenza di effetti old school e dall’assenza del doppiaggio, nella sua versione originale: in sede di localizzazione, infatti, ne è stato realizzato uno (discreto) in inglese.

Ma questa non è l’unica novità della versione occidentale, che si presenta multi-5. Per rendere l’esperienza ancora più smooth, sono stati aggiunti ulteriori accorgimenti, quali la possibilità di correre anche senza cavalcatura, menu migliorati (ma ancora imperfetti), una visuale in soggettiva e una ricalibrazione della difficoltà, volta a ridurre al minimo il grinding richiesto per progredire. Forse qualcuno troverà adesso il gioco troppo facile, visto che anche una mezz’oretta di allenamento può conferire un vantaggio per diverse ore successive. Per controbilanciare in parte questo aspetto è stata introdotta la Draconian Quest, una modalità davvero hardcore simile alla restricted play giapponese, in cui però i mostri sono più forti e non danno o danno meno esperienza se di basso profilo (in modo da scoraggiare il grinding più becero).

Dragon Quest XI

La trama è ancora una volta opera esclusiva di Horii, come non avveniva da quasi quindici anni. La vicenda è ovviamente molto classica e richiama alcuni temi già sviluppati in passato, come quello dei viaggi nel tempo (che ad esempio troviamo nel leggendario Dragon Quest VII). Nonostante l’assenza di idee realmente dirompenti, i frequenti colpi di scena e i simpatici comprimari rendono l’avventura del nostro eroe ancora una volta piacevole, anche se si potrebbe osservare come al solito che il tutto si muove un po’ troppo lentamente: quasi sessanta ore per portare a termine il plot sono tante, quindi chiaramente il ritmo è tutt’altro che serrato. In aggiunta a ciò, Dragon Quest XI offre anche una trentina di side quest – banali, ma ben implementate, in modo da non risultare tedianti – e un soddisfacente post game, con tanto di secondo finale.

Prima delle conclusioni è giusto soffermarsi sul comparto tecnico, la cui qualità non era da dare per scontata: il gioco, infatti, nasce come inusuale multi piattaforma 3DS/PS4, con team di sviluppo parzialmente diversi. Le versioni per PS4, PC e Switch, realizzate in collaborazione con ORCA, utilizzano l’Unreal Engine 4 in modo molto efficace: Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta non vincerà il premio per miglior grafica del 2018, ma il mix fra cel shading per i personaggi e ambienti tridimensionali funziona alla perfezione. Gli ambienti sono caratterizzati da una vegetazione rigogliosa, con buona profondità di campo e una palette cromatica sgargiante, in linea con la tradizione della serie.

Dragon Quest XI


Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta è un JRPG classicissimo, ma allo stesso tempo è dotato di tutte le comodità che caratterizzano un gioco moderno, quindi sa farsi amare tanto dagli estimatori della serie, che vi troveranno moltissimi degli elementi che hanno reso iconico Dragon Quest, quanto dai neofiti, che avranno finalmente la possibilità di approcciare un JRPG vecchio stampo senza subirne le noie, grazie a feature quali il teletrasporto, l’auto salvataggio e l’assenza di incontri casuali.

8.8

Pro

  • Un JRPG classicissimo con tutte le comodità dei giochi moderni
  • Diverse aggiunte e migliorie nella versione occidentale

Contro

  • Nuovi brani non eccelsi
  • Come al solito, un po' lento
  • Troppo facile?
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